martedì 31 agosto 2010

Blake Edwards: Sunset - Intrigo a Hollywood

Per chi non lo conoscesse, Tom Mix è stata la prima star del cinema muto di genere western, e si tratta forse del primo fenomeno di celebrità hollywoodiana costruita a tavolino: gli studios lo presentavano come una sorta di vero eroe del west, ex sceriffo ed ex ranger della frontiera, figlio di un ufficiale di Westpoint e a sua volta combattente nella guerra ispano-americana di fine '800... in realtà le sue origini erano molto meno altisonanti: era figlio di un boscaiolo, e ha partecipato alla suddetta guerra lavorando nelle retrovie; per il resto ha lavorato come cowboy e in vari spettacoli di rodeo ma sicuramente aveva un gran senso dello showbiz cosicché, coi suoi cappellacci a tesa larghissima e bragoni da vaquero (che andavano a unirsi a un abbigliamento leccatissimo sicuramente troppo vistoso per essere verosimilmente quello dei veri abitanti del west), è ben presto diventato una star, avvalendosi per i suoi film anche della consulenza di veri protagonisti del west come lo sceriffo Wyatt Earp. E il film in questione prende le mosse proprio dall'amicizia nata fra i due, che nella finzione del film si ritrovano a indagare nella Hollywood degli anni '20 sulla morte di una prostituta, in una situazione in cui realtà e finzione s'incrociano e si confondono di continuo.

E' chiaro che la pellicola ha il chiaro intento di giocare molto su questo, con una costruzione metacinematografica che, parlando di personaggi dal sapore leggendario, compie su di essi un'operazione che loro stessi avevano compiuto su di loro costruendo i personaggi con cui poi si sono identificati per offrirsi al pubblico. E da questo punto di vista la cosa è molto interessante, ma il problema (non troppo grave, comunque) è che sembra di essere di fronte a qualcosa di girato in modo un po' antiquato, come se si fosse di fronte a un film di dieci o vent'anni prima: il regista è Blake Edwards, quello di Colazione da Tiffany e della serie della Pantera Rosa, qui in una delle sue ultime prove cinematografiche che appare come una commedia anche divertente ma un po' anacronistica, con una vicenda gialla che purtroppo risulta meno stimolante di qualsiasi episodio della Signora in giallo. Quindi siamo di fronte a un'operazione parzialmente mancata (e ciò probabilmente è la spiegazione del fatto che il film sia finito abbastanza presto nel dimenticatoio), dato che per il resto i due attori protagonisti - Bruce Willis nei panni di Tom Mix e James Garner in quelli di Wyatt Earp - formano una coppia simpatica. Perciò il film pur non essendo memorabile risulta comunque abbastanza godibile, per cui una visione volendo è consigliata (ma non di più).

lunedì 30 agosto 2010

Patrick Lussier: San Valentino di Sangue

Remake de Il Giorno di San Valentino (1981) e per quanto mi riguardo si tratta di uno slasher movie di tutto rispetto.
Siamo ad Harmony, una tranquilla cittadina di minatori che lavorano presso la Hanniger Mining Company, ma un giorno il tunnel 5 crolla e vi rimangono intrappolati alcuni operai. All'arrivo dei soccorsi si scopre che quasi tutti, tranne Harry Warden (unico sopravvissuto anche se caduto in coma irreversibile) e Tom Hanniger (figlio del direttore della miniera), sono stati uccisi a colpi di piccone; i sospetti cadono su Harry mentre Tom è stato l'artefice dell'esplosione dimenticandosi innavertitamente di chiudere le bocche di metano.
Ad un anno di distanza dall'incidente (il giorno di San Valentino) Harry Warden si risveglia dal coma completamente cambiato uccidendo chiunque gli si pari davanti. La stessa notte alcuni ragazzi stanno facendo una festa presso il tunnel 5 e all'arrivo di Harry inizierà la strage. Solo 4 ragazzi sopravviveranno, tra cui Tom Hanniger; la polizia riuscirà comunque ad uccidere Harry un attimo prima che scenda nelle profondità della miniera.

Passano dieci anni dalla strage di quella notte e Tom torna ad Harmony per questioni burocratiche, nel frattempo la sua ex ragazza Sarah si è sposata con Axel, uno dei superstiti di quella notte e ora sceriffo della città.
Durante i festeggiamenti di San Valentino ricompare una figura vestita da minatore che inizia a mietere vittime, allora Sarah, Tom e Axel inizieranno a rivivere i tremendi ricordi di dieci anni prima, temendo che Harry Warden possa esser ritornato per completare il lavoro.

Niente di speciale la trama, dopotutto si tratta di uno slasher movie e per di più è un remake. Vorrei però sottolineare alcuni aspetti più che positivi del film:

- Gli attori protagonisti molto bravi ad impersonare i rispettivi personaggi
- Le scene splatter fatte molto bene e con dovizia di particolari
- I colpi di scena (intesi come spoiler) non mancano affatto
- Per fortuna poche scene di nudo o sesso (fatte bene però)

Questi sono quattro elementi essenziali per evitare che il film scada inesorabilmente nello scontato puro. Fortunatamente così non è stato e quindi promuovo il film più che volentieri.
A differenza degli altri mostri sacri del genere (leggi Venerdi 13 ed Halloween) il protagonista non è passivo o macchinoso, le azioni sono dinamiche invece e "realistiche", l'assassino è umano e non una copia di Michael Myers o Jason Voorhees.

Siamo di fronte ad un horror/thriller direi, in un panorama odierno in cui i remake si sprecano questo San Valentino di Sangue meritatamente si aggiudica la corona del meno scontato come trama ed evoluzione della stessa.

Voto: 7/8

sabato 28 agosto 2010

Jack Hill: Coffy

Di giorno infermiera, di notte paladina della giustizia. O almeno, molto indaffarata a far fuori i cattivi, senza troppo interessarsi della giustizia della legge, ma solamente di quel senso di giustizia superiore che ognuno di noi si porta dentro, dettato in questo caso da una storia di droga che coinvolge la sorella minore.
Coffy (la Pam Grier reginetta della blaxploitation nonché Jackie Brown di Tarantino), eroina pronta a tutto pur di eliminare dalla città spacciatori, papponi, mafiosi e delinquenti di ogni genere e sorta sveste quindi i panni di infermiera provetta per indossarne i pochi richiesti dalla sua copertura: la prostituta.
Qual modo migliore di entrare nel cuore di un'organizzazione criminale se non quello di entrarne a far parte per poi sgretolarla dall'interno?

Ma nonostante Coffy non ci metta molto a seminare il caos nella malavita, dovrà fare i conti anche con la corruzione di poliziotti e politici, sempre pronti a sporcarsi le mani pur di riempirsi le tasche.

Scritto e diretto da Jack Hill (lo stesso che risulta essere uno degli scrittori e registi de "La Vergine di Cera" solitamente attribuito a Roger Corman, e che con Pam Grier ha già lavorato in The Big Bird Cage, The Big Doll House e che un anno più tardi sfornerà Foxy Brown), è un classico film sul genere "blaxploitation" con una trama non particolarmente originale né articolata, ma che si lascia vedere, grazie soprattutto al buon lavoro svolto dagli attori, non da oscar ma convincenti al punto giusto; tra questi è interessante notare come il cast riservi delle piacevoli sorprese, come King George, interpretato da Robert DoQui, l'agente Reed della trilogia di Robocop e William Elliott, già visto in Night of the Lepus (meglio noto in Italia con il titolo "La Notte della Lunga Paura").

