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domenica 9 gennaio 2011
Tom Hooper: Il discorso del re (The king's speech)
Di questo film se ne parla già da un po', almeno qui in Gran Bretagna, dato che ci si aspetta che vinca svariati premi alle prossime edizioni dei più importanti festival del cinema. In attesa di vedere cosa succederà a tal proposito, entriamo un po' nel merito del film, che ripercorre alcuni anni della vita del re inglese Giorgio VI, dalla morte del padre all'abdicazione del fratello Edoardo VIII alla sua incoronazione in un periodo poco felice, con la seconda guerra mondiale alle porte; il tutto è raccontato in relazione al fatto che Giogio VI (qui interpretato da Colin Firth) era balbuziente e aveva qualche serio problema a parlare in pubblico, proprio negli anni in cui la radio stava diventando il nuovo canale per eccellenza con cui la corona britannica comunicava col suo popolo. Grazie alla moglie (Helena Bonham Carter) inizierà a frequentare il modesto ma capace logopedista Lionel Logue (Geoffrey Rush), col quale instaurerà un rapporto, anche se altalenante, di amicizia.
Personalmente devo dire di aver apprezzato il film, che pur collocandosi come una produzione d'alto livello è ben lontano da ambizioni di titanismo hollywoodiano, preferendogli una costruzione più "british" tanto che potrebbe essere tranquillamente visto un po' come uno sceneggiato stile BBC per il cinema. Gli attori principali se la cavano bene, Colin Firth ha già dimostrato più volte in passato quanto gli venga bene la parte dell'uomo timido ma emotivo per cui il ruolo di Giorgio VI, divenuto re inaspettatamente e contro la sua volontà gli calza a pennello; Geoffrey Rush se la cava altrettanto bene, mentre non ho visto di buon occhio Helena Bonham Carter nel ruolo della Regina Madre; non che se la cavi male ma penso non fosse un ruolo per lei questo, sempra una messa lì giusto perché ha una faccia nota. Sono stato contento di rivedere invece Jennifer Ehle, che proprio con Colin Firth aveva recitato da protagonista nel famoso Orgoglio e pregiudizio della BBC oramai svariati anni fa fa, anche se qui torna in un ruolo secondario ovvero la moglie del logopedista.
In conclusione, quindi, un film che mi sento di consigliare pienamente. Uscirà in Italia il 28 di questo mese.
venerdì 19 novembre 2010
Jalmari Helander: Rare Exports - A Christmas Tale
Vincitore del premio Méliès d'Argent e del premio del pubblico alla decima edizione del Science Plus Fiction di Trieste, Rare Exports - A Christmas Tale segue il corto ad opera dello stesso autore, che in un modo piuttosto originale ha voluto raccontare il natale a modo suo.
Sì, perché forse non tutti sanno che Babbo Natale (ovviamente tutti invece sanno che la sua leggenda è originaria del nord Europa) non solo non era un personaggio proprio raccomandabile, dato che rapiva i bambini cattivi per mangiarseli, ma non era nemmeno grasso e vestito di rosso! E questo lo sa anche il piccolo Pietari, protagonista di questa curiosa vicenda.
In un paesino non ben precisato della Finlandia, come ogni anno si sta aspettando l'arrivo delle alci, per dare l'inizio alla stagione di caccia e portare a casa la pagnotta come i precedenti inverni. Ma c'è qualche problema: sono state tutte ammazzate e l'economia di questa piccola comunità è distrutta. Non si sa se si arriverà alla fine dell'inverno. Che fare?
Nessun problema, non disperate! Poco distante degli americani stanno venendo massacrati da una forza misteriosa, che ben presto si rivelerà collegata in qualche modo al vecchiaccio porta-regali e si trasformerà un manipolo di cacciatori in businessmen a livello internazionale (ma state tranquilli, non si parla di economia!)
Una storiella originale e divertente, dai tratti seri e che non eccede mai, rimanendo sempre su toni pacati anche se palesemente di fantasia. Si sviluppa in modo lineare, senza grandi colpi di scena né sviluppi arzigogolati, lasciando allo spettatore il tempo di metabolizzare un po' per volta i diversi elementi, che non si sovrappongono gli uni agli altri, garantendo appunto una visione piacevole dal punto di vista narrativo.
