Adam Green sarà noto ai più per esser il regista dello slasher movie Hatchet, chissenefrega direte voi non avendo tutti i torti, ma almeno così sappiamo o possiamo presumere lo stile della sua regia.
Fortunatamente questo Frozen è ben diverso dal suo precedente film, si tratta infatti di un thriller che segue la fortunata scia iniziata all'epoca con The Hole per poi continuare con Cabin Fever e via dicendo.
La formula è semplice: tre giovani amici (due ragazzi e una ragazza) si trovano in vacanza sulle montagne dello Utah e una sera decidono di fare l'ultimo giro in seggiovia prima della fine della giornata, ma improvvisamente l'impianto viene spento e i ragazzi si trovano sospesi a una quindicina di metri dal terreno. L'impianto riprenderà a funzionare solo dopo una settimana e questo i ragazzi lo sanno bene.
Per loro inizierà un incubo dettato dal gelo tagliente, avranno solo due possibilità per cercare aiuto: saltando giù dalla seggiovia oppure ridiscendendola aggrappandosi alla fune, ma tra questi due grossi problemi se ne inserirà un terzo: i lupi.
Realistico e senza fronzoli, mi aspettavo la solita boiata adolescenziale vista e rivista, invece sono rimasto piacevolmente colpito. Il regista delinea in modo sommario la psicologia dei tre protagonisti, ma il quarto e vero protagonista è il freddo. Le chance di sopravvivere a queste temperature e in balia di bufere di neve sono minime, se poi le possibilità di sfuggire a questa situazione sono da catalogarsi sotto la voce "idee suicide" allora è normale che il terrore prenda il sopravvento.
Il mio voto per circa tre quarti è influenzato dal realismo del film, sia chiaro. Per il resto non ci allontaniamo troppo dai film sopracitati.
Voto: 7
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