Coffy al suo "colloquio" con il pappone King George

Sottotitoli in italiano disponibili qui

giovedì 26 agosto 2010

Adam Green: Hatchet

Siamo di fronte ad un'ora e sedici minuti di cazzate.

Questo Hatchet entra di diritto in quel filone di film slasher adolescenziali di cui non se ne sente il bisogno.
Negli anni '80 avevamo Venerdì 13, Nightmare e Non Aprite Quella Porta; ora ci dobbiamo subire i vari remake di questi e qualche misero tentativo di "originalità" che va sotto il nome di Jeepers Creepers et simili. Il vero problema di questo Hatchet non sta tanto nella trama, in cui un gruppo di ragazzi decide di fare un tour in una palude teatro di misteriosi omicidi, ma bensì il palese plagio di Venerdi 13.
Ok, l'elemento "adolescenti ingenui che vogliono visitare un luogo pericoloso" potrebbe anche starci nonostante sia stato già visto e rivisto. Soffermiamoci un attimo all'ambientazione del film e al killer in questione: una palude di notte, una leggenda che racconta di un ragazzo deriso dai suoi coetanei per i difetti fisici/mentali e vittima di uno scherzo la notte di Halloween, il padre del ragazzo che per errore lo colpisce in testa con un'accetta.
Il ragazzo/mostro in questione ricalca spudoratamente il Jason Voorhes del primo capitolo della fortuna saga, ma in questo film si ha l'impressione che il tutto avvenga molto velocemente; dal momento in cui il killer compare per la prima volta non c'è un attimo di tregua per gli sfortunati ragazzi.
Il mostro è un ragazzo decisamente deforme dotato di una forza fuori dal comune che si serve di un'accetta per uccidere i malcapitati, ma non solo! Si serve anche della sua forza per strappargli le braccia, il busto, la testa e chi più ne ha più ne metta.
Le scene splatter si sprecano per tutta la durata del film, esaltando qualsiasi effetto speciale che richieda sangue a spruzzo e legamenti sradicati dalle giunture.
Il finale è qualcosa di assolutamente scontato e pietoso.

Per fortuna il regista si rifarà con il discreto Frozen quattro anni più tardi, ma fidatevi: questo Hatchet è veramente inguardabile.

Voto: 4

martedì 24 agosto 2010

Duccio Tessari: Zorro

Zorro è un personaggio che ha avuto varie trasposizioni fra gli anni '60 e '70, in piena epoca spaghetti western, anche nel nostro paese, spesso e volentieri in modi fantasiosi quali la sua collocazione all'interno di uno scenario da far west vero e proprio (E continuavano a chiamarlo figlio di..., con Fabio Testi), crossover dal sapore un po' trash (Zorro contro Maciste) e parodie (I nipoti di Zorro, con Ciccio e Franco). Si capisce, il più delle volte si tratta di film abbastanza a basso costo, ma il film di cui parliamo in questa recensione si discosta leggermente da questa tradizione dato che, nelle intenzioni, probabilmente voleva essere qualcosa di un po' più ambizioso, per vari motivi: visivamente il film è molto curato, fra costumi e locations di alto livello; il fatto di affidare la parte dell'eroico protagonista a un divo, Alain Delon, allora sulla cresta dell'onda; la regia in mano a un comprovato maestro del cinema d'avventura, Duccio Tessari, creatore del Ringo interpretato da Giuliano Gemma.

Per quanto riguarda la trama, si discosta da quella che già conosciamo tutti quanti per alcuni dettagli, legati per lo più al fatto che il film non è ambientato nella tradizionale California bensì in Nuova Aragona (Sudamerica), dove il nostro sopraggiunge per sostituire il defunto governatore locale, suo amico e assassinato poco prima della partenza, e per combattere il malvagio colonnello Huerta, che di fatto spadroneggia a suo piacimento nella colonia spagnola. Per il resto, il film ovviamente deve molto alla celebre serie televisiva americana prodotta dalla Disney, con Guy Williams, tanto che qui ritroviamo alcuni personaggi, fra cui il servo muto Bernardo e un sergente Garcia praticamente identico all'originale. Nonostante tutti i buoni propositi, però, va detto che il film non è all'altezza delle aspettative: di fronte a un film su Zorro ci si aspettere un ritmo sostenuto, ma la pellicola non è orchestrata come si deve e ci si ritrova di fronte a svariate scene di effettiva azione ma non valorizzate a dovere in quanto circondate da momenti di noia, e il culmine arriva con un interminabile duello finale, di cui non arriva mai la fine. Altri due difetti sono la caratterizzazione un po' troppo sopra le righe di alcuni personaggi macchiettistici, come l'ufficiale tedesco o la zia acida di Don Diego o lo stesso Don Diego (più che un damerino, qui ridotto ad autentica checca), e la colonna sonora dei fratelli De Angelis, senz'altro più adatta a una scazzottata con Bud Spencer e Terence Hill che a un film cappa e spada.

In conclusione, devo dire che nonostante il film non sia niente di particolarmente brutto e io sia un ammiratore di regista e protagonista di questo film, non mi sento di consigliare questa pellicola a nessuno in particolare, se non proprio ai fan dell'eroe mascherato che vogliano togliersi la curiosità di vedere l'ennesima trasposizione.

domenica 22 agosto 2010

Adam Green: Frozen

Adam Green sarà noto ai più per esser il regista dello slasher movie Hatchet, chissenefrega direte voi non avendo tutti i torti, ma almeno così sappiamo o possiamo presumere lo stile della sua regia.
Fortunatamente questo Frozen è ben diverso dal suo precedente film, si tratta infatti di un thriller che segue la fortunata scia iniziata all'epoca con The Hole per poi continuare con Cabin Fever e via dicendo.
La formula è semplice: tre giovani amici (due ragazzi e una ragazza) si trovano in vacanza sulle montagne dello Utah e una sera decidono di fare l'ultimo giro in seggiovia prima della fine della giornata, ma improvvisamente l'impianto viene spento e i ragazzi si trovano sospesi a una quindicina di metri dal terreno. L'impianto riprenderà a funzionare solo dopo una settimana e questo i ragazzi lo sanno bene.
Per loro inizierà un incubo dettato dal gelo tagliente, avranno solo due possibilità per cercare aiuto: saltando giù dalla seggiovia oppure ridiscendendola aggrappandosi alla fune, ma tra questi due grossi problemi se ne inserirà un terzo: i lupi.

Realistico e senza fronzoli, mi aspettavo la solita boiata adolescenziale vista e rivista, invece sono rimasto piacevolmente colpito. Il regista delinea in modo sommario la psicologia dei tre protagonisti, ma il quarto e vero protagonista è il freddo. Le chance di sopravvivere a queste temperature e in balia di bufere di neve sono minime, se poi le possibilità di sfuggire a questa situazione sono da catalogarsi sotto la voce "idee suicide" allora è normale che il terrore prenda il sopravvento.
Il mio voto per circa tre quarti è influenzato dal realismo del film, sia chiaro. Per il resto non ci allontaniamo troppo dai film sopracitati.

Voto: 7

venerdì 20 agosto 2010

Srdjan Spasojevic: A Serbian Film (Srpski Film)

Ecco la nuova grande sfida della settimana: vedere A Serbian Film e recensirlo, come se quell'ora e mezza non fosse abbastanza per farmi chiudere lo stomaco. Quindi ora devo stare qui a ripensare a quelle scene, riesaminarne ogni fotogramma, soprattutto quelli più truculenti e violenti, non solo nelle immagini in sé ma nei contenuti.