Per quanto riguarda gli effetti speciali e i trucchi, invece, non c'è nulla fuori posto: la computer grafica trova il suo spazio e lì rimane. Graficamente è un prodotto ben confezionato e godibile sotto tutti i punti di vista; non un film da 10, ma di tutto rispetto.
Postato da
Mauro Meden
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Science + Fiction
martedì 16 novembre 2010
Marvin Kren: Rammbock
Una produzione per la tv nazionale tedesca, frutto della passione e del lavoro di un gruppo di giovani, della durata di appena un'ora, dalla qualità grafica non eccelsa ma che sa stregare il pubblico.
E mi chiedo perché, visto che la storia non è originale, non ci sono spunti interessanti e i personaggi sono così così. Però alla gente presente in sala è piaciuto.
Sarà che di film sugli zombi ormai ne ho visti a pacchi, sarà che non mi faccio incantare facilmente da un accenno di romanticismo e non esplodo di gioia quando il protagonista da sfigatello che pareva all'inizio, si fa rispettare e prende la situazione in pugno.
C'è un ragazzotto cicciottello che va a casa della sua ragazza, trasferitasi all'improvviso senza dare spiegazioni, nella speranza di farla tornare da lui. All'improvviso un'invasione di zombi. Di quelli che corrono, quindi se anche voi come me siete dei puristi del genere, già qui c'è da storcere il naso. E volete non storcerlo anche quando esce sulle scale a recuperare il cellulare che gli era caduto poco prima? Vabbè, insomma, rimane chiuso nell'appartamento con un giovane apprendista idraulico che stava facendo dei lavori in casa della ragazza, che non si trova.
Poco alla volta i vari condomini del palazzo cercheranno di unire le forze per scampare al contagio e sopravvivere il più a lungo possibile.
L'ho già detto e lo ripeto: niente di nuovo sotto il sole. Però se capita gli si può anche dare un occhio.
E mi chiedo perché, visto che la storia non è originale, non ci sono spunti interessanti e i personaggi sono così così. Però alla gente presente in sala è piaciuto.
Sarà che di film sugli zombi ormai ne ho visti a pacchi, sarà che non mi faccio incantare facilmente da un accenno di romanticismo e non esplodo di gioia quando il protagonista da sfigatello che pareva all'inizio, si fa rispettare e prende la situazione in pugno.
C'è un ragazzotto cicciottello che va a casa della sua ragazza, trasferitasi all'improvviso senza dare spiegazioni, nella speranza di farla tornare da lui. All'improvviso un'invasione di zombi. Di quelli che corrono, quindi se anche voi come me siete dei puristi del genere, già qui c'è da storcere il naso. E volete non storcerlo anche quando esce sulle scale a recuperare il cellulare che gli era caduto poco prima? Vabbè, insomma, rimane chiuso nell'appartamento con un giovane apprendista idraulico che stava facendo dei lavori in casa della ragazza, che non si trova.
Poco alla volta i vari condomini del palazzo cercheranno di unire le forze per scampare al contagio e sopravvivere il più a lungo possibile.
L'ho già detto e lo ripeto: niente di nuovo sotto il sole. Però se capita gli si può anche dare un occhio.
Postato da
Mauro Meden
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lunedì 15 novembre 2010
Thomas Cappelen Malling: Norwegian Ninja
Come si può facilmente intuire dal titolo, la serietà non è di casa qui, ma solo all'apparenza. Dietro una facciata da commedia mista ad azione, si nasconde il cuore meno divertente e che più fa riflettere di un'opera che mira a sensibilizzare lo spettatore su tematiche importanti. Ma con i ninja.
È inutile sprecare tante parole: il film è divertente, soprattutto per la consapevolezza della scarsità dei mezzi a disposizione, della quale è stato fatto un punto di forza e il trailer parla da sé.
