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venerdì 3 agosto 2012

Cube - Trilogia

Primo vero e proprio lungometraggio di Vincenzo Natali, Cube è una produzione canadese del 1997. Già a colpo d'occhio si capisce che il lavoro non ha un grande budget, ma la sua forza non sta tanto in effetti speciali ed ambientazioni mozzafiato, ma piuttosto nell'opposto, cioè nel creare un'atmosfera cupa e claustrofobica all'interno di un ambiente pericoloso e apparentemente senza via d'uscita.

In quello che ben presto i protagonisti scopriranno essere un enorme cubo, le insidie sono maggiori di quelle che ci si possa aspettare e trovare un modo per scappare non è realmente così semplice come può sembrare in un primo momento. Il fulcro del film è, come già detto, di intrappolare lo spettatore in quella enorme macchina della morte, nella quale una manciata di persone a caso deve decidere se collaborare per trovare la via d'uscita o far valere la legge del più forte nella propria corsa verso la salvezza, sempre che esista.

Il film in sé si regge in piedi prevalentemente per le teorie matematiche su cui si basa, lasciando forse non sufficiente spazio alla caratterizzazione dei personaggi (ma comunque senza tralasciarla completamente), punto sul quale si sarebbe potuto insistere per creare un lavoro più completo. Ma l'innovazione che sta dietro il concetto di base della pellicola può essere sufficiente a non far scadere un prodotto che tutto sommato è gradevole e che non sente eccessivamente il peso di una produzione sicuramente non milionaria.

Lascia invece più spazio alla psicologia il secondo capitolo, Hypercube, di Andzrej Sekula del 2002, oltre a fare un uso più esteso di effetti speciali (a volte una piuttosto pacchiana computer grafica, ma che non cade nel ridicolo). Qui oltre ad avere un panorama più ampio sulle vite degli intrappolati, iniziamo poco alla volta a scoprire chi si cela dietro tutto ciò. Se nel primo film non troviamo alcuna spiegazione, nel seguito invece possiamo dirci soddisfatti di venire a capo di alcuni quesiti rimasti prima irrisolti.

Nel complesso anche il secondo capitolo si difende e porta degnamente avanti l'idea originale di Natali, aggiungendo ulteriori elementi come la struttura del cubo resa ulteriormente più complessa con l'inserimento di una quarta dimensione.





Di tutt'altra pasta è Cube Zero, datato 2004, per la regia di Ernie Barbarash, che avendo lavorato allo screenplay di Hypercube forse si sente in grado di scrivere e dirigere questo prequel veramente poco ispirato e noioso. Qui l'azione si svolge prevalentemente all'esterno del cubo, dove troviamo due semplici impiegati che devono lavorare alla sua gestione. Non dirò di più sul contenuto della pellicola perché rischio di farmi scappare qualche spoiler sicuramente poco gradito e mi limiterò perciò a sconsigliare questo film, un po' come i due seguiti di Matrix e dimenticarne l'esistenza. Vanno bene i primi due, il terzo è bocciato su tutta la linea.

domenica 8 agosto 2010

Vincenzo Natali: Splice

Vincenzo Natali (già regista di The Cube e Cypher) torna alla ribalta dopo alcuni film poco ispirati, come Getting Gilliam e Nothing, puntando questa volta nella direzione del tema bioingegneria e manipolazione di DNA.
La trama di Splice (dall'inglese "splicing", ovvero il taglio e la saldatura di frammenti di DNA codificanti) è semplice e dopo aver visto il trailer è anche prevedibile: una coppia di biologi molecolari (impersonati da Adrian Brody e Sarah Polley) divenuti famosi per esser riusciti a manipolare il DNA di diverse specie al fine di crearne una nuova, provano di nascosto a cimentarsi con il DNA umano, poichè l'azienda farmaceutica "N.E.R.D." per cui lavorano non ha avallato la loro inziativa per motivi etici e legali. Dai loro esperimenti prende vita Dren, una chimera dai tratti femminili dotata di un aculeo velenoso sull'estremità della coda.
L'organismo anfibio cresce rapidamente e fin tanto che è nei primi stadi di vita non dimostra di avere un'indole aggressiva, ma si addirittura affeziona ai due biologi. Le cose cambiano quando la biologa decide di tagliare l'aculeo velenoso per studiarne la funzione e Dren, dopo aver fatto sesso con il biologo, diventa un maschio...

E' stata la tematica di fondo a incuriosirmi nel vedere questo film; la prima parte l'ho trovata veramente valida sotto qualsiasi aspetto: suspance, effetti speciali e attendibile biologicamente parlando. La seconda parte invece è più d'azione e i colpi di scena non mancano fino al finale, decisamente aperto ad un possibile sequel.
Quello che mi ha fatto storcere il naso è l'aspetto di Dren, una sorta di ibrido tra un alien e un essere umano; la seconda parte (quella più d'azione) risulta quasi caotica e troppo sbrigativa.
L'originalità non è una caratteristica del film e anzi, il tema della manipolazione di DNA con poi risvolti catastrofici è stato usato fin troppo volte (cito solamente Jurassic Park e Alien la Clonazione), questo Splice può solo che aggiungersi a questa lista di film. La componente horror è minima, quella fantascientifica prevale nettamente e susciterà interesse a chi mastica quotidianamente argomenti di genetica o biologia molecolare.
Non me la sento di bocciare il film in toto, ma c'era veramente bisogno di un film del genere?

Voto: 6.5

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