domenica 12 dicembre 2010

Ruben Fleischer: Benvenuti a Zombieland

A volte saltano fuori registi che hanno fatto poco o niente e ti sbattono in faccia una megaproduzione (o magari non proprio mega, ma che si vede che c'hanno i soldi), che non è sempre una garanzia di qualità. Certo, neanche che il regista sia esperto è garanzia di qualità, anzi, spesso significa che se ha sempre fatto cagare, continuerà a farlo.
Qui siamo a metà strada. Il regista Ruben Fleischer viene già dal mondo del cinema, ma questo è il suo primo titolo per il grande schermo. Mentre gli scrittori Rhett Reese e Paul Wernick, hanno già alle spalle diverse produzioni, principalmente commedie e animazioni. Dall'incrocio di queste esperienze nasce Zombieland, un titolo simpatico ma che lascia ampio spazio alle riflessioni classiche di tutti i film di zombi, come l'allontanamento dai propri cari, la lotte per la sopravvivenza, il sacrificio di chi ormai non ha più nulla da perdere.

Questa volta il protagonista è un giovane nerd, inadatto alla vita sociale, dalla quale è sempre fuggito e spaventato dal mondo esterno. Quale occasione migliore allora per uscire? Direzione: Columbus, città in cui spera di ritrovare i suoi genitori e nome che gli viene assegnato da Tallahassee, il suo primo compagno di viaggio in questa pericolosa avventura. Ed è proprio lui a coniare la regola: niente nomi. Meno si è attaccati, più è facile andare avanti, soprattutto in caso di problemi. Proprio sulle regole - nodo centrale del film - si basa la sopravvivenza di Columbus, che ne ha coniate diverse per non farsi sopraffare dal mondo, ormai così pericoloso.

Questa è quindi la storia di un viaggio, nel quale a Columbus e Tallahassee si aggiungono le due giovani sorelle Wichita e Little Rock, queste ultime dirette al Pacific Playland, un parco dei divertimenti nella zona di Los Angeles, a loro detta privo di non morti. Il gruppo deciderà di dirigersi verso ovest, con la speranza di trovare un luogo sicuro dove stabilirsi, ma forse le due ragazze non hanno ragione...

lunedì 29 novembre 2010

Tributo a Leslie Nielsen

Si era ritirato dal mondo del cinema solo da qualche anno e fino alla scorsa notte si trovava in un ospedale di Fort Lauderdale (Florida) dove era ricoverato per una polmonite. Si è spento all'età di 84 anni, Leslie Nielsen, celebre soprattutto per i suoi ruoli in commedie demenziali come la serie de L'Aereo Più Pazzo del Mondo o Una Pallottola Spuntata.

La7 lo omaggia mandando in onda proprio in questi istanti Dracula Morto e Contento, scritto e diretto da Mel Brooks.

domenica 28 novembre 2010

Gabriele Muccino: Sette Anime

Questo è un chiaro esempio di un film che, appena finito di vederlo, ti trasmette un messaggio e scuote la tua sensibilità.

La coppia Muccino-Smith torna alla ribalta dopo il più che buono "La Ricerca della Felicità" e questa volta collaborano per qualcosa di ancora più drammatico e sensibile.
L'ingegnere aereospaziale Tim Thomas (Will Smith) in 7 secondi ha distrutto la sua vita, un dramma terribile lo ha spinto a compiere un gesto disperato per poter fare pace con se stesso e regalare a sette persone meritevoli una nuova vita.

Questa è la trama portante del film, non me la sento di dare dei dettagli perchè ne andrebbe dell'aspettativa, ma sappiate che il senso del film, il significato e le emozioni che mi ha trasmesso sono state uniche.
La recitazione di Will Smith è da antologia, probabilmente la sua miglior performance di sempre. Muccino dirige con maturità e disinvoltura una storia toccante e pregna di introspezione.

La critica si è accanita spietatamente sul film, sarei curioso di chiedere a questi "critici" che cosa si aspettavano di vedere e cosa non è piaciuto, dal momento che "Sette Anime" è uno dei pochi film che mi siano rimasti dentro (forse sono troppo sensibile?) ed è riuscito a farmi riflettere sul significato dei gesti e della vita in generale.

Consiglio la visione a chiunque abbia un cuore e riesca a comprendere il tema portante del film, quelli che non si riflettono nella frase appena scritta invece consiglio un bel cinepanettone, probabilmente qualcosa di ben poco impegnativo è più adatto a loro.

Voto: 8/9

domenica 21 novembre 2010

Jorge Montesi: 2035 - Mutazione Immortale

Siamo nel futuro, come si può immaginare facilmente dal titolo, dove un'avanzata tecnologia ha permesso agli esseri umani di sviluppare un farmaco che permette loro di vivere in eterno, per sempre giovani. Unico lato negativo: buona parte della popolazione ha reagito male al siero, trasformandosi in esseri brutali ed apparentemente privi di cervello, violenti e determinati a uccidere i "normali". Qualcun'altro invece ha preferito non sottoporsi al trattamento, diventando vecchio e beccandosi ovviamente la sfiga di avere una moglie giovane e bella che se la fa con il capo.

Questo è ovviamente il background in cui si svolge la vicenda, potenzialmente anche interessante, ma sviluppata nel peggiore dei modi. Tutto gira attorno al tentativo di salvare un militare disperso, allontanatosi dal gruppo durante una perlustrazione esterna. Un'ora e mezza passa tra i vari "devo andare a cercarlo" e "morirai, non farlo", inframezzati da imbarazzanti animazioni in computer grafica della città in cui si trovano i sopravvissuti.