mercoledì 3 novembre 2010
John Landis: Burke & Hare

Comunque, venendo al film, si tratta di una pellicola di produzione inglese, che racconta seppur con i toni ironici della black comedy (infatti il film si apre con la frase Questa storia è ispirata a fatti reali, tranne quelli che non lo sono) la vera storia di William Burke e William Hare, due irandesi nella Ediburgo dei primi dell'ottocento i quali, dopo aver scoperto che un professore di medicina del posto, il dottor Robert Knox (fra i cui studenti c'era pure Charles Darwin), acquistava cadaveri per le sue lezioni di anatomia, gli vendettero il corpo di un inquilino deceduto di morte naturale, ma non volendo perdere l'occasione di fare ancora soldi in questo modo iniziarono una carriera da serial killer. Ovviamente le grandi attese nascondono sempre una delusione per i più, dato che da un bravo regista del passato che torna a fare un film dopo un decennio ci si aspetta sempre qualcosa di sublime... ma devo dire che in questo caso, almeno per me, non è stato così. Ammetto che non si tratta del capolavoro di John Landis, e che la trama ha dei momenti un po' discontinui e che le gag non brillano per originalità (ho letto che gli sceneggiatori sono gli stessi del nuovo film St. Trinian's, che faceva cagare, quindi è senz'altro colpa loro), ma il film è senz'altro sopra la media delle commedie da multisala di questi tempi; i due protagonisti formano una coppia che funziona, e se la cavano più che bene anche i comprimari, fra cui spunta in qualche cameo anche qualche celebrità cinematografica come Ray Harryhausen (quello dei mostri in stopmotion) e Christopher Lee (Dracula, Sherlock Holmes e mille altre cose); dal punto di vista della storia anche il risovolto amoroso, che di solito in questi film è un po' disgustoso, qui è ridicolizzato e appare più digeribile, così come non è presa troppo sul serio neppure la satira nei confronti dei discutibili mezzi a cui a volte il progresso ricorre per progredire.
In conclusione, un film che mi sento di consigliare pienamente; John Landis forse non è più il genio anarchico dei suoi primi film ma dimostra di saper maneggiare il mezzo cinematografico ancora molto bene. La data dell'uscita italiana non è ancora nota, ma immagino che uscirà senz'altro.
venerdì 15 ottobre 2010
Edward McHenry: Jackboots on Whitehall

Mi sono interessato al film non appena ho visto il trailer: un film fatto con i pupazzi – praticamente un Team America all’inglese con delle Barbie e delle versioni deformi di Big Jim – e ambientato nel 1940 durante un’ipotetica invasione della Gran Bretagna da parte dell’esercito nazista, che arriva a Londra dal sottosuolo tramite carri armati con trivella posticcia; in aiuto del primo ministro Churchill arriva un ragazzo delle campagne inglesi del Kent (“interpretato” da Ewan McGregor), scartato dall’esercito perché ha le mani troppo grosse; assieme ad un manipolo di persone di varia natura si attesteranno sul vallo di Adriano, ma se la caveranno soltanto grazie all’aiuto di Braveheart…
Premetto subito che il film è abbastanza modesto: a me è piaciuto e mi sono divertito parecchio a guardarlo, ma non è niente di particolarmente brillante. La comicità deriva, come può essere prevedibile, sia dal fatto che il film è interpratato integralmente da bambole dalle movenze alquanto goffe sia da tutta la satira sui vari personaggi storici tirati in ballo durante il film: Winston Churchill è mostrato in tutta la sua caricaturabilità, sia come personaggio d’omone tutto d’un pezzo che come tratti fisici esteriori quali l’onnipresente sigarone e il Tommy gun in mano, mentre Hitler dà il megio di sé indossando gli abiti della regina e fra i suoi sgherri è esilarante Goebbels, che con il suo sguardo bloccato in una smorfia idiota con la bocca spalancata fa la parte dello scemo del gruppo. Altrettanto sono tirati in ballo con intenti satirici gli stereotipi razziali dei popoli coinvolti, così abbiamo un pilota americano che fa tutte le tipiche assurdità degli eroi di guerra dei film americani (irresistibile il fatto che è irriducibilmente convinto che l’esercito nazista tedesco siano i comunisti russi), soldati indiani con tanto di barba e turbante rimasti gli unici a difendere Churchill, l’elettricista polacco, il pescatore playboy francese, gli scozzesi dipinti come un popolo di selvaggi primitivi a metà strada fra dei metallari e dei cannibali in kilt… insomma, è evidente che si tratta di un film ad uso e consumo locale della Gran Bretagna, e proprio per questo penso che difficilmente lo vedremo distribuito in Italia; ma se vi può interessare vedere qualcosa di diverso dal solito lo consiglio vivamente, il divertimento non manca di certo.
giovedì 2 settembre 2010
Robert Rodriguez: Machete
Che dire, signori, se non la serata più bella della mia vita almeno una menzione per quest'anno la vince di sicuro!
