lunedì 21 novembre 2011

Tom Six: The Human Centipede II

100% medically INaccurate.
 Se è fatto per far schifo, e credo proprio che sia questo il suo intento, allora ha colpito perfettamente il bersaglio. Ma non come possono credere i più, per la quantità di sangue e merda che traboccano e schizzano in giro durante tutto il film.

Attenzione, da qui in avanti spoilero tutto.


Ma non c'è molto da rovinare.

Non è un granché.

Fa cagare.

Giuro.

Allora perché fa schifo The Human Centipede 2, se non tanto per la componente splatter? Facile: il protagonista. Un ritardato ciccione di merda. Non me ne vogliano i ritardati ciccioni di merda, non è una cosa personale. Bene, ora metà di coloro che leggeranno la recensione (cioè circa una persona e mezza) salterà sulla sedia indignandosi perché non si può dire "ritardato ciccione di merda". Ma non siamo in tv e quindi si può. E aggiungerei pure che ci sono delle ottime motivazioni per questo appellativo. Eccole:
  • ritardato - ha subito violenze dal padre da bambino e, nonostante abbia ormai raggiunto la mezza età, vive ancora con la madre che gli dà la colpa della prigionia del marito. Soffre di evidenti turbe mentali. Non parla, è ossessionato dai millepiedi e dal film The Human Centipede. Ulteriore prova dei suoi disturbi è che non apre mai bocca se non per leccarsi le dita o urlare (di gioia o dolore a seconda dei casi);
  • ciccione - basta guardarlo, è grasso. Molto;
  • di merda - il fatto di essere malato non giustifica ciò che fa, ossia rapire, uccidere e torturare persone per il suo puro piacere. Chiunque faccia volontariamente il male del prossimo deve poter essere additato come stronzo. E tanto più se non fosse ritardato.
Ora, chiusa la piccola partentesi sul perché mi permetto di usare appellativi non politicamente corretti, proseguiamo con un piccolo riassunto della trama.
C'è un ritardato ciccione di merda che si fissa di brutto su The Human Centipede, talmente tanto da voler ripetere lui stesso l'esperimento, ma non con sole 3 persone. Bensì 12. Allora approfittando del suo lavoro di custode in un parcheggio, rapisce le sue vittime per attaccarle bocca-culo, dimenticando però di non avere la minima competenza in campo chirurgico, né tantomeno gli strumenti necessari ad una tale operazione.
E chiaramente va a finire tutto in merda.

Il protagonista riesce a trasmettere e sviluppare un senso di fastidio elevato e via via sempre crescente, che fa venir voglia di strangolarlo con le proprie mani, per porre fine alla sua e, soprattutto, alla propria sofferenza.

Da vedere solo se si ha una particolare voglia di vedere una versione più degradata del capitolo precedente.

Provate a dirmi che
non vi vien voglia di fargli de male...


giovedì 17 novembre 2011

Gaspar Noé: Irreversible

Un film che è diventato famoso per una scena di stupro. Potrebbe bastare questo a descrivere Irreversible, che tanto scalpore ha fatto a partire dalla sua presentazione al festival di Cannes del 2002 (porto come esempio la recensione del Guardian). C'è chi apprezza questo genere e chi lo odia, difficile porsi nel mezzo. E visto che non mi piace fare le cose facili, mi metto esattamente a metà tra l'adorazione e il disgusto, giusto per ricordare cosa ho provato al vedere A Serbian Film.


Perché l'adorazione:
Scoprire poco alla volta i fatti che hanno preceduto una vicenda di violenza, addentrandosi nella vita dei personaggi seguendo un filo cronologico che invece di sciogliersi si arrotola, un viaggio nel tempo a ritroso che svela la verià poco alla volta, mostrando la vita dei protagonisti nella loro semplicità e, perché no, tristezza e pateticità. Lo stile della telecamera in continuo movimento può risultare fastidioso, ma in gran parte delle occasioni regala un senso di autenticità alla pellicola.

Perché il disgusto:
Una violenza esagerata, che scopre la orrida realtà senza usare mezzi termini. Violenza fisica e carnale, lanciata sullo schermo per disgustare e annichilire lo spettatore, apparentemente senza motivo. Ma il motivo c'è ed è quello di creare un riflesso nella nostra testa, che ci faccia rendere conto del male che possiamo farci con i nostri errori e con le nostre scelte. E se anche spesso è colpa nostra, non sempre possiamo fare qualcosa per evitare il peggio. E quando il peggio arriva, ormai è troppo tardi per tornare indietro e pentirsi per ciò che si è o non si è fatto. La realtà a cui ci mette davanti questo film è dura e dolorosa, ma non possiamo negarla.

Di certo non una visione per tutti. Ci vuole un po' di stomaco. Ma soprattutto di testa, altrimenti si rischia di vederlo solamente per lo schifo che ci mette davanti agli occhi e non per (anche) i contenuti più profondi, celati ai più.