Milos è un ex porno attore serbo, molto apprezzato in patria, se non addirittura il più grande interprete di film hot che abbia mai calpestato suolo balcanico. Ma tutto ciò che vuole ora dalla vita è continuare a vivere la sua vita in tranquillità e serenità con la sua famiglia. È proprio la famiglia il punto cardine attorno al quale gira tutto il film, sia nel bene che nel male e il regista è bravo nel farlo capire allo spettatore nella prima metà della pellicola, tramite scene semplici ma efficaci.

Ma la vita non è sempre tutta rose e fiori e con il miraggio di poter uscire da una situazione disagiata a causa di problemi economici, Milos accetterà un lavoro che puzza di losco ma per il quale gli viene proposta una cifra che lo sistemerebbe a vita. Vukmir, ricco produttore interessato alle sue capacità e suo grande estimatore, insisterà parecchio prima di riuscire a portarlo nel suo cast, come protagonista di una pellicola che fin da subito apparirà malata e dai risvolti molto più cruenti di quelli che si sarebbe aspettato.

Inutile dire che dopo pochi giorni dall'inizio delle riprese, Milos non ci sta più e rifiuta di proseguire, ma una volta entrato nella tana del serpente, uscire non è una scelta che si può fare.
In un'escalation di tensione, terrore, violenza e morte il nostro protagonista si ritrova a non sapere più cosa gli è successo, dovendo ripercorrere passo dopo passo una strada che l'ha portato oltre ogni limite immaginabile.


A far da contorno alle scene già di per sé violente e raccapriccianti, l'ottima colonna sonora di Sky Wikluh, musicista famoso in Serbia e già noti al pubblico balcanico sono anche gli attori protagonisti, Srdjan Todorovic (Milos) e Sergej Trifunovic (Vukmir), impeccabili nelle loro interpretazioni, come del resto tutti i figuranti che hanno preso parte alle riprese.

Nonostante la prima parte della pellicola scorra via abbastanza facilmente e durante la visione ci si chiede dove stia l'orrore di cui parlano tutti in proposito a questo film, questa non serve altro che da introduzione, serve a prepararci al peggio, ma in modo fin troppo sereno, non abituandoci poco a poco all'inevitabile; non c'è pietà per lo spettatore, come non ce n'è per il protagonista e così insieme, all'improvviso, si viene catapultati in un vortice di sesso, depravazione, violenza, abilmente orchestrato da Vukmir (nel film) e da Spasojevic (dietro la macchina da presa). Si viene a creare in questo modo un parallelo tra spettatore-protagonista e regista-aguzzino, quasi a voler indicare i "dirigenti" come dei mostri, senza scrupoli nei confronti chi non può far altro che subire e stare a guardare, proprio come nella realtà serba, dove la politica attanaglia i cittadini e questi sono costretti a subirne le prepotenze.

mercoledì 18 agosto 2010

Christopher Nolan: Inception

Premetto che si tratta di una recensione difficile da scrivere, dettata dal fatto che il film in sè è complesso e ricco di scene spoiler.
Mi dedicherò quindi a definire la trama nel modo più generico possibile e inserendo alcune tematiche che stanno alla base dell'architettura di Inception.

Domenic Cobb (Leonardo DiCaprio) è un ladro la cui abilità è del tutto particolare, riesce infatti ad estrarre i segreti e le idee dal subconscio dalle persone mentre stanno dormendo.
Nonostante il film inizi in media res, veniamo subito introdotti nei meccanismi di questa arte furtiva che Cobb conosce alla perfezione e che gli è valsa notorietà in ambito di spionaggio industriale.
Cobb ed il suo team si trovano nella mente del potente uomo d'affari Saito (Ken Watanabe) per cercare di rubargli alcune informazioni, ma la missione fallisce quando quest'ultimo scopre di essere in un sogno a causa di un errore commesso dall'architetto dell'ambientazione onirica.
Al suo risveglio Saito contatta Cobb per offrirgli una proposta che non potrà rifiutare: invece di estrarre un'idea dovrà impiantarne una nella mente di una persona, di Robert Fischer Jr (Cillian Murphy) in particolare, figlio dell'anziano Maurice Fischer (Pete Postlethwaite) prossimo a morire e cedergli l'eredità dell'intera azienda di famiglia. La famiglia Fischer è rivale in campo d'affari di Saito, perciò viene chiesto a Cobb di impiantare l'idea, tramite l'inception, nella mente di Fischer di rinunciare all'eredità e quindi spezzare il monopolio. In cambio Cobb avrà la possibilità di ritornare negli Stati Uniti dai suoi due figli.
La missione verrà disturbata da una presenza che sembra conoscere tutte le mosse di Cobb e che solo lui può aver già visto.

In apparenza la trama sembra semplice, ma in realtà è intricata e complessa tanto quanto la psicologia del protagonista e della sua storia personale.
Il team di Cobb per questa missione è composto da:

- Arthur (Joseph Gordon-Levitt): estrattore e braccio destro di Cobb.
- Eames (Tom Hardy): un falsario capace di cambiare aspetto nei sogni.
- Yusuf (Dileep Rao): un chimico indiano che sviluppa sedativi.
- Ariadne (Ellen Page): una giovane studentessa che si occupa di architettare i sogni.

Inoltre nella missione parteciperà lo stesso Saito per assicurarsi che le cose vengano fatte nel modo giusto.
Un personaggio altrettanto importante è Mal (Marion Cotillard), moglie di Cobb morta in circostanze misteriose.

Tema principale del film è il sogno e le sue proprietà (l'onironautica). Il subconscio di ognuno di noi è radicato nella parte più profonda della nostra mente e si rivela solo durante i sogni tramite proiezioni visive. Siamo quindi capaci di costruire incosciamente un mondo non reale nella dimensione onirica. Può succedere però che la linea che divide il sogno dalla realtà sia veramente impercettibile, di conseguenza occorre avere con sè un totem, ovverosia un oggetto capace di dirci se stiamo sognando o meno.
Nel film l'oggetto totem di Cobb è una una trottola che, nel caso egli stesse sognando, continuerebbe a girare all'infinito.
Un altro argomento trattato durante il film sarà il sogno nel sogno, meccanismo capace di avvicinarsi sempre di più al subconscio radicato profondamente nella nostra mente.
Nolan inserisce anche un famoso oggetto impossibile in alcune scene, le celebri Scale di Penrose, un'illusione ottica che rappresenta bidimensionalmente una rampa di scale che muta la propria direzione di 90 gradi quattro volte mentre la si sale o la si scende, per ritornare al punto di partenza in un giro infinito. Lo scopo di questa figura è di spiegare che le strutture normalmente impossibili possono essere create all'interno del mondo del Lucid Dream.



La Scala di Penrose


Al di là di queste utili nozioni per poter comprendere meglio il film, Nolan ci presenta un piccolo capolavoro visivo che prende spunto palesemente da Matrix. Tramite le più moderne tecnologie digitali veniamo trasportati all'interno dei sogni dove visivamente tutto è possibile.
Una buona dose di mistero farà da contorno ad un film mai noioso per tutte le sue due ore di durata, non mancheranno i colpi di scena, il regista vi fornirà man mano tutti i tasselli per comprendere il film e vi lascerà a bocca aperta nel finale, uscirete dai cinema con un punto interrogativo nella mente ed una sensazione rara, quella di aver assistito ad un film interessante e magistralmente diretto.
Ancora una volta DiCaprio conferma di esser diventato un buonissimo attore, sempre più adatto a ruoli del genere (vedi Shutter Island).
Bravissimo Christopher Nolan (Batman Begins e The Dark Knight) ad avere sempre in pugno la struttura del film, normalmente il rischio di creare solo una gran confusione per film simili è altissima.

Consiglio caldamente e spassionatamente a tutti di andarlo a vedere al cinema il 24 settembre.