Con la splendida cornice della 67ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, il sottoscritto ha preso parte all'anteprima di un film destinato a passare, secondo il mio modestissimo parere, nella storia del TrasH, con la T e la H maiuscole!
Si tratta nientepopòdimenochè dell'attesissimo Machete, ultima opera di un Rodriguez (C'era una Volta in Messico) più in forma che mai! Ovviamente presenti alla visione i produttori(Aaron Kaufman
e Iliana Nikolic), il regista, l'attore principale (un esaltatissimo Danny Trejo), l'attrice coprotagonista (una bellissima Jessica Alba, in vestitino nero mozzafiato, NdJ.DP) oltre che amici e qualche comparsa.
Ma veniamo al dunque, sarete bramosi di leggere, in anteprima mondiale, la recensione di un Film tanto atteso quanto chiacchierato...
Bene, cominciamo con un po' di storia:
Parliamo del 2007, l'anno di uscita della seconda parte del "progetto Grindhouse", una "sfida collaborativa" tra Quentin Tarantino e Robert Rodriguez: Planet Terror.
Diretto da Rodriguez, questo film presentava, prima dei titoli di testa, un fake trailer di un fantomatico film, Machete, per l'appunto...C'è da dire che il personaggio di Machete compariva tra le idee bislacche di Robert fin dal 1994, e fin da quei tempi il volto del "dark hero" era, seppur solo nel magico mondo delle idee, quello di Danny Trejo.
Ma così divago, colpa mia... Vi basti sapere che approfittando del notevole successo di pubblico, unito alle minacce di morte ricevute in caso non avesse diretto quel film il prima possibile, il buon Robert si rimbocca le maniche e gira tutte le scene mancanti al famoso trailer, rendendolo il lungometraggio da me visionato!

Machete (Danny Trejo) è un agente federale messicano, un duro come non se ne fanno più, con un profondo senso della giustizia che lo mette spesso in situazioni al limite del suicidio... E proprio durante una di queste missioni che il nostro eroe cade in una trappola del signore della droga Torrez (uno Steven Seagal più grasso e grosso che mai) Dopo aver visto morire davanti ai suoi occhi la moglie (e, sembra, anche la figlia) e aver rischiato di morire bruciato per l'occasione Machete viene creduto morto. Ma così non è, e il nostro eroe riesce ad entrare illegalmente in Texas, dove conduce una vita da immigrato clandestino, vivendo alla giornata di piccoli lavoretti. Tutto insomma sembra procedere con la degradante lentezza della vita extracomunitaria, finchè Machete viene ingaggiato da Michael Benz (Jeff Fahey) per uccidere il Senatore repubblicano McLaughlin (Robert De Niro) in cambio di una cospicua somma di denaro...Ma l'ingaggio si rivelerà una trappola, e Machete dovrà cercare dapprima di scappare, e poi di vendicarsi di coloro che lo hanno portato a un passo dalla morte! Aiutato da una agente dell'immigrazione sexy e sfrontata, Sartana (Jessica Alba), una messicana combattente per i diritti dei suoi conterranei, Shé (Michelle Rodriguez) e suo fratello, Padre Benito del Toro (Cheech Marin) Machete affetterà chiunque gli si pari davanti prima di trovarsi faccia a faccia con il suo acerrimo nemico, colui che ha ammazzato sua moglie e sua figlia solo pochi anni prima!
Il film comincia fin da subito con una buona dose di inaudita violenza, le machetate non sono sicuramente tenute in disparte, anzi! Protagoniste assolute del film continuano a susseguirsi in turbinii di lame, arti mozzati, decapitazioni, fuoriuscite di budella (non vi anticipo nulla, lascerò a voi la visione del film) e quant'altro si possa chiedere a qualche lama ben affilata di tagliare.
Praticamente le occasioni in cui Machete usa un'arma da fuoco si contano sulle dita di una mano, e restano certamente nella memoria dello spettatore per la fantasia! Ma il nostro eroe non si limiterà a questo: dimostrerà dimestichezza anche con bisturi, seghetti da ossa, un tagliaerba, pezzi di vetro, e chi più ne ha più ne metta! (Seppure indubbiamente la sua arma preferita rimarrà sempre colei che da il nome al film e al protagonista).
