martedì 28 settembre 2010

Peter Jackson: Amabili Resti

Questo film, trasposizione cinematografica del bestseller "The Lovely Bones" di Alice Sebold, tratta la breve vita a cui andò incontro una quattordicenne, brutalmente uccisa da un maniaco, e come la sua famiglia reagì dopo la sua morte.

Peter Jackson ci presenta un film che è un'ibrido tra un thriller e il genere fantastico/visionario (chi ha detto "Al di là dei Sogni"?), dove un tragico evento efferato getta una felice famiglia nel dolore più intimo e acuto: la morte di una brillante figlia di soli quattordici anni.
La colonna portante della pellicola è il ruolo cardine di questa dolce ragazza, Susan, che oltre esser la triste protagonista è anche la narratrice che racconta cosa le è capitato quel macabro pomeriggio invernale tornado a casa da scuola.
Susan (Saoirse Ronan), reduce da un romantico e sfuggente incontro con il ragazzo che le piace e proiettata al suo primo appuntamento, mai avrebbe immaginato cosa le sarebbe capitato da lì a qualche ora. Quel appuntamento, e probabilmente il suo primo bacio, non sarebbe mai arrivato per lei.
Le aspettative di un adolescente e le piccole emozioni che ognuno di noi ha vissuto con tanto eccitamento, nel caso di Susan, le vengono private da un freddo maniaco che costruisce case per le bambole e non conosce il significato di rimorso (un fenomenale Stanley Tucci).
La vita viene interrotta nel terrore più puro e cieco, una famiglia viene gettata nel caos e il padre cerca in tutti i modi di trovar pace con se stesso.
Si tratta proprio del rapporto padre-figlia (il padre impersonato da un misuratissimo Mark Wahlberg) che esalta le doti di Peter Jackson, un rapporto che si riduce al solo ricordo, agli attimi passati insieme costruendo navi in bottiglia; il ricordo dei famigliari costringe Susan a restare in un limbo, più precisamente nel suo mondo perfetto e onirico nel quale prende coscienza di esser morta e di non poter più tornare dai suoi cari.
Un pazzo omicida insospettabile che la polizia smette troppo presto di cercare, un padre che vuol farsi giustizia da solo e una madre (Rachel Weisz) abbandonata a se stessa che se ne và di casa sono solo alcune delle tragiche conseguenze del reato. In questa panoramica c'è pure la "giovane" nonna maldestra (Susan Sarandon) che prova a dare una mano in casa.

A conti fatti, cosa vuole trasmetterci questo film? Veniamo catapultati in due mondi paralleli, quello reale in cui vive la famiglia di Susan e quello di Susan morta, visionario e fantasioso.
Ma questi due mondi sono destinati ad entrare in conflitto quando esiste ancora un ponte che li collega, ovvero l'amore dei genitori e i ricordi legati ad essi.
Peter Jackson magistralmente ci fa vedere e sentire scene struggenti, cerca di trasmettere il senso di una vita e come la mente malata di qualcuno possa avere la meglio su una giovane ragazza piena di sogni, aspettative e speranze. Una menzione speciale la merita la colonna sonora, composta da Brian Eno.
Il messaggio alla fine del film, narrato da Susan, è quanto di meglio ci possa essere per riassumere l'intera essenza del film.

Voto: 8

martedì 14 settembre 2010

Roy Burdine e Lloyd Goldfine: Turtles Forever

Le tartarughe ninja sono il tipico fenomeno underground divenuto ben presto un franchise di successo, esploso negli anni ottanta specialmente grazie alla trasposizione a cartoni animati (che aveva reso l'originale e truculento fumetto, nato come una parodia del Daredevil marvelliano, molto più adatto a un pubblico di bambini) alla quale sono seguiti svariati film, videogiochi, giocattoli e così via, fino ai giorni nostri in cui l'industria americana dell'intrattenimento continua a scommettere su questi personaggi di successo (a tal proposito, sembra che nel 2011 arriverà un nuovo film live-action su di loro).