Voto: 9+



lunedì 16 agosto 2010

Martin Scorsese: Shutter Island

Tratto dall'omonimo romanzo di Dennis Lehane, questo Shutter Island è stato uno dei film più attesi del 2010 e l'attesa è stata più che ripagata.
La coppia Scorsese + Leonardo DiCaprio colpisce ancora una volta nel segno (Gangs of New York e The Departed) e ci regalano un thriller psicologico di notevole fattura.
Il film si svolge nel 1954 e inizia con due agenti federali, Edward "Teddy" Daniels (Leonardo DiCaprio) e Chuck Aule, che vengono mandati su Shutter Island all'Ashecliff Hospital, un ospedale psichiatrico di massima sicurezza specializzato nel curare i criminali malati di mente.
Il loro compito è investigare sulla scomparsa di Rachel Solando, una paziente misteriosamente scomparsa dalla sua stanza blindata che in passato era stata ricoverata per aver affogato i suoi tre figli, ma nonostante ciò è convinta di trovarsi ancora a casa sua insieme ai figli.
Per l'agente Edward Daniels inizierà una ricerca assidua che verrà ostacolata dal primario dell'ospedale John Cawley (Ben Kingsley), col passare del tempo misteri e il passato di Edward verranno a fargli visita e dovrà scontrarsi non solo con la realtà di Shutter Island, ma anche con se stesso...

Incredibilmente ispirato, magistralmente diretto e perfettamente interpretato. DiCaprio ancora una volta ci dà prova delle sue doti da attore, perfettamente a suo agio nel ruolo che ricopre in questo film. L'interpretazione di Ben Kingsley come primario dell'ospedale è da oscar come miglior attore non protagonista.
Per tutta la sua durata il film ci fornisce sporadici tasselli che ci dovrebbero aiutare ad immaginare il finale, un finale sconvolgente e drammatico che difficilmente ci si può aspettare.
Scorrevole ed enigmatico sono due termini chiave per descriverlo, il primo aggettivo è fondamentale dal momento che il rischio maggiore per film del genere è quello di scadere nella lentezza e nella noia.
Una nota positiva al film va per l'ambientazione che rende benissimo lo stato d'animo del protagonista e, più in generale, dell'essenza del film. Shutter Island è un'isola impervia, fredda e circondata da un mare mosso e freddo che spesso si avventa senza pietà sull'ospedale. Il colore predominante è il grigio che dà una sensazione di staticità e di solitudine.
Il tema ricorrente del sogno, dell' uno contro tutti, delle domande senza risposta e della spasmodica ricerca di qualcosa che sembra non sia mai successo si intrecciano alla perfezione grazie alla regia di Scorsese.
Forse l'unica nota storta è finale un pò troppo lungo, ma che rivela l'intera architettura della trama e toglie via tutti i possibili dubbi.

Consiglio vivamente questo film a chiunque sia appassionato o interessato ai thriller psicologici, verrete soddisfatti sotto qualsiasi punto di vista.

Voto: 8/9

Da sinistra verso destra: il primario John Cawley (Ben Kinsgley), l'agente Edward Daniels (Leonardo DiCaprio) e l'agente Chuck Aule in una scena del film.

La stagione dei Film Festival

Andiamo ormai verso la fine dell'estate, ma non per questo ci lasciamo alle spalle il cinema ed i festival ad esso dedicato.

Anzi, proprio in questi giorni si terranno:

Ma soprattutto non è da dimenticare il Festival del Cinema di Venezia, che si terrà dal 1° all'11 settembre nel capoluogo veneto e due eventi internazionali:
Spiace invece ricordare l'ormai defunto PesarHorror Fest, nella cui resurrezione confidiamo sempre... magari sottoforma di festival zombi mangia-ospiti

Monster Legacy Collection

Dovrebbe arrivare tra le mie mani mentre scrivo questo post, o forse un po' più tardi, il cofanetto della collezione della Universal chiamata Monster Legacy, che consiste di ben 18 film e 3 bellissimi busti raffiguranti i più celebri mostri del mondo del cinema: Dracula, il mostro di Frankenstein e l'Uomo Lupo.

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se non si rivela una fregatura è il prezzo migliore che ho trovato online.
Vi rimando per il momento al sito ufficiale in attesa di poterne parlare più approfonditamente.

venerdì 13 agosto 2010

Tim Burton: Alice in Wonderland


Questo film è pietoso. Ora vi spiego il perchè.


Circa un anno prima della sua uscita nei cinema (quindi marzo 2009) iniziò a girare in rete un'immagine che raffigurava il Cappellaio Matto impersonato da Johnny Depp.



Dovete sapere che chi sta scrivendo questa recensione è una persona a dir poco ossessionata dal romanzo di Lewis Carroll "Alice's Adventures in Wonderland/Through The Looking Glass", inoltre ho trovato che il make-up fosse assolutamente azzeccato per il personaggio, un misto di follia e allucinazione, per esempio gli occhi con le pupille dilatate tipiche dei cappellai in epoca vittoriana che erano abituati ad usare mercurio nel fabbricare i cappelli di feltro e l'etichetta sul cappello 10/6 ovvero 10 scellini e 6 pence. "Molto promettente e fedele alle illustrazioni di Tenniel!", ho pensato.
Se poi aggiungiamo il fatto che sia Tim Burton a dirigerlo allora viene da pensare che nessun altro regista sarebbe stato più adatto a dar vita a quel romanzo così difficile e unico da diversi punti di vista.

L'attesa per l'uscita del film diventò sempre più frenetica mese dopo mese fin quando iniziarono a trapelare alcuni dettagli circa il cast e la trama. Sul cast ho poco da obbiettare: Crispin Glover è un attore con grandi capacità, ma impersonando il Fante di Cuori (personaggio non presente nel romanzo) non viene resa dovuta giustizia al suo talento. Passi anche la moglie di Burton Helena Bonham Carter nel difficile ruolo della Regina di Cuori. Sul ruolo di Alice sarebbe stato più apprezzata un attrice leggermente più carina di Mia Wasikowska.
Ma riguardo la trama? E qua le noti si fanno molto dolenti...
L'adattamento del romanzo e quindi la sceneggiatura fu data a Linda Woolverton, famosa per le sceneggiature dei cartoni della Walt Disney "La Bella e la Bestia" e "Il Re Leone". Iniziai a pensarci su e qualcosa mi lasciava perplesso...ah si! ora ricordo...sarebbe stata la Walt Disney Pictures a produrre il film.
Qui inizia il baratro: il genio di Tim Burton che non dà limiti all'immaginazione sarebbe stato influenzato pesantemente da tale casa di produzione, al punto tale da domandarsi se si tratti dello stesso regista di Beetlejuice o Edward Mani di Forbice.
La sceneggiatura rasenta il ridicolo, stravolgendo completamente la trama del romanzo e traendo solo alcuni spunti da quest'ultimo. Un miscuglio di situazioni si intrecciano in modo caotico, scene fedeli al libro si contrappongono ad altre completamente inventate di sana pianta dalla signora Linda, personaggi protagonisti dell'opera di Lewis Carroll come il Brucaliffo oppure i gemelli Pinco & Panco scendono in secondo piano e, in particolar modo, gli ultimi sfiorano l'imbarazzo sia per rappresentazione che essenza.
Io, che attendevo impaziente la famosa scena di Alice che dialoga con il Brucaliffo, resto inorridito da quella del film in cui lui dice due cose riguardo ad un calendario e poi svanisce nel nulla......eh???
Poi però mi sono detto: "Magari la scena di Pinco & Panco che raccontano ad Alice la storia sarà fedele", restando poco dopo nuovamente deluso. Meglio a questo punto che non parlo dello Stregatto. Le illustrazioni del romanzo curate da Sir John Tenniel sembrano non esser state nemmeno prese in considerazione.

