È finalmente terminata la ricostruzione (e l'ampliamento) dei nuovi set della Universal, dopo che gran parte era andata distrutta in un incendio nel 2008.
Ha collaborato all'opera Steven Spielberg, all'epoca della tragedia uno tra i primi a giungere sul posto e che ricorda la vicenda come "un vero inferno".
A presentare ufficialmente i risultati ottenuti, il governatore della California, Arnold Schwarznegger, che afferma di avere dei bellissimi ricordi degli Studios e di dovere la sua celebrità a loro.
Nei set all'aperto della Universal sono stati girati, tra gli altri, Ritorno al Futuro, Il Buio Oltre la Siepe e The Blues Brothers.
sabato 29 maggio 2010
Film Festival della Lessinia
Scopro in questi giorni l'esistenza del Film Festival della Lessinia, proprio quando mancano pochi giorni al termine delle iscrizioni.
Il festival, ospitato dal comune di Bosco Chiesanuova, è interamente dedicato alla montagna, che si tratti di cortometraggi, lungometraggi o documentari e si svolge nell'arco di 9 giornate - sempre a fine agosto - quest'anno dal 21 al 29 agosto.
Riporto di seguito le categorie e i premi del festival:
Concorso
Presenta le migliori novità della produzione internazionale sul tema vita, storia e tradizioni in montagna.
Altre montagne
Presenta un’ampia panoramica sulle tematiche della vita in montagna, con nuove produzioni e vecchie produzioni.
Lessinia-Monte Baldo
Presenta tutte le nuove produzioni riguardanti le montagne veronesi della Lessinia e del Monte Baldo.
Eventi speciali
Presenta retrospettive, omaggi ai maestri del cinema di montagna, film storici e proiezioni dei capolarovi del film di montagna.
“Gran Premio Lessinia” - Lessinia d’Oro - € 3.000.
Alla migliore opera in assoluto per contenuto e valore artistico.
Lessinia d’Argento - € 2.000.
Alla migliore opera che documenti e valorizzi la vita dell’Uomo in montagna.
Premio del Curatorium Cimbricum Veronense - € 1.000.
Alla migliore opera che documenti e valorizzi la lingua e la cultura delle minoranze etnico linguistiche presenti in montagna.
Premio della Regione Veneto - € 1.000.
Alla migliore opera riguardante il “paesaggio culturale di montagna”.
Premio della Provincia di Verona - € 1.000.
Alla migliore opera riguardante la “storia in montagna”.
Premio Lessinia - € 500.
Alla migliore opera riguardante i Monti Lessini Veronesi.
Premio del Parco Naturale Regionale della Lessinia - € 500.
Al miglior documentario naturalistico.
Premi speciali
Premio Speciale alla memoria di Mario Pigozzi e Piero Piazzola.
Alla migliore opera di un regista giovane.
Premio Speciale della Cassa Rurale Bassa Vallagarina.
Alla miglior opera riguardante le montagne delle Tre Venezie.
Premio Speciale della Giuria Giovani.
Il festival, ospitato dal comune di Bosco Chiesanuova, è interamente dedicato alla montagna, che si tratti di cortometraggi, lungometraggi o documentari e si svolge nell'arco di 9 giornate - sempre a fine agosto - quest'anno dal 21 al 29 agosto.
Riporto di seguito le categorie e i premi del festival:
Concorso
Presenta le migliori novità della produzione internazionale sul tema vita, storia e tradizioni in montagna.
Altre montagne
Presenta un’ampia panoramica sulle tematiche della vita in montagna, con nuove produzioni e vecchie produzioni.
Lessinia-Monte Baldo
Presenta tutte le nuove produzioni riguardanti le montagne veronesi della Lessinia e del Monte Baldo.
Eventi speciali
Presenta retrospettive, omaggi ai maestri del cinema di montagna, film storici e proiezioni dei capolarovi del film di montagna.
“Gran Premio Lessinia” - Lessinia d’Oro - € 3.000.
Alla migliore opera in assoluto per contenuto e valore artistico.
Lessinia d’Argento - € 2.000.
Alla migliore opera che documenti e valorizzi la vita dell’Uomo in montagna.
Premio del Curatorium Cimbricum Veronense - € 1.000.
Alla migliore opera che documenti e valorizzi la lingua e la cultura delle minoranze etnico linguistiche presenti in montagna.
Premio della Regione Veneto - € 1.000.
Alla migliore opera riguardante il “paesaggio culturale di montagna”.
Premio della Provincia di Verona - € 1.000.
Alla migliore opera riguardante la “storia in montagna”.
Premio Lessinia - € 500.
Alla migliore opera riguardante i Monti Lessini Veronesi.
Premio del Parco Naturale Regionale della Lessinia - € 500.
Al miglior documentario naturalistico.
Premi speciali
Premio Speciale alla memoria di Mario Pigozzi e Piero Piazzola.
Alla migliore opera di un regista giovane.
Premio Speciale della Cassa Rurale Bassa Vallagarina.
Alla miglior opera riguardante le montagne delle Tre Venezie.
Premio Speciale della Giuria Giovani.
venerdì 28 maggio 2010
E.B. Clucher (Enzo Barboni): Ciao nemico
Il nome Enzo Barboni è indissolubilmente legato a quello di Bud Spencer e Terence Hill, dato che oltre a essere stato il creatore degli amatissimi personaggi Trinità e Bambino annovera poi nella sua filmografia quasi esclusivamente film con protagonisti Bud e Terence, da soli o più spesso in coppia. Questo ovviamente perché il sodalizio fra i tre era una ricetta sempre vincente, e Barboni dava il meglio di sé con questi due attori, mentre i risultati erano parecchio inferiori in quei pochi film che ha realizzato senza di loro (basti guardare "Anche gli angeli tirano di destro", sequel bruttarello del bellissimo "Anche gli angeli mangiano fagioli", o il veramente pessimo "Trinità e Bambino... e adesso tocca a noi!").
Il film di cui parliamo oggi fortunatamente non tenta di mettere in scena due sostituiti/cloni di Bud Spencer e Terence Hill, e forse per questo non è proprio di basso livello come i due film sopracitati... la trama ruota attorno a due commandos di soldati, uno americano e uno italiano, entrambi col compito di distruggere un ponte di epoca romana perché si trova in una zona strategica sia per gli alleati che per le forze dell'asse (siamo nel 1943, poco dopo lo sbarco delle forze alleate nel suditalia); i due contingenti però fanno amicizia e mettono in piedi una trovata per mandare all'aria i piani dei rispettivi superiori, evitando così di distruggere questa meraviglia architettonica...
Come potete capire siamo di fronte a una pellicola che, in maniera molto farsesca e scherzosa (possiamo dire anche molto leggera), prende in giro la guerra e tutte le macchinazioni che le stanno dietro (per esempio, l'ufficiale americano che vuole far saltare il ponte usa la carriera militare per future ambizioni politiche); i personaggi sono tutti alquanto macchiettistici, e vale la pena citare nel contingente americano un pellerossa con tanto di Winchester e un gangster italoamericano armato di Tommy Gun e cappello fedora in testa, mentre fra gli italiani non mancano gli stereotipi regionali come l'alpino veneto o il pigrissimo napoletano.
Passando a un giudizio sul film, la prima parte della pellicola scorre bene, purtroppo poi (quando i due commandos si separano dopo aver pianificato come salvare il ponte) il film si perde in un sacco di trovate più o meno eccessivamente sceme che si ammucchiano l'una sull'altra. Peccato perché forse sarebbe bastato poco per essere di fronte a qualcosa di un po' migliore, specialmente avendo per le mani un cast notevole (Giuliano Gemma e Johnny Dorelly sono i protagonisti, ma come comprimari hanno tutta una serie di caratteristi italiani di buon livello come Sal Borghese, Massimo Lopez ecc.). Quindi siamo di fronte a uno di quei film in cui ci si rende conto, guardandolo, che avrebbe potuto essere qualcosa di un pelino migliore; nonostante questo, è un buon esempio di cinema nazional-popolare italiano del passato a cui guardare, almeno dal mio punto di vista, con qualche nostalgia.
Il film di cui parliamo oggi fortunatamente non tenta di mettere in scena due sostituiti/cloni di Bud Spencer e Terence Hill, e forse per questo non è proprio di basso livello come i due film sopracitati... la trama ruota attorno a due commandos di soldati, uno americano e uno italiano, entrambi col compito di distruggere un ponte di epoca romana perché si trova in una zona strategica sia per gli alleati che per le forze dell'asse (siamo nel 1943, poco dopo lo sbarco delle forze alleate nel suditalia); i due contingenti però fanno amicizia e mettono in piedi una trovata per mandare all'aria i piani dei rispettivi superiori, evitando così di distruggere questa meraviglia architettonica...
Come potete capire siamo di fronte a una pellicola che, in maniera molto farsesca e scherzosa (possiamo dire anche molto leggera), prende in giro la guerra e tutte le macchinazioni che le stanno dietro (per esempio, l'ufficiale americano che vuole far saltare il ponte usa la carriera militare per future ambizioni politiche); i personaggi sono tutti alquanto macchiettistici, e vale la pena citare nel contingente americano un pellerossa con tanto di Winchester e un gangster italoamericano armato di Tommy Gun e cappello fedora in testa, mentre fra gli italiani non mancano gli stereotipi regionali come l'alpino veneto o il pigrissimo napoletano.
Passando a un giudizio sul film, la prima parte della pellicola scorre bene, purtroppo poi (quando i due commandos si separano dopo aver pianificato come salvare il ponte) il film si perde in un sacco di trovate più o meno eccessivamente sceme che si ammucchiano l'una sull'altra. Peccato perché forse sarebbe bastato poco per essere di fronte a qualcosa di un po' migliore, specialmente avendo per le mani un cast notevole (Giuliano Gemma e Johnny Dorelly sono i protagonisti, ma come comprimari hanno tutta una serie di caratteristi italiani di buon livello come Sal Borghese, Massimo Lopez ecc.). Quindi siamo di fronte a uno di quei film in cui ci si rende conto, guardandolo, che avrebbe potuto essere qualcosa di un pelino migliore; nonostante questo, è un buon esempio di cinema nazional-popolare italiano del passato a cui guardare, almeno dal mio punto di vista, con qualche nostalgia.
mercoledì 26 maggio 2010
Pete Docter: Up
Il regista è lo stesso di Monsters & Co, nonché scrittore di entrambi questi lavori oltre che dei due Toy Story, quindi per chi ha visto e apprezzato i precedenti film, sa più o meno cosa ci si possa aspettare da UP.
Inizio con la consueta premessa che la versione originale - soprattutto se vista al cinema a Londra - è nettamente superiore al doppiaggio italiano, per i soliti motivi: l'intonazione nelle battute è sempre quella giusta, gli accenti sono messi sulle parole giuste, insomma non ci sono pericoli di incomprensione sul significato delle battute quando le si recitano in lingua originale... ma questi sono discorsi da teoria della traduzione e non ci interessano in questo momento.
Parliamo del film: come ormai da anni siamo abituati per le animazioni targate Disney & Pixar, tutto è perfetto. I paesaggi, i personaggi, le ambientazioni, tutto è realizzato ad opera d'arte, i movimenti sono fluidi e naturali, tanto che se non fosse per i - bellissimi - colori sgargianti e alcune forme un po' esagerate, potrebbe venire il dubbio che si tratti della realtà piuttosto che di un'animazione. I ragazzi sanno fare il loro lavoro. E ovviamente come di consueto il punto forte è quel miscuglio di sentimentalismo strappalacrime con le continue battute e personaggi sciocchi, il tutto tenuto insieme da qualche sequenza d'azione che non guasta mai.