Nel cast segnaliamo Monica Bellucci, Vincent Cassel e Albert Dupontel.

"Le temps detruit tout", il tempo rovina tutto, e Irreversible ce lo dimostra nel migliore dei modi.

Tarsem Singh: Immortals

Dai produttori di 300... Immortals! Un film praticamente identico a 300 ma con lievissime differenze nella trama!


Non nutrivo grandi aspettative nei confronti di questo film, forse perché non sono un ammiratore del regista (The Cell e The Fall) o per la sfiducia che provo da un po' di tempo nei confronti degli scrittori alle -seppur quasi- prime armi (Charley Parlapanides e Vlas Parlapanides), come era capitato nel caso di Predators. Ciò che probabilmente ha incuriosito gran parte degli spettatori è stata la sbandierata produzione, la medesima di 300, con il quale infatti questo Immortals ha un bel po' in comune.

Trama: il giovane Teseo vuole vendicarsi contro Iperione (un più che mai truce Mikcey Rourke) , Re conquistatore che gli ha distrutto il villaggio e ucciso la madre. Nel provarci, si troverà a dover guidare i greci nella lotta contro quest'ultimo, intenzionato a liberare i titani, acerrimi nemici degli Dei dell'Olimpo.

Tra un grido di vendetta, un amoreggiamento e qualche incursione di Dei desiderosi di dare una mano (nonostante l'assoluta contrarietà di Zeus ad intervenire negli affari degli umani), la corsa contro il tempo di Teseo per salvare quel che resta del mondo ellenico si fa sempre più frenetica e gli orrori della malvagità di Iperione si fanno sempre più pressanti. Ma con l'aiuto dell'oracolo (Freida Pinto) riuscirà ad andare fino in fondo alla questione.

Nulla da eccepire dal punto di vista tecnico, di qualità molto elevata come ci ha del resto abituato il cinema di Hollywood, ma non si può non storcere almeno un po' il naso di fronte alla storia poco originale se non addirittura a tratti banale o prevedibile. Al regista, Tarsem Singh,va riconosciuta una spiccata abilità nell'uso della macchina da presa, soprattutto nei grandi spazi aperti e non è necessario essere critici esperti per notare il tocco dei produttori di 300, soprattutto negli stili di combattimento e nelle coreografie.

Risulta forse troncato il finale, come spesso capita troppo sbrigativo, ma nell'insieme è godibile e si lascia guardare senza problemi, senza lasciare questioni poco chiare o irrisolte ma, sempre per rimanere fedeli alla tradizione, lasciando aperta la possibilità di un seguito.

mercoledì 9 novembre 2011

Parte il Science Plus Fiction 2011

Ricevo e pubblico la newsletter de La Cappella Underground:
Al via domani, giovedì 10 novembre, l’undicesima edizione di Science+Fiction – Festival Internazionale della Fantascienza, che ritorna sugli schermi del multiplex Cinecity / The Space (Torri d’Europa) a Trieste dal 10 al 13 novembre 2011.
Un’edizione intensa, ricca di prestigiosi ospiti e di attese anteprime, a partire dal film di apertura, Monsters di Gareth Edwards (il regista sarà presente in sala), pellicola low budget già diventata un caso cinematografico, che mescola road movie, sci-fi e romance; e dall’ultimo lavoro di Werner Herzog, il documentario Cave of Forgotten Dreams, girato in 3D e incentrato sulla Grotta Chauvet in Francia, famosa per i suoi dipinti preistorici.
Inoltre, in occasione della Giornata Mondiale della Scienza, come evento inaugurale di Trieste Science+Fiction in collaborazione con l'International Centre for Theoretical Physics verrà proiettato il documentario Abdus Salam. The Dream os Symmetry, diretto da Diego Cenetiempo e scritto da  Giuseppe Mussardo, dedicato al grande scienziato fondatore dell'ICTP di Trieste e Premio Nobel per la Fisica nel 1979. La proiezione è a ingresso libero.
Una grande giornata inaugurale, in attesa dell’arrivo a Trieste di  George Romero che da venerdì sarà ospite della kermesse e che nei prossimi giorni riceverà il Premio Urania d’Argento alla Carriera per mano del maestro del brivido Dario Argento. Intanto, la città si è preparata ad accoglierlo.
In concomitanza con il festival e negli spazi del centro cittadino, prenderanno il via due iniziative collaterali. Presso i Giardini di Piazza Sant'Antonio dal 9 al 13 Novembre SpaceOpera di Matteo Gagliardi. Un viaggio nel sistema solare di 40 minuti a bordo di un'astronave aliena, con voce narrante di Ottavia Piccolo e colonna sonora d'eccezione: "The Planets" di Gustav Holst, primo film a 360° di produzione italiana proiettata all'interno di una cupola itinerante metallica di 7 metri per 50 posti disponibili. Spettacoli dalle 10 del mattino alle 10 di sera ogni ora, ingresso ridotto per accreditati Science+Fiction.
Inoltre, il festival si lega ancora una volta all'arte e alla scienza promuovendo, giovedì 10 novembre alle 16.30 presso la Sala Comunale d'Arte (piazza Unità d'Italia, 4), una dimostrazione del CuBIT, ideato da Alessio Iurman, nell’ambito della sua mostra personale CuBIT-La forma del pensiero razionale. L’autore dimostrerà il funzionamento di questo suo bizzarro oggetto che sta a cavallo tra l'arte concettuale e la scienza. CuBIT è un inedito “abaco” per il calcolo logico elementare, con funzioni solo in parte simili a quelle che la storica Tavola Pitagorica riveste per il calcolo aritmetico.
Maggiori informazioni su www.scienceplusfiction.org e presso l’Infopoint del festival all’Hotel Continentale (via San Nicolò 25).