Se dovessi elencare tutte le scene deludenti e non fedeli all'originale credo che risulterei prolisso in modo assurdo, quindi vedrò di riassumere.
Il film non c'entra nulla con il romanzo se non per due o tre scene, una grande pecca è la scelta di averlo girato in stereoscopia e non nel modo più canonico, c'è da dire però che avrebbe avuto le sue potenzialità questa scelta di regia per una mente come Tim Burton se solo non fosse stato influenzato dalla casa di produzione.
La sceneggiatura è un insulto a Lewis Carroll, sembra che Linda non abbia colto un briciolo di essenza del romanzo.
Il duello con il mostro Jabberwocky è inguardabile, pare un combattimento in stile Tekken. Il Cappellaio Matto che danza come Michael Jackson nella danza della deliranza è la cosa più imbarazzante dell'intero film.

Lo spirito del romanzo che fine ha fatto? Quel misto di disorientamento, di nonsense e di inquietudine che hanno caratterizzato uno dei libri più letti e conosciuti al mondo.
Una profondissima delusione mi ha colto all'uscita dal cinema, Burton che non è Burton, solo l'interpretazione di Johnny Depp è salvabile e qualche scenografia di alcune scene.
Difficile era rendere bene l'essenza del romanzo, del mondo che Carroll aveva creato con la sua mente da matematico, ma tra la mediocrità e l'eccellenza esiste una via di mezzo. Potrei essere sul punto di reputare più fedele il film in stop motion "Alice" di Švankmajer (consigliatissimo tra l'altro, almeno si ritrova l'elemento d'inquietudine).
Personalmente me ne frego degli effetti speciali e visivi, mi bastava un film con la trama più fedele possibile al romanzo e l'uso di  stop motion come per Beetlejuice o Nightmare Before Christmas. Non è chiedere troppo, forse anche lo stesso Burton l'avrebbe voluto.

Voto: 4

Steven Spielberg: Jurassic Park


Sono passati ben 17 anni dall'uscita di questo kolossal, tutt'ora uno dei film che più ha incassato nella storia del cinema (quando ancora era un valido metro di giudizio).
Basato sul romanzo omonimo di M. Crichton, Spielberg dà vita ad un avventura senza precedenti.
Epico, colossale, umoristico e terrificante; queste sono le caratteristiche che vengono mescolate per tutta la durata del film. La trama è nota a tutti: un anziano imprenditore miliardario costruisce una riserva biologica del tutto particolare su un isola al largo della Costa Rica, ma prima di aprire i battenti al pubblico decide di invitare due paleontologi, un matematico e un avvocato a far un giro per il parco. Tra stupore e qualche perplessità, il gruppo di persone si troverà ben presto a dover fare i conti con i protagonisti dell'isola...

Questo film ha segnato la mia infanzia e non mi stancherei mai di rivederlo, per chiunque sia appassionato di dinosauri e genetica, questo film rappresenta un sogno che diviene "realtà". L'ambientazione tropicale, il tema della clonazione e manipolazioni di DNA, personaggi eccentrici che si incontrano, un ambizioso anziano, un informatico corrotto e infine i dinosauri si uniscono insieme per lasciarci estasiati.
Il mago degli effetti speciali Stan Winston (ricordiamo Aliens e Terminator), l'Industrial Light & Magic di Star Wars e Spielberg sono le vere star di questo Jurassic Park; vi porteranno in un mondo magico e spietato vecchio 65 milioni di anni, passerete dall'ammirare l'imponenza del Brachiosaurus alla grazia e agilità dei Gallilimus fino a spaventarvi di fronte al temibile T-Rex e gli intelligenti Velociraptor (o meglio, deinonychus per esser esatti).

Per quanto riguarda le tematiche biologiche trattate siamo ai limiti della fantascienza (ricordiamo che il film è del 1993), nonostante paroloni come "supercomputer", "sequenziatori di geni" e "realtà virtuale" che oggigiorno non sono affatto futuristici.
Come consulente per quanto concerne i dinosauri è stato chiamato un famoso paleontologo, putroppo però tale fama pare non sia meritatissima nel caso ci si confonda tra deinonychus (i velociraptor di Jurassic Park) e i velociraptor (alti quasi come un pollo).
E per concludere, tra dinosauri e biologia trova posto anche la matematica rappresentata da Ian Malcolm (Jeff Goldblum), un eccentrico caosologo esperto in Teoria del Caos che da subito ha cercato di avvertire che qualcosa sarebbe andato diversamente dalle previsioni, rispettando quindi l'imprevedibilità degli eventi nei sistemi dinamici dopo un certo intervallo di tempo.
Un film come pochi insomma, Spielberg viene ancora oggi ricordato come colui che ha fatto rivivere i dinosauri

Voto: 10-

giovedì 12 agosto 2010

Rob Green: The Bunker

Seconda guerra mondiale: un gruppo di militari nazisti riesce a prendere riparo in un bunker tedesco dopo essere caduto in agguato ad opera di soldati nemici, ma a soccorrerli non troveranno ciò che li aspettava... soltanto un vecchio pazzo e un ragazzo giovane e inesperto sono rimasti al suo interno,  in attesa di rinforzi.
Ma non sono rinforzi quelli che sono arrivati e al loro seguito non ci sono semplici uomini...

Ciò che li aspetta nel bunker, nascosto nei cunicoli che si snodano sotto di esso, non è un avversario come i soliti, non è ciò che sono abituati ad affrontare e non sarà facile sbarazzarsene.

Nascondere i ricordi, eliminarli totalmente da sé, soprattutto quando si sono commessi atti deplorevoli, è difficile, se non impossibile e lo stesso vale sia da vivi che da morti. Un morto non dimentica tanto facilmente e ugualmente accade per molti morti, sepolti in una fossa comune, cadaveri accatastati come fossero rifiuti, risvegliati dal loro sonno eterno durante la costruzione di un tunnel e in cerca di vendetta.

Gli incubi non si possono cancellare, ti perseguitano, ti consumano, fino alla morte in alcuni casi, è questo è uno di quelli, in cui i protagonisti non possono, non riescono, e forse nemmeno vogliono lasciarsi alle spalle una parte scomoda di passato, che li ha trasformati in mostri, allontanandoli dalla loro natura umana talmente tanto da portarli a combattere tra loro, fino al più tragico degli epiloghi.

Nonostante una buona idea, un po' tra Deathwatch e Outpost, il film si trascina con lentezza ed è difficile mantenere alta l'attenzione, se non fosse per i continui cambi di colore, dal buio pesto ad improvvisi flashback tinti di un giallo che mette a dura prova le retine e, all'interno dei tunnel sotto il bunker, le torce dei militari che non smettono per un secondo di puntare dritte verso la telecamere. Ottimi espedienti per mantenere sveglio lo spettatore, o per privarlo di qualche diottria.

mercoledì 11 agosto 2010

L'appello di Jimmy il Fenomeno

http://www.tgcom.mediaset.it/spettacolo/articoli/articolo488398.shtml


Jimmy il Fenomeno, uno tra i più noti caratteristi del cinema trash italiano, da sei anni vive su una sedia a rotelle nell'istituto "Casa per coniugi" di Milano e ora chiede il sussidio della legge Bacchelli. "Sono caduto in disgrazia - ha dichiarato a Sorrisi.com, il sito di "Tv Sorrisi e Canzoni" -. Qui mi trovo bene, e ho anche una piccola pensione sociale e d'accompagnamento ma detratte le tante spese di assistenza mi restano solo 120 euro al mese".
Luigi Origene Soffrano, questo il suo vero nome, è stato uno dei volti più noti e riconoscibili della commedia italiana. Decine e decine di film da caratterista ma anche ruoli in televisione in programmi come "Drive In". Adesso è ridotto in miseria e, con i suoi 78 anni, spera in un aiuto dallo Stato.