Il film che ora vado a recensire è stato prodotto l'anno scorso per festeggiare il venticinquesimo anniversario della nascita delle mitiche tartarughe, prodotto direttamente per la tv e distribuito nel mercato home video, la cui trama è questa: Le quattro tartarughe ninja della nuova serie animata si ritrovano, a causa di un incidente che ha aperto le porte di universi paralleli diversi, faccia a faccia con le tartarughe ninja degli anni ottanta; nella loro dimensione però sono giunti anche il tecnodromo con a bordo Krang e Shredder degli anni ottanta, e quest'ultimo, deciso a eliminare le tartarughe, resuscita la sua controparte della nuova serie (dove a suo tempo era stato messo fuori gioco dalle tartarughe), ma la cosa gli sfugge di mano dato che questo Shredder è infinitamente più malvagio di quello degli anni ottanta, tanto che si impadronisce del tecnodromo ristrutturandolo in modo da farlo diventare qualcosa di mille volte più potente di quel che era e deciso a distruggere le tartarughe ninja di tutte le dimensioni esistenti; e, per raggiungere tale scopo, giungerà fino alla dimensione delle originali tartarughe del fumetto originale...


Come avrete capito, l'idea di base di questo film è abbastanza originale e simpatica, ovvero festeggiare le tartarughe ninja ripercorrendo tutta la storia del franchise non solo facendo tornare sulla scena personaggi e situazioni della vecchia serie, ma anche facendoli interagire con quelli della nuova; perciò citazioni e autocitazioni abbondano, giocando molto sulle differenze fra le nuove tartarughe, più serie e razionali, e quelle vecchie, spensierate e giocherellone, come lo era d'altra parte un po' tutta la vecchia serie animata su cui non manca dell'(auto)ironia, come quando - appena giunte in quella dimensione - le nuove tartarughe chiedono alla April degli anni ottanta se lavorasse in un distributore di benzina, vista la tutona gialla. Insomma, siamo di fronte a un cartone che pur nella sua modestia (come dicevo, siamo di fronte a una produzione televisiva) centra perfettamente l'obiettivo, celebrando il compleanno delle tartarughe ninja nel modo migliore possibile, regalando uno spettacolo carino e anche un po' nostalgico (d'altra parte, chi se lo sarebbe mai aspettato di rivedere in azione le vecchie tartarughe degli anni ottanta? ;) ).

sabato 11 settembre 2010

Samuel Bayer: A Nightmare On Elm Street

Ero curioso di vedere questo remake, l'ennesimo negli ultimi anni che ripropone il classico splatter-horror anni '80.
La trama la conoscete tutti: Freddy Krueger importuna negli incubi le sue vittime, portandole all'insonnia per poi brutalmente ucciderle nel sonno profondo; se muori nel sonno muori anche nella realtà.
Bayer riprende Elm Street ai giorni nostri e Freddy Krueger non è più impersonato dal celebre Robert Englund, ma da Jackie Earle Haley, assolutamente a proprio agio nel vestire i panni del ben più famoso Robert, ovvero maglione a strice verdi/rosse, cappello e guanto con lame sulle dita.
La trama differisce leggermente da quella di Wes Craven, l'obbiettivo di questo film è di rilanciare il franchise, quindi è più appropriato parlare di un reboot.

Come ogni splatter che si rispetti ci sono scene prevedibili e "ridicole" che strappano qualche sorriso, ma è dovuto anche al personaggio di Freddy che non si risparmia, nei dialoghi con le vittime, un lessico poco forbito ("Hey stronzone" disse a Jason in Freddy Vs Jason, ndr).
Ciò che mi ha colpito positivamente sono gli effetti speciali, visivi insomma. Bayer ha saputo sfruttare bene la tecnologia per dare quel tocco di precisione e rendere meglio le scene d'azione (ad esempio la scena del letto), ma non pensate che la storia e l'atmosfera in generale ne abbia risentito, l'essenza dell'incubo più famoso c'è e a particolari non ha nulla da togliere all'originale.
Riguardo Krueger devo ammettere che mi è piaciuto, le caratteristiche son rimaste inalterate, tranne il viso che è letteralmente una via di mezzo tra l'ustione di massimo grado e il mutilamento, facendo sembrare il nostro Freddy quasi un alieno.
Wes Craven (il regista del primo Nightmare) ha ammesso che si tratta del film che avrebbe voluto girare e come se lo immaginava dovesse essere, quindi direi che non è un buco nell'acqua.

Non è possibile fare un paragone tra questo e il film del 1984, sono due cose ben distinte. L'originale aveva un tocco anni '80 del tutto personale, l'atmosfera assolutamente unica. Però questo nuovo film riprende in chiave moderna l'intera sceneggiatura originale, personalizzandola solo per un particolare: Freddy è un pedofilo.
Molti sono rimasti scioccati nel vederlo sotto questo ruolo, ebbene era così che è stata concepita la sua figura, un giardiniere pedofilo di un asilo.