Nei primi minuti di film ci viene mostrata la vita del protagonista, Carl Fredricksen, a partire dall'incontro in gioventù con Ellie, che con il passare degli anni diventerà sua moglie. La felicità di una vita perfetta e colma d'amore viene con il passare degli anni spezzata prima da una spontanea interruzione di gravidanza (peraltro presentata con musica e senza dialoghi, lasciando solamente intuire cosa sia successo, a mio avviso un ottimo modo di non far pesare troppo la cosa ai bambini) e poi, più tardi, con la morte di Ellie.
Per oltre settant'anni i due hanno vissuto con l'ambizione di raggiungere le Cascate Paradiso, terra popolata da creature misteriose.
Il vecchio Carl, ormai solo e costretto a lasciare la propria casa alla mercé di una spietata impresa di costruzioni, decide di evitare un futuro in casa di riposo, scappando per dirigersi in Sud America per coronare il suo sogno. Ciò che è estremamente strano - nonché folle - di questa fuga è che se ne va portandosi via tutta la casa, sradicata dalle fondamenta e fatta fluttuare nell'aria per mezzo di un'infinità di palloncini ma scoprirà presto di non essere solo, quando un giovane boy scout busserà alla porta della sua casa volante. E questo sarà l'inizio di una divertente avventura.
I due protagonisti sono simili a loro modo, da una parte un vecchio che ha perso il grande amore della sua vita, in cerca di realizzare il loro sogno comune, dall'altra un ragazzino con un padre e una matrigna che lo trascurano, con un grande bisogno di essere valorizzato e sostenuto, entrambi in cerca - inconsapevolmente - di un po' d'affetto.
Nel complesso è divertente, fa pensare e tocca un po', soprattutto nella parte iniziale, ma non stanca né annoia, anzi tiene incollati allo schermo fino alla fine dei titoli di coda.
Inizio con la consueta premessa che la versione originale - soprattutto se vista al cinema a Londra - è nettamente superiore al doppiaggio italiano, per i soliti motivi: l'intonazione nelle battute è sempre quella giusta, gli accenti sono messi sulle parole giuste, insomma non ci sono pericoli di incomprensione sul significato delle battute quando le si recitano in lingua originale... ma questi sono discorsi da teoria della traduzione e non ci interessano in questo momento.
Parliamo del film: come ormai da anni siamo abituati per le animazioni targate Disney & Pixar, tutto è perfetto. I paesaggi, i personaggi, le ambientazioni, tutto è realizzato ad opera d'arte, i movimenti sono fluidi e naturali, tanto che se non fosse per i - bellissimi - colori sgargianti e alcune forme un po' esagerate, potrebbe venire il dubbio che si tratti della realtà piuttosto che di un'animazione. I ragazzi sanno fare il loro lavoro. E ovviamente come di consueto il punto forte è quel miscuglio di sentimentalismo strappalacrime con le continue battute e personaggi sciocchi, il tutto tenuto insieme da qualche sequenza d'azione che non guasta mai.
Nei primi minuti di film ci viene mostrata la vita del protagonista, Carl Fredricksen, a partire dall'incontro in gioventù con Ellie, che con il passare degli anni diventerà sua moglie. La felicità di una vita perfetta e colma d'amore viene con il passare degli anni spezzata prima da una spontanea interruzione di gravidanza (peraltro presentata con musica e senza dialoghi, lasciando solamente intuire cosa sia successo, a mio avviso un ottimo modo di non far pesare troppo la cosa ai bambini) e poi, più tardi, con la morte di Ellie.
Per oltre settant'anni i due hanno vissuto con l'ambizione di raggiungere le Cascate Paradiso, terra popolata da creature misteriose.
Il vecchio Carl, ormai solo e costretto a lasciare la propria casa alla mercé di una spietata impresa di costruzioni, decide di evitare un futuro in casa di riposo, scappando per dirigersi in Sud America per coronare il suo sogno. Ciò che è estremamente strano - nonché folle - di questa fuga è che se ne va portandosi via tutta la casa, sradicata dalle fondamenta e fatta fluttuare nell'aria per mezzo di un'infinità di palloncini ma scoprirà presto di non essere solo, quando un giovane boy scout busserà alla porta della sua casa volante. E questo sarà l'inizio di una divertente avventura.
I due protagonisti sono simili a loro modo, da una parte un vecchio che ha perso il grande amore della sua vita, in cerca di realizzare il loro sogno comune, dall'altra un ragazzino con un padre e una matrigna che lo trascurano, con un grande bisogno di essere valorizzato e sostenuto, entrambi in cerca - inconsapevolmente - di un po' d'affetto.
Nel complesso è divertente, fa pensare e tocca un po', soprattutto nella parte iniziale, ma non stanca né annoia, anzi tiene incollati allo schermo fino alla fine dei titoli di coda.
martedì 25 maggio 2010
A-Team: pubblicata una anteprima
Non ne avevamo bisogno e non lo volevamo, come del resto molte altre produzioni, ma ce l'hanno fatto e tra poco ce lo ritroveremo nei cinema. E molti tra noi non resisteranno e andranno a vederlo, nonostante le premesse siano delle peggiori, ma come si può dire di no a quella che è stata una delle pietre miliari degli anni '80.
Ebbene, fino a pochi minuti fa ero anche tentato di vedere il film proprio perché mi rievoca molti ricordi, ma dopo questo video, ho cambiato idea.
Purtroppo per dovere di cronaca lo farò comunque, come sono solito fare, ma come per Clash of the Titans, forse non ne uscirò felice...
lunedì 24 maggio 2010
Italo Martinenghi: 3 Supermen contro il padrino
I tre fantastici supermen, con le loro tutine circensi rosse e nere, un po' ladri un po' supereroi un po' acrobati un po' agenti segreti, rappresentano forse il non plus ultra della bizzarria che il cinema italiano degli anni '60-'70 poteva partorire, e lo dimostra anche il recente fenomeno youtubbaro Italian Spiderman che s'ispira non poco a questa vecchia saga cinematografica che ebbe al suo attivo svariati film, più o meno apocrifi, di produzione europea e/o mediorientale. E infatti proprio in questo episodio appare nel ruolo di uno dei tre supermen il divo del cinema ottomano Cüneyt Arkın, che fa il belloccio della situazione in una delirante quanto spassosa storia che tira in ballo una macchina del tempo di cui si vuole impadronire un boss mafioso, che si ritroverà contro appunto i tre supermen. I personaggi sono a dir poco macchiettistici (da segnalare il consigliere del padrino, un piccoletto rachitico di origine svizzera), e gli eventi del film spaziano da inseguimenti acrobatici a situazione pecoreccie alla Alvaro Vitali come quando i nostri si ritroveranno a palpeggiare un'infermiera mezza spogliata. La fattura del film poi è tale che, pur essendo stato realizzato alle soglie degli anni ottanta, sembra sia stato realizzato almeno un decennio o due prima; aggiunto a ciò una colonna sonora fatta di motivetti molto sixties, possiamo dire di essere di fronte a un autentico capolavoro pop-trash di fattura italoispanoturca, che sarebbe improprio e riduttivo catalogare come banale cagata perché nonostante la fattura povera, il budget da due soldi e le idiozie burlesche che si susseguono per tutto il film quel cinema basso-popolare che partoriva queste meraviglie cinematografiche al giorno d'oggi ce lo possiamo solo sognare.
sabato 22 maggio 2010
Tom Ford: A Single Man
Vale la pena vivere? Sicuramente, nel caso in cui si abbiano a fianco persone che amiamo e che a loro volta ci amano. I dubbi sorgono quando queste persone vengono a mancare e alzarsi ogni mattina, andare avanti, lasciarsi alle spalle il passato diventa ogni giorno più difficile.
È questo che succede a George, un professore del college che quando perde il suo compagno di una vita in un incidente stradale non riesce più a continuare come se niente fosse la sua vita di sempre. "La mattina, ci metto un po' a diventare George", deve mettere una maschera, per nascondere il proprio dolore e affrontare a testa alta e con il sorriso il mondo. Ma anche per non dare nell'occhio, per non mostrare la sua diversità, il suo essere omosessuale, poiché nella società americana degli anni '60 certamente non era ben visto (e tuttora, c'è da sottolineare, non lo sarebbe).
La storia è struggente, Colin Firth (George) è in grado di trasmettere il dolore e la sofferenza allo spettatore con un'abilità tale da non poterlo lasciare indifferente.
La voglia di vivere ormai pari a zero, solo una manciata di persone attorno a lui che possono fargli passare qualche momento felice: la prima è una vecchia amica che lo ha sempre amato, l'altra è un suo studente, giovane e particolarmente sensibile, che inconsapevolmente gli ridarà speranza nel futuro.
Nonostante si tratti di un film drammatico, non è affatto noioso, mantenendo durante tutta la sua durata una vena quasi da commedia, facendo sorridere in molteplici occasioni, ma senza scadere mai nel ridicolo.
I temi trattati sono molto attuali ma proposti in un ambiente vecchio ormai di cinquant'anni per farci vedere che in fondo le cose non sono cambiate poi molto. La paura del diverso, la discriminazione delle minoranze sono ora come allora sentiti e reali.
In sintesi:
assolutamente, certamente, indubbiamente un esordio in grande stile.
L'eleganza e la cura dei dettagli non è un optional in questo film e del resto cos'altro ci si potrebbe aspettare da uno stilista che si mette dietro la macchina da presa?
E ancor di più non si può non rimanere colpiti al pensiero che si tratta del primo lavoro da regista di Tom Ford, a parer mio, da applaudire e a cui rendere omaggio per tanta dovizia di precisione sotto tutti gli aspetti.
È questo che succede a George, un professore del college che quando perde il suo compagno di una vita in un incidente stradale non riesce più a continuare come se niente fosse la sua vita di sempre. "La mattina, ci metto un po' a diventare George", deve mettere una maschera, per nascondere il proprio dolore e affrontare a testa alta e con il sorriso il mondo. Ma anche per non dare nell'occhio, per non mostrare la sua diversità, il suo essere omosessuale, poiché nella società americana degli anni '60 certamente non era ben visto (e tuttora, c'è da sottolineare, non lo sarebbe).
La storia è struggente, Colin Firth (George) è in grado di trasmettere il dolore e la sofferenza allo spettatore con un'abilità tale da non poterlo lasciare indifferente.
La voglia di vivere ormai pari a zero, solo una manciata di persone attorno a lui che possono fargli passare qualche momento felice: la prima è una vecchia amica che lo ha sempre amato, l'altra è un suo studente, giovane e particolarmente sensibile, che inconsapevolmente gli ridarà speranza nel futuro.
Nonostante si tratti di un film drammatico, non è affatto noioso, mantenendo durante tutta la sua durata una vena quasi da commedia, facendo sorridere in molteplici occasioni, ma senza scadere mai nel ridicolo.
I temi trattati sono molto attuali ma proposti in un ambiente vecchio ormai di cinquant'anni per farci vedere che in fondo le cose non sono cambiate poi molto. La paura del diverso, la discriminazione delle minoranze sono ora come allora sentiti e reali.
In sintesi:
assolutamente, certamente, indubbiamente un esordio in grande stile.
L'eleganza e la cura dei dettagli non è un optional in questo film e del resto cos'altro ci si potrebbe aspettare da uno stilista che si mette dietro la macchina da presa?