Insomma, un film abbastanza noioso e senza spunti interessanti, che non è buono neanche per riderci su, nonostante l'aspetto scimmiesco dei selvaggi possa far sperare in qualche gag.

venerdì 19 novembre 2010

Jalmari Helander: Rare Exports - A Christmas Tale


Vincitore del premio Méliès d'Argent e del premio del pubblico alla decima edizione del Science Plus Fiction di Trieste, Rare Exports - A Christmas Tale segue il corto ad opera dello stesso autore, che in un modo piuttosto originale ha voluto raccontare il natale a modo suo.
Sì, perché forse non tutti sanno che Babbo Natale (ovviamente tutti invece sanno che la sua leggenda è originaria del nord Europa) non solo non era un personaggio proprio raccomandabile, dato che rapiva i bambini cattivi per mangiarseli, ma non era nemmeno grasso e vestito di rosso! E questo lo sa anche il piccolo Pietari, protagonista di questa curiosa vicenda.


In un paesino non ben precisato della Finlandia, come ogni anno si sta aspettando l'arrivo delle alci, per dare l'inizio alla stagione di caccia e portare a casa la pagnotta come i precedenti inverni. Ma c'è qualche problema: sono state tutte ammazzate e l'economia di questa piccola comunità è distrutta. Non si sa se si arriverà alla fine dell'inverno. Che fare?


Nessun problema, non disperate! Poco distante degli americani stanno venendo massacrati da una forza misteriosa, che ben presto si rivelerà collegata in qualche modo al vecchiaccio porta-regali e si trasformerà un manipolo di cacciatori in businessmen a livello internazionale (ma state tranquilli, non si parla di economia!)


Una storiella originale e divertente, dai tratti seri e che non eccede mai, rimanendo sempre su toni pacati anche se palesemente di fantasia. Si sviluppa in modo lineare, senza grandi colpi di scena né sviluppi arzigogolati, lasciando allo spettatore il tempo di metabolizzare un po' per volta i diversi elementi, che non si sovrappongono gli uni agli altri, garantendo appunto una visione piacevole dal punto di vista narrativo.


Per quanto riguarda gli effetti speciali e i trucchi, invece, non c'è nulla fuori posto: la computer grafica trova il suo spazio e lì rimane. Graficamente è un prodotto ben confezionato e godibile sotto tutti i punti di vista; non un film da 10, ma di tutto rispetto.

martedì 16 novembre 2010

Marvin Kren: Rammbock

Una produzione per la tv nazionale tedesca, frutto della passione e del lavoro di un gruppo di giovani, della durata di appena un'ora, dalla qualità grafica non eccelsa ma che sa stregare il pubblico.
E mi chiedo perché, visto che la storia non è originale, non ci sono spunti interessanti e i personaggi sono così così. Però alla gente presente in sala è piaciuto.
Sarà che di film sugli zombi ormai ne ho visti a pacchi, sarà che non mi faccio incantare facilmente da un accenno di romanticismo e non esplodo di gioia quando il protagonista da sfigatello che pareva all'inizio, si fa rispettare e prende la situazione in pugno.

C'è un ragazzotto cicciottello che va a casa della sua ragazza, trasferitasi all'improvviso senza dare spiegazioni, nella speranza di farla tornare da lui. All'improvviso un'invasione di zombi. Di quelli che corrono, quindi se anche voi come me siete dei puristi del genere, già qui c'è da storcere il naso. E volete non storcerlo anche quando esce sulle scale a recuperare il cellulare che gli era caduto poco prima? Vabbè, insomma, rimane chiuso nell'appartamento con un giovane apprendista idraulico che stava facendo dei lavori in casa della ragazza, che non si trova.
Poco alla volta i vari condomini del palazzo cercheranno di unire le forze per scampare al contagio e sopravvivere il più a lungo possibile.

L'ho già detto e lo ripeto: niente di nuovo sotto il sole. Però se capita gli si può anche dare un occhio.

Tertio Millennio Film Fest

Io non so chi abbia dato loro il mio indirizzo email, fatto sta che ricevo la newsletter di un festival cinematografico cattolico o qualcosa di simile.
Ma se qualcuno fosse in zona e volesse mangiare gratis (o almeno così credo, non ho informazioni dettagliate a mia disposizione), sì lo dico pubblicamente tanto non mi legge praticamente nessuno, dopo la conferenza stampa di presentazione del festival ci sarà un buffet. Ecco il contenuto dell'email:


Il Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo
Dario E. Viganò
ha il piacere di invitarla
alla conferenza stampa di presentazione della 14a edizione del

TERTIO MILLENNIO FILM FEST

Mercoledì 24 novembre 2010, ore 11.00
Pontificio Consiglio della Cultura
Via della Conciliazione, 5 - Roma


***

Segue buffet


Per informazioni e conferme:
Roberta Pugliese
333 8988542

lunedì 15 novembre 2010

Thomas Cappelen Malling: Norwegian Ninja


Norwegian Ninja è un film fantapolitico la cui storia è basata sulla reale condanna di Arne Treholt, ex politico norvegese accusato di tradimento a causa di una presunta collaborazione con il governo russo durante la Guerra Fredda. Non è importante però sapere a priori come sono andate le cose, perché questo film racconta la vera storia di come il comandante Treholt e la sua squadra di ninja abbia salvato la Norvegia durante la Guerra Fredda.
Come si può facilmente intuire dal titolo, la serietà non è di casa qui, ma solo all'apparenza. Dietro una facciata da commedia mista ad azione, si nasconde il cuore meno divertente e che più fa riflettere di un'opera che mira a sensibilizzare lo spettatore su tematiche importanti. Ma con i ninja.

È inutile sprecare tante parole: il film è divertente, soprattutto per la consapevolezza della scarsità dei mezzi a disposizione, della quale è stato fatto un punto di forza e il trailer parla da sé.

giovedì 11 novembre 2010

[11/11/10] Auguri a...

Spegneranno le candeline oggi, tra i tanti, anche:

Leonardo DiCaprio (36) 

Demi Moore (48)
 
Stanley Tucci (50)

Calista Flockhart (46)

 



mercoledì 10 novembre 2010

Riparte il Festival della Fantascienza a Trieste

I preparativi sono in atto ormai da mesi, l'organizzazione è quasi pronta e il taglio del nastro rosso è ormai a due passi.