giovedì 15 settembre 2011

Andrzej Bartkowiak: Street Fighter - La leggenda (The legend of Chun Li)

Per completezza, anche la locandina del film è brutta
Trama: Chun Li è una pianista famosa che ha praticato un po' di arti marziali nel tempo libero, ma a un certo punto abbandona tutto e va in Thailandia a far la poveraccia e a cercare il padre, rapito da Bison quando era piccola. Qui incontrerà qualche altro personaggio di Street Figher e faranno un po' a botte ogni tanto.

Si tratta veramente di un filmaccio, ma non nel senso del primo Street Fighter con Van Damme, che era un'idiozia ma divertente perché era tutto molto ironico (volontariamente e involontariamente). Qui ci si prende decisamente troppo sul serio, propinando una sfilza di personaggi uno più odioso e stupido dell'altro, a cominciare dalla protagonista. Non so veramente che altro pensare quando vedo Chun Li che si fa la pettina del videogioco per andare in disco (con un'entrata in pista a trottola che mi ha causato un attacco d'ilarità) per sedurre la complice lesbica di Bison, o Bison stesso che da dittatore e leader di un'organizzazione paramilitare è trasformato in un mafiosetto leccato (con la ridicola sottotrama della figlia e della giovane moglie sventrata a mani nude); Vega vecchio e incapace fa scappar dal ridere, Balrog è la dimostrazione che Michael Clarke Duncan ha lasciato la parte buona della sua carriera alle spalle. La coppia di poliziotti che flirtano per tutto il film è insopportabile... in conclusione vien voglia di veder tornare Bison interpretato da Raoul Julia fare fuori tutta sta manica di deficenti (compreso il suo alter ego albino) e conquistare questo paese dell'estremo oriente popolato solo di occidentali a parte le comparse, come nei film di Godfrey Ho insomma.

Bruttura veramente brutta, per di più con titolo italiano ingannevole così da far credere all'ingenuo videonoleggiatore che si tratti di un nuovo film su Street Fighter quando in realtà ci si ritrova a guardare Julia - la strada della felicità in versione arti marziali. E pure il doppiaggio italiano è da telenovela (se lo vedete vi scapperà da ridere ogniqualvolta sentirete pronunciare Shadaloo "sssciadalàu").

mercoledì 31 agosto 2011

André Øvredal: The Troll Hunter

Si tratta di un mockumentary del tipo "found footage", ma rispetto ai precedenti del genere (Paranormal Activity, Rec e logicamente The Blair Witch Project) strizza l'occhio verso il genere fantasy e omaggia il folklore norvegese sulla figura del troll.

La trama è semplice: in Norvegia un gruppo di studenti universitari si mette alla ricerca di un tale Hans, che sembra sia un bracconiere che illegalmente uccide degli orsi del territorio, scopriranno però che di notte questo individuo và nei boschi a scovare e uccidere i troll che hanno sconfinato dai loro territori. Assieme ad Hans partiranno quindi per un viaggio che li porterà ad attraversare tutta la Norvegia alla ricerca di svariati troll da abbattere per conto della Troll Security Service, fino al terribile incontro sulle cime del monte Dovre con un enorme troll di montagna.

A parer mio il film è veramente degno di nota, sarà che sono di parte per quanto riguarda l'interesse folkloristico trattato, quasi fiabesco, ma che strizza l'occhio in certe occasioni a Jurassic Park (mi riferisco alla scena della pecora sul ponte che funge da esca per un troll). Stupendi i paesaggi e il cast, regista compreso, riescono bene a introdurci in questo mondo "nascosto", fatto di troll che vagano di notte per i boschi, demoliscono foreste intere e ne sono i padroni incontrastati.

