venerdì 3 agosto 2012

Stuart Hazeldine: Exam


Otto candidati per un posto di lavoro tra i migliori che si possano immaginare. Peccato che nessuno sappia esattamente di cosa si tratti. L'unica cosa certa, è che porterà un sacco di soldi e per questo ognuno è disposto a tutto pur di avere la meglio sugli altri.

Le regole sono semplici: non rivolgere la parola alla guardia né al responsabile della selezione, non rovinare il proprio foglio. Ogni candidato ha davanti una domanda, per la quale è richiesta una risposta. Non lasciare la stanza. In tutti questi casi si verrà squalificati. Ottanta minuti per rispondere.

Tutti cercano di mettersi subito al lavoro, ma ciò che si trovano davanti non è semplice come si aspettavano. Ognuno ha davanti a sé un foglio. Per tutti, si tratta di un foglio bianco, che riposta unicamente il numero assegnatogli. Nessuna ulteriore indicazione, nessun indizio. Ma soprattutto, nessuna domanda.

Ai candidati non è però proibito parlare tra di loro e muoversi liberamente all'interno della stanza e così iniziano a cercare, tutti assieme, una soluzione all'enigma. I tentativi sono numerosi, ma nessuno di questi porta a risultati soddisfacenti. Con il passare del tempo crescono l'insicurezza e la sfiducia l'uno nell'altro. In un'escalation di tensione che sfiora la follia e che vede uscire dalla stanza uno alla volta tutti i candidati, solo uno supererà la prova, trovando la soluzione che, bisogna proprio che lo dica? Era davanti ai loro occhi fin dall'inizio.

A volte registi famosi fanno film inguardabili, altre volte registi in erba fanno dei grandi film. Questo è il secondo caso. Un esordio molto interessante e ben strutturato, capace a tratti di far saltare il cuore in gola, ma anche di far girare gli ingranaggi del cervello dello spettatore, fino all'ultimo desideroso di giungere a capo dell'arcano. Un buon prodotto nell'insieme, che vale la pena di esser visto, non solo dagli amanti del genere.

Cube - Trilogia

Primo vero e proprio lungometraggio di Vincenzo Natali, Cube è una produzione canadese del 1997. Già a colpo d'occhio si capisce che il lavoro non ha un grande budget, ma la sua forza non sta tanto in effetti speciali ed ambientazioni mozzafiato, ma piuttosto nell'opposto, cioè nel creare un'atmosfera cupa e claustrofobica all'interno di un ambiente pericoloso e apparentemente senza via d'uscita.

In quello che ben presto i protagonisti scopriranno essere un enorme cubo, le insidie sono maggiori di quelle che ci si possa aspettare e trovare un modo per scappare non è realmente così semplice come può sembrare in un primo momento. Il fulcro del film è, come già detto, di intrappolare lo spettatore in quella enorme macchina della morte, nella quale una manciata di persone a caso deve decidere se collaborare per trovare la via d'uscita o far valere la legge del più forte nella propria corsa verso la salvezza, sempre che esista.

Il film in sé si regge in piedi prevalentemente per le teorie matematiche su cui si basa, lasciando forse non sufficiente spazio alla caratterizzazione dei personaggi (ma comunque senza tralasciarla completamente), punto sul quale si sarebbe potuto insistere per creare un lavoro più completo. Ma l'innovazione che sta dietro il concetto di base della pellicola può essere sufficiente a non far scadere un prodotto che tutto sommato è gradevole e che non sente eccessivamente il peso di una produzione sicuramente non milionaria.

Lascia invece più spazio alla psicologia il secondo capitolo, Hypercube, di Andzrej Sekula del 2002, oltre a fare un uso più esteso di effetti speciali (a volte una piuttosto pacchiana computer grafica, ma che non cade nel ridicolo). Qui oltre ad avere un panorama più ampio sulle vite degli intrappolati, iniziamo poco alla volta a scoprire chi si cela dietro tutto ciò. Se nel primo film non troviamo alcuna spiegazione, nel seguito invece possiamo dirci soddisfatti di venire a capo di alcuni quesiti rimasti prima irrisolti.

Nel complesso anche il secondo capitolo si difende e porta degnamente avanti l'idea originale di Natali, aggiungendo ulteriori elementi come la struttura del cubo resa ulteriormente più complessa con l'inserimento di una quarta dimensione.





Di tutt'altra pasta è Cube Zero, datato 2004, per la regia di Ernie Barbarash, che avendo lavorato allo screenplay di Hypercube forse si sente in grado di scrivere e dirigere questo prequel veramente poco ispirato e noioso. Qui l'azione si svolge prevalentemente all'esterno del cubo, dove troviamo due semplici impiegati che devono lavorare alla sua gestione. Non dirò di più sul contenuto della pellicola perché rischio di farmi scappare qualche spoiler sicuramente poco gradito e mi limiterò perciò a sconsigliare questo film, un po' come i due seguiti di Matrix e dimenticarne l'esistenza. Vanno bene i primi due, il terzo è bocciato su tutta la linea.

sabato 23 giugno 2012

Drew Goddard: The Cabin In The Woods


Immaginatevi un mix (riuscitissimo) de La Casa 2 e The Cube e preparatevi a un'ora e mezza di comicità e horror vecchio stile come non se ne vedevano da molto tempo.