Sabato 6 novembre è stato presentato a Trieste presso l'Hotel Continentale la X edizione del Science Plus Fiction, festival di fantascienza organizzato da La Cappella Underground che come ogni anno potrà vantare ospiti internazionali e non solo, anche capaci di far invidia ad una Venezia qualsiasi. Senza tanti fronzoli, però, perché come dicono gli organizzatori "Siamo per la sostanza e non per la forma, il nostro non è un festival di grandi passerelle". E per fortuna, aggiungerei io.

Dall'11 al 14 novembre sarà dato spazio al cinema contemporaneo europeo nella rassegna neon e a quello del passato con uno speciale tributo ad Antonio Margheriti che affiancato a italiani nello spazio andrà a pescare tra le grandi opere fantascientifiche nostrane degli anni '60-'70.
Per maggiori dettagli sui film, è possibile scaricare il programma o il più esaustivo catalogo.

Per quanto mi riguarda, cercherò di vederne il più possibile e ovviamente di scrivere quantomeno un piccolo commento qui sul blog ma soprattutto di farmi autografare il dvd di Cannibal Holocaust da Ruggero Deodato, ospite illustre per quanto riguarda il Bel Paese insieme a Lamberto Bava.


aggiornato al 16.11.10
Vincitori

Premio Asteroide per il miglior lungometraggio:
Transfer di Damir Lukacevic
Menzione speciale: Norwegian Ninja Thomas Cappelen Malling

Premio Nocturno Nuove visioni:
Rammbock di Marvin Kren


Premio Méliès d'Argent (e premio del pubblico):
Rare Exports: A Christmas Tale di Jalmari Helander
Menzione speciale: Technotise: Edith & I di Aleksa Gajić


Nomination per il Méliès d'Or (Miglior cortometraggio fantastico europeo):
Daddy's Girl di Helen Komini Olsen
Menzione speciale: Teleportation di Markus Dietrich




lunedì 8 novembre 2010

Universal Monster Legacy

 

Avevo detto che stavo per entrarne in possesso e come si può ben immaginare non è stato per puro spirito di collezionismo. Un totale di 18 film, per circa 24 ore di durata. Toppi anche per le menti più audaci per essere visti in unica soluzione. Allora perché non approfittare della cornice del periodo di Halloween per togliersi questo sfizio? Unico requisito, armarsi di tanto voglia e tanta ignoranza, visto che si tratta di grandi classici e, ahimè, ancora non li avevo visti... ecco allora un resoconto di questa grande impresa della durata 4 giorni.

PARTECIPANTI (nel nostro caso): dai 2 ai 4 -immancabile la presenza della morosa, fondamentale sia in fase organizzativa che logistica (e con un letto PURtroppo comodo per riuscire a seguire per intero ogni singolo film!)

FILM - come già detto, divisi in quattro giornate:


I ♥ Dracula
30/10
Dracula (1931) 75'
L'originale versione spagnola di Dracula (1931) 73'
La Figlia di Dracula (1936) 71'
Il Figlio di Dracula (1943) 80'
La Casa di Dracula (1945) 67'
Totale: 6 ore circa

La prima giornata è all'insegna dei vampiri e in particolare il famoso Conte... o meglio, della sua allegra famiglia succhiasangue, a partire dal classico Dracula del 1931 con Bela Lugosi, seguito dalla versione spagnola dello stesso, con attori spagnoli e diverso regista (ma stessa sceneggiatura e stesso set). Per chi avesse visto il primo, si fermi a quello, perché la versione spagnola è nettamente inferiore. Per chi non ha visto il primo, veda quello e basta. Proseguiamo con i due figli di Dracula, iniziando ad accusare i sintomi del sonno e colti spesso impreparati dal sonno fatichiamo per arrivare in fondo. La lentezza delle pellicole non aiuta a tirare avanti facilmente. Titolo finale: La Casa di Dracula, un meeting di tutti i tre mostri della Universal, ossia Dracula, l'Uomo Lupo e il mostro di Frankenstein (ai quali, apprendiamo dal trailer, si sommano anche lo scienziato pazzo e la temibilissima Gobba, la sua assistente), le cui vicende si sovrappongono nel laboratorio del suddetto dottore che dovrebbe aiutarli a tornare normali.

I ♥ Classic Monsters
31/10
La Mummia (1932) 73'
L'Uomo Invisibile (1933) 71'
Il Fantasma dell'Opera (1943) 92'
Il Mostro della Laguna Nera (1954) 79'
5 ore e 30 minuti circa

 Per il secondo giorno procediamo con una bel misto di mostri, assassini e scienziati pazzi, dalla mummia (Boris Karloff) al fantasma dell'opera fino all'uomo invisibile (Claude Rains), concludendo con il mostro della laguna nera (Ben Chapman / Ricou Brownin). Nel complesso quattro titoli più che godibili con la grande sorpresa di una pellicola a colori (Il Fantasma dell'Opera) a spezzare la monotonia del bianco e nero, in realtà meno fastidiosa di quanto ci si potesse aspettare. Nota positiva anche (e soprattutto) la presenza di Una O'Connor in L'Uomo Invisibile, nella parte della moglie del proprietario della locanda in cui inizia il film e che regala non poche risate con la sua spigliatezza e un'interpretazione a volte addirittura esagerata. Forse per il mostro della laguna le aspettative erano un po' esagerate, rendendolo quasi una delusione, ma senza averne la colpa.

I ♥ L'Uomo Lupo
01/11
L'Uomo Lupo (1941) 70'
Il Lupo Mannaro di Londra (1935) 71'
La Donna Lupo di Londra (1946) 61'
Frankenstein Contro l'Uomo Lupo (1943) 72'
5 ore circa

 Altro giorno, altro mostro: è la volta dell'uomo lupo (Lon Chaney Jr) che lascia spazio anche ad un interessante thriller psicologico La Donna Lupo di Londra fatto più di intrighi familiari che ai mostri veri e propri, nonché vera e propria sorpresa della giornata. Anche stavolta non rimaniamo delusi e terminiamo con Frankenstein Contro l'Uomo Lupo che contribuisce in modo più che significativo a terminare la serata con una bella dormita.