L'azione non manca di certo, gli effeti speciali sono più che apprezzabili considerando il budget del film a disposizione. Quindi fatevi trasportare dal film verso scenari macabri e pericolosi, dove troll si aggirano nell'oscurità tra gli alberi alla ricerca di qualcosa da sbranare...

venerdì 12 agosto 2011

Enzo G. Castellari: Carribean Basterds

È difficile prendere il nuovo film di uno dei registi che consideri tra i migliori di sempre e non piangere quando il prodotto è quello che vi presento oggi.

Il regista in questione è Enzo G. Castellari, che un paio d'anni fa ho avuto l'onore di incontrare durante il Science Plus Fiction qui a Trieste, quando ha presentato proprio questo film: Carribean Basterds. E a ripensare come l'ha presentato, vorrei tanto incontrarlo una seconda volta e chiedergli delucidazioni in merito.

Va bene il non saper dire di no se ti propongono un film da girare ai Caraibi, va bene accettare uno script  poco interessante giusto per divertirsi, ma cercare di salvare il salvabile facendolo diventare una raccolta di (auto)citazioni sperando di far esaltare i fan... allora no, non ci siamo proprio.

Vediamo prima la trama, i commenti a seguire.
Ci sono 3 ragazzi. Fratello e sorella, figli di un ricco mercante d'armi stabilitosi in Venezuela e un altro ragazzo conosciuto per caso. Questi iniziano a frequentarsi e poco alla volta scoprono una comune intolleranza nei confronti dei ricchi e dell'ipocrisia del mondo borghese. Ben presto si ritrovano vestiti come i drughi di arancia meccanica a picchiare vecchi e stuprare puttane, per poi essere scoperti dalla polizia e trovarsi in un gran casino, finendo addirittura in mezzo a narcotrafficanti e altra gente poco affidabile.
Il tutto è ovviamente condito di scazzottate (una anche con lo stesso regista, che si fa stendere senza opporre troppa resistenza), arti marziali, sparatorie e sesso gratuito.

La trama è sicuramente poco originale, ma non è il punto debole del prodotto finale. Certo, si sarebbe potuta sviluppare meglio, ma il punto di partenza non era dei peggiori. Lo script in generale, però, non è esaltante. A mio avviso Castellari non avrebbe dovuto accettare di girare una simile porcheria e a quanto pare, avendolo fatto, non ci si è messo troppo d'impegno, perché il suo tocco non è molto visibile. Va bene, c'è la sparatoria con un sacco di morti e gente che vola da tutte le parti, questo è nel suo stile, ma dove sono le esplosioni? I lanciafiamme? Lo sappiamo tutti che sono i suoi giocattoli preferiti su pellicola, eppure qui nemmeno l'ombra.
Un attimo, ho forse detto pellicola? Altra nota dolente, il film non è girato su pellicola, ma con una di quelle videocamere digitali che fanno tanto l'effetto Asylum/porno di scarsa qualità. Per non parlare delle luci, quasi sempre troppo forti, controluce e comunque quasi mai buone. La fotografia, la post-produzione, il montaggio, sono in generale le parti peggiori. Anche e soprattutto per colpa di quei continui flash in cui viene riproposta la stessa scena per svariate volte, ma un po' sfocata, in bianco e nero o con altri effetti fastidiosi. Quando si arriva allo schermo che viene diviso in 3 sulla scena del bacio, però, è veramente troppo.
Come se non bastassero le vibrazioni della telecamera quando qualcuno prende un colpo (forse per non far vedere che i combattimenti sono fatti malissimo?) o il sangue finto che schizza in camera (magari salsa di pomodoro, qui è addirittura fatto in computer grafica..).

In conclusione, un brutto film, che cerca di reggersi in piedi solo sulle continue citazioni ad altri prodotti dello stesso Castellari o del collega-amico Tarantino (un personaggio ha addirittura il suo nome).

domenica 7 agosto 2011

Stan Winston: Pumpkinhead

Pumpkinhead (inedito in Italia, come pure il suo seguito del 1995) è il primo film di una saga horror che ne comprende altri tre (Pumpkinhead 2: Blood Wings, Pumpkinhead 3: Ceneri alle Ceneri e Pumpkinhead 4: Faida di Sangue).
Introduco brevemente il regista, si tratta di colui che si è occupato degli effetti speciali di Alien (e i suoi seguiti), Terminator e Jurassic Park, ma la sua filmografia vanta altri numerosi blockbusters (Predator, Terminator Salvation e di recente, poco prima della sua improvvisa morte, Avatar). Nel 1988 decide si mettersi dietro la cinepresa per dar vita a un tipico horror anni '80 che diverrà ben presto un cult nel genere.
Protagonista della pellicola è Lance Henriksen (l'androide Bishop della saga di Alien), un ortofrutticolo che gestisce una piccola bottega sulla strada, nei pressi di un bosco, assieme al piccolo figlio Billy. Un giorno un gruppo di ragazzi intenti a fare delle esecuzioni in motocross nei pressi della bottega, accidentelmante investono il piccolo Billy che da lì a poco morirà. Il padre, cieco di rabbia e voglia di vendetta si rivolgerà ad una vecchia strega, di nome Haggins, che vive isolata sulle montagne antistanti il bosco, per evocare Pumpkinhead affinchè dia la caccia ai ragazzi...