E ancor di più non si può non rimanere colpiti al pensiero che si tratta del primo lavoro da regista di Tom Ford, a parer mio, da applaudire e a cui rendere omaggio per tanta dovizia di precisione sotto tutti gli aspetti.
giovedì 20 maggio 2010
David Gebroe: Zombie Honeymoon
Cominciamo dalla fine: nonostante il disclaimer dopo i titoli di coda "...and any similarity to the name, character, or history of any person living, dead or living dead is coincidetal and unintentional." che fa sorridere e che ci avverte che si tratta di un'opera di pura fantasia, in realtà i fatti (o per meglio dire i personaggi) sono ben più che ispirati alla realtà. Già a partire dai nomi dei due protagonisti: Denise (la sorella del regista) e Danny (il defunto marito, di cui possiamo anche leggere qualcosa qui) e non ci sarebbe neanche da sottolineare la similitudine tra la morte (reale) sul surf e quella (nel film) sulla spiaggia, appunto dopo aver fatto surf.
Solo che in questo caso la situazione è surreale.
Danny e Denise si sono appena sposati e sono in luna di miele, la felicità che provano non è descrivibile a parole, i fatti ci mostrano quanto siano legati e gli attori riescono benissimo a rendere l'idea. Tutto va per il meglio, fino a quanto, durante una giornata passata al mare, una strana persona uscita dal mare si scaraventa su Danny, vomitandogli in bocca il suo sangue. Entrambi muoiono immediatamente dopo.
Danny viene trasportato d'urgenza in ospedale dove poco più tardi riprenderà conoscenza, sembrando in forma e perfettamente sano.
Poco per volta, però, Danny inizia a sentire delle pulsioni che lo portano a nutrirsi di carne umana, che si fanno sempre più forti e lo costringono a commettere efferati omicidi alla luce del giorno. Come se non bastasse, inizia anche a decomporsi poco per volta, pur mantenendo un po' di lucidità.
Denise passa quindi in brevissimo tempo dall'immensa gioia del matrimonio e l'idea di passare il resto della vita con la persona che ama alla tragedia e alla disperazione di dover dire addio alla persona che conosceva, a ciò a cui più teneva al mondo, vedendolo poco alla volta trasformarsi in un essere che non aveva più niente da offrirle se non una vita di sofferenze.
Il culmine viene raggiunto quando Danny assale la coppia di amici che gli stava facendo visita, Buddy e Nikki. Questa riesce a scappare mentre Denise è ancora legata troppo a Danny e non se ne può allontanare.
La polizia non riuscirà a fermarlo, ma anzi finiranno tutti per essere mangiati, tranne Denise che si
salverà riuscendo a scappare e, ci viene fatto intuire, ricominciare una nuova vita.
La fusione tra horror e romantico, fa di questo film un prodotto particolarmente interessante sotto diversi aspetti.
Prima tra tutte la metafora per cui lo zombi può essere assimilato ad un alcolizzato o drogato che pian piano si consuma, consumando anche i suoi cari che nonostante si accorgono del problema e cerchino di risolverlo, non possono allontanarsi dalla persona amata nonostante la situazione drammatica.
In questo caso però dopo la morte del "malato" la protagonista non si lascia vincere dalla tristezza e dai rimorsi, ma si fa coraggio e riprende la sua vita, lasciandosi alle spalle i brutti ricordi e continuando ad inseguire i suoi sogni.
Per quanto riguarda l'idea dello zombi in sé, Gebroe non ha voluto limitarsi a riproporre il solito cliché che tutti conosciamo, con orde di non-morti che invadono il mondo, ma ha voluto ridisegnare questa figura a modo suo, rileggendo in parte la maledizione del lupo mannaro (infatti dopo essere morto, Danny ritorna al suo aspetto normale) e prendendo ispirazione dalla natura: come le api dopo aver punto perdono il pungiglione e muoiono, così lo zombi dopo aver vomitato il suo sangue (ed eventualmente contagiato una vittima), finisce anche lui la sua esistenza.
Il film non è troppo impegnativo e si presenta bene, partendo con un clima allegro e particolarmente spensierato, raggiungendo in alcuni attimi picchi da commedia ma mantenendo il suo tono serio e, soprattutto nelle battute finali, cupo.
Il dvd italiano della Gargoyle video è soddisfacente, i sottotitoli in italiano sono buoni ma il doppiaggio nella nostra lingua purtroppo perde molto, consiglio quindi di vederlo in lingua originale e, se necessario, sottotitolato.
mercoledì 19 maggio 2010
Notizie di ordine generale
Aprirò con una che è una buona notizia in divenire: forse sono vicino a scoprire dov'è stato girato Il Bosco 1. Devo ammettere che se così fosse non sentireste più parlare di me per mesi, perché partirei in pellegrinaggio. E questa sarebbe la buona notizia.
Per seconda cosa devo avvisare che nonostante il buon proposito di postare qualcosa ogni giorno, causa studio (o pellegrinaggio), non riuscirò a farlo, quindi ridurrò leggermente la mia attività, ma badate che sono ben lontano dallo smettere.
Parlando ancora del Bosco, abbiamo messo in vendita le T-Shirt, sono della fruit of the loom, il tessuto è molto buono, la stampa pure. Le taglie disponibili vanno dalla S alla XL e vengono 6€. Se qualcuno è interessato, sapete dove trovarmi.
Per oggi è tutto, avrete mie notizie a breve.
Per seconda cosa devo avvisare che nonostante il buon proposito di postare qualcosa ogni giorno, causa studio (o pellegrinaggio), non riuscirò a farlo, quindi ridurrò leggermente la mia attività, ma badate che sono ben lontano dallo smettere.
Parlando ancora del Bosco, abbiamo messo in vendita le T-Shirt, sono della fruit of the loom, il tessuto è molto buono, la stampa pure. Le taglie disponibili vanno dalla S alla XL e vengono 6€. Se qualcuno è interessato, sapete dove trovarmi.
Per oggi è tutto, avrete mie notizie a breve.
martedì 18 maggio 2010
Scott Wheeler: Transmorphers - Fall of man
In occasione dell'uscita del sequel di Transformers, la Asylum replica facendo uscire il sequel della sua versione dei robottoni giganti che invadono la terra, con un titolo che di nuovo ricalca l'originale da plagiare: "Transformers - Revenge of the fallen" diventa "Transmorphers - Fall of man". E visto che col primo si era finiti col fare più un plagio di Terminator o Matrix che non di Transformers, ci si è rifatti con questo sequel, che in realtà è un prequel ambientato nel presente, in cui i cosiddetti transmorphers danno inizio alla loro invasione: così veniamo a sapere che in realtà essi sono già nascosti fra noi, transmorphati da oggetti elettronici d'uso quotidiano quali cellulari, antenne paraboliche e cose così, oltre che naturalmente mezzi di locomozione come i suv. In tutto questo guazzabuglio ci sono alcuni personaggi che tentano di salvare la pelle, ma il destino dell'umanità è ormai segnato: con tutti i negozi d'elettronica e le concessionarie d'auto trasformate in legioni di robot assassini all'essere umano non resta altro che nascondersi sottoterra e pianificare la propria resistenza per un paio di millenni a venire.
Il film, come dicevo, è chiaramente più simile all'originale plagiato rispetto al suo predecessore, ma questo non lo penalizza; anzi siamo di fronte forse a uno dei film della Asylum più "normali", senza particolari momenti di comico involontario dovuti a peccati d'ambiziosità come è accaduto nel primo, in cui ci siam ritrovati addirittura i protagnisti svolazzare a cavallo di motorette volanti che personalmente mi hanno fatto pensare molto a Megaforce. Sono anche passati due anni nei quali lo standard degli effetti speciali di casa Asylum si è elevato abbastanza rispetto alla grafica da Nintendo 64 dei primi mockbuster; per il resto la trama è semplicemente "gente che scappa dai robot assassini" e tanto basta per farne un film sicuramente migliore del sequel di Transformers, e che può essere potenzialmente apprezzato tanto dall'esperto cultore trash della Asylum quanto dal telespettatore medio che confonde originali e plagi.
Da segnalare nel cast la presenza di Shane Van Dyke, nipote di Dick Van Dyke (lo spazzacamino di Mary Poppins e il detective in corsia), e Bruce Boxleitner, protagonista del telefilm fantascientifico Babylon 5 che, per chi non lo ricordasse, era a sua volta un taroccamento di Star Trek, anche se fatto molto molto bene.
Il film, come dicevo, è chiaramente più simile all'originale plagiato rispetto al suo predecessore, ma questo non lo penalizza; anzi siamo di fronte forse a uno dei film della Asylum più "normali", senza particolari momenti di comico involontario dovuti a peccati d'ambiziosità come è accaduto nel primo, in cui ci siam ritrovati addirittura i protagnisti svolazzare a cavallo di motorette volanti che personalmente mi hanno fatto pensare molto a Megaforce. Sono anche passati due anni nei quali lo standard degli effetti speciali di casa Asylum si è elevato abbastanza rispetto alla grafica da Nintendo 64 dei primi mockbuster; per il resto la trama è semplicemente "gente che scappa dai robot assassini" e tanto basta per farne un film sicuramente migliore del sequel di Transformers, e che può essere potenzialmente apprezzato tanto dall'esperto cultore trash della Asylum quanto dal telespettatore medio che confonde originali e plagi.
Da segnalare nel cast la presenza di Shane Van Dyke, nipote di Dick Van Dyke (lo spazzacamino di Mary Poppins e il detective in corsia), e Bruce Boxleitner, protagonista del telefilm fantascientifico Babylon 5 che, per chi non lo ricordasse, era a sua volta un taroccamento di Star Trek, anche se fatto molto molto bene.
lunedì 17 maggio 2010
Spulciando tra i cast: ep.2
Eccoci alla seconda puntata della mia attività preferita, ovvero cercare i collegamenti tra film e cast.
Questa volta partiremo da un personaggio che molto ha offerto al cinema nostrano e che si rivela una fonte molto ampia di informazioni: George Eastman, al secolo Luigi Montefiori.
Ecco alcuni titoli:
Questa volta partiremo da un personaggio che molto ha offerto al cinema nostrano e che si rivela una fonte molto ampia di informazioni: George Eastman, al secolo Luigi Montefiori.
Ecco alcuni titoli:
- Fellini - Satyricon nella parte del minotauro e per iniziare bene ecco che in un altro ruolo marginale ritroviamo il Gordon Mitchell de La Croce dalle Sette Pietre e, per dirne un altro, Endgame - Bronx Lotta Finale (di Joe D'Amato) al quale abbiamo già accennato di recente e dove peraltro recita anche lo stesso Eastman;
- Cani Arrabbiati nel ruolo di uno dei rapitori: Trentadue, di Mario Bava, padre di Lamberto, di cui ho parlato la volta scorsa;
- In alcune delle molteplici collaborazioni con Joe D'Amato ha anche partecipato (oltre che come interprete) anche come scrittore, come in Antropophagus (nel quale compare anche tra i produttori), Le Notti Erotiche dei Morti Viventi e Porno Holocaust;
- Lo troviamo ancora in qualche film fantascientifico 1990: I Guerrieri del Bronx (con Fred Williamson, Mark Gregory, Stefania Girolami, Ennio Girolami) e I Nuovi Barbari (Giancarlo Prete, Fred Williamson, Anna Kanakis Ennio Girolami, Venantino Venantini) di Enzo G. Castellari, 2019 - Dopo la Caduta di New York e Vendetta dal Futuro, questi ultimi due di Sergio Martino;
- Altra ambientazione che gli si addice molto è quella fantasy/medievale/preistorica di La Guerra del Ferro - Ironmaster (Umberto Lenzi) e The Barbarians - I Fratelli Barbari (Ruggero Deodato);
- infine eccolo approdare alla macchina da presa, in Metamorphosis di cui è scrittore e regista.