Ve la ricordate la scena finale di Nightmare? Beh, godetevi quella di A Nightmare On Elm Street, assolutamente d'impatto.

Voto: 7+


domenica 5 settembre 2010

Phillip J. Roth: Prototype

Quando sarebbe meglio mettersi le mani nel... popò, piuttosto che mettersi a scrivere, dirigere e produrre un film. Questo è senza dubbio uno di quei casi.


La storia è intricata, ma non perché sia di una complessità tale da offrire spunti interessanti, magari... probabilmente già in fase di scrittura non era tutto troppo chiaro e durante le riprese vien da pensare che le cose non siano migliorate:
in un futuro non ben definito, dopo una guerra che ha portato alla decimazione della razza umana, gli ultimi Omega stanno per essere distrutti dal temibile Prototype, ma una bambina viene fatta scappare e salvata dalla mattanza. Anni più tardi, la ragazzina è cresciuta e vive come un normale essere umano, ignara delle sue strane origini, almeno finché qualcuno non cercherà di riattivare il progetto Prototype.
Qui sono d'obbligo alcune spiegazioni, che vengono fornite in modo frammentario durante tutto il film, ma che per capire quel poco che succede sono fondamentali (e non ci viene molto in aiuto il retrocopertina della VHS, che riporta informazioni inesatte):
- gli Omega sono esseri umani con una spina dietro la nuca che gli permette di acquisire informazioni e competenze attraverso un cavo innestato direttamente sotto pelle (proprio come succederà anni più tardi in Matrix);
- il Prototype altro non è che un esoscheletro, come una sorta di armatura, nel quale viene inserito un essere umano che diventerà una sorta di macchina da guerra priva di una volontà propria (ricorda un po' Robocop?);
- gli Omega sono stati creati per diventare i dirigenti dei governi degli umani, poiché mentalmente superiori, ma a qualcuno la cosa non andava bene e ne è sorta un guerra che ha portato alla distruzione delle città e della civiltà come oggi la conosciamo.
Mi ricordava Robocop,
potevo forse dirgli di no?

Questo, grossomodo, è tutto ciò che dovete sapere sulla trama di Prototype, o se proprio siete desiderosi di approfondire prendete un uomo in sedia a rotelle innamorato della protagonista che con il miraggio di poter camminare ancora (e non solo camminare) accetta di diventare la "parte umana" del Prototype e finisce per rivoltarsi proprio contro la donna con cui voleva passare il resto della vita.
Non andrò oltre nei dettagli, perché possiate godere anche voi della visione di questa pellicola senza che vi anticipi troppo... o forse è troppo tardi? No, non c'è altro, sappiate che il film è semplicemente brutto, mal realizzato e con un'idea poco originale alle spalle e comunque poco sviluppata.

Se vi capita, guardatelo e ripassate a dire la vostra, perché pare che veramente pochi conoscano questa porcheria.

sabato 4 settembre 2010

Sylvester Stallone: I Mercenari - The Expendables

Arrivo al cinema con largo anticipo, l'attesa è durata mesi ma gli ultimi minuti sono i più insopportabili.
Ingresso in sala alle 22.00; sono le 21.57, io ci provo comunque; respinto, aspetterò.
Alle 22.03 sono al mio posto, passano i minuti, interminabili. Scorrono numerosi spot, qualche trailer; stringo il bracciolo della poltrona, sono teso e impaziente.

Un'eternità di tempo più tardi, finalmente parte il film tanto atteso. Stallone torna per dirigere se stesso e una manciata dei migliori attori di film d'azione con una sceneggiatura scritta da lui. E chi, un po' stoltamente, dovesse dubitare delle sue capacità di regista e scrittore rispondo con: Rocky, la serie scritta interamente da lui (e diretti tutti tranne il primo), Rambo, Over the Top e Cliffhanger anche questi scritti dallo stesso.
Chiuso questo piccolo inciso, torniamo al film vero e proprio.