Menzione speciale alla colonna sonora, sempre azzeccatissima e in grado di regalare una buona dose di adrenalina "in combo" con le inquadrature, peraltro magistrali, segno di un'esperienza che oramai ha ben poco a che vedere con lo stile rozzo seppur efficace del primo Rodriguez, e risultano infatti raffinate e dinamiche, seppur in quel tripudio al sangue che caratterizza in buona parte il film.
Ottima la scelta di far recitare il meno possibile Steven Seagal, il quale poteva risultare l'anello debole del film, con quel suo faccione inespressivo, ma che contrariamente a ogni previsione si adatta perfettamente al suo ruolo di rude e malvagio trafficante di droga messicano.
Il film, sangue ed esplosioni a parte (neanche quelle mancano, la prima ad appena 8 o 9 minuti dall'inizio del film), è in grado di lanciare pesanti messaggi di critica sociale e politica(il senatore estremamente razzista, il cui piano è quello di "elettrificare" il confine Texas-Messico, al contempo intortato nel traffico internazionale di stupefacenti, la spinosa questione dell'immigrazione clandestina, gli insabbiamenti dei potenti, i gruppi razzisti che formano delle "ronde al confine", e chi più ne ha più ne metta) così fuoriuscendo dal clichè del classico trash movie "atuttosangue" senza un briciolo di trama.
Insomma, da qualsiasi punto di vista lo si veda non si può che apprezzarlo per il capolavoro che è! Interessanti le "scene di anticipazione" per le parti già girate nel finto trailer di Tarantino(inserite TUTTE nello svolgimento del film, che in alcuni momenti sembrano quasi posticcie, mai divenendo però fuori luogo!
Applausi scroscianti e standing ovation in sala, sinceramente non ho mai sentito tanti battiti di mani ad una proiezione... sembrava proprio che lo stesso entusiasmo che mi assaliva durante la visione avesse contagiato tutta la sala!
Come poteva finire una serata così magica, dopo la visione di cotanto film?
Ovviamente con una stretta di mano da parte del sottoscritto prima a Rodriguez, poi a Danny Trejo, condita dal loro autografo sotto lo sguardo ammaliante di Jessica Alba, alla quale ho riservato solo una strizzata d'occhio e un mormorato "well done!"
In pratica?
voto: 9 e 1/2
Ben Cazzada (Ben Fatta, ndR), signori!
Con la splendida cornice della 67ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, il sottoscritto ha preso parte all'anteprima di un film destinato a passare, secondo il mio modestissimo parere, nella storia del TrasH, con la T e la H maiuscole!

e Iliana Nikolic), il regista, l'attore principale (un esaltatissimo Danny Trejo), l'attrice coprotagonista (una bellissima Jessica Alba, in vestitino nero mozzafiato, NdJ.DP) oltre che amici e qualche comparsa.
Ma veniamo al dunque, sarete bramosi di leggere, in anteprima mondiale, la recensione di un Film tanto atteso quanto chiacchierato...
Bene, cominciamo con un po' di storia:
Parliamo del 2007, l'anno di uscita della seconda parte del "progetto Grindhouse", una "sfida collaborativa" tra Quentin Tarantino e Robert Rodriguez: Planet Terror.
Diretto da Rodriguez, questo film presentava, prima dei titoli di testa, un fake trailer di un fantomatico film, Machete, per l'appunto...C'è da dire che il personaggio di Machete compariva tra le idee bislacche di Robert fin dal 1994, e fin da quei tempi il volto del "dark hero" era, seppur solo nel magico mondo delle idee, quello di Danny Trejo.
Ma così divago, colpa mia... Vi basti sapere che approfittando del notevole successo di pubblico, unito alle minacce di morte ricevute in caso non avesse diretto quel film il prima possibile, il buon Robert si rimbocca le maniche e gira tutte le scene mancanti al famoso trailer, rendendolo il lungometraggio da me visionato!