Preannunciata a grandi linee la trama (nulla di troppo complesso, ma nemmeno troppo scontata come avrete modo di vedere nel corso del film), ora vanno spese un paio di parole per quanto concerne lo stile e soprattutto gli effetti speciali.
Chiaramante Stan Winston impronta l'intero film su atmosfere spettrali e tenebrose, un bosco avvolto dalla nebbia e alcune baite sperdute in esso sono il teatro degli squartamenti di Pumpkinhead, ma chi è costui? Winston ha dato vita ad un mostro soprannaturale, le cui sembianze ricordano molto l'Alien di Ridley Scott. Pumpkinhead ha un preciso ruolo nell'intera saga, esso giace in forma embrionale in un vecchio cimitero costruito sopra un campo di zucche, la strega Haggins (spaventosa anch'essa!) ha il potere di evocarlo affinchè possa vendicare un torto subito da un altro uomo (l'evocatore). In soldoni, Pumpkinhead punisce colui o coloro che hanno fatto del male alla vita di una persona.

Personalmente il film mi è piaciuto molto, la prima parte della pellicola ci introduce a quella che sarà un continuo crescere di tensione e uccisioni spietate, ma già nell'incipit potremmo farci un'idea di che sembianze abbia Pumpkinhead. Winston ha imparato dai registi per cui ha lavorato a esser in grado di trasmettere allo spettatore un senso di ansia, facendo comparire Pumpkinhead nei modi meno sospettabili, di grande impatto sicuramente.

In conclusione, mi sento di dire che si tratta effettivamente di un cult del genere, una mezza trasposizione di Alien in un bosco, circondato da un'aurea di magia, fiaba e morale.

mercoledì 20 aprile 2011

Neil Burger: Limitless


Due fattori mi hanno convinto ad andarlo a vedere: il trailer decisamente interessante e le recensioni più che positive che ho letto.

La sinossi del film è abbastanza semplice: Eddy Morra (Bradley Cooper) è uno scrittore non troppo capace che vive una vita trasandata, ha un brevissimo e fallimentare matrimonio alle spalle e di recente è stato scaricato dalla fidanzata che non riesce più a sopportare il suo stile di vita fatto di consumo smodato di sigarette e alcol. La sua vita inizia a cambiare radicalmente dopo aver assunto un farmaco capace di ampliare le proprie capacità cognitive, permettendone l'uso al 100%. Ovviamente una simile frenetica attività cerebrale comporta degli effetti collaterali devastanti e contemporaneamente Eddy dovrà vedersela con loschi individui interessati allo stesso farmaco, riuscirà a cavarsela?

Il film si sviluppa a livello di trama come un fanta thriller con sfumature ironiche, il tema della dipendenza da farmaci non viene approfondita particolarmente, se non gli effetti che causa durante il periodo di astinenza. Invece a livello visivo il film fa un largo uso di effetti speciali, come sovrapposizioni di immagini che mostrano i numerosi possibili scenari che il protagonista "vede" grazie al farmaco che potenzia le sinapsi.

Durante la visione del film siamo bombardati da tantissime scene, piccoli tasselli che costituiscono una trama abbastanza scontata, a mio avviso è stato deludente il rapporto tra Eddy Morra e il magnate dell'energia Van Loon (Robert de Niro), il quale si serve di Eddy per sviluppare accordi di fusione tra società per acquisire il monopolio nel settore energetico.
Di per sè il film non ha un vero e proprio finale, l'intera architettura si basa su gli effetti positivi e negativi indotti dall'uso di farmaci, intorno a questo assunto si sviluppa una trama classica che lo spettatore segue, sperando in qualche colpo di scena o finale ad effetto.

Posso concludere affermando che il film ha delle potenzialità e spunti non da poco conto, anzi. Il vero problema è la trama e la sua struttura, troppo superficiale e che non risponde a certi dubbi che in modo naturale e univoco sorgono nello spettatore, lasciando quindi alcune perplessità di fondo.