Partendo da alcuni dei titoli qui sopra esposti ci concentreremo di più, la prossima volta, sulla fantascienza.
domenica 16 maggio 2010
Enzo G. Castellari: I Nuovi Barbari
Giancarlo Prete, Fred Williamson, George Eastman, Ennio Girolami sono solo alcuni dei nomi che i cultori del cinema italiano degli anni '70 – '80 dovrebbero avere bene a mente e riconoscere in questo film; un cast, a ben vedere, quasi inarrivabile, ma non mi soffermerò oltre su queste frivole ma interessanti informazioni, dato che sono facilmente reperibili in rete (imdb, su tutti).
Siamo in un futuro imprecisato e il pianeta è stato devastato da una guerra nucleare, Scorpion (Giancarlo Prete) è il classico eroe solitario, in perenne lotta per la sopravvivenza in un mondo che ormai non ha più niente da offrire, se non la speranza di incontrare qualcuno per cui valga la pena vivere.
Altri superstiti si organizzano come possono per portare avanti le loro esistenze, alcuni affidandosi a predicatori che promettono l'arrivo in terre fertili e incontaminate, altri seguendo un leader violento e sanguinario: One (George Eastman) che con i suoi Templar ha come ultimo scopo nella sua vita quello di eliminare ogni traccia di vita sopravvissuta.
La storia si articola con la lotta tra One e Scoprion, acerrimi nemici, l'uno per portare a termine il suo piano malvagio e il secondo semplicemente per continuare a vivere.
Una cosa che sicuramente colpisce lo spettatore è la varietà dei personaggi e le loro particolarità, che non vengono (come spesso accade) esplicate al pubblico, portando allo sviluppo degli stessi nel corso dello svolgimento della storia, ma si tratta bensì di persone già fatte e formate, che hanno già una propria esistenza prima dell'inizio del film, come se quanto visto dalla macchina da presa sia uno scorcio, una intrusione nelle loro vite.
Così troviamo Nadir (Fred Williamson) armato di arco e frecce dalla punta esplosiva, il gruppo dei Templar con le loro gerarchie e diatribe interne capitanato da One e il suo secondo, Shadow (Ennio Girolami), senza dimenticare il giovanissimo meccanico di fiducia di Scorpion (Giovanni Frezza), un asso con la fionda, tutti con il proprio passato, a volte comune, degli ideali e degli obiettivi e i loro futuri rimarranno, alla fine della visione, in sospeso...
sabato 15 maggio 2010
Zombie: Il contagio
Una riflessione a parte richiede, a mio avviso, l'analisi del modo in cui il gli zombi "si moltiplicano" ovvero "contagiano" gli esseri umani (o animali).
Ovviamente, si parla di tutte quelle categorie di zombi che possono trasmettere il loro essere tali e quindi dal quadro si escludono quelli che sono i primi zombi, quelli della tradizione voodoo.
Quindi veniamo al punto: come si diventa zombi?
Tra le tipologie analizzate, ho distinto 3 diverse situazioni:
1) morso - infezione - morte - trasformazione
2) morso - infezione - trasformazione
3) morte - trasformazione
Per certo tutti sappiamo che venendo morsi da uno zombi lo diventeremo noi stessi, ma non è chiaro come avvenga: a volte, infatti il morso fa partire il contagio, ma la morte è lenta e solo dopo il decesso ci si trasforma in zombi, mentre in altri casi la vittima passa direttamente, dopo un po' di tempo, da vivo a zombi.
La terza possibilità, che è quella che più fa sorgere dubbi, è che durante un attacco zombi, qualunque corpo umano inanimato ritorni in vita, senza necessariamente essere stato contagiato direttamente, quasi come se il virus sia presente nell'aria e non ci sia bisogno di trasmissione per contatto con un infetto o ancora si tratti di un qualche altro agente esterno che li fa tornare in vita (in questo post si è parlato delle possibili cause).
Tra le tipologie analizzate, ho distinto 3 diverse situazioni:
1) morso - infezione - morte - trasformazione
2) morso - infezione - trasformazione
3) morte - trasformazione
Per certo tutti sappiamo che venendo morsi da uno zombi lo diventeremo noi stessi, ma non è chiaro come avvenga: a volte, infatti il morso fa partire il contagio, ma la morte è lenta e solo dopo il decesso ci si trasforma in zombi, mentre in altri casi la vittima passa direttamente, dopo un po' di tempo, da vivo a zombi.
La terza possibilità, che è quella che più fa sorgere dubbi, è che durante un attacco zombi, qualunque corpo umano inanimato ritorni in vita, senza necessariamente essere stato contagiato direttamente, quasi come se il virus sia presente nell'aria e non ci sia bisogno di trasmissione per contatto con un infetto o ancora si tratti di un qualche altro agente esterno che li fa tornare in vita (in questo post si è parlato delle possibili cause).
venerdì 14 maggio 2010
[Rec] Preparate i popcorn...
... e se vi è possibile mangiateveli a casa mentre guardate un dvd noleggiato, piuttosto che spendere dei soldi per anche uno solo di questi film...
Vogliamo parlare di Rec? Sinceramente no, ma qualche commento è d'obbligo, visto il successo che hanno riscosso i due capitoli. E se qualcuno ha la pazienza di spiegarmi il perché, gliene sarei grato.
O meglio, posso capire che abbiano incassato molto, visto che il successo di un film spesso non è dato dalla sua qualità ma dalla pubblicità che gli vien fatta. Come nel recente caso che tutti ricorderanno di Paranormal Activity e che forse qualcuno di voi avrà anche visto.
In un caso si tratta di una pubblicità più mirata e incentrata sui contenuti, mentre la seconda è stata un'opera massiccia che tramite insistenti campagne di informazione ha cercato in tutti i modi di convincere il grande pubblico della qualità del prodotto.
Ma chiudendo la divagazione, sinceramente non mi capacito di come più di qualcuno abbia apprezzato Rec: Uno e Due, chiaramente.
Partiamo quindi dal primo capitolo: [Rec] altro non è che un (ennesimo) film che usa una videocamera a mano per immergerci nel vivo dell'azione. Partecipiamo quindi alle vicende in prima persona, attraverso l'occhio (meccanico) di un operatore televisivo, impegnato a registrare - o meglio trasmettere in diretta - un intervento di una squadra di vigili del fuoco, accompagnato dalla presentatrice della trasmissione "Mentre Voi Dormite".
Angela e Pablo, questi sono i nomi dei due, si troveranno dove non avrebbero mai pensato di finire, ovvero in un edificio che verrà presto messo in quarantena bloccando al suo interno non solo i condomini ma anche i pompieri e i due reporter, mentre all'interno iniziano ad avvenire fatti strani.
Ci troviamo di fronte a una strana epidemia, che trasforma le persone in pazzi assetati di sangue, una specie di rabbia e per tutto il film rimane il dubbio: zombi?
Tra la noia, le urla e le riprese più mosse mai viste nella storia del cinema assistiamo all'esplorazione del condominio, per cercare una via di fuga o un modo di fermare i contagiati.
Dal finale del primo film parte il secondo, filmato con la stessa tecnica, ma stavolta l'azione è divisa in due. Da una parte abbiamo una squadra di poliziotti che attraverso la telecamera posta sull'elmetto trasmettono le loro azioni, sembra di stare in un videogioco; dall'altra parte 3 ragazzini si infiltrano nella costruzione tramite un tombino sperando di registrare qualcosa di sconvolgente con la loro videocamera con l'idea di diventare famosi. Resteranno così intrappolati insieme agli altri malcapitati che, guidati da un comandante un po' particolare, continueranno le indagini lasciate in sospeso dalla spedizione precedente, rivelando misteri sconvolgenti, oltre che poco sorprendenti e molto prevedibili.
Niente di speciale, insomma, in queste due pellicole, che non fanno altro che riproporre l'idea - già vista e rivista - della visuale in prima persona affiancata dal mito ormai usato - e forse abusato - dei morti viventi.
Vogliamo parlare di Rec? Sinceramente no, ma qualche commento è d'obbligo, visto il successo che hanno riscosso i due capitoli. E se qualcuno ha la pazienza di spiegarmi il perché, gliene sarei grato.
O meglio, posso capire che abbiano incassato molto, visto che il successo di un film spesso non è dato dalla sua qualità ma dalla pubblicità che gli vien fatta. Come nel recente caso che tutti ricorderanno di Paranormal Activity e che forse qualcuno di voi avrà anche visto.
In un caso si tratta di una pubblicità più mirata e incentrata sui contenuti, mentre la seconda è stata un'opera massiccia che tramite insistenti campagne di informazione ha cercato in tutti i modi di convincere il grande pubblico della qualità del prodotto.
Ma chiudendo la divagazione, sinceramente non mi capacito di come più di qualcuno abbia apprezzato Rec: Uno e Due, chiaramente.
Partiamo quindi dal primo capitolo: [Rec] altro non è che un (ennesimo) film che usa una videocamera a mano per immergerci nel vivo dell'azione. Partecipiamo quindi alle vicende in prima persona, attraverso l'occhio (meccanico) di un operatore televisivo, impegnato a registrare - o meglio trasmettere in diretta - un intervento di una squadra di vigili del fuoco, accompagnato dalla presentatrice della trasmissione "Mentre Voi Dormite".
Angela e Pablo, questi sono i nomi dei due, si troveranno dove non avrebbero mai pensato di finire, ovvero in un edificio che verrà presto messo in quarantena bloccando al suo interno non solo i condomini ma anche i pompieri e i due reporter, mentre all'interno iniziano ad avvenire fatti strani.
Ci troviamo di fronte a una strana epidemia, che trasforma le persone in pazzi assetati di sangue, una specie di rabbia e per tutto il film rimane il dubbio: zombi?
Tra la noia, le urla e le riprese più mosse mai viste nella storia del cinema assistiamo all'esplorazione del condominio, per cercare una via di fuga o un modo di fermare i contagiati.
Dal finale del primo film parte il secondo, filmato con la stessa tecnica, ma stavolta l'azione è divisa in due. Da una parte abbiamo una squadra di poliziotti che attraverso la telecamera posta sull'elmetto trasmettono le loro azioni, sembra di stare in un videogioco; dall'altra parte 3 ragazzini si infiltrano nella costruzione tramite un tombino sperando di registrare qualcosa di sconvolgente con la loro videocamera con l'idea di diventare famosi. Resteranno così intrappolati insieme agli altri malcapitati che, guidati da un comandante un po' particolare, continueranno le indagini lasciate in sospeso dalla spedizione precedente, rivelando misteri sconvolgenti, oltre che poco sorprendenti e molto prevedibili.
Niente di speciale, insomma, in queste due pellicole, che non fanno altro che riproporre l'idea - già vista e rivista - della visuale in prima persona affiancata dal mito ormai usato - e forse abusato - dei morti viventi.
giovedì 13 maggio 2010
Zombie: Dubbi e perplessità
Continuo a ripeterlo, perché trovo che sia un concetto fondamentale: poiché non esiste nessuna documentazione ufficiale né tantomeno fonti complete a riguardo, la figura dello zombi non è ben definita e dal tentare di cercare informazioni a riguardo possono sorgere non pochi dubbi.
Normalmente consideriamo gli zombi come esseri umani che, dopo la morte, riprendono a muoversi andando in cerca di carne umana di cui cibarsi. Ma è sempre così? I meno attenti potrebbero dire di sì.