I  ♥ Frankenstein
02/11
Frankenstein (1931) 71'
La Moglie di Frankenstein (1935) 75'
Il Figlio di Frankenstein (1939) 95'
Il Fantasma di Frankenstein (1942) 67'
La Casa di Frankenstein (1944) 71'
6 ore e 30 minuti circa

Ed ecco finalmente l'ultima fatica, con protagonista quello in cui riponevamo meno speranze e che invece, con estrema gioia, si è rivelato il più interessante sotto diversi aspetti. Una storia solida (dovuta al romanzo da cui è tratto), regia sempre viva e dinamica, i film non sono mai troppo lenti e anzi, rimangono sempre su un buon ritmo e tengono viva l'attenzione. Ancora una volta, e forse anche più dei giorni precedenti, il risultato è una bella promozione per tutta la serie, con i picchi, a mio modesto avviso, nei primi due episodi.

MENU'
L'organizzazione di una simile serie di eventi sarebbe stata in qualche modo mutilata se la visione dei film non fosse stata accompagnata da un apposito menù. E allora ecco la nostra scelta gastronomica, rigorosamente casereccia:

Pizza Dracula: pomodoro, mozzarella, salamino piccante, pomodorini, aglio, cipolla.
Pizza Mummia: quattro formaggi
Pizza Werewolf: pomodoro, mozzarella, salsiccia, wurstel, salamino piccante
Pizza Frankenstein: pomodoro, mozzarella + avanzi ingredienti precedenti pizze (salsiccia, wurstel, salamino piccante, pomodorini, aglio, cipolla, scamorza)


Gli ingredienti quindi sono tutti a vostra disposizione, se sarete abbastanza temerari provate anche voi ad affrontare questa esperienza, tuffandovi nel passato come abbiamo fatto noi.

venerdì 5 novembre 2010

Roman Polanski: Pirati

Nell'ultimo decennio la Disney, con la sua saga dei Pirati dei Caraibi, ha rimesso mano all'immaginario piratesco riproponendolo per il gusto cinematografico attuale, ma la tradizione dei film di pirati è di lunga data (non dimentichiamo che L'isola del tesoro, del 1950, è stato il primo film con attori in carne e ossa della stessa Disney), e negli anni ottanta anche Roman Polanski ha dato una sua interpretazione di questo classico sottogenere del cinema d'avventura; del film se n'è tornato indirettamente a parlare di recente in quanto la protagonista femminile di questa pellicola (Charlotte Lewis) qualche mese fa ha denunciato Polanski per molestie sessuali subite all'epoca della realizzazione di questo film, quando lei era ancora minorenne.

Comunque, venendo al film, la trama è questa: il temibile pirata Capitan Red (Walter Matthau) e il suo aiutante, un ragazzo chiamato Ranocchio, sono alla deriva su una zattera di fortuna, quando incrociano un galeone spagnolo su cui vengono recuperati e utilizzati come schiavi; ma Capitan Red scopre ben presto che su questo galeone, diretto in Spagna, è custodito un trono azteco d'oro di valore inestimabile, di decide di volersi impossessare, e per far ciò crea scompiglio sulla nave aizzando l'equipaggio all'ammutinamento...


Innanzittuto va subito detto che il film deve moltissimo a Walter Matthau e al suo personaggio, sia per l'interpretazione fantastica che per le battute che dice; per il resto, il film mescola situazioni comico-grottesche (come quando, all'inizio, attanagliato dalla fame Capitan Red mangia un pesce con tanto di amo e lenza per poi cercare di azzannare Ranocchio) a momenti in cui si cerca di fare della satira sociale leggermente accennata, fra le rivendicazioni pseudosindacali degli ammutinati/lavoratori e la perfida astuzia calcolatrice degli spagnoli/padroni, per non parlare di qualche accenno alla religione cristiana. Il film comunque non è propriamente una commedia, e questo forse è la causa della sensazione di insoddisfazione che per quanto poco emerge in qualche momento del film mentre lo si guarda, ma in fondo non si tratta di niente di ché; il film anzi forse può essere apprezzabile anche per questo, dato che non rischia mai di sembrare uno spettacolone hollywoodiano, senza per questo rinunciare a gustose e anarchiche scene d'azione. L'unica cosa che non ho ben capito è il fatto che il film lascia un finale aperto con parecchie questioni, a livello di trama, esplicitamente irrisolte, come se all'epoca avessero voluto fare di questo film il primo di una saga che avrebbe dovuto proseguire con altri episodi ma che, per qualche motivo (insuccesso commerciale?), non sono stati fatti; in tal caso non posso far altro che esprimere tutto il mio rammarico, dato che mi sarebbe piaciuto a vedere come proseguiva quest'avventura di cui, per ovvi motivi (Matthau), non si potrà mai vedere la fine.

Chiudo con una curiosità: la nave che si vede nel film è al momento ancorata (immagino in pianta stabile) nel porto antico di Genova, per chiunque volesse vederla e ammirarla di persona.

mercoledì 3 novembre 2010

John Landis: Burke & Hare

Immagino che per presentare John Landis basti citare alcuni dei suoi film più famosi, come The Blues Brothers, Animal House, Un lupo mannaro americano a Londra e così via. Bene, a quanto pare è tornato a dirigere dato che ieri sono andato qua a Leeds a vedere questo film intitolato Burke & Hare, di cui non sapevo un gran ché, avevo solo visto la pubblicità in giro, attratto dalla presenza di Simon Pegg (L'alba dei morti dementi, Hot fuzz ma anche qualche recente film hollywoodiano come Star system o Star Trek) e Andy Serkis (Smeagol/Gullum nella trilogia de Il signore degli anelli), poi quando il film è iniziato ho visto che il regista era lui e ne sono rimasto piacevolmente colpito (erano più di 10 anni che non faceva un film vero e proprio, pensavo avesse smesso).