Esplosioni, sparatorie, scazzottamenti, ancora esplosioni;
un filo di trama per giustificare l'abuso di polvere da sparo,
questo è The Expendables
Fin dai primi minuti non ci si spreca con inutili chiacchiere, subito azione, subito sparatorie, uccisioni, pirati (somali?) vengono sterminati dal nostro manipolo di mercenari, poco propensi a trattare ma anzi impazienti di fare fuoco su qualsiasi cosa si muova. Un inizio che serve solo a mostrare uno screzio tra Ying (Jet Li) e Gunner (Dolph Lundgren), che culmina con la decisione di Barney (Stallone) di allontanare quest'ultimo dal gruppo perché "Non posso fidarmi di te", dice.
Sin dai primi momenti quindi entriamo nel vivo, senza troppo perdersi in chiacchiere (che comunque per tutta la durata del film saranno ridotte all'osso, per favorirne la parte più profondamente maschia) e per lanciarsi a capofitto nell'avventura. O quasi. No, un attimo, prima i mercenari devono essere ingaggiati da Mr Church (Bruce Willis) per un lavoro impossibile e POI partiranno. Peccato che al vecchio Bruce sia stato relegata una particina di soli 2-3 minuti, ma ancor di più che per l'ancor più vecchio Arnold Schwarznegger sia bastato molto meno per uscire di scena (ma la scena rimane comunque pregna di machismo e potrebbe, da sola, valere il prezzo del biglietto).

La missione impossibile che dovranno svolgere i nostri consiste nel ribaltare un governo dittatoriale insidiatosi sull'isola di Vilena, nel Golfo del Messico con l'aiuto (e soprattutto il sostegno economico) di un narcotrafficante americano.
Dopo un primo sopralluogo per prendere atto della situazione locale, sembra che la missione debba essere annullata, perché ritenuta addirittura da loro, impossibile.
Ma c'è una bella sfilza di "ma" che non anticiperò per non rovinare la sorpresa a chi fosse desideroso di guardare il film. Fatto sta che dopo la prima visita all'isola, terminata con un'incursione aerea da parte di Barney e Lee (Jason Statham) che fanno fuori un bel po' di militari locali, i nostri decidono di tornare e fare terra bruciata di ciò che era la base del Generale Garza (David Zayas, noto ai più per la parte di Angel nella serie tv Dexter).

Non volendomi dilungare troppo ho omesso ogni singola esplosione, sparatoria o combattimento, di cui il film è pregno a tal punto da mettere i dialoghi in quinta posizione, addirittura dopo lo sfoggio del pene (in senso figurato) e grazie ai quali si torna a respirare un po' l'aria degli anni '80, da molti agognata.

Per una volta, finalmente, dopo aver storto il naso in diverse occasioni (vorrei ricordare Predators e Scontro tra Titani) sono uscito dal cinema soddisfatto, con il sorriso e ancora un po' gasato per la quantità di testosterone che sprizzava dallo schermo. E fortuna che ero in una delle ultime file, mi avrebbero fatto la doccia se fossi stato più avanti.

Ma, ma, ma, purtroppo ci sono dei ma (speravate che fosse finita eh?).

1. Premesso che SEMPRE un film doppiato perde molto rispetto all'originale e che sono pochi i doppiatori veramente bravi ed in grado di dare una voce soddisfacente ai personaggi che interpretano, c'è una persona, un doppiatore in particolare, che a mio avviso (ma non solo a sentire le opinioni), che dovrebbe essere lasciata senza lavoro. Lo so, è brutto da dire, soprattutto in tempi come questi, ma non posso, non posso e non voglio credere (nonostante l'abbia sentito con le mie orecchie) che Jet Li sia stato doppiato da Mino Caprio. E ve lo devo dire io chi è? Il doppiatore di Peter Griffin. Vi pare possibile guardare un film in cui Jet Li ha la voce di Peter Griffin? A me no. Eppure ho anche cercato il cinema in cui, ogni tanto, è disponibile la cuffia per l'audio originale. Ed ho pianto.
2. La regia è un po' confusionaria, potrebbe non piacere a più di qualcuno, ma personalmente mi ritengo soddisfatto, film d'azione senza telecamere che sbattono a destra e sinistra all'impazzata non hanno lo stesso gusto.
3. Forse ci sono troppi protagonisti. Sarà vero che il cast è stellare (e sono il primo che si è dovuto cambiare le mutande quando l'ha letto) ma proprio a voler mettere troppa carne al fuoco si rischia di trovarsi davanti troppi personaggi che non possono essere caratterizzati a dovere, ma ancora una volta, chissenefrega, ci sono le esplosioni!

giovedì 2 settembre 2010

Robert Rodriguez: Machete

Che dire, signori, se non la serata più bella della mia vita almeno una menzione per quest'anno la vince di sicuro!

