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sabato 23 giugno 2012

Drew Goddard: The Cabin In The Woods


Immaginatevi un mix (riuscitissimo) de La Casa 2 e The Cube e preparatevi a un'ora e mezza di comicità e horror vecchio stile come non se ne vedevano da molto tempo.


The Cabin in the Woods ha in sè tutti gli elementi per attirare gli occhi dello spetattore sullo schermo, inoltre a renderlo "originale" è la cornice entro la quale si svolgono i fatti. Il bosco e la casa di legno non sono altro che elementi all'interno di un laboratorio, isolato dall'ambiente circostante mediante un'invisibile rete magnetica. Un gruppo di ragazzi non potrà immaginare cosa gli aspetterà di vivere durante il week end al lago, presso la casetta di legno e ancora meno sapere cosa si cela sotto la superficie.

Il film, nonostante duri solo un'ora e mezza, è divisibile in due parti: la prima è un classico soggetto horror in linea con La Casa 2, da cui tra diversi spunti ma li sviluppa in un modo che è direttamente collegato con la seconda parte della pellicola, più sullo stile di The Cube per poi sfociare in un mix tra questi due film cult.

Insomma, non si tratta del solito horror anni '80 con un gruppetto di ragazzi che va a passare il fine settimana nel bosco, nulla infatti è lasciato al caso e, se è vero che molti elementi si ispirano a ben più famose pellicole clichè horror, riesce perfettamente nell'intento di dar vita a un nuovo genere di horror.

Lo spettatore avrà modo di godere di tutti gli elementi del caso durante la durata del film, scene comiche ma non banali, che vanno proprio a criticare le sceneggiature dei film horror di una volta (esempio: "dobbiamo dividerci così riusciamo a lavorare meglio" e il genio di turno risponde stizzito "ma parli sul serio?!"), poi scene di suspance e da slasher movie non mancheranno affatto e saranno di grande impatto.


Nella seconda parte invece avremmo modo di assistere a scene d'azione cariche di adrenalina, ma non voglio rovinarvi lo spettacolo a cui andrete ad assistere.



Voto: 8

domenica 10 giugno 2012

Ridley Scott: Prometheus

                                                                           
Breve Sinossi


Nel 2089 una coppia di archeologi scopre un indizio sull'origine della razza umana, questa scoperta li porterà ad esplorare su un remoto satellite una struttura piramidale al cui interno si cela la verità su come il DNA umano comparve sul pianeta Terra.

Recensione

Il progetto inizialmente fu concepito come un prequel di Alien, ma ben presto Prometheus divenne l'intento per qualcosa di più esteso, l'ambizione di Ridley Scott fu quella di dirigere un film che potesse fungere da ponte tra la saga di Alien e tra un film "fanta-mitologico" sull'origine della razza umana.

Il film riesce pienamente nell'intento di colmare le lacune della saga e nel contempo a sviluppare una trama parallela (quella principale) che si discosta dall'universo di Alien e si concentra sul come la razza umana abbia avuto origine (Scott si avvale della Teoria della Panspermia, durante il film scopriamo qual'è stata la fonte che distruibuì il DNA primordiale sul nostro pianeta).
Avvalendosi inoltre delle tecnologie di ripresa post-Avatar, Scott ci presenta scenografie che tolgono letteralmente il fiato, ci introduce ad elementi figurativi maestosi e solenni, grazie anche alla collaborazione con l'artista Giger (già collaboratore come visual artist in Alien e Aliens), per quasi due ore la colonna sonora ci guiderà attraverso scene d'azione spettacolari e momenti di pura suspance.


Alla fine lo spettatore potrà dirsi soddisfatto perchè con un ritmo entusiasmante scoprirà nuovi elementi man mano che il film prosegue, i principali interrogativi verranno risolti e alla fine se ne aggiungeranno di nuovi, lasciando un finale aperto che fa sperare in un sequel che possa indagare ulteriormente su un Mondo (quello di Alien, degli Space Jockey che in Prometheus sono gli assoluti protagonisti) che lo stesso Ridley Scott ha definito già nel 1979 e che dopo 33 lunghi anni ci esalta ancora.


