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domenica 28 novembre 2010

Gabriele Muccino: Sette Anime

Questo è un chiaro esempio di un film che, appena finito di vederlo, ti trasmette un messaggio e scuote la tua sensibilità.

La coppia Muccino-Smith torna alla ribalta dopo il più che buono "La Ricerca della Felicità" e questa volta collaborano per qualcosa di ancora più drammatico e sensibile.
L'ingegnere aereospaziale Tim Thomas (Will Smith) in 7 secondi ha distrutto la sua vita, un dramma terribile lo ha spinto a compiere un gesto disperato per poter fare pace con se stesso e regalare a sette persone meritevoli una nuova vita.

Questa è la trama portante del film, non me la sento di dare dei dettagli perchè ne andrebbe dell'aspettativa, ma sappiate che il senso del film, il significato e le emozioni che mi ha trasmesso sono state uniche.
La recitazione di Will Smith è da antologia, probabilmente la sua miglior performance di sempre. Muccino dirige con maturità e disinvoltura una storia toccante e pregna di introspezione.

La critica si è accanita spietatamente sul film, sarei curioso di chiedere a questi "critici" che cosa si aspettavano di vedere e cosa non è piaciuto, dal momento che "Sette Anime" è uno dei pochi film che mi siano rimasti dentro (forse sono troppo sensibile?) ed è riuscito a farmi riflettere sul significato dei gesti e della vita in generale.

Consiglio la visione a chiunque abbia un cuore e riesca a comprendere il tema portante del film, quelli che non si riflettono nella frase appena scritta invece consiglio un bel cinepanettone, probabilmente qualcosa di ben poco impegnativo è più adatto a loro.

Voto: 8/9

domenica 20 giugno 2010

Kevin Smith: Zack & Miri make a porno

Già al tempo dell'uscita di questo film (purtroppo non in Italia) avevo letto qualche recensione poco incoraggiante, con scritto che Kevin Smith è in una fase discendente rispetto ai lavori del passato ecc. ecc... devo dire invece che ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. Ma iniziamo dalla trama: Zack (Seth Rogen) e Miri (Elizabeth Banks) sono due amici si conoscono dalle elementari e abitano insieme a Pittsburgh, e sono in difficoltà economiche a tal punto che decidono di girare un film porno amatoriale insieme a un pittoresco cast, fra cui un tizio che si fa venire delle erezioni istantanee a comando (interpretato da Jason Mewes, quello che faceva Jay nei precedenti film di Kevin Smith) e una tizia che sa fare delle bolle di sapone con la vagina (interpretata da Traci Lords, ex-pornostar adolescente poi riscoperta da John Waters); nonostante tutti i buoni propositi che fra Zack e Miri non debba cambiar niente nonostante debbano far sesso per soldi, le cose prenderanno una piega diversa, e si ritroveranno innamorati.
Il regista qui riesce, ancora una volta, a calibrare bene momenti di comicità demenziale (spesso e volentieri anche pecoreccia) con la tematica seria della storia d'amore, senza mai scivolare nell'involontariamente comico. Kevin Smith quindi dimostra di saper ricimentarsi in un tipo di film, a cavallo fra una rappresentazione realistica della provincia americana (fra cultura pop e situazioni quotidiane) e trovate grottesche ai limiti del surreale, che gli ha sempre garantito buoni risultati; e devo dire che, almeno per quel che mi riguarda, questa ricetta non annoia per niente. Perciò consiglio questo film sia a chi già conosce i film di Kevin Smith sia a chi non sa chi sia, forse non è niente di veramente innovativo ma di certo non deluderà.

lunedì 14 giugno 2010

Glenn McQuaid: I Sell the Dead



L'esordio del giovane Glenn McQuaid alla macchina da presa, ad ora inedito in Italia, convince e diverte, senza aver nulla da invidiare ai prodotti di numerosi altri registi affermati, proponendo un film che ha dentro di tutto un po', dagli alieni ai vampiri passando per gli zombi, tenuti assieme da una simpatica coppia di profanatori di tombe che per portare a casa la pagnotta dissotterrano cadaveri da vendere ad uno scienziato che - ovviamente - non ha tutte le rotelle a posto.
Nella loro ricerca di corpi sempre più freschi e meglio conservati, verranno ostacolati da una "banda" rivale formata da persone senza scrupoli, pronte a tutto pur di ottenere una posizione di monopolio del settore.