Infatti, si tratta sempre per forza di esseri umani o il morbo può trasmettersi anche agli animali? Diverse sono le fonti che avvalorano la teoria del contagio animale, ma anche qui, possiamo essere certi che gli effetti sull'uomo e sugli altri esseri viventi siano gli stessi?
Inoltre, si tratta sempre di morti? Nella tradizione haitiana, ad esempio, gli zombi non sono morti, ma esseri umani privati della propria volontà, mentre con lo sviluppo del mito cinematografico si va verso l'idea del morto vivente.
Se la modalità in cui lo zombi diventa tale, è vero anche che l'eziologia in sé non è molto chiara.
Se ci concentriamo infatti sempre sugli zombi voodoo, la causa è una stregoneria con la quale viene tolto alla vittima il raziocinio, pur rimanendo sano fisicamente; andando invece ad esaminare quelli che sono gli zombi della tradizione cinematografica post-Romero, noteremo che si tratta di una qualche forma di contagio, che è la causa ormai considerata primaria.
E volendo addentrarci nel campo del "morbo" anche qui troviamo che questo può essere di origine sconosciuta, artificiale (derivante da esperimenti prevalentemente a scopi militari) o ancora possiamo trovare un misto tra la stregoneria, in cui quindi i morti tornano in vita a causa di una maledizione, e il virus, che contagia chi viene morso trasformandolo a sua volta in morto vivente.
La questione del contagio verrà esposta, a breve, separatamente.
Normalmente consideriamo gli zombi come esseri umani che, dopo la morte, riprendono a muoversi andando in cerca di carne umana di cui cibarsi. Ma è sempre così? I meno attenti potrebbero dire di sì.
Infatti, si tratta sempre per forza di esseri umani o il morbo può trasmettersi anche agli animali? Diverse sono le fonti che avvalorano la teoria del contagio animale, ma anche qui, possiamo essere certi che gli effetti sull'uomo e sugli altri esseri viventi siano gli stessi?
Inoltre, si tratta sempre di morti? Nella tradizione haitiana, ad esempio, gli zombi non sono morti, ma esseri umani privati della propria volontà, mentre con lo sviluppo del mito cinematografico si va verso l'idea del morto vivente.
Se la modalità in cui lo zombi diventa tale, è vero anche che l'eziologia in sé non è molto chiara.
Se ci concentriamo infatti sempre sugli zombi voodoo, la causa è una stregoneria con la quale viene tolto alla vittima il raziocinio, pur rimanendo sano fisicamente; andando invece ad esaminare quelli che sono gli zombi della tradizione cinematografica post-Romero, noteremo che si tratta di una qualche forma di contagio, che è la causa ormai considerata primaria.
E volendo addentrarci nel campo del "morbo" anche qui troviamo che questo può essere di origine sconosciuta, artificiale (derivante da esperimenti prevalentemente a scopi militari) o ancora possiamo trovare un misto tra la stregoneria, in cui quindi i morti tornano in vita a causa di una maledizione, e il virus, che contagia chi viene morso trasformandolo a sua volta in morto vivente.
La questione del contagio verrà esposta, a breve, separatamente.
mercoledì 12 maggio 2010
Lucio Fulci: I Guerrieri dell'Anno 2072
Nell'anno 2072 vivremo in un mondo ipertecnologico, in cui i computer potranno tutto, la popolazione mondiale sarà (ancor di più) schiava della tecnologia e degli spettacoli televisivi e questi per attrarre il pubblico diventeranno sempre più violenti, fino a superare certi limiti che non andrebbero varcati.
La stella di uno degli show più seguiti è Drake (Jared Martin), abile combattente che sfidando orde di avversari in sella alla sua moto sconfigge chiunque.
Incastrato da qualcuno che lo voleva fuori dalla scena, viene condannato per essersi vendicato sommariamente degli assassini della moglie e presto portato nel New Colosseum, dove assieme ad altri condannati a morte (tra i quali troviamo Fred Williamson, Howard Ross, Mario Novelli, Hal Yamanouchi) dovrà partecipare allo spettacolo più truculento della storia televisiva, per ottenere la libertà.
Nelle settimane precedenti al combattimento, i partecipanti vengono fatti allenare in condizioni particolari e spesso istigati all'uso della violenza, affinché raggiungano la massima aggressività per l'esibizione.
Come dei veri e proprio gladiatori, quindi, vengono preparati per il grande giorno e sono costantemente tenuti sotto controllo dalle guardie ed osservati dagli organizzatori dell'evento, oltre che dal pubblico.
Si raggiunge quindi il culmine con il grande spettacolo nell'arena, dove in sella a motociclette prima e bighe motorizzate dopo, sono costretti ad una lotta all'ultimo sangue per la sopravvivenza.
L'intrigo e i misteri che si nascondono dietro all'organizzazione e a Junior, il grande computer che si occupa della gestione del New Colosseum, forniscono spunti interessanti e offrono quel tocco in più alla trama sollevandola dalla semplice banalità, facendo di questo film non solo 90 minuti d'azione, armi laser e combattimenti, ma cercando anche di far riflettere sulla società moderna, la spregiudicatezza di persone senza scrupoli mosse solo dal miraggio del profitto o del potere e la crescente (oggi più che allora) dipendenza degli uomini dalle macchine.
La stella di uno degli show più seguiti è Drake (Jared Martin), abile combattente che sfidando orde di avversari in sella alla sua moto sconfigge chiunque.
Incastrato da qualcuno che lo voleva fuori dalla scena, viene condannato per essersi vendicato sommariamente degli assassini della moglie e presto portato nel New Colosseum, dove assieme ad altri condannati a morte (tra i quali troviamo Fred Williamson, Howard Ross, Mario Novelli, Hal Yamanouchi) dovrà partecipare allo spettacolo più truculento della storia televisiva, per ottenere la libertà.
Nelle settimane precedenti al combattimento, i partecipanti vengono fatti allenare in condizioni particolari e spesso istigati all'uso della violenza, affinché raggiungano la massima aggressività per l'esibizione.
Come dei veri e proprio gladiatori, quindi, vengono preparati per il grande giorno e sono costantemente tenuti sotto controllo dalle guardie ed osservati dagli organizzatori dell'evento, oltre che dal pubblico.
Si raggiunge quindi il culmine con il grande spettacolo nell'arena, dove in sella a motociclette prima e bighe motorizzate dopo, sono costretti ad una lotta all'ultimo sangue per la sopravvivenza.
L'intrigo e i misteri che si nascondono dietro all'organizzazione e a Junior, il grande computer che si occupa della gestione del New Colosseum, forniscono spunti interessanti e offrono quel tocco in più alla trama sollevandola dalla semplice banalità, facendo di questo film non solo 90 minuti d'azione, armi laser e combattimenti, ma cercando anche di far riflettere sulla società moderna, la spregiudicatezza di persone senza scrupoli mosse solo dal miraggio del profitto o del potere e la crescente (oggi più che allora) dipendenza degli uomini dalle macchine.
martedì 11 maggio 2010
Marco Antonio Andolfi: La croce dalle Sette Pietre
Scritto, diretto e interpretato (con lo pseudonimo di Eddy Endolf) da Marco Antonio Andolfi, questo agghiacciante film, noto anche come Il Lupo Mannaro Contro la Camorra si svolge in quel di Napoli, dove il protagonista Marco Sartori arriva da Roma per far visita ad una cugina che non vedeva da tempo.
Purtroppo sappiamo che non si può parlar di Napoli senza metterci di mezzo la criminalità e infatti proprio poco dopo il suo arrivo viene derubato della croce (quella del titolo, per intenderci) che portava al collo.
Quella pietra gemmata è molto preziosa, non tanto a livello monetario, quanto affettivo se non addirittura "mistico", trattandosi di un regalo della madre, defunta quando Marco era ancora in fasce.
Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che portare indossare quell'amuleto è l'unico modo che ha Marco di non trasformarsi in un mostro assetato di sangue al calar delle tenebre.
Ogni notte, infatti, a mezzanotte il giovane si trasforma in bestia, ammazzando chiunque gli capiti tra le mani e fortunatamente si tratta sempre di malviventi, incontrati durante la sua indagine per recuperare il ciondolo.
Il motivo per cui Marco è colpito da questa maledizione verrà svelato nel corso della vicenda, quando lui stesso spiega che la madre faceva parte di una setta che praticava le arti oscure e avendo evocato il demone Aborym venne da lui fecondata, dando alla luce, appunto, Marco.
A lasciare più di ogni altra cosa il segno è, a parer mio, il sogno che Marco fa quando rimane privo di coscienza dopo esser stato malmenato da un gruppo di delinquenti e nel quale rivede le vicende che gli sono appena accadute, oltre a quelle che dovranno ancora succedere, il ché fa pensare o ad un errore di montaggio.
Altri elementi da non sottovalutare sono trucco e costumi, primo tra tutti quello del lupo mannaro, che consta semplicemente di un paio di guanti, una maschera e una conchiglia, il tutto rigorosamente pelosi e che lascia scoperto il resto del corpo ed in secondo luogo quello usato per il demone Aborym, che ricorda da vicinino Chewbacca ma puntando al risparmio.
La pochezza della recitazione non stupisce, dato che il "frontman" nonché tuttofare di questa produzione è al suo primo lavoro come scrittore, regista, responsabile degli effetti speciali e che ha lavorato in soltanto un paio d'altri film; viste queste premesse possiamo, anche prima di vederlo, essere praticamente certi dell'alta probabilità di trovarsi davanti ad un prodotto alquanto scarso. E così è.
Purtroppo sappiamo che non si può parlar di Napoli senza metterci di mezzo la criminalità e infatti proprio poco dopo il suo arrivo viene derubato della croce (quella del titolo, per intenderci) che portava al collo.
Quella pietra gemmata è molto preziosa, non tanto a livello monetario, quanto affettivo se non addirittura "mistico", trattandosi di un regalo della madre, defunta quando Marco era ancora in fasce.
Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che portare indossare quell'amuleto è l'unico modo che ha Marco di non trasformarsi in un mostro assetato di sangue al calar delle tenebre.
Ogni notte, infatti, a mezzanotte il giovane si trasforma in bestia, ammazzando chiunque gli capiti tra le mani e fortunatamente si tratta sempre di malviventi, incontrati durante la sua indagine per recuperare il ciondolo.
Il motivo per cui Marco è colpito da questa maledizione verrà svelato nel corso della vicenda, quando lui stesso spiega che la madre faceva parte di una setta che praticava le arti oscure e avendo evocato il demone Aborym venne da lui fecondata, dando alla luce, appunto, Marco.
A lasciare più di ogni altra cosa il segno è, a parer mio, il sogno che Marco fa quando rimane privo di coscienza dopo esser stato malmenato da un gruppo di delinquenti e nel quale rivede le vicende che gli sono appena accadute, oltre a quelle che dovranno ancora succedere, il ché fa pensare o ad un errore di montaggio.
Altri elementi da non sottovalutare sono trucco e costumi, primo tra tutti quello del lupo mannaro, che consta semplicemente di un paio di guanti, una maschera e una conchiglia, il tutto rigorosamente pelosi e che lascia scoperto il resto del corpo ed in secondo luogo quello usato per il demone Aborym, che ricorda da vicinino Chewbacca ma puntando al risparmio.