Comunque, venendo al film, si tratta di una pellicola di produzione inglese, che racconta seppur con i toni ironici della black comedy (infatti il film si apre con la frase Questa storia è ispirata a fatti reali, tranne quelli che non lo sono) la vera storia di William Burke e William Hare, due irandesi nella Ediburgo dei primi dell'ottocento i quali, dopo aver scoperto che un professore di medicina del posto, il dottor Robert Knox (fra i cui studenti c'era pure Charles Darwin), acquistava cadaveri per le sue lezioni di anatomia, gli vendettero il corpo di un inquilino deceduto di morte naturale, ma non volendo perdere l'occasione di fare ancora soldi in questo modo iniziarono una carriera da serial killer. Ovviamente le grandi attese nascondono sempre una delusione per i più, dato che da un bravo regista del passato che torna a fare un film dopo un decennio ci si aspetta sempre qualcosa di sublime... ma devo dire che in questo caso, almeno per me, non è stato così. Ammetto che non si tratta del capolavoro di John Landis, e che la trama ha dei momenti un po' discontinui e che le gag non brillano per originalità (ho letto che gli sceneggiatori sono gli stessi del nuovo film St. Trinian's, che faceva cagare, quindi è senz'altro colpa loro), ma il film è senz'altro sopra la media delle commedie da multisala di questi tempi; i due protagonisti formano una coppia che funziona, e se la cavano più che bene anche i comprimari, fra cui spunta in qualche cameo anche qualche celebrità cinematografica come Ray Harryhausen (quello dei mostri in stopmotion) e Christopher Lee (Dracula, Sherlock Holmes e mille altre cose); dal punto di vista della storia anche il risovolto amoroso, che di solito in questi film è un po' disgustoso, qui è ridicolizzato e appare più digeribile, così come non è presa troppo sul serio neppure la satira nei confronti dei discutibili mezzi a cui a volte il progresso ricorre per progredire.


In conclusione, un film che mi sento di consigliare pienamente; John Landis forse non è più il genio anarchico dei suoi primi film ma dimostra di saper maneggiare il mezzo cinematografico ancora molto bene. La data dell'uscita italiana non è ancora nota, ma immagino che uscirà senz'altro.

domenica 17 ottobre 2010

Glen Coburn: Transformer (Blood Suckers from Outer Space)

Siamo nel profondo sud degli Stati Uniti d'America, in una pacifica e tranquilla cittadina, lontana dalle preoccupazioni e dalla frenesia delle grandi città. Preoccupazioni diverse invece stanno arrivando, portate dal vento, un vento malefico (secondo gli scienziati "un campo magnetico") proveniente dallo spazio che trasforma i cittadini in terribili mostri succhiasangue; da qui il titolo originale "Blood Suckers from Outer Space".

In questo contesto vediamo intrecciarsi le vicende di un ragazzo e la appena conosciuta amante, il fratello di questo e i suoi colleghi scienziati e del Generale Sanders e del suo assistente. I primi, impegnati a cercare di sopravvivere all'invasione di mostri, gli altri, impegnati ognuno a proprio modo a cercare di sventare la minaccia venuta dallo spazio...

Nonostante le premesse non siano delle migliori e la produzione sia poco più che amatoriale, Transformer riesce a divertire e può essere un'ora e mezza corredata di qualche risata, ma senza dimenticare qualche sporadico calo di interesse e di attenzione.

Del film è anche disponibile un'edizione speciale in DVD, distribuita direttamente dal regista al modico prezzo di 9.99$, con un'aggiunta di scene inizialmente scartate  e autografata.

venerdì 15 ottobre 2010

Ritorna Ritorno al Futuro!


Lo so, è notizia ormai di qualche giorno fa, ma non ho avuto tempo di parlarne... ho da poco rivisto la trilogia di Ritorno al Futuro e nel giro di poche settimane, scopro che in occasione del venticinquennale dall'uscita del primo episodio, questo verrà proiettato nelle sale italiane in una speciale edizione rimasterizata. Le date sono 27 e 28 ottobre, il luogo: qualsiasi cinema del nostro paese.

Edward McHenry: Jackboots on Whitehall


Mi sono interessato al film non appena ho visto il trailer: un film fatto con i pupazzi – praticamente un Team America all’inglese con delle Barbie e delle versioni deformi di Big Jim – e ambientato nel 1940 durante un’ipotetica invasione della Gran Bretagna da parte dell’esercito nazista, che arriva a Londra dal sottosuolo tramite carri armati con trivella posticcia; in aiuto del primo ministro Churchill arriva un ragazzo delle campagne inglesi del Kent (“interpretato” da Ewan McGregor), scartato dall’esercito perché ha le mani troppo grosse; assieme ad un manipolo di persone di varia natura si attesteranno sul vallo di Adriano, ma se la caveranno soltanto grazie all’aiuto di Braveheart…

Premetto subito che il film è abbastanza modesto: a me è piaciuto e mi sono divertito parecchio a guardarlo, ma non è niente di particolarmente brillante. La comicità deriva, come può essere prevedibile, sia dal fatto che il film è interpratato integralmente da bambole dalle movenze alquanto goffe sia da tutta la satira sui vari personaggi storici tirati in ballo durante il film: Winston Churchill è mostrato in tutta la sua caricaturabilità, sia come personaggio d’omone tutto d’un pezzo che come tratti fisici esteriori quali l’onnipresente sigarone e il Tommy gun in mano, mentre Hitler dà il megio di sé indossando gli abiti della regina e fra i suoi sgherri è esilarante Goebbels, che con il suo sguardo bloccato in una smorfia idiota con la bocca spalancata fa la parte dello scemo del gruppo. Altrettanto sono tirati in ballo con intenti satirici gli stereotipi razziali dei popoli coinvolti, così abbiamo un pilota americano che fa tutte le tipiche assurdità degli eroi di guerra dei film americani (irresistibile il fatto che è irriducibilmente convinto che l’esercito nazista tedesco siano i comunisti russi), soldati indiani con tanto di barba e turbante rimasti gli unici a difendere Churchill, l’elettricista polacco, il pescatore playboy francese, gli scozzesi dipinti come un popolo di selvaggi primitivi a metà strada fra dei metallari e dei cannibali in kilt… insomma, è evidente che si tratta di un film ad uso e consumo locale della Gran Bretagna, e proprio per questo penso che difficilmente lo vedremo distribuito in Italia; ma se vi può interessare vedere qualcosa di diverso dal solito lo consiglio vivamente, il divertimento non manca di certo.