Voto: 7

martedì 29 marzo 2011

Jon Bonnell: Star Quest - The Odissey


Dopo aver passato un po' di tempo a guardarmi film e telefilm di Star Trek avevo proprio voglia di uno Star Trek tarocco; non avendone realizzato uno la Asylum ho guardato un po' in giro ed è saltato fuori questo film, uscito in concomitanza col recente reboot di J.J. Abrams, la cui trama è questa: il progresso ha portato l'umanità nello spazio, permettendogli di colonizzare nuovi pianeti e di espandersi nella galassia; ma con questo sono emersi anche nuovi conflitti, fra gli abitanti della Terra e quelli di alcune colonie che si erano separate dal governo centrale terrestre, che si sono organizzati un impero di uomini mezzi cyborg, a metà strada fra i Borg e i Klingon di Star Trek per dire. Terminata la guerra viene varata l'astronave Odissey, con un equipaggio misto umani e cyborg, che dovranno affrontare insieme una nuova minaccia nella forma di un'entità artificiale ma senziente.
Trama e situazioni sono prese pari pari da Star Trek (e da altri cliché tipici del cinema di fantascienza), compreso il font dei titoli di testa e mettendo persino dei ringraziamenti finali a Gene Roddenberry, per cui il riferimento è abbastanza esplicito. La cosa che forse soprenderà lo spettatore è però la pochezza di mezzi utilizzata: è evidente che si è fatto un piccolo sforzo per realizzare uniformi, plancia dell'astronave e così via, ma gli effetti digitali sono molto scrausi, del tipo che se guardate un qualsiasi fanmovie su Star Trek è fatto meglio, mentre qui vediamo le immagini dell'astronave nello spazio che scattano perché probabilmente non avevano un pc abbastanza potente per renderizzare il video finale. Nonostante ciò sembra che il film abbia ricevuto un'ampia distribuzione, a giudicare dalla varietà di dvd cover presenti su internet... In ogni caso, una guardatina io la consiglierei, già solo per la particolarità del prodotto, ovvero uno Star Trek quasi in tutto e per tutto (c'è persino una storia d'amore fra il pseudoKirk e la dottoressa di bordo) ma realizzato col minimo sforzo. Alla fine potevano anche chiedere a qualche ragazzino su YouTube di fargli gli effetti speciali, ma se non altro così il prodotto ha un surplus di trash in più.

venerdì 25 marzo 2011

Rodrigo Cortés: Buried


Attenzione: la recensione potrebbe contenere spoiler
Perché ho appena finito di vederlo e mi è piaciuto, perciò non ho voglia di stare a pensare cosa posso e cosa non devo dire.

Siamo in Iraq, o meglio, siamo in una cassa. Sotto la sabbia dell'Iraq. E qui si svolge tutto il film. Per un'ora e mezza circa. Difficile da immaginare, vero? Io non mi sono voluto informare prima di vederlo, perché sapevo che leggere qualsiasi cosa mi avrebbe rovinato quel senso di ansia che provo al pensiero di trovarmi nella stessa situazione. E invece, proprio perché mi sono imbattuto in qualcosa di completamente sconosciuto, ho potuto godere appieno dell'atmosfera e della suspense.

Perciò se non l'avete ancora visto vi consiglio di fermarvi qui, colmare la lacuna e tornare tra un po'.




































Fatto?



Bene.



E se ancora non l'avete visto, non dite che non vi avevo avvertiti.

Non credevo proprio che fosse possibile fare un intero film dentro una cassa da morto, senza una mezza inquadratura che mostri qualcosa all'esterno. E poi, con un solo attore, ovviamente. C'è da dire che il protagonista (come già detto, l'unico ad apparire su schermo) se la cava bene nel ruolo del giovane impaurito e disperato. E per fortuna, perché se non fosse convincente lui, l'intero film non starebbe in piedi. Invece il prodotto, grazie anche alla regia, è ben confezionato e convince dall'inizio alla fine, senza annoiare mai, nemmeno in quei momenti di schermo nero e affanni, che sembrano interminabili. Come è interminabile l'attesa dei soccorsi, interminabili i secondi in cui il telefono squilla, ma nessuno risponde. Interminabili minuti a parlare con l'addetto alla gestione degli ostaggi in Iraq, che promette una soluzione, che tarda ad arrivare, nella quale il protagonista crede poco, ma che lo spettatore attende, fino alla fine. Fine che arriva quasi senza farsi notare, data la scorrevolezza del film che così, all'improvviso, senza lasciare il tempo di un ulteriore respiro, si conclude.

Personalmente, avrei voluto che durasse ancora un po', che lasciasse ancora qualche spiraglio aperto, che permettesse di dare delle risposte. Ma forse di risposte nei film siamo abituati a riceverne anche troppe. Meglio lasciare nel mistero ciò che è giusto non sapere, per dare un tocco di realismo in più. "Proprio come qualsiasi altro uomo, ci sono cose che so e cose che non so" [mia libera traduzione, tratta dal film]