Voto: 9/10

PS: ho scelto di non voler spoilerare nulla, poichè il film ad ogni scena descrive elementi nuovi (di natura organica e inorganica, a buon intenditore poche parole) e siccome il fine ultimo del film è di dare spiegazioni, evito di rovinarvi la sopresa. Spero solo che in questa mia breve recensione (forzatamente breve, vedi sopra) troviate lo stimolo in più per andarlo a vedere (il 19 ottobre in Italia, ma in altri paesi quest'estate) e vi assicuro che resterete con gli occhi fissi sullo schermo per tutta la durata del film.



lunedì 21 novembre 2011

Tom Six: The Human Centipede II

100% medically INaccurate.
 Se è fatto per far schifo, e credo proprio che sia questo il suo intento, allora ha colpito perfettamente il bersaglio. Ma non come possono credere i più, per la quantità di sangue e merda che traboccano e schizzano in giro durante tutto il film.

Attenzione, da qui in avanti spoilero tutto.


Ma non c'è molto da rovinare.

Non è un granché.

Fa cagare.

Giuro.

Allora perché fa schifo The Human Centipede 2, se non tanto per la componente splatter? Facile: il protagonista. Un ritardato ciccione di merda. Non me ne vogliano i ritardati ciccioni di merda, non è una cosa personale. Bene, ora metà di coloro che leggeranno la recensione (cioè circa una persona e mezza) salterà sulla sedia indignandosi perché non si può dire "ritardato ciccione di merda". Ma non siamo in tv e quindi si può. E aggiungerei pure che ci sono delle ottime motivazioni per questo appellativo. Eccole:
  • ritardato - ha subito violenze dal padre da bambino e, nonostante abbia ormai raggiunto la mezza età, vive ancora con la madre che gli dà la colpa della prigionia del marito. Soffre di evidenti turbe mentali. Non parla, è ossessionato dai millepiedi e dal film The Human Centipede. Ulteriore prova dei suoi disturbi è che non apre mai bocca se non per leccarsi le dita o urlare (di gioia o dolore a seconda dei casi);
  • ciccione - basta guardarlo, è grasso. Molto;
  • di merda - il fatto di essere malato non giustifica ciò che fa, ossia rapire, uccidere e torturare persone per il suo puro piacere. Chiunque faccia volontariamente il male del prossimo deve poter essere additato come stronzo. E tanto più se non fosse ritardato.
Ora, chiusa la piccola partentesi sul perché mi permetto di usare appellativi non politicamente corretti, proseguiamo con un piccolo riassunto della trama.
C'è un ritardato ciccione di merda che si fissa di brutto su The Human Centipede, talmente tanto da voler ripetere lui stesso l'esperimento, ma non con sole 3 persone. Bensì 12. Allora approfittando del suo lavoro di custode in un parcheggio, rapisce le sue vittime per attaccarle bocca-culo, dimenticando però di non avere la minima competenza in campo chirurgico, né tantomeno gli strumenti necessari ad una tale operazione.
E chiaramente va a finire tutto in merda.

Il protagonista riesce a trasmettere e sviluppare un senso di fastidio elevato e via via sempre crescente, che fa venir voglia di strangolarlo con le proprie mani, per porre fine alla sua e, soprattutto, alla propria sofferenza.

Da vedere solo se si ha una particolare voglia di vedere una versione più degradata del capitolo precedente.

Provate a dirmi che
non vi vien voglia di fargli de male...


domenica 7 agosto 2011

Stan Winston: Pumpkinhead

Pumpkinhead (inedito in Italia, come pure il suo seguito del 1995) è il primo film di una saga horror che ne comprende altri tre (Pumpkinhead 2: Blood Wings, Pumpkinhead 3: Ceneri alle Ceneri e Pumpkinhead 4: Faida di Sangue).
Introduco brevemente il regista, si tratta di colui che si è occupato degli effetti speciali di Alien (e i suoi seguiti), Terminator e Jurassic Park, ma la sua filmografia vanta altri numerosi blockbusters (Predator, Terminator Salvation e di recente, poco prima della sua improvvisa morte, Avatar). Nel 1988 decide si mettersi dietro la cinepresa per dar vita a un tipico horror anni '80 che diverrà ben presto un cult nel genere.
Protagonista della pellicola è Lance Henriksen (l'androide Bishop della saga di Alien), un ortofrutticolo che gestisce una piccola bottega sulla strada, nei pressi di un bosco, assieme al piccolo figlio Billy. Un giorno un gruppo di ragazzi intenti a fare delle esecuzioni in motocross nei pressi della bottega, accidentelmante investono il piccolo Billy che da lì a poco morirà. Il padre, cieco di rabbia e voglia di vendetta si rivolgerà ad una vecchia strega, di nome Haggins, che vive isolata sulle montagne antistanti il bosco, per evocare Pumpkinhead affinchè dia la caccia ai ragazzi...