"Devo pur vivere - ha detto -. Per questo con mio fratello Mario e un amico abbiamo chiesto un aiuto economico ai miei fan su Facebook, e ora puntiamo al sussidio Bacchelli". Un aiuto dello Stato che sinora è andato - fra gli altri - a personaggi come la poetessa Alda Merini, il cantautore Umberto Bindi, le attrici Alida Valli e Tina Lattanzi, ma anche al cantante Anni 60 Joe Sentieri e all'annunciatrice della Rai Fulvia Colombo.

A chi pensa che i lazzi trash delle commedie di serie B non meritino l'attenzione prestata in passato a personaggi considerati di livello più "alto", Jimmy ha risposto: "Solo gli stupidi sottovalutano i benefici della comicità e del sorriso. Ho avuto molto dallo spettacolo, ma credo che anche questo Paese mi debba qualcosa. Intanto, lancio la campagna: 'Un euro per salvare Jimmy il Fenomeno'. Se tutti quelli che mi apprezzano versassero anche un solo euro sulla mia carta PostePay (numero 4023 6005 6428 8613, intestata a Luigi Origene Soffrano) mi aiuterebbero a superare meglio questo momento di difficoltà".

David Schmoeller: La Mano Assassina

Se riuscite a leggere, nell'immagine a fianco, noterete, sotto il disegno della temibile mano assassina una scritta che recita: "Entrerete in un posto peggiore dell'inferno". Dopo aver visto il film mi chiedo ancora di cosa si stia parlando. D'accordo, il film è un po' povero di ambientazioni, l'azione (per così dire) si svolge tutta in 3 stanze, due corridoi e un giardino, ma nessuno di questi mi sembra così terribile come posto. Anche i sotterranei del bordello, che dovrebbero essere luogo di riti di magia nera, non sono così lugubri come uno se li aspetterebbe.

Ebbene, dove sta il terrore? Non è di casa qui, non nella villa presentata come terribile luogo di perdizione, né altrove e la recitazione non può in alcun modo risollevare la situazione, non solo per la mediocrità degli attori, ma anche per la risibilità dei personaggi e dei dialoghi.

Inutile dire che l'alta spettacolarità non esiste,
per non parlare dell'incredibile suspance...
Ritornando sul tema copertine e scritte: nella parte interna della copertina della VHS, ci sono i dettagli del film, come nome del regista, interpreti, trama e così via e come ultima informazione, quello che potete vedere qui sulla destra:

La pellicola non è particolarmente noiosa, nonostante sia lontano anni luce dall'essere un bel film, e la storia scritta in collaborazione con Charles Band (Laserblast, Troll) non regala grandi emozioni.

Consigliato a chi voglia rivivere le emozioni dei film pseudo orrorifici degli anni '90 (ma che per qualità visiva ricorda molto lavori di 10 anni prima) e che non si tira indietro quando si tratta di sbadigliare.

martedì 10 agosto 2010

Quentin Tarantino: Le Iene + Pulp Fiction

Le Iene

Pulp Fiction
Quentin Tarantino e Roger Avary ricevono il Premio Oscar
per la sceneggiatura di Pulp Fiction


Scritti e diretti da Quentin Tarantino nei primi anni '90, Le Iene (Reservoir Dogs) e Pulp Fiction sono fanno parte della cosiddetta "trilogia pulp, che include, nel mezzo, Due Vite al Massimo (True Romance, diretto da Tony Scott). Sono finemente collegate le tre pellicole, con personaggi in comune, rapporti di parentela e, a quanto si può immaginare, una valigetta di diamanti.

Mr Blonde ha una sorpresa per Mr White e Mr Pink
Tutto inizia con una rapina: sei uomini che non si sono mai visti vengono assoldati da una conoscenza comune per prendere parte ad una rapina ad una gioielleria. Si tratta di un lavoro facile, che consiste nell'entrare, farsi consegnare una valigetta piena di diamanti appena arrivati da Israele e uscire in 2 minuti, non un secondo di più.
Per la riuscita del colpo e per ridurre al minimo i rischi Joe (Lawrence Tierney, il mandante) ordina agli scagnozzi di non dirsi i rispettivi nomi e perciò impone loro di usare dei nomi fittizi: Mr. Brown (Quentin Tarantino), Mr. White (Harvey Keitel), Mr. Blonde (Michael Madsen), Mr. Blue (Edward Bunker), Mr. Orange (Tim Roth) e Mr. Pink (Steve Buscemi, il quale non felice del nome assegnatogli provocherà una breve e ilare discussione).

Da sinistra verso destra: Mr Blonde, Mr Brown, Mr White, Eddie il bello,
Joe, Mr Orange e Mr Pink
Mr White e Mr Blonde non
vanno molto d'accordo
Ma il film non è incentrato sulla rapina, bensì sulla vicenda che si viene a creare a causa di un imprevisto: tra i 6 uomini c'era un infiltrato della polizia, il colpo fallisce e i superstiti della sparatoria nella gioielleria si ritrovano nel capannone che era il punto d'incontro prefissato.
Poco alla volta facciamo meglio la conoscenza di tutti i personaggi, fino a scoprire chi è stato ad incastrare il gruppo e volgere al tragico finale.

Mr Blonde estrae il rasoio
Celebre la scena in cui Mr Blonde, rimasto nel capannone da solo con un poliziotto legato ad una sedia e Mr Orange disteso a terra moribondo, inizia a dar sfogo alla sua vena di sadismo, torturando il malcapitato per puro diletto e arrivando a tagliargli un orecchio con un rasoio cospargendolo poi di benzina, pronto a dargli fuoco; in questo modo conferma la dubbia sanità mentale attribuitagli da Mr White, che lo accusava di aver scatenato la sparatoria nella gioielleria.

Una scena nelle battute conclusive del film
Il classico stallo alla messicana, tanto amato da Tarantino

Essere un gangster non vuol dire avere per forza
un aspetto sempre minaccioso
Dello smistamento dei diamanti rubati si dovrà occupare Marsellus, componente di spicco della malavita di Los Angeles, ma anche qui sorgeranno dei problemi ed è proprio quando due dei suo uomini, Vincent Vega (John Travolta) e Jules Winnfield (Samuel L. Jackson) stanno andando a recuperarla, inizia la storia di Pulp Fiction.
In realtà non è dato sapere cosa sia contenuto nella valigetta che Marsellus rivuole, ma essendo i due film collegati è legittimo immaginare che le cose stiano così. E del resto è molto più logico che non alcune speculazioni che girano per la rete come: una lampadina arancione (cosa che effettivamente conteneva per illuminare chi la aprisse, ma assolutamente non credibile ai fini della storia) o il vestito di Elvis.
Un attimo prima hai fatto
saltare la testa di uno e un attimo dopo
vai col twist!
L'unica cosa certa è che chiunque l'apra rimane abbagliato e stupito, senza parole.

Oltre a riprendere (con le pinze) la storia de Le Iene, Pulp Fiction ne ricalca anche struttura e stile, infatti oltre alla componente cruda e quasi splatter che è uno dei marchi del regista qui di nuovo troviamo la storia spezzata (questa volta in episodi, nel precedente usando dei flashback) per non dare in pasto tutto subito allo spettatore ma farlo attendere, incuriosirlo e poi svelare qualche dettaglio, una parte di storia rimasta celata fino al momento opportuno.