giovedì 24 marzo 2011

Bravo Ma Basta Film Festival: Cambio di location

Ricevo e pubblico il comunicato ufficiale degli organizzatori del festival:
Cari amici del Bravo Ma Basta,
Dopo aver perso la sede per il Festival a pochi giorni dall'ora X (il Comune ha tolto l'agibilità al teatro Derby) siamo riusciti a trovare un'altra sala per l'evento, altrettanto prestigiosa se non di più. Stiamo parlando nientemeno che del Conservatorio di Milano, la più grande scuola musicale italiana da cui sono usciti Claudio Abbado, Giovanni Allevi, Pietro Mascagni, Riccardo Muti, Giacomo Puccini solo per citarne alcuni, le cui vecchie mura saranno presto scosse da una valanga di capolavori trash e dalle pomodorate del pubblico!
Il BMB Festival si svolgerà quindi, sempre sabato 26 marzo, al Conservatorio G. Verdi di Milano (sala Puccini), in via Conservatorio 12.
A causa di impegni pregressi della sala abbiamo dovuto apportare qualche modifica all'orario: il Festival inizierà quindi alle 17:00. Entro stasera il programma con i nuovi orari sarà pubblicato sul sito.
In ogni caso il Conservatorio si trova a circa cento metri dal Derby, quindi chi si fosse organizzato con mappe e strategie logistiche non dovrà cambiare i suoi programmi. Per sicurezza al Derby saranno affissi cartelli informativi per dirottare chi non avesse saputo del cambio di location.
Il sito www.bravomabasta.com verrà aggiornato entro stasera con queste ultime notizie. Ci vediamo al Conservatorio!

Gli organizzatori del BMB

mercoledì 23 marzo 2011

Anthony Hickox: Illusione Infernale

Noto anche con il titolo "Waxwork", è uno di quei film che (grazie a Dio) non se ne vedono più. O meglio, non se ne fanno più, ma se andiamo a ripescarli dai noleggiatori che stanno dismettendo le VHS e siete dei sadomasochisti come me (che non solo si fanno del male guardandoli per conto proprio, ma obbligano anche i più cari amici alla visione) allora se ne vedono eccome.

Correva l'anno 1988 e tra capolavori e cagate pazzesche si guardava con lungimiranza al nuovo decennio che stava per giungere e già si poteva annusare l'aria di cambiamento. Quasi sempre in peggio. E qui si annusa aria di merda. Non che sia il peggior film che mi sia capitato di vedere, ma fa abbastanza schifo sotto tutti i punti di vista.


La Trama
Due ragazze vengono invitate da un uomo misterioso all'inaugurazione di un nuovo museo delle cere a mezzanotte e le invitano a portare degli amici, ma "non più di quattro". E così fanno. Radunano qualche amico/spasimante (tra cui Dana Ashbrook, il fidanzato di Laura Palmer in Twin Peaks) e si fanno trovare in perfetto orario sull'uscio.

È inutile dire che non c'è nessuna inaugurazione e che non ci sono altre persone presenti, vero? In ogni caso, è così. Prima vengono fatti entrare da un nano ciccione e poi abbandonati in un salotto, dal quale però accedono subito dopo al museo vero e proprio. Ognuno vaga un po' per il museo per conto proprio e qui iniziano i problemi...

Non vado oltre perché vi rovinerei la sorpresa, ma anticipo solo che nel finale c'è una lotta a dir poco epica, tra le forze del bene e quelle del male, che vogliono conquistare il mondo.

Gli Attori
Palesemente poco, molto poco convinti e credo che abbiano anche ragione, con quella trama.

I Dialoghi
Su questo punto non posso esprimermi più di tanto perché ho visto la versione doppiata in italiano e perciò non posso dire se sia dovuto agli scrittori originali o ai traduttori, ma anche traspare molta poca fantasia e mancanza della volontà di dare un tocco di realismo, oppure di comicità o qualsivoglia caratteristica che permetta di rimanere piacevolmente colpiti.

Per concludere, evitatelo pure, a meno che non siate desiderosi di sorbirvi 1h40' di martellate dove sapete.

domenica 20 marzo 2011

Bravo Ma Basta Film Festival: Comunicato Stampa

Per chi non lo conoscesse, ricevo e pubblico il comunicato ufficiale:

Ciao a tutti,
il Bravo Ma Basta si avvicina e vorremmo cogliere l'occasione per ricordare a cosa stiamo andando incontro:

cominciamo dicendo che il Festival si arricchisce di una novità: il DVD SWAP PARTY!

Se hai in casa DVD di film che hai già visto mille volte (meglio se di genere horror-trash-eccetera, ma vanno bene anche blockbuster senza cuore né anima), portali al Festival e avrai la possibilità di scambiarli con i DVD portati dagli altri partecipanti (sia concorrenti che pubblico). Leggi il regolamento completo sul sito del festival.

Ci sono ancora pochissimi giorni per votare il migliore tra i trailer che ci sono arrivati! Vota online!!

I 30 film selezionati oltre ai premi della giuria e degli organizzatori, si contenderanno il prestigioso Premio Pomodoro votato dal pubblico. Un'ottimo motivo per portarsi tanti amici!

