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domenica 7 agosto 2011

Stan Winston: Pumpkinhead

Pumpkinhead (inedito in Italia, come pure il suo seguito del 1995) è il primo film di una saga horror che ne comprende altri tre (Pumpkinhead 2: Blood Wings, Pumpkinhead 3: Ceneri alle Ceneri e Pumpkinhead 4: Faida di Sangue).
Introduco brevemente il regista, si tratta di colui che si è occupato degli effetti speciali di Alien (e i suoi seguiti), Terminator e Jurassic Park, ma la sua filmografia vanta altri numerosi blockbusters (Predator, Terminator Salvation e di recente, poco prima della sua improvvisa morte, Avatar). Nel 1988 decide si mettersi dietro la cinepresa per dar vita a un tipico horror anni '80 che diverrà ben presto un cult nel genere.
Protagonista della pellicola è Lance Henriksen (l'androide Bishop della saga di Alien), un ortofrutticolo che gestisce una piccola bottega sulla strada, nei pressi di un bosco, assieme al piccolo figlio Billy. Un giorno un gruppo di ragazzi intenti a fare delle esecuzioni in motocross nei pressi della bottega, accidentelmante investono il piccolo Billy che da lì a poco morirà. Il padre, cieco di rabbia e voglia di vendetta si rivolgerà ad una vecchia strega, di nome Haggins, che vive isolata sulle montagne antistanti il bosco, per evocare Pumpkinhead affinchè dia la caccia ai ragazzi...

Preannunciata a grandi linee la trama (nulla di troppo complesso, ma nemmeno troppo scontata come avrete modo di vedere nel corso del film), ora vanno spese un paio di parole per quanto concerne lo stile e soprattutto gli effetti speciali.
Chiaramante Stan Winston impronta l'intero film su atmosfere spettrali e tenebrose, un bosco avvolto dalla nebbia e alcune baite sperdute in esso sono il teatro degli squartamenti di Pumpkinhead, ma chi è costui? Winston ha dato vita ad un mostro soprannaturale, le cui sembianze ricordano molto l'Alien di Ridley Scott. Pumpkinhead ha un preciso ruolo nell'intera saga, esso giace in forma embrionale in un vecchio cimitero costruito sopra un campo di zucche, la strega Haggins (spaventosa anch'essa!) ha il potere di evocarlo affinchè possa vendicare un torto subito da un altro uomo (l'evocatore). In soldoni, Pumpkinhead punisce colui o coloro che hanno fatto del male alla vita di una persona.

Personalmente il film mi è piaciuto molto, la prima parte della pellicola ci introduce a quella che sarà un continuo crescere di tensione e uccisioni spietate, ma già nell'incipit potremmo farci un'idea di che sembianze abbia Pumpkinhead. Winston ha imparato dai registi per cui ha lavorato a esser in grado di trasmettere allo spettatore un senso di ansia, facendo comparire Pumpkinhead nei modi meno sospettabili, di grande impatto sicuramente.

In conclusione, mi sento di dire che si tratta effettivamente di un cult del genere, una mezza trasposizione di Alien in un bosco, circondato da un'aurea di magia, fiaba e morale.

mercoledì 23 marzo 2011

Anthony Hickox: Illusione Infernale

Noto anche con il titolo "Waxwork", è uno di quei film che (grazie a Dio) non se ne vedono più. O meglio, non se ne fanno più, ma se andiamo a ripescarli dai noleggiatori che stanno dismettendo le VHS e siete dei sadomasochisti come me (che non solo si fanno del male guardandoli per conto proprio, ma obbligano anche i più cari amici alla visione) allora se ne vedono eccome.

Correva l'anno 1988 e tra capolavori e cagate pazzesche si guardava con lungimiranza al nuovo decennio che stava per giungere e già si poteva annusare l'aria di cambiamento. Quasi sempre in peggio. E qui si annusa aria di merda. Non che sia il peggior film che mi sia capitato di vedere, ma fa abbastanza schifo sotto tutti i punti di vista.


La Trama
Due ragazze vengono invitate da un uomo misterioso all'inaugurazione di un nuovo museo delle cere a mezzanotte e le invitano a portare degli amici, ma "non più di quattro". E così fanno. Radunano qualche amico/spasimante (tra cui Dana Ashbrook, il fidanzato di Laura Palmer in Twin Peaks) e si fanno trovare in perfetto orario sull'uscio.