La pochezza della recitazione non stupisce, dato che il "frontman" nonché tuttofare di questa produzione è al suo primo lavoro come scrittore, regista, responsabile degli effetti speciali e che ha lavorato in soltanto un paio d'altri film; viste queste premesse possiamo, anche prima di vederlo, essere praticamente certi dell'alta probabilità di trovarsi davanti ad un prodotto alquanto scarso. E così è.
lunedì 10 maggio 2010
Mabrouk El Mechri: JCVD - Nessuna giustizia
Probabilmente la cosa più ambiziosa (negli intenti) fatta da Van Damme: un film su sé stesso. Non occorre essere a conoscenza dei retroscena privati della vita del GianClaudio per rendersi conto che la sua caduta in disgrazia è iniziata da tempo, già solo guardando il fatto che dopo un periodo di notorietà hollywoodiana negli anni '80-'90 egli ha subito lo stesso destino di altri suoi simili (vedi Ciccio Seagal) declassati all'action-movie di serie b o alle produzioni direct-to-video... comunque tutto questo per dire che non solo la carriera, ma anche la vita di Van Damme ha subito momenti poco piacevoli fra droga, divorzi, figli da contendersi e così via. E infatti il film prende le mosse proprio da questa situazione, con Van Damme in difficoltà anche economiche che se ne torna al suo paese natale in Belgio per andare alla posta a chiedere un prestito, solo che nell'ufficio postale in cui va è in corso una rapina e i ladri colgono al volo l'occasione facendo credere alla polizia che il capobanda sia Van Damme in persona...
Gli ingredienti per un buon film ci sono, e per la prima metà del film emergono anche abbastanza bene: il montaggio che incrocia presentando in modo non cronologico gli eventi fa un buon effetto e dimostra l'abilità del regista, e anche vari elementi come i contrasti fra i rapinatori, la sovrapposizione antitetica fra Van Damme attore e Van Damme personaggio e cose così non sono niente male... ma c'è qualcosa che non va. Il film infatti da un certo punto in poi inizia una parabola discendente, e tocca il suo punto più basso in una sequenza con telecamera fissa su Van Damme che inizia un monologo-confessione su di lui e tutti i suoi problemi, con tanto di momenti piagnucolosi. Ora non vorrei sembrare indelicato, dato che immagino che Van Damme ci abbia messo tutto sé stesso e la sua voglia di raccontarsi come il più fragile degli esseri umani in contrapposizione al suo personaggio cinematografico macho e senza timore alcuno, però cinematograficamente tutto questo, così come è stato presentato, non funziona proprio tanto bene, e pecca di protagonismo. E si arriva a un finale superpessimistico fatto a costo di creare consistenti buchi nella trama... insomma, le premesse buone c'erano (personalmente mi hanno fatto pensare molto a Quel pomeriggio di un giorno da cani), ma forse ci voleva un pelino minuscolo di autoironia che non facesse scadere il film in un compiaciuto piangisteo dai risvolti involontariamente comici. Comunque, devo dire che in fondo in fondo ho apprezzato il tentativo (basta che non ci siano ulteriori sviluppi in tal senso).
Gli ingredienti per un buon film ci sono, e per la prima metà del film emergono anche abbastanza bene: il montaggio che incrocia presentando in modo non cronologico gli eventi fa un buon effetto e dimostra l'abilità del regista, e anche vari elementi come i contrasti fra i rapinatori, la sovrapposizione antitetica fra Van Damme attore e Van Damme personaggio e cose così non sono niente male... ma c'è qualcosa che non va. Il film infatti da un certo punto in poi inizia una parabola discendente, e tocca il suo punto più basso in una sequenza con telecamera fissa su Van Damme che inizia un monologo-confessione su di lui e tutti i suoi problemi, con tanto di momenti piagnucolosi. Ora non vorrei sembrare indelicato, dato che immagino che Van Damme ci abbia messo tutto sé stesso e la sua voglia di raccontarsi come il più fragile degli esseri umani in contrapposizione al suo personaggio cinematografico macho e senza timore alcuno, però cinematograficamente tutto questo, così come è stato presentato, non funziona proprio tanto bene, e pecca di protagonismo. E si arriva a un finale superpessimistico fatto a costo di creare consistenti buchi nella trama... insomma, le premesse buone c'erano (personalmente mi hanno fatto pensare molto a Quel pomeriggio di un giorno da cani), ma forse ci voleva un pelino minuscolo di autoironia che non facesse scadere il film in un compiaciuto piangisteo dai risvolti involontariamente comici. Comunque, devo dire che in fondo in fondo ho apprezzato il tentativo (basta che non ci siano ulteriori sviluppi in tal senso).
domenica 9 maggio 2010
L'era Glaciale 4: Annunciata la data
Uscirà nelle sale americane il 13 luglio 2010 L'Era Glaciale 4, non intenzionato a far calare il successo creato dalla precedente trilogia.
Probabilmente lo vedremo in Italia a fine anno.
Probabilmente lo vedremo in Italia a fine anno.
Fonti zombesche
Gli zombie appartengono ad un settore poco chiaro, del quale si possono reperire molte informazioni e a volte anche molto contrastanti, questo perché, come già detto in precedenza, non esiste alcuna fonte ufficiale e pertanto ognuno è libero di interpretare il mito come meglio crede.
L'unico modo per studiare gli zombie, senza averne a disposizione, diventa quindi quello di documentarsi sulle altre fonti esistenti e fare un compendio di tutte queste è il risultato che intendo raggiungere.
Per la felicità dei curiosi, condivido una serie di fonti scritte (più o meno serie) che ho reperito e che faranno parte delle mie ricerche (tutte rigorosamente in inglese):
- uno studio abbastanza completo, simile a quello che vorrei elaborare io
- consigli su come comportarsi in caso di attacco zombie
- come fare per sapere se ci si trova davanti a uno zombie
- la guida di sopravvivenza agli zombie, di Max Brooks
- alcune semplici regole di comportamento
- breve guida per preparare un kit di sopravvivenza di base
Buona lettura, io ho già iniziato!
L'unico modo per studiare gli zombie, senza averne a disposizione, diventa quindi quello di documentarsi sulle altre fonti esistenti e fare un compendio di tutte queste è il risultato che intendo raggiungere.
Per la felicità dei curiosi, condivido una serie di fonti scritte (più o meno serie) che ho reperito e che faranno parte delle mie ricerche (tutte rigorosamente in inglese):
- uno studio abbastanza completo, simile a quello che vorrei elaborare io
- consigli su come comportarsi in caso di attacco zombie
- come fare per sapere se ci si trova davanti a uno zombie
- la guida di sopravvivenza agli zombie, di Max Brooks
- alcune semplici regole di comportamento
- breve guida per preparare un kit di sopravvivenza di base
Buona lettura, io ho già iniziato!
sabato 8 maggio 2010
War Horse: Spielberg torna al lavoro
Non si fa in tempo a finire un film che già se ne inizia un altro ed ecco che Steve Spielberg si mette al lavoro su War Horse, la storia di un cavallo nella Grande Guerra che bla bla bla, grande intelligenza e amicizia speciale con il figlio del vecchio padrone.
Speriamo che non sfoci nella storia d'amore, quantomeno.
Speriamo che non sfoci nella storia d'amore, quantomeno.
Frank Kramer (Gianfranco Parolini): Noi non siamo angeli
Molti di voi avranno visto qualche film con Michael Coby e Paul Smith, i due sosia di Bud Spencer e Terence Hill, che hanno recitato in una manciata di film che molto spudoratamente tentavano di sfruttare il successo di Lo chiamavano Trinità e sequel (con tanto di stessi doppiatori degli originali, Glauco Onorato e Pino Locchi, per indurre ancor più in inganno gli spettatori). Questo è il loro terzo film, in cui interpretano due rissosi fratelli - uno forzuto ma tontolone e uno smilzo e furbo - che partecipano a una gara di corse il cui premio è l'assegnazione di una concessione di trasporti nella zona; la vincono, grazie all'ausilio di un paio di automobili e di deltaplani.
Bisogna dire che, fra tutti e 5 i film con questa coppia plagiatoria, questo è il più indigesto, per vari motivi: il film avrebbe anche certe pretese, come quella di mostrare l'avanzamento del progresso anche nel west con l'arrivo delle auto e cose così, ma quest'ambientazione primonovecentesca mezza western e mezza no sembra un miscuglio fra Lo chiamavano Trinità e Anche gli angeli mangiano fagioli, generando un certo disorientamento nello spettatore. Oltre a questo, le pretese di questo film mal si conciliano con gag idiote ripetute all'infinito, battute pecorecce e una colonna sonora degna del peggior film di Pierino. Insomma, un regista come Gianfranco Parolini, che pur nella sua modestia altrove ha avuto per le mani gente come Lee Van Cleef o Yul Brynner con ottimi risultati, qui ha fatto un passo falso, realizzando un film che vi rimarrà sullo stomaco per parecchie ore; non tanto per il fatto dei cloni, che negli altri film diretti da Ferdinando Baldi o Giuliano Carnimeo ancora ancora si lasciano guardare, ma per il fatto di aver voluto fare un film troppo "ambizioso" e sgangherato rispetto ai mezzi che aveva a disposizione.
Bisogna dire che, fra tutti e 5 i film con questa coppia plagiatoria, questo è il più indigesto, per vari motivi: il film avrebbe anche certe pretese, come quella di mostrare l'avanzamento del progresso anche nel west con l'arrivo delle auto e cose così, ma quest'ambientazione primonovecentesca mezza western e mezza no sembra un miscuglio fra Lo chiamavano Trinità e Anche gli angeli mangiano fagioli, generando un certo disorientamento nello spettatore. Oltre a questo, le pretese di questo film mal si conciliano con gag idiote ripetute all'infinito, battute pecorecce e una colonna sonora degna del peggior film di Pierino. Insomma, un regista come Gianfranco Parolini, che pur nella sua modestia altrove ha avuto per le mani gente come Lee Van Cleef o Yul Brynner con ottimi risultati, qui ha fatto un passo falso, realizzando un film che vi rimarrà sullo stomaco per parecchie ore; non tanto per il fatto dei cloni, che negli altri film diretti da Ferdinando Baldi o Giuliano Carnimeo ancora ancora si lasciano guardare, ma per il fatto di aver voluto fare un film troppo "ambizioso" e sgangherato rispetto ai mezzi che aveva a disposizione.
Postato da
Marco Brunello
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1975,
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Parolini,
recensione,
western
venerdì 7 maggio 2010
Come si comportano gli zombie? Non troppo bene...
Dopo aver scoperto che:
Analizziamo come si comportano gli zombie, cosicché chi mi sta vicino possa rendersi conto del mio cambiamento (forse, in meglio).
Poiché lo zombi non è un'entità ben definita, ma nel corso degli anni ha sempre assunto forme leggermente diverse, evolvendosi, diventando sempre diversa e aggiungendo o eliminando determinate caratteristiche, non è facile classificare o elencare i tratti del loro comportamento, ma possiamo quantomeno evidenziare i più frequenti per creare delle linee guida:
- assenza di volontà (se non quella, non cosciente, di cibarsi di carne umana);
- movimenti lenti e impacciati (con opportune eccezioni di zombi particolarmente agili e veloci, per citarne alcuni, quelli di Incubo sulla Città Contaminata o Zombi 3);
- aggressività (se escludiamo quelli più "antichi" legati alla tradizione voodoo che rispondevano solamente agli ordini del proprio padrone);
- spostamenti in gruppi, sempre più numerosi e blanda cooperazione, non competitività;
- una costante ricerca di cibo (carne umana fresca), che li spinge a trovare sempre gli umani superstiti;
- paura del fuoco, che invece negli umani non è presente, ma si manifesta negli zombi come negli animali;
- possono essere uccisi solamente distruggendo il cervello, venga esso bruciato, schiacciato, disintegrato o altro.