The Cabin in the Woods ha in sè tutti gli elementi per attirare gli occhi dello spetattore sullo schermo, inoltre a renderlo "originale" è la cornice entro la quale si svolgono i fatti. Il bosco e la casa di legno non sono altro che elementi all'interno di un laboratorio, isolato dall'ambiente circostante mediante un'invisibile rete magnetica. Un gruppo di ragazzi non potrà immaginare cosa gli aspetterà di vivere durante il week end al lago, presso la casetta di legno e ancora meno sapere cosa si cela sotto la superficie.

Il film, nonostante duri solo un'ora e mezza, è divisibile in due parti: la prima è un classico soggetto horror in linea con La Casa 2, da cui tra diversi spunti ma li sviluppa in un modo che è direttamente collegato con la seconda parte della pellicola, più sullo stile di The Cube per poi sfociare in un mix tra questi due film cult.

Insomma, non si tratta del solito horror anni '80 con un gruppetto di ragazzi che va a passare il fine settimana nel bosco, nulla infatti è lasciato al caso e, se è vero che molti elementi si ispirano a ben più famose pellicole clichè horror, riesce perfettamente nell'intento di dar vita a un nuovo genere di horror.

Lo spettatore avrà modo di godere di tutti gli elementi del caso durante la durata del film, scene comiche ma non banali, che vanno proprio a criticare le sceneggiature dei film horror di una volta (esempio: "dobbiamo dividerci così riusciamo a lavorare meglio" e il genio di turno risponde stizzito "ma parli sul serio?!"), poi scene di suspance e da slasher movie non mancheranno affatto e saranno di grande impatto.


Nella seconda parte invece avremmo modo di assistere a scene d'azione cariche di adrenalina, ma non voglio rovinarvi lo spettacolo a cui andrete ad assistere.



Voto: 8

domenica 10 giugno 2012

Ridley Scott: Prometheus

                                                                           
Breve Sinossi


Nel 2089 una coppia di archeologi scopre un indizio sull'origine della razza umana, questa scoperta li porterà ad esplorare su un remoto satellite una struttura piramidale al cui interno si cela la verità su come il DNA umano comparve sul pianeta Terra.

Recensione

Il progetto inizialmente fu concepito come un prequel di Alien, ma ben presto Prometheus divenne l'intento per qualcosa di più esteso, l'ambizione di Ridley Scott fu quella di dirigere un film che potesse fungere da ponte tra la saga di Alien e tra un film "fanta-mitologico" sull'origine della razza umana.

Il film riesce pienamente nell'intento di colmare le lacune della saga e nel contempo a sviluppare una trama parallela (quella principale) che si discosta dall'universo di Alien e si concentra sul come la razza umana abbia avuto origine (Scott si avvale della Teoria della Panspermia, durante il film scopriamo qual'è stata la fonte che distruibuì il DNA primordiale sul nostro pianeta).
Avvalendosi inoltre delle tecnologie di ripresa post-Avatar, Scott ci presenta scenografie che tolgono letteralmente il fiato, ci introduce ad elementi figurativi maestosi e solenni, grazie anche alla collaborazione con l'artista Giger (già collaboratore come visual artist in Alien e Aliens), per quasi due ore la colonna sonora ci guiderà attraverso scene d'azione spettacolari e momenti di pura suspance.


Alla fine lo spettatore potrà dirsi soddisfatto perchè con un ritmo entusiasmante scoprirà nuovi elementi man mano che il film prosegue, i principali interrogativi verranno risolti e alla fine se ne aggiungeranno di nuovi, lasciando un finale aperto che fa sperare in un sequel che possa indagare ulteriormente su un Mondo (quello di Alien, degli Space Jockey che in Prometheus sono gli assoluti protagonisti) che lo stesso Ridley Scott ha definito già nel 1979 e che dopo 33 lunghi anni ci esalta ancora.


Voto: 9/10

PS: ho scelto di non voler spoilerare nulla, poichè il film ad ogni scena descrive elementi nuovi (di natura organica e inorganica, a buon intenditore poche parole) e siccome il fine ultimo del film è di dare spiegazioni, evito di rovinarvi la sopresa. Spero solo che in questa mia breve recensione (forzatamente breve, vedi sopra) troviate lo stimolo in più per andarlo a vedere (il 19 ottobre in Italia, ma in altri paesi quest'estate) e vi assicuro che resterete con gli occhi fissi sullo schermo per tutta la durata del film.



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