È inutile dire che non c'è nessuna inaugurazione e che non ci sono altre persone presenti, vero? In ogni caso, è così. Prima vengono fatti entrare da un nano ciccione e poi abbandonati in un salotto, dal quale però accedono subito dopo al museo vero e proprio. Ognuno vaga un po' per il museo per conto proprio e qui iniziano i problemi...

Non vado oltre perché vi rovinerei la sorpresa, ma anticipo solo che nel finale c'è una lotta a dir poco epica, tra le forze del bene e quelle del male, che vogliono conquistare il mondo.

Gli Attori
Palesemente poco, molto poco convinti e credo che abbiano anche ragione, con quella trama.

I Dialoghi
Su questo punto non posso esprimermi più di tanto perché ho visto la versione doppiata in italiano e perciò non posso dire se sia dovuto agli scrittori originali o ai traduttori, ma anche traspare molta poca fantasia e mancanza della volontà di dare un tocco di realismo, oppure di comicità o qualsivoglia caratteristica che permetta di rimanere piacevolmente colpiti.

Per concludere, evitatelo pure, a meno che non siate desiderosi di sorbirvi 1h40' di martellate dove sapete.

martedì 31 agosto 2010

Blake Edwards: Sunset - Intrigo a Hollywood

Per chi non lo conoscesse, Tom Mix è stata la prima star del cinema muto di genere western, e si tratta forse del primo fenomeno di celebrità hollywoodiana costruita a tavolino: gli studios lo presentavano come una sorta di vero eroe del west, ex sceriffo ed ex ranger della frontiera, figlio di un ufficiale di Westpoint e a sua volta combattente nella guerra ispano-americana di fine '800... in realtà le sue origini erano molto meno altisonanti: era figlio di un boscaiolo, e ha partecipato alla suddetta guerra lavorando nelle retrovie; per il resto ha lavorato come cowboy e in vari spettacoli di rodeo ma sicuramente aveva un gran senso dello showbiz cosicché, coi suoi cappellacci a tesa larghissima e bragoni da vaquero (che andavano a unirsi a un abbigliamento leccatissimo sicuramente troppo vistoso per essere verosimilmente quello dei veri abitanti del west), è ben presto diventato una star, avvalendosi per i suoi film anche della consulenza di veri protagonisti del west come lo sceriffo Wyatt Earp. E il film in questione prende le mosse proprio dall'amicizia nata fra i due, che nella finzione del film si ritrovano a indagare nella Hollywood degli anni '20 sulla morte di una prostituta, in una situazione in cui realtà e finzione s'incrociano e si confondono di continuo.

E' chiaro che la pellicola ha il chiaro intento di giocare molto su questo, con una costruzione metacinematografica che, parlando di personaggi dal sapore leggendario, compie su di essi un'operazione che loro stessi avevano compiuto su di loro costruendo i personaggi con cui poi si sono identificati per offrirsi al pubblico. E da questo punto di vista la cosa è molto interessante, ma il problema (non troppo grave, comunque) è che sembra di essere di fronte a qualcosa di girato in modo un po' antiquato, come se si fosse di fronte a un film di dieci o vent'anni prima: il regista è Blake Edwards, quello di Colazione da Tiffany e della serie della Pantera Rosa, qui in una delle sue ultime prove cinematografiche che appare come una commedia anche divertente ma un po' anacronistica, con una vicenda gialla che purtroppo risulta meno stimolante di qualsiasi episodio della Signora in giallo. Quindi siamo di fronte a un'operazione parzialmente mancata (e ciò probabilmente è la spiegazione del fatto che il film sia finito abbastanza presto nel dimenticatoio), dato che per il resto i due attori protagonisti - Bruce Willis nei panni di Tom Mix e James Garner in quelli di Wyatt Earp - formano una coppia simpatica. Perciò il film pur non essendo memorabile risulta comunque abbastanza godibile, per cui una visione volendo è consigliata (ma non di più).