Preannunciata a grandi linee la trama (nulla di troppo complesso, ma nemmeno troppo scontata come avrete modo di vedere nel corso del film), ora vanno spese un paio di parole per quanto concerne lo stile e soprattutto gli effetti speciali.
Chiaramante Stan Winston impronta l'intero film su atmosfere spettrali e tenebrose, un bosco avvolto dalla nebbia e alcune baite sperdute in esso sono il teatro degli squartamenti di Pumpkinhead, ma chi è costui? Winston ha dato vita ad un mostro soprannaturale, le cui sembianze ricordano molto l'Alien di Ridley Scott. Pumpkinhead ha un preciso ruolo nell'intera saga, esso giace in forma embrionale in un vecchio cimitero costruito sopra un campo di zucche, la strega Haggins (spaventosa anch'essa!) ha il potere di evocarlo affinchè possa vendicare un torto subito da un altro uomo (l'evocatore). In soldoni, Pumpkinhead punisce colui o coloro che hanno fatto del male alla vita di una persona.

Personalmente il film mi è piaciuto molto, la prima parte della pellicola ci introduce a quella che sarà un continuo crescere di tensione e uccisioni spietate, ma già nell'incipit potremmo farci un'idea di che sembianze abbia Pumpkinhead. Winston ha imparato dai registi per cui ha lavorato a esser in grado di trasmettere allo spettatore un senso di ansia, facendo comparire Pumpkinhead nei modi meno sospettabili, di grande impatto sicuramente.

In conclusione, mi sento di dire che si tratta effettivamente di un cult del genere, una mezza trasposizione di Alien in un bosco, circondato da un'aurea di magia, fiaba e morale.

mercoledì 23 marzo 2011

Anthony Hickox: Illusione Infernale

Noto anche con il titolo "Waxwork", è uno di quei film che (grazie a Dio) non se ne vedono più. O meglio, non se ne fanno più, ma se andiamo a ripescarli dai noleggiatori che stanno dismettendo le VHS e siete dei sadomasochisti come me (che non solo si fanno del male guardandoli per conto proprio, ma obbligano anche i più cari amici alla visione) allora se ne vedono eccome.

Correva l'anno 1988 e tra capolavori e cagate pazzesche si guardava con lungimiranza al nuovo decennio che stava per giungere e già si poteva annusare l'aria di cambiamento. Quasi sempre in peggio. E qui si annusa aria di merda. Non che sia il peggior film che mi sia capitato di vedere, ma fa abbastanza schifo sotto tutti i punti di vista.


La Trama
Due ragazze vengono invitate da un uomo misterioso all'inaugurazione di un nuovo museo delle cere a mezzanotte e le invitano a portare degli amici, ma "non più di quattro". E così fanno. Radunano qualche amico/spasimante (tra cui Dana Ashbrook, il fidanzato di Laura Palmer in Twin Peaks) e si fanno trovare in perfetto orario sull'uscio.

È inutile dire che non c'è nessuna inaugurazione e che non ci sono altre persone presenti, vero? In ogni caso, è così. Prima vengono fatti entrare da un nano ciccione e poi abbandonati in un salotto, dal quale però accedono subito dopo al museo vero e proprio. Ognuno vaga un po' per il museo per conto proprio e qui iniziano i problemi...

Non vado oltre perché vi rovinerei la sorpresa, ma anticipo solo che nel finale c'è una lotta a dir poco epica, tra le forze del bene e quelle del male, che vogliono conquistare il mondo.

Gli Attori
Palesemente poco, molto poco convinti e credo che abbiano anche ragione, con quella trama.

I Dialoghi
Su questo punto non posso esprimermi più di tanto perché ho visto la versione doppiata in italiano e perciò non posso dire se sia dovuto agli scrittori originali o ai traduttori, ma anche traspare molta poca fantasia e mancanza della volontà di dare un tocco di realismo, oppure di comicità o qualsivoglia caratteristica che permetta di rimanere piacevolmente colpiti.