Un altro tassello del nostro grande puzzle è stato messo sul tavolo, la prossima volta parleremo delle incertezze e dei dubbi che esistono riguardo alla figura dello zombi.
giovedì 6 maggio 2010
Spulciando tra i cast: ep.1
Una delle mie attività preferite, quando ho un po' di tempo, è andare su imdb e, iniziando da un film che ho visto, cercare quali sono i membri del cast (attori, registi, scrittori, produttori ecc.) e vedere quanto a come si ripetono, quanto hanno lavorato assieme, quanti dei loro lavori conosco e cose simili.
Visto che a volte si trovano delle informazioni interessanti, le condividerò con voi, ecco la ricerca di oggi:
Sono partito da La Chiesa, di Michele Soavi, un film parecchio brutto, ma del resto a noi piacciono così.
Sorvolo i lavori da regista perché oltre a vedere che ha fatto Dellamorte Dellamore - "il film di Dylan Dog" - e alcuni film per la tv a sfondo nazionalista, non lo trovo molto interessante; mi soffermo invece di più sulla sua carriera da attore, vedendo subito diversi titoli che mi suonano familiari (ma ci tengo a precisare che si tratta quasi sempre di ruoli secondari o di poco conto):
Per primo vedo Alien 2 - Sulla Terra, sequel apocrifo del 1980 del famosissimo Alien di Ridley Scott, questo invece diretto e prodotto da un apparentemente sconosciuto Ciro Ippolito, che ritroviamo però qualche anno più tardi come regista di Arrapaho. Niente da aggiungere per il buon Ciro.
Scorrendo tra gli altri titoli, se ne trovano altri ben più interessanti, come Opera (1987) e Phenomena (1985), entrambi di Dario Argento ed entrambi con Daria Nicolodi e, da notare, il primo con Coralina Cataldi Tassoni, la star de Il Bosco 1.
Messo da parte Argento, troviamo un altro esperto di horror, Lamberto Bava (ricordando che i due hanno lavorato assieme diverse volte), con i suoi Dèmoni (1985) e La Maschera del Demonio (1989), il primo sceneggiato da Dario Argento.
Qualche altro nome interessante:
- I Predatori di Atlantide (1983) di Ruggero Deodato (Cannibal Holocaust, La casa Sperduta nel Parco);
- Paura nella Città dei Morti Viventi (1980) di Lucio Fulci (Non si Sevizia un Paperino, E tu Vivrai nel Terrore - L'Aldilà, I Guerrieri dell'Anno 2072);
- Endgame - Bronx Lotta Finale (1983) e Caligola: La Storia Mai Raccontata (1982) di Joe D'Amato (Antropophagus, Rocco e i Magnifici 7, Killing Birds), il secondo su una sceneggiatura di George Eastman (Luigi Montefiori) - del quale parleremo prossimamente;
- Deliria (1987) scritto e diretto dallo stesso Michele Soavi.
Questa ricerca potrebbe durare all'infinito, o meglio durare settimane, soprattutto perché ad ogni nuovo nome che viene scoperto si aggiunge un lunghissimo elenco di film dal quale si risalirà ad altre persone e così via, in un circolo vizioso apparentemente senza fine.
Visto che a volte si trovano delle informazioni interessanti, le condividerò con voi, ecco la ricerca di oggi:
Sono partito da La Chiesa, di Michele Soavi, un film parecchio brutto, ma del resto a noi piacciono così.
Sorvolo i lavori da regista perché oltre a vedere che ha fatto Dellamorte Dellamore - "il film di Dylan Dog" - e alcuni film per la tv a sfondo nazionalista, non lo trovo molto interessante; mi soffermo invece di più sulla sua carriera da attore, vedendo subito diversi titoli che mi suonano familiari (ma ci tengo a precisare che si tratta quasi sempre di ruoli secondari o di poco conto):
Per primo vedo Alien 2 - Sulla Terra, sequel apocrifo del 1980 del famosissimo Alien di Ridley Scott, questo invece diretto e prodotto da un apparentemente sconosciuto Ciro Ippolito, che ritroviamo però qualche anno più tardi come regista di Arrapaho. Niente da aggiungere per il buon Ciro.
Scorrendo tra gli altri titoli, se ne trovano altri ben più interessanti, come Opera (1987) e Phenomena (1985), entrambi di Dario Argento ed entrambi con Daria Nicolodi e, da notare, il primo con Coralina Cataldi Tassoni, la star de Il Bosco 1.
Messo da parte Argento, troviamo un altro esperto di horror, Lamberto Bava (ricordando che i due hanno lavorato assieme diverse volte), con i suoi Dèmoni (1985) e La Maschera del Demonio (1989), il primo sceneggiato da Dario Argento.
Qualche altro nome interessante:
- I Predatori di Atlantide (1983) di Ruggero Deodato (Cannibal Holocaust, La casa Sperduta nel Parco);
- Paura nella Città dei Morti Viventi (1980) di Lucio Fulci (Non si Sevizia un Paperino, E tu Vivrai nel Terrore - L'Aldilà, I Guerrieri dell'Anno 2072);
- Endgame - Bronx Lotta Finale (1983) e Caligola: La Storia Mai Raccontata (1982) di Joe D'Amato (Antropophagus, Rocco e i Magnifici 7, Killing Birds), il secondo su una sceneggiatura di George Eastman (Luigi Montefiori) - del quale parleremo prossimamente;
- Deliria (1987) scritto e diretto dallo stesso Michele Soavi.
Questa ricerca potrebbe durare all'infinito, o meglio durare settimane, soprattutto perché ad ogni nuovo nome che viene scoperto si aggiunge un lunghissimo elenco di film dal quale si risalirà ad altre persone e così via, in un circolo vizioso apparentemente senza fine.
mercoledì 5 maggio 2010
Christopher Lee si dà al Metal (di nuovo)
Non gli era bastata, evidentemente, la collaborazione con i Rhapsody qualche anno fa ed ha deciso di darsi da fare per conto suo, Sir Christopher Lee che stavolta ha deciso di fare le cose in proprio... o quasi, avvalendosi infatti di un'orchestra composta da 100 musicisti, nonché di due celebri band metal, i Rhapsody of Fire, appunto, e i Manowar.
"Buon" ascolto.
Luigi Cozzi: Paganini Horror
Cosa può accadere se una band per ritrovare l'ispirazione e comporre un nuovo pezzo da un milione di copie si affida ad un antico spartito, scritto da Niccolò Paganini?
Accade che che ne esce un film horror molto noioso e poco ispirato, con un doppiaggio italiano scandaloso, effetti speciali ilari e (soprattutto) filtri sulla macchina da presa che dipingono tutto di blu, per simulare, con scarsi risultati, la notte.
Come detto sopra, i protagonisti sono i membri di un gruppo musicale - accompagnati dalla produttrice - che per registrare un nuovo singolo si impossessano di uno spartito (La Danza delle Streghe), un inedito di Paganini e affittano per filmare il videoclip una villa in cui si dice il grande violinista abbia vissuto.
Dopo le prime prove con gli strumenti in mano, però, iniziano ad accadere strani avvenimenti e poco per volta tra esplosioni, scosse elettriche e pugnal-violinate, gli occupanti della casa iniziano a sparire.
In un vortice di orrore i sopravvissuti, che minuto dopo minuto diminuiscono sempre più, cercano di porre fine alla maledizione che aleggia nella Villa del Sol - "Non come sole in spagnolo, ma come la nota musicale".
Davvero imbarazzante il finale che pur lasciando trasparire un'idea di fondo accattivante, non fa che confermare la scarsezza del prodotto, che diventa una vera tortura per lo spettatore con il proseguire della visione.
martedì 4 maggio 2010
John G. Avildsen: Rocky
Parlare di un classico può essere estremamente difficile, come fin troppo facile.
Io sono per l'estremamente difficile.
Non c'è bisogno di sprecarsi a parlare della trama, poiché tutti la dovrebbero conoscere.
E chi non la conoscesse farebbe meglio ad andare subito a vedersi il film, perché è un capolavoro, nella sua semplicità.
Ma visto che sono buono vi faccio comunque un riassunto:
Rocky è un pugile sulla via del fallimento, ha trent'anni e non ha mai combinato niente di buono, né come sportivo né nella vita.
Tutto cambierà quando il campione del mondo in carica lo sfiderà a battersi per il titolo.
È interessante vedere come un tempo i film anche meno impegnati e più incentrati sugli ormai classici protagonisti "machi" fossero più strutturati di quelli che possiamo vedere ora nelle sale, dedicando molta più attenzione alla parte psicologica delle vicende, alla caratterizzazione dei personaggi e ai rapporti che intercorrono tra questi.
Parlando in particolare di Rocky, anche se nell'immaginario collettivo rimangono bene impressi i suoi allenamenti e il combattimento contro Apollo Creed, ben poco tempo delle quasi due ore di durata viene dedicato a immortalare queste scene, mentre più e più volte entreranno in scena Adriana e Paulie, rispettivamente fidanzata e amico di Rocky (nonché fratello e sorella) sottolineando i rapporti intercorrenti tra loro e i loro sviluppi (Rocky che fa di tutto per conquistare Adriana, la gelosia di Paulie e il suo attaccamento alla bottiglia, la sfiducia di Rocky nei confronti del combattimento che dovrà affrontare).
Nonostante la apparente semplicità, questo film regala non poche emozioni, lasciandoci con un finale addirittura quasi commovente.
Io sono per l'estremamente difficile.
Non c'è bisogno di sprecarsi a parlare della trama, poiché tutti la dovrebbero conoscere.
E chi non la conoscesse farebbe meglio ad andare subito a vedersi il film, perché è un capolavoro, nella sua semplicità.
Ma visto che sono buono vi faccio comunque un riassunto:
Rocky è un pugile sulla via del fallimento, ha trent'anni e non ha mai combinato niente di buono, né come sportivo né nella vita.
Tutto cambierà quando il campione del mondo in carica lo sfiderà a battersi per il titolo.
È interessante vedere come un tempo i film anche meno impegnati e più incentrati sugli ormai classici protagonisti "machi" fossero più strutturati di quelli che possiamo vedere ora nelle sale, dedicando molta più attenzione alla parte psicologica delle vicende, alla caratterizzazione dei personaggi e ai rapporti che intercorrono tra questi.
Parlando in particolare di Rocky, anche se nell'immaginario collettivo rimangono bene impressi i suoi allenamenti e il combattimento contro Apollo Creed, ben poco tempo delle quasi due ore di durata viene dedicato a immortalare queste scene, mentre più e più volte entreranno in scena Adriana e Paulie, rispettivamente fidanzata e amico di Rocky (nonché fratello e sorella) sottolineando i rapporti intercorrenti tra loro e i loro sviluppi (Rocky che fa di tutto per conquistare Adriana, la gelosia di Paulie e il suo attaccamento alla bottiglia, la sfiducia di Rocky nei confronti del combattimento che dovrà affrontare).