Con la splendida cornice della 67ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, il sottoscritto ha preso parte all'anteprima di un film destinato a passare, secondo il mio modestissimo parere, nella storia del TrasH, con la T e la H maiuscole!

Si tratta nientepopòdimenochè dell'attesissimo Machete, ultima opera di un Rodriguez (C'era una Volta in Messico) più in forma che mai! Ovviamente presenti alla visione i produttori(Aaron Kaufman
e Iliana Nikolic), il regista, l'attore principale (un esaltatissimo Danny Trejo), l'attrice coprotagonista (una bellissima Jessica Alba, in vestitino nero mozzafiato, NdJ.DP) oltre che amici e qualche comparsa.

Ma veniamo al dunque, sarete bramosi di leggere, in anteprima mondiale, la recensione di un Film tanto atteso quanto chiacchierato...
Bene, cominciamo con un po' di storia:

Parliamo del 2007, l'anno di uscita della seconda parte del "progetto Grindhouse", una "sfida collaborativa" tra Quentin Tarantino e Robert Rodriguez: Planet Terror.
Diretto da Rodriguez, questo film presentava, prima dei titoli di testa, un fake trailer di un fantomatico film, Machete, per l'appunto...C'è da dire che il personaggio di Machete compariva tra le idee bislacche di Robert fin dal 1994, e fin da quei tempi il volto del "dark hero" era, seppur solo nel magico mondo delle idee, quello di Danny Trejo.
Ma così divago, colpa mia... Vi basti sapere che approfittando del notevole successo di pubblico, unito alle minacce di morte ricevute in caso non avesse diretto quel film il prima possibile, il buon Robert si rimbocca le maniche e gira tutte le scene mancanti al famoso trailer, rendendolo il lungometraggio da me visionato!


Machete (Danny Trejo) è un agente federale messicano, un duro come non se ne fanno più, con un profondo senso della giustizia che lo mette spesso in situazioni al limite del suicidio... E proprio durante una di queste missioni che il nostro eroe cade in una trappola del signore della droga Torrez (uno Steven Seagal più grasso e grosso che mai) Dopo aver visto morire davanti ai suoi occhi la moglie (e, sembra, anche la figlia) e aver rischiato di morire bruciato per l'occasione Machete viene creduto morto. Ma così non è, e il nostro eroe riesce ad entrare illegalmente in Texas, dove conduce una vita da immigrato clandestino, vivendo alla giornata di piccoli lavoretti. Tutto insomma sembra procedere con la degradante lentezza della vita extracomunitaria, finchè Machete viene ingaggiato da Michael Benz (Jeff Fahey) per uccidere il Senatore repubblicano McLaughlin (Robert De Niro) in cambio di una cospicua somma di denaro...Ma l'ingaggio si rivelerà una trappola, e Machete dovrà cercare dapprima di scappare, e poi di vendicarsi di coloro che lo hanno portato a un passo dalla morte! Aiutato da una agente dell'immigrazione sexy e sfrontata, Sartana (Jessica Alba), una messicana combattente per i diritti dei suoi conterranei, Shé (Michelle Rodriguez) e suo fratello, Padre Benito del Toro (Cheech Marin) Machete affetterà chiunque gli si pari davanti prima di trovarsi faccia a faccia con il suo acerrimo nemico, colui che ha ammazzato sua moglie e sua figlia solo pochi anni prima!

Il film comincia fin da subito con una buona dose di inaudita violenza, le machetate non sono sicuramente tenute in disparte, anzi! Protagoniste assolute del film continuano a susseguirsi in turbinii di lame, arti mozzati, decapitazioni, fuoriuscite di budella (non vi anticipo nulla, lascerò a voi la visione del film) e quant'altro si possa chiedere a qualche lama ben affilata di tagliare.
Praticamente le occasioni in cui Machete usa un'arma da fuoco si contano sulle dita di una mano, e restano certamente nella memoria dello spettatore per la fantasia! Ma il nostro eroe non si limiterà a questo: dimostrerà dimestichezza anche con bisturi, seghetti da ossa, un tagliaerba, pezzi di vetro, e chi più ne ha più ne metta! (Seppure indubbiamente la sua arma preferita rimarrà sempre colei che da il nome al film e al protagonista).
Menzione speciale alla colonna sonora, sempre azzeccatissima e in grado di regalare una buona dose di adrenalina "in combo" con le inquadrature, peraltro magistrali, segno di un'esperienza che oramai ha ben poco a che vedere con lo stile rozzo seppur efficace del primo Rodriguez, e risultano infatti raffinate e dinamiche, seppur in quel tripudio al sangue che caratterizza in buona parte il film.