Per concludere, evitatelo pure, a meno che non siate desiderosi di sorbirvi 1h40' di martellate dove sapete.

venerdì 19 novembre 2010

Jalmari Helander: Rare Exports - A Christmas Tale


Vincitore del premio Méliès d'Argent e del premio del pubblico alla decima edizione del Science Plus Fiction di Trieste, Rare Exports - A Christmas Tale segue il corto ad opera dello stesso autore, che in un modo piuttosto originale ha voluto raccontare il natale a modo suo.
Sì, perché forse non tutti sanno che Babbo Natale (ovviamente tutti invece sanno che la sua leggenda è originaria del nord Europa) non solo non era un personaggio proprio raccomandabile, dato che rapiva i bambini cattivi per mangiarseli, ma non era nemmeno grasso e vestito di rosso! E questo lo sa anche il piccolo Pietari, protagonista di questa curiosa vicenda.


In un paesino non ben precisato della Finlandia, come ogni anno si sta aspettando l'arrivo delle alci, per dare l'inizio alla stagione di caccia e portare a casa la pagnotta come i precedenti inverni. Ma c'è qualche problema: sono state tutte ammazzate e l'economia di questa piccola comunità è distrutta. Non si sa se si arriverà alla fine dell'inverno. Che fare?


Nessun problema, non disperate! Poco distante degli americani stanno venendo massacrati da una forza misteriosa, che ben presto si rivelerà collegata in qualche modo al vecchiaccio porta-regali e si trasformerà un manipolo di cacciatori in businessmen a livello internazionale (ma state tranquilli, non si parla di economia!)


Una storiella originale e divertente, dai tratti seri e che non eccede mai, rimanendo sempre su toni pacati anche se palesemente di fantasia. Si sviluppa in modo lineare, senza grandi colpi di scena né sviluppi arzigogolati, lasciando allo spettatore il tempo di metabolizzare un po' per volta i diversi elementi, che non si sovrappongono gli uni agli altri, garantendo appunto una visione piacevole dal punto di vista narrativo.


Per quanto riguarda gli effetti speciali e i trucchi, invece, non c'è nulla fuori posto: la computer grafica trova il suo spazio e lì rimane. Graficamente è un prodotto ben confezionato e godibile sotto tutti i punti di vista; non un film da 10, ma di tutto rispetto.

lunedì 8 novembre 2010

Universal Monster Legacy

 

Avevo detto che stavo per entrarne in possesso e come si può ben immaginare non è stato per puro spirito di collezionismo. Un totale di 18 film, per circa 24 ore di durata. Toppi anche per le menti più audaci per essere visti in unica soluzione. Allora perché non approfittare della cornice del periodo di Halloween per togliersi questo sfizio? Unico requisito, armarsi di tanto voglia e tanta ignoranza, visto che si tratta di grandi classici e, ahimè, ancora non li avevo visti... ecco allora un resoconto di questa grande impresa della durata 4 giorni.

PARTECIPANTI (nel nostro caso): dai 2 ai 4 -immancabile la presenza della morosa, fondamentale sia in fase organizzativa che logistica (e con un letto PURtroppo comodo per riuscire a seguire per intero ogni singolo film!)

FILM - come già detto, divisi in quattro giornate:


I ♥ Dracula
30/10
Dracula (1931) 75'
L'originale versione spagnola di Dracula (1931) 73'
La Figlia di Dracula (1936) 71'
Il Figlio di Dracula (1943) 80'
La Casa di Dracula (1945) 67'
Totale: 6 ore circa

La prima giornata è all'insegna dei vampiri e in particolare il famoso Conte... o meglio, della sua allegra famiglia succhiasangue, a partire dal classico Dracula del 1931 con Bela Lugosi, seguito dalla versione spagnola dello stesso, con attori spagnoli e diverso regista (ma stessa sceneggiatura e stesso set). Per chi avesse visto il primo, si fermi a quello, perché la versione spagnola è nettamente inferiore. Per chi non ha visto il primo, veda quello e basta. Proseguiamo con i due figli di Dracula, iniziando ad accusare i sintomi del sonno e colti spesso impreparati dal sonno fatichiamo per arrivare in fondo. La lentezza delle pellicole non aiuta a tirare avanti facilmente. Titolo finale: La Casa di Dracula, un meeting di tutti i tre mostri della Universal, ossia Dracula, l'Uomo Lupo e il mostro di Frankenstein (ai quali, apprendiamo dal trailer, si sommano anche lo scienziato pazzo e la temibilissima Gobba, la sua assistente), le cui vicende si sovrappongono nel laboratorio del suddetto dottore che dovrebbe aiutarli a tornare normali.