Tra incontri spiacevoli con non-morti o con umani che li vogliono tali, quindi, i due finiscono incastrati in un gioco di potere che li porta alla detenzione con annessa condanna a morte.
Ed è infatti dentro la cella che inizia il racconto del giovane Arthur Blake, interrogato da un prete curioso di conoscere la sua storia...

lunedì 10 maggio 2010

Mabrouk El Mechri: JCVD - Nessuna giustizia

Probabilmente la cosa più ambiziosa (negli intenti) fatta da Van Damme: un film su sé stesso. Non occorre essere a conoscenza dei retroscena privati della vita del GianClaudio per rendersi conto che la sua caduta in disgrazia è iniziata da tempo, già solo guardando il fatto che dopo un periodo di notorietà hollywoodiana negli anni '80-'90 egli ha subito lo stesso destino di altri suoi simili (vedi Ciccio Seagal) declassati all'action-movie di serie b o alle produzioni direct-to-video... comunque tutto questo per dire che non solo la carriera, ma anche la vita di Van Damme ha subito momenti poco piacevoli fra droga, divorzi, figli da contendersi e così via. E infatti il film prende le mosse proprio da questa situazione, con Van Damme in difficoltà anche economiche che se ne torna al suo paese natale in Belgio per andare alla posta a chiedere un prestito, solo che nell'ufficio postale in cui va è in corso una rapina e i ladri colgono al volo l'occasione facendo credere alla polizia che il capobanda sia Van Damme in persona...
Gli ingredienti per un buon film ci sono, e per la prima metà del film emergono anche abbastanza bene: il montaggio che incrocia presentando in modo non cronologico gli eventi fa un buon effetto e dimostra l'abilità del regista, e anche vari elementi come i contrasti fra i rapinatori, la sovrapposizione antitetica fra Van Damme attore e Van Damme personaggio e cose così non sono niente male... ma c'è qualcosa che non va. Il film infatti da un certo punto in poi inizia una parabola discendente, e tocca il suo punto più basso in una sequenza con telecamera fissa su Van Damme che inizia un monologo-confessione su di lui e tutti i suoi problemi, con tanto di momenti piagnucolosi. Ora non vorrei sembrare indelicato, dato che immagino che Van Damme ci abbia messo tutto sé stesso e la sua voglia di raccontarsi come il più fragile degli esseri umani in contrapposizione al suo personaggio cinematografico macho e senza timore alcuno, però cinematograficamente tutto questo, così come è stato presentato, non funziona proprio tanto bene, e pecca di protagonismo. E si arriva a un finale superpessimistico fatto a costo di creare consistenti buchi nella trama... insomma, le premesse buone c'erano (personalmente mi hanno fatto pensare molto a Quel pomeriggio di un giorno da cani), ma forse ci voleva un pelino minuscolo di autoironia che non facesse scadere il film in un compiaciuto piangisteo dai risvolti involontariamente comici. Comunque, devo dire che in fondo in fondo ho apprezzato il tentativo (basta che non ci siano ulteriori sviluppi in tal senso).

giovedì 29 aprile 2010

Tom Shankland: The Children

Colori accesi, allegri, luminosi (“colorati” come li ha definiti lo stesso registra Tom Shankland).
Natale, allegria, una casa in montagna coperta dalla neve.
Bambini che corrono felici in giardino e genitori colmi d'amore.

Una vera e propria visione idilliaca.

Non dura molto, in certi casi, la felicità. In particolar modo se i bambini stanno male, hanno la nausea, si comportano in modo strano, scoppiano a piangere nel bel mezzo del pranzo, scappano nel bosco sfuggendo all'occhio dei genitori, maneggiano oggetti pericolosi o intraprendono un nuovo gioco di violenza e morte.

Quando guardiamo un film, spesso viene da chiedersi come ci si comporterebbe se ci si trovasse nei panni del protagonista e in particolare se si parla di film horror, l'esperienza è tanto più realistica e spaventosa quanto più ci si impersona in questo, o in un altro dei personaggi.
Ma ciò a cui siamo abituati è un film di adulti, per adulti, con adulti. E se a fianco a loro vi fossero dei bambini? Come dovremmo comportarci, in situazioni spiacevoli con cadaveri che iniziano a riempire lo schermo, se i nostri figli fossero lì, accanto a noi? Certamente cercheremmo di evitare che possano subire esperienze traumatiche, sono così puri del resto.
Ma cosa faremmo invece, se i nostri aguzzini e carnefici fossero proprio loro?
Rendersene conto ed accettarlo sarebbe sicuramente difficile, se non impossibile e rischieremmo di cadere nelle loro mani a causa della nostra ingenuità o del nostro attaccamento ai nostri pargoli.

È proprio questo che accade in The Children, un film horror fuori dal comune che mette in tavola scene di uccisioni semplici ma efficaci, poiché a smembrare persone a destra e a manca non è il solito energumeno o mostro dotati di forza sovrumana, ma dei semplici ragazzini che mai e poi mai riuscirebbero a sollevare neanche un'accetta.





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