martedì 12 ottobre 2010

J.J. Abrams: Star Trek

Devo dire innanzitutto che mi dispiace che abbiano deciso di interrompere definitivamente i film della vecchia linea, sicuramente ha influito su questa decisione il fatto che l’ultimo film precedente – La nemesi – è stato l’incasso più basso di sempre di un film di Star Trek, mettiamoci pure la recente moda hollywoodiana di reboottare qualsiasi film/telefilm del passato per sfruttare in maniera ipercommerciale qualsiasi franchise esistente e siamo a posto, Jean-Luc Picard e il suo equipaggio sono pronti per la pensione.
Ma veniamo alla pellicola in questione, iniziando dicendo che pensavo peggio. Il film è evidentemente superiore alla media delle schifezze da multisala, e ne sono rimasto positivamente colpito specialmente (ma forse anche per questo) perché sono partito a guardarlo con delle aspettative alquanto basse e invece si è rivelato qualcosa di abbastanza valido. Però i difetti non mancano, e non sono neppure piccoli, a cominciare dal cattivo, un minatore romulano (per la cronaca, i romulani sono i cattivi per eccellenza di Star Trek) venuto dal futuro a bordo di un’astronave stratosferica incolpando lo Spock del suo tempo di aver distrutto la sua gente, e tornato nel passato per vendicarsi; ora a parte il fatto che anche il cattivo del film immediatamente precedente era un romulano (ma questo non ha molta importanza, dato che come dicevamo sopra il reboot è dovuto proprio al fatto di cambiare target, passando dalla nicchia di fan al grande pubblico) e che il personaggio è quanto di meno originale si sia mai visto in un film di fantascienza… ma come fa un minatore a permettersi un’astronave di proporzioni bibliche?!? Il film è pieno di approssimazioni grossolane e ingenuità di tal fatta, del tipo: navi stellari con un equipaggio composto totalmente di pivellini alla prima esperienza (a un certo punto il nuovo Pavel Chekov – che parla come una badante russa – dice di avere 17 anni!), ma che sono già abilissimi in qualsiasi cosa, dal buttarsi col paracadute dallo spazio al combattimento corpo a corpo con energumeni grossi il quadruplo di loro su una piattaforma sospesa nel vuoto; a proposito, dovete sapere che scherma e ninjutsu sono la stessa cosa, anche perché sappiamo bene che tutti i giapponesi sono campioni di arti marziali. Poi ovviamente c’è tutto l’assortimento di pianeti e astronavi e qualsiasi altro oggetto tridimensionale che esplodono, macchine che volano nel burrone (scena che ha rotto parecchio le palle ai tempi dell’uscita del trailer), incontri troppo fortuiti necessari allo svolgimento della trama, cose che sembrano appartenere più all’universo di Star Wars che a quello di Star Trek: la bettola dove fare a botte con la gente, il poliziotto-robot a bordo della moto fluttuante, l’inutilissimo mostro sul pianeta ghiacciato.

Per non parlare di come la scusa del viaggio nel tempo fatto dal romulano che crea una nuova linea temporale, pur essendo interessante, appare proprio come una scusetta da poco per poter rimaneggiare tutto l’universo di Star Trek a piacimento, visto che comunque i cambiamenti vanno ben oltre questo…
In ogni caso devo dire che questa sequela di difetti per fortuna è controbilanciata dal fatto che il film si presenta bene, e devo dire che dal punto di vista del conoscitore della saga di Star Trek riesce ad essere pure abbastanza fedele a questo universo fantascientifico (senza dubbio contribuisce non poco a questo la presenza nel cast di Leonard Nimoy, il vecchio e originale Spock). Perciò che dire, nonostante l’evidente proposito di trasformare Star Trek in una commercialata il film riesce comunque ad essere un buon prodotto anche andando oltre questo discorso; non me la sento di promuovere a pieni voti questo reboot, ma una possibilità gliela voglio senz’altro dare, in attesa del sequel.

venerdì 8 ottobre 2010

Robert Zemeckis: Ritorno al Futuro - Trilogia


Avete presente quando provate a pensare a quale sia il miglior film in assoluto o, senza voler essere troppo arroganti, il vostro film preferito e rimanete con una lunga serie di titoli che per un motivo o per l'altro non potete eleggere a vincitore né tantomeno scartare? Ritorno al Futuro è per me uno di questi. (Altri esempi potrebbero essere Jurassic Park, Terminator e Pulp Fiction)


Doc e Marty al primo test della Delorean
Ebbene, credo tutti sappiano già di cosa si tratta: Michael J. Fox è Marty McFly, giovane che ha come insolito amico uno scienziato, il Dottor Emmet Brown (Christopher Lloyd) - detto Doc - che gli farà vivere un'esperienza incredibile: il viaggio nel tempo; è questo infatti il punto centrale dei tre film nei quali si articola la storia.
Nella prima parte Marty finisce 30 anni indietro nel tempo, nel 1955, dove conosce i suoi genitori ancora giovani e deve fare il possibile per farli innamorare, pena la sua scomparsa.
Una volta tornato ai suoi giorni, però, Doc torna nel secondo episodio per portare Marty nel futuro, perché i suoi figli e tutti i suoi discendenti corrono un grave pericolo... Anche qui dopo mille peripezie tutto si concluderà per il meglio, ma non è ancora finita. Nella terza e ultima parte, Marty dovrebbe distruggere la macchina del tempo dopo che Doc è finito nel Far West, ma scopre della sua morte e decide di andare a salvarlo.