Oltre alle proiezioni dei film partecipanti e a un'intervista sul palco al presidente di giuria Franco Trentalance, durante il festival sarà proiettato in anteprima italiana il film Lost Boys - The Thirst (2010) del regista Dario Piana, presente in sala.

Al Festival saranno inoltre esposti i fumetti della mostra Fumetti che dovresti conoscere, con recensioni di Andrea Plazzi, il quale sarà presente per rispondere a ogni domanda sul mondo del fumetto e oltre.

Per chi viene da fuori Milano, l'Hotel Monopole (estremamente vicino alla Stazione Centrale) offre nel weekend del 26 Marzo la Tariffa BravoMaBasta, scontando le camere per i partecipanti al Festival. Ulteriori informazioni a questo proposito sono disponibili qua

Come sempre il Bravo Ma Basta Film Festival è rigorosamente a INGRESSO GRATUITO per tutti.

Ulteriori informazioni sul sito internet del Bravo Ma Basta:
http://www.bravomabasta.com

Puoi trovarci anche su:

http://www.myspace.com/bravomabasta
http://www.youtube.com/bravomabasta
http://www.twitter.com/bravomabasta
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Speriamo di vedere tutti al Bravo Ma Basta IV e vi auguriamo un ottimo weekend!

Gli organizzatori del BMB


Il festival si terrà sabato 26 marzo presso l'Hotel Derby di Milano a partire dalle 14:30.

venerdì 4 marzo 2011

Edgar Wright: Scott Pilgrim vs. The World


Premetto che mi sono divertito abbastanza a vederlo, ma è evidente che c'è qualcosa di fondo che non va. Non so, forse c'è troppa carne al fuoco, e forse anche delle pretese cinematografiche che non concordano con la loro messa in scena. Troppo spesso mi sembrava di aver davanti un pastrugno pseudonerd in cui sembrano mischiati insieme Street Fighter/Hello Kitty/Power rangers e così via... non fraintendetemi, so che il film è più di questo (se lo dirigeva qualcun'altro, magari un hollywoodiano, ne usciva sicuramente una cagata totale) e che magari rende bene in qualche modo l'idea del fumetto originale, ma capisco anche perché sia stato un flop...
Forse fatto diversamente - magari prendendosi un po' meno sul serio, cosa che qui vedo mancare più del solito in un film di E. Wright - poteva diventare un cult ma così no, è solo un film simpatico destinato a non essere ricordato.

domenica 9 gennaio 2011

Tom Hooper: Il discorso del re (The king's speech)


Di questo film se ne parla già da un po', almeno qui in Gran Bretagna, dato che ci si aspetta che vinca svariati premi alle prossime edizioni dei più importanti festival del cinema. In attesa di vedere cosa succederà a tal proposito, entriamo un po' nel merito del film, che ripercorre alcuni anni della vita del re inglese Giorgio VI, dalla morte del padre all'abdicazione del fratello Edoardo VIII alla sua incoronazione in un periodo poco felice, con la seconda guerra mondiale alle porte; il tutto è raccontato in relazione al fatto che Giogio VI (qui interpretato da Colin Firth) era balbuziente e aveva qualche serio problema a parlare in pubblico, proprio negli anni in cui la radio stava diventando il nuovo canale per eccellenza con cui la corona britannica comunicava col suo popolo. Grazie alla moglie (Helena Bonham Carter) inizierà a frequentare il modesto ma capace logopedista Lionel Logue (Geoffrey Rush), col quale instaurerà un rapporto, anche se altalenante, di amicizia.

Personalmente devo dire di aver apprezzato il film, che pur collocandosi come una produzione d'alto livello è ben lontano da ambizioni di titanismo hollywoodiano, preferendogli una costruzione più "british" tanto che potrebbe essere tranquillamente visto un po' come uno sceneggiato stile BBC per il cinema. Gli attori principali se la cavano bene, Colin Firth ha già dimostrato più volte in passato quanto gli venga bene la parte dell'uomo timido ma emotivo per cui il ruolo di Giorgio VI, divenuto re inaspettatamente e contro la sua volontà gli calza a pennello; Geoffrey Rush se la cava altrettanto bene, mentre non ho visto di buon occhio Helena Bonham Carter nel ruolo della Regina Madre; non che se la cavi male ma penso non fosse un ruolo per lei questo, sempra una messa lì giusto perché ha una faccia nota. Sono stato contento di rivedere invece Jennifer Ehle, che proprio con Colin Firth aveva recitato da protagonista nel famoso Orgoglio e pregiudizio della BBC oramai svariati anni fa fa, anche se qui torna in un ruolo secondario ovvero la moglie del logopedista.

In conclusione, quindi, un film che mi sento di consigliare pienamente. Uscirà in Italia il 28 di questo mese.
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