Uma Thurman nella parte
di Mia Wallace
Parlando della trama: il film è suddiviso in capitoli, parti di storia che si intrecciano tra loro, non solo per i personaggi ricorrenti ma anche per i salti temporali da uno all'altro.
Così, ad esempio, si inizia con una rapina in una tavola calda (da parte di Tim Roth e Amanda Plummer) e si continua un attimo dopo con Vincent e Jules che stanno andando a recuperare la valigetta che sarà uno dei punti focali della pellicola.
A questo punto assistiamo all'episodio in cui Vincent porta fuori a cena Mia Wallace (Uma Thurman), la moglie del suo capo, serata che terminerà quasi in tragedia.
Far saltare la testa di uno nella propria
auto, può lasciare qualche segno
Si tornerà poi ancora sulla faccenda della valigetta, ma non prima di aver visto Bruce Willis nei panni di Butch Coolidge, un pugile sulla strada del declino che fa un torto a Marsellus Wallace (Ving Rhames), con tutti i problemi che ne possono nascere.
Infine, per continuare con i salti temporali, si ritorna su Vincent e Jules che tornano dalla loro missione, ma qualcosa va storto e i due dovranno fermarsi a chiedere aiuto ad un amico di Jules, Jimmie Dimmick (Quentin Tarantino) e chiamare Mr Wolf (Harvey Keitel, già nella parte di Mr White in Le Iene) per risolvere la delicata questione.
Eliminatto l'inconveniente, i due vanno a colazione e si troveranno proprio nella tavola calda in cui tutto è iniziato...

Bruce "Butch" Willis
Purtroppo non è facile spiegare a dovere con semplici parole lo svolgimento della storia di Pulp Fiction ed è necessario perciò vederlo per poter comprendere appieno di cosa si parla quando si fa riferimento a questo film, anche perché è così denso di dettagli e citazioni (in perfetto stile tarantiniano) che non sarebbe possibile descriverli tutti.
Nota di merito va ad un'altro dei marchi di fabbrica di Quentin, ossia i dialoghi. Questo film sarebbe potuto durare la metà (2 ore e mezza non sono poche) se fossero stati tagliati tutti i dialoghi non essenziali allo svolgimento della storia, ma qui gli scrittori sono riusciti a fare di queste presunte inutili parole, il punto di forza del film.
La morte ti sorprende, con un libro in mano,
dopo aver cagato

In conclusione: si tratta di due titoli importanti non solo per i fan di Tarantino, ma che dovrebbero essere visti almeno una volta da chiunque, perché se i primi lavori di un giovane regista possono essere di questo calibro, allora mi chiedo perché il cinema attuale è pieno di obbrobri, anche e soprattutto prodotti da grandi nomi,

lunedì 9 agosto 2010

Tim Burton: Beetlejuice



Nel 1988 esce questo secondo lungometraggio di un esordiente Tim Burton ed è curioso pensare che in questo film troviamo già tutti gli elementi visivi che l'avrebbero consacrato anni dopo (Edward Mani di Forbice, Batman, Il Mistero di Sleepy Hollow) come uno dei registi più brillanti di sempre.
Tradotto in italiano come "Spiritello Porcello" non rendendo la dovuta giustizia a quel Beetlejuice (succo di scarafaggio) che ben rende l'idea di un film così fuori dal comune.
Trascinati dalle note pompose di Danny Elfman veniamo trasportati in un idilliaca cittadina statiunitense nel New England, dove sul monte antistante il paesetto si trova la villa dei coniugi Maitland impersonati da un giovane e magro Alec Baldwin (Adam Maitland) e Geena Davis (Barbara Maitland).
Adam passa il tempo costruendo in miniatura la cittadina in cui abita e Barbara si occupa delle faccende domestiche. Un giorno, dopo esser scesi in città a far compere, sulla strada del ritorno hanno un incidente con la macchina e finiscono nel fiume sotto il ponte. Tornati a casa scoprono di essere fantasmi dopo aver trovato sul tavolo il libro "Manuale del Novello deceduto", sono capaci ora di compiere azioni e gesti impensabili, inoltre se provano a uscire di casa si ritrovano su un pianeta deserto abitato dai temibili serpenti delle sabbie.
Nel frattempo la loro villa viene comprata da una famiglia di New York, i Deetz, che interrompe la loro vita "tranquilla" da fantasmi; quindi Adam e Barbara cercano in tutti i modi di spaventarli ma con scarsi risultati. Solo la figlia adottiva Lydia (Wynona Ryder), una bambina dark che pare eternamente depressa, sembra riuscire a vederli e cerca di aiutarli.
Nonostante gli avvertimenti di Juno, una vecchia che dà le direttive nell'aldilà, i coniugi Maitland invocano l'aiuto del bio-esorcista Betelgeuse (impersonato da un fantastico Michael Keaton), un demonio con alcune rotelle fuori posto che si occupa di eliminare i viventi assicurando ai morti pace e benessere.
Imperdibile quindi la scena in cui Adam e Barbara si impossessano dei corpi dei coniugi Deetz e li costringono a ballare sulle note della famosa canzone Day-O (Banana Boat Song) di Harry Belafonte al fine di spaventarli, ma il risultato è esattamente l'opposto.
Quindi subentra Betelgeuse che sottoforma di un enorme serpente spaventa tutti i presenti e giunto al punto di uccidere i Deetz viene fermato all'ultimo momento da Barbara, poco prima della strage.
Tornati nell'aldilà, Adam e Barbara vengono rimproverati da Juno che li aveva avvertiti di non immischiarsi con gli affari poco puliti del suo ex assistente Betelgeuse. Dopo aver superato una "prova di spavento" deformandosi la faccia, i due coniugi sono pronti per tornare nella casa e sistemare una volta per tutte la faccenda.
Ad aspettarli c'è Othi, un eccentrico amico intimo della signora Deetz (Catherine O'Hara) che si è imposessato del "Manuale del Novello deceduto" ,e dopo aver catturato Adam e Barbara, è in procinto di esorcizzarli (un procedimento mortale per gli spiriti). Lydia quindi invoca Betelgeuse affinchè sistemi le cose, ma non senza imprevedibile conseguenze...

Personalmente lo reputo il capolavoro di Burton, la sua fantasia qua è al massimo e tramite effettivi visivi riesce a giostrarsi perfettamente tra momenti di pura commedia ad altri di carattere horror. Per tutta la durata del lungometraggio siamo immersi in una fiaba che solo Tim è capace di immaginare, avvalendosi di due bravi e adatti Alec Baldwin e Geena Davis, una giovanissima e promettente Wynona Ryder ed infine un eclettico e pazzo Michael Keaton nel ruolo del folle Betelgeuse.
Se vi è piaciuto Nightmare Before Christmas ed Edward Mani di Forbice, questo film fa per voi. La genesi di alcuni "mostri" tipici dell'immaginario di Burton sono qui presenti per la prima volta, animati da uno stop motion dall'indubbio effetto.
E per concludere giusto due parole riguardo la colonna sonora ispirata composta da Danny Elfman, che dopo questo film firmerà un sodalizio di collaborazione con Tim che dura fino ad adesso.
Difficile rendere bene a parole la mente visiva di Burton, posso solo consigliarvi vivamente di guardare il film e di apprezzare l'humor nero che ha sempre caratterizzato la sua filmografia.