Marty al ballo della scuola dei suoi genitori
Ovviamente ho semplificato molto la trama dei tre film, ma soltanto perché sono certo che in molti lo conoscano bene e anche perché non voglio rovinare la sorpresa a chi ancora non l'abbia visto.
Il viaggio nel tempo, infatti, non è così semplice e in caso si interagisca con persone o cose di altri tempi si finisce per cambiare il corso della storia (cosa che in Ritorno al Futuro accade svariate volte), dando vita a veri e propri paradossi, sempre spiegati abilmente da Doc ma non sempre troppo chiari ad un primo ascolto.


La trilogia è ben bilanciata dal punto di vista dei personaggi, con l'eccentricità e follia di Doc, la spregiudicatezza e testardaggine di Marty e l'arroganza dei vari Biff / Griff / Muford "Cane Pazzo" Tannen (i "cattivi", sempre interpretati da Thomas S. Wilson) e in generale si respira (com'è giusto che sia) aria di anni '80 ad ogni inquadratura e ad ogni battuta.


Si tratta, nel complesso, di un'opera ben studiata e che si merita la fama che ha, fatta di un misto tra azione, commedia, fantascienza e anche un pizzico d'amore e dalle tinte a tratti drammatiche. Un bel pastone di tutto quello che potete immaginare o volere da un film o meglio, da una trilogia, fatta eccezione per dinosauri e spade laser.

lunedì 4 ottobre 2010

Chuck Parello: Ed Gein, il macellaio di Plainfield

Gli "appassionati" di serial killer sapranno sicuramente di chi stiamo parlando; per gli altri basti sapere che la vicenda di Ed Gein, un pacifico campagnolo della provincia americana, è stata al centro della cronaca verso la fine del 1957 in quanto venne alla luce che il suddetto personaggio non solo aveva commesso un paio di omicidi, ma nella sua casa la polizia scoprì tutto un assortimento di macabri quanto bizzarri manufatti fatti con resti umani - fra cui anche una travestimento da donna nuda fatto con la pelle di una delle sue vittime - che lo stesso Gein si era procurato profanando le tombe dei cimiteri del posto o mutilando i corpi delle due donne che aveva ucciso lui stesso. Successivamente emerse che questo comportamento era dovuto a un disturbo schizofrenico di cui soffriva la già fragile mente malata di Gein, che era stata plagiata e condotta ben oltre il limite della follia da una madre fanatica religiosa (e con delle idee follemente ortodosse sulla sessualità), la cui morte ha segnato l'inizio dell'attività criminale del figlio. La vicenda diede uno scossone non da poco alla sorridente e ottimista (e pure ipocrita, se vogliamo) società americana degli anni '50, e uscirono in seguito almeno tre classici del cinema horror più o meno ispirati a questa storia: Psycho, Non aprite quella porta e Il silenzio degli innocenti; a questa vanno aggiunti Deranged e due film, intitolati entrambi Ed Gein, uno del 2000 e un'altro del 2007, che sono la trasposizione vera e propria della vicenda.

Questa è la recensione del film del 2000, che pur avendo trovato un'ampia distribuzione si colloca nell'ambito delle produzioni indipendenti. Il fatto di narrare esplicitamente la vicenda di Ed Gein è un po' un azzardo, dato che se con un personaggio di fantasia ad esso ispirato l'autore può muoversi liberamente, qui invece si è vincolati alla necessità di essere fedeli ai fatti realmente accaduti (o perlomeno una certa verosimiglianza nei confronti di essi); per quanto poco però una certa rielaborazione personale è richiesta dato che nessuno a parte lo stesso Ed Gein sapeva cosa gli frullava per la testa, e quindi fare un film che mostra il tutto dal suo punto di vista è un'ulteriore sfida. Ora dire che questo obiettivo sia stato più o meno raggiunto è difficile dirlo, dato che il regista ha scelto da un lato di non prendersi troppo la libertà di approfondire la psicologia del personaggio ma dall'altro ha compiuto qualche scelta stilistica abbastanza "coraggiosa": due esempi di ciò sono rispettivamente il fatto che gli omicidi commessi da Ed sono rappresentati come qualcosa che lui è costretto dalle fantomatiche apparizioni di sua madre, e una brevissima scena che mostra Gein in sogno che legge un libro sul nazismo in compagnia di una gnocca nuda ornata di simboli nazisti. Insomma, è tutto abbastanza semplificato, se non proprio - in alcuni momenti - ridotto allo stereotipo che gran parte del precedente cinema (e tv) ci ha insegnato a proposito di pavidi omuncoli che di notte si trasformano in menti criminali.
Alla fin fine comunque per un film di finzione forse non è necessaria un'analisi approfondita, perciò le scelte che ha fatto il regista in tal senso possono essere giudicate in maniera alquanto arbitraria; per quel che mi riguarda, nella sua semplicità il film riassume abbastanza bene il succo della vicenda, ovvero che questo "mostro" in realtà era la vittima di quacosa - sua madre - che pur non avendo commesso omicidi o cose del genere col suo fanatismo era molto più mostruosa di lui. Per il resto, il film mi è sembrato costruito bene, la vicenda non annoia ed è apprezzabile la scelta di partire col racconto "in medias res" evocando tramite flashback il passato del protagonista, interpretato da un attore (Steven Railsback) che, a mio giudizio, se la cava bene.


Inoltre è apprezzabile il fatto che non si sia voluto fare un film splatter (come invece è stato fatto, se ho ben capito, col film del 2007), bensì qualcosa che si concentrasse soprattutto sul racconto dei fatti della vita di Ed Gein. Perciò direi che questo è un film più che guardabile, pur nella sua modestia.

martedì 28 settembre 2010

Peter Jackson: Amabili Resti

Questo film, trasposizione cinematografica del bestseller "The Lovely Bones" di Alice Sebold, tratta la breve vita a cui andò incontro una quattordicenne, brutalmente uccisa da un maniaco, e come la sua famiglia reagì dopo la sua morte.