Machete (Danny Trejo) è un agente federale messicano, un duro come non se ne fanno più, con un profondo senso della giustizia che lo mette spesso in situazioni al limite del suicidio... E proprio durante una di queste missioni che il nostro eroe cade in una trappola del signore della droga Torrez (uno Steven Seagal più grasso e grosso che mai) Dopo aver visto morire davanti ai suoi occhi la moglie (e, sembra, anche la figlia) e aver rischiato di morire bruciato per l'occasione Machete viene creduto morto. Ma così non è, e il nostro eroe riesce ad entrare illegalmente in Texas, dove conduce una vita da immigrato clandestino, vivendo alla giornata di piccoli lavoretti. Tutto insomma sembra procedere con la degradante lentezza della vita extracomunitaria, finchè Machete viene ingaggiato da Michael Benz (Jeff Fahey) per uccidere il Senatore repubblicano McLaughlin (Robert De Niro) in cambio di una cospicua somma di denaro...Ma l'ingaggio si rivelerà una trappola, e Machete dovrà cercare dapprima di scappare, e poi di vendicarsi di coloro che lo hanno portato a un passo dalla morte! Aiutato da una agente dell'immigrazione sexy e sfrontata, Sartana (Jessica Alba), una messicana combattente per i diritti dei suoi conterranei, Shé (Michelle Rodriguez) e suo fratello, Padre Benito del Toro (Cheech Marin) Machete affetterà chiunque gli si pari davanti prima di trovarsi faccia a faccia con il suo acerrimo nemico, colui che ha ammazzato sua moglie e sua figlia solo pochi anni prima!
Il film comincia fin da subito con una buona dose di inaudita violenza, le machetate non sono sicuramente tenute in disparte, anzi! Protagoniste assolute del film continuano a susseguirsi in turbinii di lame, arti mozzati, decapitazioni, fuoriuscite di budella (non vi anticipo nulla, lascerò a voi la visione del film) e quant'altro si possa chiedere a qualche lama ben affilata di tagliare.
Praticamente le occasioni in cui Machete usa un'arma da fuoco si contano sulle dita di una mano, e restano certamente nella memoria dello spettatore per la fantasia! Ma il nostro eroe non si limiterà a questo: dimostrerà dimestichezza anche con bisturi, seghetti da ossa, un tagliaerba, pezzi di vetro, e chi più ne ha più ne metta! (Seppure indubbiamente la sua arma preferita rimarrà sempre colei che da il nome al film e al protagonista).
Menzione speciale alla colonna sonora, sempre azzeccatissima e in grado di regalare una buona dose di adrenalina "in combo" con le inquadrature, peraltro magistrali, segno di un'esperienza che oramai ha ben poco a che vedere con lo stile rozzo seppur efficace del primo Rodriguez, e risultano infatti raffinate e dinamiche, seppur in quel tripudio al sangue che caratterizza in buona parte il film.

Il film, sangue ed esplosioni a parte (neanche quelle mancano, la prima ad appena 8 o 9 minuti dall'inizio del film), è in grado di lanciare pesanti messaggi di critica sociale e politica(il senatore estremamente razzista, il cui piano è quello di "elettrificare" il confine Texas-Messico, al contempo intortato nel traffico internazionale di stupefacenti, la spinosa questione dell'immigrazione clandestina, gli insabbiamenti dei potenti, i gruppi razzisti che formano delle "ronde al confine", e chi più ne ha più ne metta) così fuoriuscendo dal clichè del classico trash movie "atuttosangue" senza un briciolo di trama.
Insomma, da qualsiasi punto di vista lo si veda non si può che apprezzarlo per il capolavoro che è! Interessanti le "scene di anticipazione" per le parti già girate nel finto trailer di Tarantino(inserite TUTTE nello svolgimento del film, che in alcuni momenti sembrano quasi posticcie, mai divenendo però fuori luogo!
Applausi scroscianti e standing ovation in sala, sinceramente non ho mai sentito tanti battiti di mani ad una proiezione... sembrava proprio che lo stesso entusiasmo che mi assaliva durante la visione avesse contagiato tutta la sala!
Come poteva finire una serata così magica, dopo la visione di cotanto film?
Ovviamente con una stretta di mano da parte del sottoscritto prima a Rodriguez, poi a Danny Trejo, condita dal loro autografo sotto lo sguardo ammaliante di Jessica Alba, alla quale ho riservato solo una strizzata d'occhio e un mormorato "well done!"
In pratica?
voto: 9 e 1/2
Ben Cazzada (Ben Fatta, ndR), signori!
Postato da
Johnny DePesce
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