Ottima la scelta di far recitare il meno possibile Steven Seagal, il quale poteva risultare l'anello debole del film, con quel suo faccione inespressivo, ma che contrariamente a ogni previsione si adatta perfettamente al suo ruolo di rude e malvagio trafficante di droga messicano.

Il film, sangue ed esplosioni a parte (neanche quelle mancano, la prima ad appena 8 o 9 minuti dall'inizio del film), è in grado di lanciare pesanti messaggi di critica sociale e politica(il senatore estremamente razzista, il cui piano è quello di "elettrificare" il confine Texas-Messico, al contempo intortato nel traffico internazionale di stupefacenti, la spinosa questione dell'immigrazione clandestina, gli insabbiamenti dei potenti, i gruppi razzisti che formano delle "ronde al confine", e chi più ne ha più ne metta) così fuoriuscendo dal clichè del classico trash movie "atuttosangue" senza un briciolo di trama.

Insomma, da qualsiasi punto di vista lo si veda non si può che apprezzarlo per il capolavoro che è! Interessanti le "scene di anticipazione" per le parti già girate nel finto trailer di Tarantino(inserite TUTTE nello svolgimento del film, che in alcuni momenti sembrano quasi posticcie, mai divenendo però fuori luogo!

Applausi scroscianti e standing ovation in sala, sinceramente non ho mai sentito tanti battiti di mani ad una proiezione... sembrava proprio che lo stesso entusiasmo che mi assaliva durante la visione avesse contagiato tutta la sala!

Come poteva finire una serata così magica, dopo la visione di cotanto film?
Ovviamente con una stretta di mano da parte del sottoscritto prima a Rodriguez, poi a Danny Trejo, condita dal loro autografo sotto lo sguardo ammaliante di Jessica Alba, alla quale ho riservato solo una strizzata d'occhio e un mormorato "well done!"

In pratica?
voto: 9 e 1/2
Ben Cazzada (Ben Fatta, ndR), signori!

mercoledì 1 settembre 2010

Harald Zwart: The Karate Kid

Ci sarebbe molto di che discutere in proposito di questo autodichiaratosi remake (come del resto sta succedendo troppo spesso) ma che con il film originale c'entra poco o nulla. Sarà mica una scusa per non essere criticati per il fatto di aver rubato l'idea da qualcun'altro e aver successo con idee non proprie? Se così fosse vorrei sottolineare che a mio avviso un'accusa di plagio è meno importante di quella d'aver rovinato un bel film. Ma ognuno è libero di pensarla diversamente.

Sì, lui picchia tutti in una scena, l'unica per cui
valga la pena vedere il film.

Cosa ci troviamo davanti allora quando decidiamo di guardare The Karate Kid edizione 2010?
Avete pensato al karate?

Vi sbagliate.

Ci sarà un motivo se è stato ribattezzato (giustamente) Kung Fu Kid (e per esser un pignolo praticante di arti marziali lo trasformerei in Wushu Kid, che forse suona anche meglio). Ebbene sì, la presenza di Jackie Chan come insegnante e il fatto che il film sia ambientato in Cina sono degli indizi non da poco per accorgersi che di karate non si parla affatto. Personalmente, si tratta anche dell'unico motivo che mi ha spinto a vedere il film.

Un riassunto della trama:
bambino di colore (Jaden Smith, il figlio di Will) con madre di colore si trasferisce in Cina per lavoro. Di lei, non di lui, mica sono sfruttatori, lui va a scuola e lì conosce una ragazzina che gli piace molto, ma viene picchiato dai bulletti che le girano attorno. Ovviamente cinesi, qui il razzismo è di casa.
Ecco come NON tenere un guardia.
Lui stufo di essere maltrattato scopre per caso che il custode dello stabile dove vive è nientemeno che Jackie Chan che nell'unica scena valida del film picchia i ragazzini cattivi e gli spacca i maroni finché questo non accetta di insegnarli il kung fu.
A questo punto inizia il noioso e poco credibile allenamento, ispirato ovviamente all'originale The Karate Kid che in un mese porterà Dre (questo il nome del protagonista) sul ring del torneo di legnate locale in cui si scontrerà con i cattivi e vissero felici e contenti.

Evitatelo.
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