lunedì 9 agosto 2010

Tim Burton: Beetlejuice



Nel 1988 esce questo secondo lungometraggio di un esordiente Tim Burton ed è curioso pensare che in questo film troviamo già tutti gli elementi visivi che l'avrebbero consacrato anni dopo (Edward Mani di Forbice, Batman, Il Mistero di Sleepy Hollow) come uno dei registi più brillanti di sempre.
Tradotto in italiano come "Spiritello Porcello" non rendendo la dovuta giustizia a quel Beetlejuice (succo di scarafaggio) che ben rende l'idea di un film così fuori dal comune.
Trascinati dalle note pompose di Danny Elfman veniamo trasportati in un idilliaca cittadina statiunitense nel New England, dove sul monte antistante il paesetto si trova la villa dei coniugi Maitland impersonati da un giovane e magro Alec Baldwin (Adam Maitland) e Geena Davis (Barbara Maitland).
Adam passa il tempo costruendo in miniatura la cittadina in cui abita e Barbara si occupa delle faccende domestiche. Un giorno, dopo esser scesi in città a far compere, sulla strada del ritorno hanno un incidente con la macchina e finiscono nel fiume sotto il ponte. Tornati a casa scoprono di essere fantasmi dopo aver trovato sul tavolo il libro "Manuale del Novello deceduto", sono capaci ora di compiere azioni e gesti impensabili, inoltre se provano a uscire di casa si ritrovano su un pianeta deserto abitato dai temibili serpenti delle sabbie.
Nel frattempo la loro villa viene comprata da una famiglia di New York, i Deetz, che interrompe la loro vita "tranquilla" da fantasmi; quindi Adam e Barbara cercano in tutti i modi di spaventarli ma con scarsi risultati. Solo la figlia adottiva Lydia (Wynona Ryder), una bambina dark che pare eternamente depressa, sembra riuscire a vederli e cerca di aiutarli.
Nonostante gli avvertimenti di Juno, una vecchia che dà le direttive nell'aldilà, i coniugi Maitland invocano l'aiuto del bio-esorcista Betelgeuse (impersonato da un fantastico Michael Keaton), un demonio con alcune rotelle fuori posto che si occupa di eliminare i viventi assicurando ai morti pace e benessere.
Imperdibile quindi la scena in cui Adam e Barbara si impossessano dei corpi dei coniugi Deetz e li costringono a ballare sulle note della famosa canzone Day-O (Banana Boat Song) di Harry Belafonte al fine di spaventarli, ma il risultato è esattamente l'opposto.
Quindi subentra Betelgeuse che sottoforma di un enorme serpente spaventa tutti i presenti e giunto al punto di uccidere i Deetz viene fermato all'ultimo momento da Barbara, poco prima della strage.
Tornati nell'aldilà, Adam e Barbara vengono rimproverati da Juno che li aveva avvertiti di non immischiarsi con gli affari poco puliti del suo ex assistente Betelgeuse. Dopo aver superato una "prova di spavento" deformandosi la faccia, i due coniugi sono pronti per tornare nella casa e sistemare una volta per tutte la faccenda.
Ad aspettarli c'è Othi, un eccentrico amico intimo della signora Deetz (Catherine O'Hara) che si è imposessato del "Manuale del Novello deceduto" ,e dopo aver catturato Adam e Barbara, è in procinto di esorcizzarli (un procedimento mortale per gli spiriti). Lydia quindi invoca Betelgeuse affinchè sistemi le cose, ma non senza imprevedibile conseguenze...

Personalmente lo reputo il capolavoro di Burton, la sua fantasia qua è al massimo e tramite effettivi visivi riesce a giostrarsi perfettamente tra momenti di pura commedia ad altri di carattere horror. Per tutta la durata del lungometraggio siamo immersi in una fiaba che solo Tim è capace di immaginare, avvalendosi di due bravi e adatti Alec Baldwin e Geena Davis, una giovanissima e promettente Wynona Ryder ed infine un eclettico e pazzo Michael Keaton nel ruolo del folle Betelgeuse.
Se vi è piaciuto Nightmare Before Christmas ed Edward Mani di Forbice, questo film fa per voi. La genesi di alcuni "mostri" tipici dell'immaginario di Burton sono qui presenti per la prima volta, animati da uno stop motion dall'indubbio effetto.
E per concludere giusto due parole riguardo la colonna sonora ispirata composta da Danny Elfman, che dopo questo film firmerà un sodalizio di collaborazione con Tim che dura fino ad adesso.
Difficile rendere bene a parole la mente visiva di Burton, posso solo consigliarvi vivamente di guardare il film e di apprezzare l'humor nero che ha sempre caratterizzato la sua filmografia.

Voto: 9

I coniugi Maitland assieme a Betelgeuse


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