Voto: 9

I coniugi Maitland assieme a Betelgeuse


domenica 8 agosto 2010

Vincenzo Natali: Splice

Vincenzo Natali (già regista di The Cube e Cypher) torna alla ribalta dopo alcuni film poco ispirati, come Getting Gilliam e Nothing, puntando questa volta nella direzione del tema bioingegneria e manipolazione di DNA.
La trama di Splice (dall'inglese "splicing", ovvero il taglio e la saldatura di frammenti di DNA codificanti) è semplice e dopo aver visto il trailer è anche prevedibile: una coppia di biologi molecolari (impersonati da Adrian Brody e Sarah Polley) divenuti famosi per esser riusciti a manipolare il DNA di diverse specie al fine di crearne una nuova, provano di nascosto a cimentarsi con il DNA umano, poichè l'azienda farmaceutica "N.E.R.D." per cui lavorano non ha avallato la loro inziativa per motivi etici e legali. Dai loro esperimenti prende vita Dren, una chimera dai tratti femminili dotata di un aculeo velenoso sull'estremità della coda.
L'organismo anfibio cresce rapidamente e fin tanto che è nei primi stadi di vita non dimostra di avere un'indole aggressiva, ma si addirittura affeziona ai due biologi. Le cose cambiano quando la biologa decide di tagliare l'aculeo velenoso per studiarne la funzione e Dren, dopo aver fatto sesso con il biologo, diventa un maschio...

E' stata la tematica di fondo a incuriosirmi nel vedere questo film; la prima parte l'ho trovata veramente valida sotto qualsiasi aspetto: suspance, effetti speciali e attendibile biologicamente parlando. La seconda parte invece è più d'azione e i colpi di scena non mancano fino al finale, decisamente aperto ad un possibile sequel.
Quello che mi ha fatto storcere il naso è l'aspetto di Dren, una sorta di ibrido tra un alien e un essere umano; la seconda parte (quella più d'azione) risulta quasi caotica e troppo sbrigativa.
L'originalità non è una caratteristica del film e anzi, il tema della manipolazione di DNA con poi risvolti catastrofici è stato usato fin troppo volte (cito solamente Jurassic Park e Alien la Clonazione), questo Splice può solo che aggiungersi a questa lista di film. La componente horror è minima, quella fantascientifica prevale nettamente e susciterà interesse a chi mastica quotidianamente argomenti di genetica o biologia molecolare.
Non me la sento di bocciare il film in toto, ma c'era veramente bisogno di un film del genere?

Voto: 6.5

mercoledì 4 agosto 2010

Luis Letterier: The Transporter

Con un misterioso passato nell'esercito, fare semplicemente il corriere potrebbe risultare noioso. Pensate di fare anni di addestramento, pilotare un caccia, stanare nemici e poi ritrovarvi a fare le consegne per Bartolini o, peggio, DHL.
E allora non resta che reinventarsi il lavoro, fare il corriere sì, ma non alle dipendenze di qualcuno e non per consegne tanto ordinarie...

Prima regola: i patti non si cambiano.
E se ti presenti all'appuntamento con un uomo in più o ti liberi di qualcuno o non si parte, nemmeno se sei appena uscito da una banca con sacchi pieni di soldi.

Seconda regola: niente nomi.
No, veramente, non dirò il mio per tutto il film e non voglio sapere i vostri, grazie.


Terza regola: non aprire i pacchi.
Ecco, sì, però se quello si muove?
No ma dai, perché non lasciarla allontanare, deve fare la pipì e...





Bene, ovviamente trasgredire una sola delle regole fa nascere un bel casino e saranno cazzi per rimediare, diciamo tipo un'ora e mezza di corse in auto, sparatorie, arti marziali e combattimenti come se piovessero. Ah e dimenticavo una scena di sesso che non si vede, proprio come piace a me: è un film d'azione, le seghe da un'altra parte per cortesia.


Le corse in auto frenetiche, le sparatorie e i combattimenti (seppur a tratti un po' troppo macchinosi) sono ben orchestrati e legano bene le varie parti del film, lasciando anche un minimo di spazio allo sviluppo della trama e alla caratterizzazione dei personaggi, abbastanza curati anche nell'aspetto psicologico oltre che in quello esteriore.
Difficile annoiarsi quando ci sono di mezzo Jason Statham e Luc Besson e questo film ne è la prova lampante. Non c'è quasi tempo di prender fiato, niente tempi morti, il ritmo rimane sempre sostenuto e la storia, pur non essendo chissà che capolavoro, sta in piedi e una volta arrivati a conclusione lascia abbastanza soddisfatti.

Jean Rollin: Violenza ad una Vergine nella Terra dei Morti Viventi


Jean Rollin, cui tiravano pomidori in Francia ad ogni visione dei suoi film si conferma come maestro del Filmbrutto regalandoci quasi 80 minuti di pellicola dei quali 20 buoni sono solo di un' immagine fotografica del castello in cui è stato girato il film, con sottofondo psichedelico(molto in voga in quegli anni)





LA TRAMA

Julien e Duran, freschi sposi in viaggio di nozze, decidono di fare una visita al castello dei due cugini di lei.
Nonostante l'annunciata prematura scomparsa dei due proprietari, gli sposini decidono di passare qualche notte nel maniero, accolti da due ancelle quantomai provocanti...Fin dalla prima notte (in cui lei magistralmente evita i fervori del marito ritenendosi addolorata per la perdita dai due cugini (che ad ogni modo non vede/sente da quando era bambina) ci si accorge che qualcosa non va... i cugini sembrano vivi, parlano (punto a favore del film la recitazione dei due, che come degli allucinati Qui Quo e Qua si alternano nei discorsi, concludendo vicendevolmente le frasi), si nutrono, e appaiono quantomai "strani" a Duran (mentre per la cugina sono semplicemente troppo intelligenti per essere compresi)

Il film procede con una lentezza esasperante ricco di colpi di scena: Apparizioni (magistrale la "vampira" che invece di uscire da una bara allo scoccare di mezzanotte appare da un orologio a pendolo, praticamente pressurizzata li dentro...) sabba notturni (nei quali la sposina sembra preferire lesbopomiciate alla normalità della vita di coppia (come poi darle torto...il problema è che il marito rimane sempre in bianco^__^') nonchè fughe roccambolesche (non vi anticipo il finale perchè è da capolavoro del cinema, ma la semplicità con cui lo sposino riesce a risolvere la situazione sottraendo Duran dalle grinfie dei cugini è tutta da scoprire).


Il tutto arricchito da una buona dose di:
- lesbopomiciate assolutamente inutili e casuali (d'altronde c'è forse bisogno di un motivo?);
- cambi di scena improvvisi e ingiustificati (leggi sopra);
- castello;
- sangue (poco e fatto male).
Da annoverare nei libri del Dams quella che io amo chiamare la "scena della Colomba" (passeggiando per il giardino del castello, gli sposini sentono un rumore...Julian senza battere ciglio né cambiare espressione estrae una pistola, meno di un secondo per tirare il grilletto contro l'ignoto, per poi scoprire che si trattava di una semplice colomba bianca (che peraltro risulterà molto appetitosa all'illibata sposa).

Altra chicca si rivela nella custodia del dvd italiano: a lato si legge chiaramente il titolo:
Violenza ad vergine nella terra dei morti viventi... almeno scegliete uno stile di scrittura che faccia stare tutto il titolo, no?
peraltro davvero azzeccato... non ci sono violenze e non ci sono morti viventi... il titolo originale, i fremiti dei vampiri, sembra un po' più accettabile, benchè a mio avviso non sia proprio soddisfacente


Voto? inclassificabile! Per un amante del genere è una perla da non perdere, per tutti gli altri lasciate stare!
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