Nonostante la apparente semplicità, questo film regala non poche emozioni, lasciandoci con un finale addirittura quasi commovente.
lunedì 3 maggio 2010
Shane Van Dyke: 6 Guns
La mitica casa di produzione americana The Asylum non manca di sperimentare di tanto in tanto generi cinematografici diversi da quelli che gli assicurano entrate economiche quali plagi di film famosi, disaster movies e fantascienza da videonoleggio. In questo caso ha provato la strada del western con questo film intitolato 6 Guns, la cui trama è così riassumibile: c'è una famigliola felice stile casa nella prateria, ma disgraziatamente arriva una banda di banditi il cui capo vuole regolare un vecchio conto in sospeso col padre di famiglia, che viene ammazzato insieme ai due figlioletti, mentre la madre viene stuprata da tutti i membri della banda tranne uno, che dovrebbe anche essere quello che la deve ammazzare ma non lo fa. Vediamo poi questa povera donna bighellonare sbronza in una cittadina del west, dove tutti la trattano come un'accattona a parte uno straniero, un cacciatore di taglie appena giunto in paese, al quale la donna chiede di insegnargli a sparare per vendicarsi dei banditi che le hanno rovinato la vita. Dopo varie peripezie, giustizia è fatta e arriva il lieto fine, con lo straniero che se ne va e la donna che comincia una nuova vita da bounty killer.
Bisogna dire che questo film, pur non brillando per originalità (la donna che nel west prende in mano il fucile e inizia a fare giustizia viene da Roger Corman) o particolari virtuosismi visivi, è comunque ben fatto, e non regala quasi nessun elemento involontariamente comico che di solito troviamo nei film della Asylum; le uniche cose su cui potrei avere qualcosa da ridire sono 1) durante un pranzo all'inizio del film, a tavola usano dei grossissimi barattoli da conserva al posto dei bicchieri (ma come gli è venuto in mente?), e 2) il fatto del membro della banda caritatevole che risparmia la vita alla protagonista ci si aspettava che venisse sviluppato meglio. Comunque niente che rovini la fattura del film, che ho trovato pur nei suoi limiti migliore di tanti altri western televisivi in circolazione, come l'orrendissimo La febbre della prateria con Kevin Sorbo e Lance Henriksen.
Bisogna dire che questo film, pur non brillando per originalità (la donna che nel west prende in mano il fucile e inizia a fare giustizia viene da Roger Corman) o particolari virtuosismi visivi, è comunque ben fatto, e non regala quasi nessun elemento involontariamente comico che di solito troviamo nei film della Asylum; le uniche cose su cui potrei avere qualcosa da ridire sono 1) durante un pranzo all'inizio del film, a tavola usano dei grossissimi barattoli da conserva al posto dei bicchieri (ma come gli è venuto in mente?), e 2) il fatto del membro della banda caritatevole che risparmia la vita alla protagonista ci si aspettava che venisse sviluppato meglio. Comunque niente che rovini la fattura del film, che ho trovato pur nei suoi limiti migliore di tanti altri western televisivi in circolazione, come l'orrendissimo La febbre della prateria con Kevin Sorbo e Lance Henriksen.
domenica 2 maggio 2010
Zombie: le origini
Parlando di zombi, non si può non prendere come punto cardine del discorso la loro origine.
Esistono diverse teorie a riguardo, tutte derivanti dalla stessa tradizione e dalle stesse leggende, ma che con il tempo si sono evolute seguendo strade diverse o addirittura creando dal nulla nuove ipotesi.
Vediamo rapidamente quali sono, nell'immaginario collettivo, le possibili cause di "zombizzazione":
Esistono diverse teorie a riguardo, tutte derivanti dalla stessa tradizione e dalle stesse leggende, ma che con il tempo si sono evolute seguendo strade diverse o addirittura creando dal nulla nuove ipotesi.
Vediamo rapidamente quali sono, nell'immaginario collettivo, le possibili cause di "zombizzazione":
- voodoo
- stregonerie o maledizioni
- virus / contagio
- onde provenienti dallo spazio -per il momento ipotesi riscontrata solo in L'alba dei Morti Viventi-
- intervento alieno (usando gli umani come incubatrici)
- intervento alieno (per sottomettere la popolazione terrestre)
Tra queste, le principali sono quelle legate al voodoo (nonché origine prima della tradizione dei morti viventi), prima, e ai virus, in tempi più recenti.
Una ricerca sugli zombie, da dove partire?
Da dove iniziare una ricerca sugli zombi? Ovviamente in po' su wikipedia, che fornisce un ottimo concentrato di informazioni, che però andranno approfondite, ma senza dimenticare la fonte principale per quanto riguarda questo argomento: i film.
Ho iniziato quindi con il fare una lista di film che possono aiutarmi a reperire più informazioni a riguardo (evidenziando quelli che ho già visto e da quali posso trarre già alcune informazioni che elencherò in seguito):
- zombi 2 (Lucio Fulci)
- zombi 3 (Lucio Fulci, Claudio Fragasso, Bruno Mattei)
- zombi 4 (Claudio Fragasso, Bruno Mattei)
- zombi 5 (Claudio Lattanzi)
- incubo sulla città contaminata (Umberto Lenzi)
- zombi holocaust (Marino Girolami)
- la notte dei morti viventi (George A. Romero)
- zombi (George A. Romero)
- il giorno degli zombi (George A. Romero)
- la terra dei morti viventi (George A. Romero)
- diary of the dead: le cronache dei morti viventi (George A. Romero)
- white zombies (Victor Halperin)
- splatters: gli schizzacervelli (Peter Jackson)
- plaga zombie: zona mutante
- 28 giorni dopo (Danny Boyle)
- 28 settimane dopo (Juan Carlos Fresnadillo)
- resident evil (Paul W. S. Anderson)
- house of the dead (Uwe Boll)
- house of the dead II (Michael Hurst)
- vampires vs zombies (Vince D'Amato)
- dead snow (Tommy Wirkola)
- paura nella città dei morti viventi (Lucio Fulci)
- virus: l'inferno dei morti viventi (Bruno Mattei)
- quella villa accanto al cimitero (Lucio Fulci)
- zeder (Pupi Avati)
- demoni (Mario Bava, Dario Argento)
- demoni 2 (Mario Bava, Dario Argento)
- dellamorte dellamore (Michele Soavi)
- le tombe dei resuscitati ciechi (Amando de Ossorio)
- la cavalcata dei resuscitati ciechi (Amando de Ossorio)
- la nave maledetta (Amando de Ossorio)
- la notte dei resuscitati ciechi (Amando de Ossorio)
- segreto di Mora Tau (Edward L. Cahn)
- l'isola stragata degli zombie (Reginald Le Borg)
- la lunga notte dell'orrore (John Gilling)
- la città verrà distrutta all'alba (George A. Romero)
- 1975: occhi bianchi sul pianeta terra (Boris Sagal)
- la casa degli zombi (Robert Voskanian)
- phantasm 1, 2, 3 (Don Coscarelli)
- il cervello dei morti viventi (Peter Sasdy)
- zombie lake (Jean Rollin)
- la tumba de los muertos vivientes (Jesus Franco)
- la mansion de los muertos vivientes (Jesus Franco)
- re-animator (Stuart Gordon)
- dimensione terrore (Fred Dekker)
- zombie honeymoon (David Gebroe)
Posso dire di avere una buona base da cui partire, ma devo ancora lavoraci su...
Ai prossimi giorni per gli aggiornamenti!
Ho iniziato quindi con il fare una lista di film che possono aiutarmi a reperire più informazioni a riguardo (evidenziando quelli che ho già visto e da quali posso trarre già alcune informazioni che elencherò in seguito):
- zombi 2 (Lucio Fulci)
- zombi 3 (Lucio Fulci, Claudio Fragasso, Bruno Mattei)
- zombi 4 (Claudio Fragasso, Bruno Mattei)
- zombi 5 (Claudio Lattanzi)
- incubo sulla città contaminata (Umberto Lenzi)
- zombi holocaust (Marino Girolami)
- la notte dei morti viventi (George A. Romero)
- zombi (George A. Romero)
- il giorno degli zombi (George A. Romero)
- la terra dei morti viventi (George A. Romero)
- diary of the dead: le cronache dei morti viventi (George A. Romero)
- white zombies (Victor Halperin)
- splatters: gli schizzacervelli (Peter Jackson)
- plaga zombie: zona mutante
- 28 giorni dopo (Danny Boyle)
- 28 settimane dopo (Juan Carlos Fresnadillo)
- resident evil (Paul W. S. Anderson)
- house of the dead (Uwe Boll)
- house of the dead II (Michael Hurst)
- vampires vs zombies (Vince D'Amato)
- dead snow (Tommy Wirkola)
- paura nella città dei morti viventi (Lucio Fulci)
- virus: l'inferno dei morti viventi (Bruno Mattei)
- quella villa accanto al cimitero (Lucio Fulci)
- zeder (Pupi Avati)
- demoni (Mario Bava, Dario Argento)
- demoni 2 (Mario Bava, Dario Argento)
- dellamorte dellamore (Michele Soavi)
- le tombe dei resuscitati ciechi (Amando de Ossorio)
- la cavalcata dei resuscitati ciechi (Amando de Ossorio)
- la nave maledetta (Amando de Ossorio)
- la notte dei resuscitati ciechi (Amando de Ossorio)
- segreto di Mora Tau (Edward L. Cahn)
- l'isola stragata degli zombie (Reginald Le Borg)
- la lunga notte dell'orrore (John Gilling)
- la città verrà distrutta all'alba (George A. Romero)
- 1975: occhi bianchi sul pianeta terra (Boris Sagal)
- la casa degli zombi (Robert Voskanian)
- phantasm 1, 2, 3 (Don Coscarelli)
- il cervello dei morti viventi (Peter Sasdy)
- zombie lake (Jean Rollin)
- la tumba de los muertos vivientes (Jesus Franco)
- la mansion de los muertos vivientes (Jesus Franco)
- re-animator (Stuart Gordon)
- dimensione terrore (Fred Dekker)
- zombie honeymoon (David Gebroe)
Posso dire di avere una buona base da cui partire, ma devo ancora lavoraci su...
Ai prossimi giorni per gli aggiornamenti!
sabato 1 maggio 2010
Una strana scoperta e una interessante novità
Premessa: dovete sapere di cosa sto parlando se dico Troma.
Se non vi fosse chiaro, si tratta di una casa di distribuzione e produzione il cui fondatore è un certo Lloyd Kaufman che fino a poco fa credevo fosse famoso solo per questo ruolo.
Appena finito di vedere Rocky, nei titoli di coda noto questo nome che subito riconosco, ma mi sembra strano che si parli della stessa persona, perciò vado a controllare... del resto gli Stati Uniti sono grandi, volete che non si possa trattare di un omonimo?
E invece no, è proprio lui, nel ruolo di "pre-production supervisor"... e vedo anche con stupore che aveva una parte marginale come attore, comparendo in un ruolo simile anche nell'ultimo film della saga, tra l'altro.
Inutile dirlo, lo troviamo come membro della crew in una moltitudine di film della Troma e vedendo le opere più recenti, non mi resta che gioire scoprendo che è in lavorazione un Toxic Avenger V, il ché mi fa però tornare alla mente una notizia molto meno felice a riguardo....
Se non vi fosse chiaro, si tratta di una casa di distribuzione e produzione il cui fondatore è un certo Lloyd Kaufman che fino a poco fa credevo fosse famoso solo per questo ruolo.
Appena finito di vedere Rocky, nei titoli di coda noto questo nome che subito riconosco, ma mi sembra strano che si parli della stessa persona, perciò vado a controllare... del resto gli Stati Uniti sono grandi, volete che non si possa trattare di un omonimo?
E invece no, è proprio lui, nel ruolo di "pre-production supervisor"... e vedo anche con stupore che aveva una parte marginale come attore, comparendo in un ruolo simile anche nell'ultimo film della saga, tra l'altro.
Inutile dirlo, lo troviamo come membro della crew in una moltitudine di film della Troma e vedendo le opere più recenti, non mi resta che gioire scoprendo che è in lavorazione un Toxic Avenger V, il ché mi fa però tornare alla mente una notizia molto meno felice a riguardo....
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