Peter Jackson ci presenta un film che è un'ibrido tra un thriller e il genere fantastico/visionario (chi ha detto "Al di là dei Sogni"?), dove un tragico evento efferato getta una felice famiglia nel dolore più intimo e acuto: la morte di una brillante figlia di soli quattordici anni.
La colonna portante della pellicola è il ruolo cardine di questa dolce ragazza, Susan, che oltre esser la triste protagonista è anche la narratrice che racconta cosa le è capitato quel macabro pomeriggio invernale tornado a casa da scuola.
Susan (Saoirse Ronan), reduce da un romantico e sfuggente incontro con il ragazzo che le piace e proiettata al suo primo appuntamento, mai avrebbe immaginato cosa le sarebbe capitato da lì a qualche ora. Quel appuntamento, e probabilmente il suo primo bacio, non sarebbe mai arrivato per lei.
Le aspettative di un adolescente e le piccole emozioni che ognuno di noi ha vissuto con tanto eccitamento, nel caso di Susan, le vengono private da un freddo maniaco che costruisce case per le bambole e non conosce il significato di rimorso (un fenomenale Stanley Tucci).
La vita viene interrotta nel terrore più puro e cieco, una famiglia viene gettata nel caos e il padre cerca in tutti i modi di trovar pace con se stesso.
Si tratta proprio del rapporto padre-figlia (il padre impersonato da un misuratissimo Mark Wahlberg) che esalta le doti di Peter Jackson, un rapporto che si riduce al solo ricordo, agli attimi passati insieme costruendo navi in bottiglia; il ricordo dei famigliari costringe Susan a restare in un limbo, più precisamente nel suo mondo perfetto e onirico nel quale prende coscienza di esser morta e di non poter più tornare dai suoi cari.
Un pazzo omicida insospettabile che la polizia smette troppo presto di cercare, un padre che vuol farsi giustizia da solo e una madre (Rachel Weisz) abbandonata a se stessa che se ne và di casa sono solo alcune delle tragiche conseguenze del reato. In questa panoramica c'è pure la "giovane" nonna maldestra (Susan Sarandon) che prova a dare una mano in casa.

A conti fatti, cosa vuole trasmetterci questo film? Veniamo catapultati in due mondi paralleli, quello reale in cui vive la famiglia di Susan e quello di Susan morta, visionario e fantasioso.
Ma questi due mondi sono destinati ad entrare in conflitto quando esiste ancora un ponte che li collega, ovvero l'amore dei genitori e i ricordi legati ad essi.
Peter Jackson magistralmente ci fa vedere e sentire scene struggenti, cerca di trasmettere il senso di una vita e come la mente malata di qualcuno possa avere la meglio su una giovane ragazza piena di sogni, aspettative e speranze. Una menzione speciale la merita la colonna sonora, composta da Brian Eno.
Il messaggio alla fine del film, narrato da Susan, è quanto di meglio ci possa essere per riassumere l'intera essenza del film.

Voto: 8

martedì 14 settembre 2010

Roy Burdine e Lloyd Goldfine: Turtles Forever

Le tartarughe ninja sono il tipico fenomeno underground divenuto ben presto un franchise di successo, esploso negli anni ottanta specialmente grazie alla trasposizione a cartoni animati (che aveva reso l'originale e truculento fumetto, nato come una parodia del Daredevil marvelliano, molto più adatto a un pubblico di bambini) alla quale sono seguiti svariati film, videogiochi, giocattoli e così via, fino ai giorni nostri in cui l'industria americana dell'intrattenimento continua a scommettere su questi personaggi di successo (a tal proposito, sembra che nel 2011 arriverà un nuovo film live-action su di loro).

Il film che ora vado a recensire è stato prodotto l'anno scorso per festeggiare il venticinquesimo anniversario della nascita delle mitiche tartarughe, prodotto direttamente per la tv e distribuito nel mercato home video, la cui trama è questa: Le quattro tartarughe ninja della nuova serie animata si ritrovano, a causa di un incidente che ha aperto le porte di universi paralleli diversi, faccia a faccia con le tartarughe ninja degli anni ottanta; nella loro dimensione però sono giunti anche il tecnodromo con a bordo Krang e Shredder degli anni ottanta, e quest'ultimo, deciso a eliminare le tartarughe, resuscita la sua controparte della nuova serie (dove a suo tempo era stato messo fuori gioco dalle tartarughe), ma la cosa gli sfugge di mano dato che questo Shredder è infinitamente più malvagio di quello degli anni ottanta, tanto che si impadronisce del tecnodromo ristrutturandolo in modo da farlo diventare qualcosa di mille volte più potente di quel che era e deciso a distruggere le tartarughe ninja di tutte le dimensioni esistenti; e, per raggiungere tale scopo, giungerà fino alla dimensione delle originali tartarughe del fumetto originale...


Come avrete capito, l'idea di base di questo film è abbastanza originale e simpatica, ovvero festeggiare le tartarughe ninja ripercorrendo tutta la storia del franchise non solo facendo tornare sulla scena personaggi e situazioni della vecchia serie, ma anche facendoli interagire con quelli della nuova; perciò citazioni e autocitazioni abbondano, giocando molto sulle differenze fra le nuove tartarughe, più serie e razionali, e quelle vecchie, spensierate e giocherellone, come lo era d'altra parte un po' tutta la vecchia serie animata su cui non manca dell'(auto)ironia, come quando - appena giunte in quella dimensione - le nuove tartarughe chiedono alla April degli anni ottanta se lavorasse in un distributore di benzina, vista la tutona gialla. Insomma, siamo di fronte a un cartone che pur nella sua modestia (come dicevo, siamo di fronte a una produzione televisiva) centra perfettamente l'obiettivo, celebrando il compleanno delle tartarughe ninja nel modo migliore possibile, regalando uno spettacolo carino e anche un po' nostalgico (d'altra parte, chi se lo sarebbe mai aspettato di rivedere in azione le vecchie tartarughe degli anni ottanta? ;) ).
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