I ♥ Classic Monsters
31/10
La Mummia (1932) 73'
L'Uomo Invisibile (1933) 71'
Il Fantasma dell'Opera (1943) 92'
Il Mostro della Laguna Nera (1954) 79'
5 ore e 30 minuti circa

 Per il secondo giorno procediamo con una bel misto di mostri, assassini e scienziati pazzi, dalla mummia (Boris Karloff) al fantasma dell'opera fino all'uomo invisibile (Claude Rains), concludendo con il mostro della laguna nera (Ben Chapman / Ricou Brownin). Nel complesso quattro titoli più che godibili con la grande sorpresa di una pellicola a colori (Il Fantasma dell'Opera) a spezzare la monotonia del bianco e nero, in realtà meno fastidiosa di quanto ci si potesse aspettare. Nota positiva anche (e soprattutto) la presenza di Una O'Connor in L'Uomo Invisibile, nella parte della moglie del proprietario della locanda in cui inizia il film e che regala non poche risate con la sua spigliatezza e un'interpretazione a volte addirittura esagerata. Forse per il mostro della laguna le aspettative erano un po' esagerate, rendendolo quasi una delusione, ma senza averne la colpa.

I ♥ L'Uomo Lupo
01/11
L'Uomo Lupo (1941) 70'
Il Lupo Mannaro di Londra (1935) 71'
La Donna Lupo di Londra (1946) 61'
Frankenstein Contro l'Uomo Lupo (1943) 72'
5 ore circa

 Altro giorno, altro mostro: è la volta dell'uomo lupo (Lon Chaney Jr) che lascia spazio anche ad un interessante thriller psicologico La Donna Lupo di Londra fatto più di intrighi familiari che ai mostri veri e propri, nonché vera e propria sorpresa della giornata. Anche stavolta non rimaniamo delusi e terminiamo con Frankenstein Contro l'Uomo Lupo che contribuisce in modo più che significativo a terminare la serata con una bella dormita.

I  ♥ Frankenstein
02/11
Frankenstein (1931) 71'
La Moglie di Frankenstein (1935) 75'
Il Figlio di Frankenstein (1939) 95'
Il Fantasma di Frankenstein (1942) 67'
La Casa di Frankenstein (1944) 71'
6 ore e 30 minuti circa

Ed ecco finalmente l'ultima fatica, con protagonista quello in cui riponevamo meno speranze e che invece, con estrema gioia, si è rivelato il più interessante sotto diversi aspetti. Una storia solida (dovuta al romanzo da cui è tratto), regia sempre viva e dinamica, i film non sono mai troppo lenti e anzi, rimangono sempre su un buon ritmo e tengono viva l'attenzione. Ancora una volta, e forse anche più dei giorni precedenti, il risultato è una bella promozione per tutta la serie, con i picchi, a mio modesto avviso, nei primi due episodi.

MENU'
L'organizzazione di una simile serie di eventi sarebbe stata in qualche modo mutilata se la visione dei film non fosse stata accompagnata da un apposito menù. E allora ecco la nostra scelta gastronomica, rigorosamente casereccia:

Pizza Dracula: pomodoro, mozzarella, salamino piccante, pomodorini, aglio, cipolla.
Pizza Mummia: quattro formaggi
Pizza Werewolf: pomodoro, mozzarella, salsiccia, wurstel, salamino piccante
Pizza Frankenstein: pomodoro, mozzarella + avanzi ingredienti precedenti pizze (salsiccia, wurstel, salamino piccante, pomodorini, aglio, cipolla, scamorza)


Gli ingredienti quindi sono tutti a vostra disposizione, se sarete abbastanza temerari provate anche voi ad affrontare questa esperienza, tuffandovi nel passato come abbiamo fatto noi.

domenica 17 ottobre 2010

Glen Coburn: Transformer (Blood Suckers from Outer Space)

Siamo nel profondo sud degli Stati Uniti d'America, in una pacifica e tranquilla cittadina, lontana dalle preoccupazioni e dalla frenesia delle grandi città. Preoccupazioni diverse invece stanno arrivando, portate dal vento, un vento malefico (secondo gli scienziati "un campo magnetico") proveniente dallo spazio che trasforma i cittadini in terribili mostri succhiasangue; da qui il titolo originale "Blood Suckers from Outer Space".

In questo contesto vediamo intrecciarsi le vicende di un ragazzo e la appena conosciuta amante, il fratello di questo e i suoi colleghi scienziati e del Generale Sanders e del suo assistente. I primi, impegnati a cercare di sopravvivere all'invasione di mostri, gli altri, impegnati ognuno a proprio modo a cercare di sventare la minaccia venuta dallo spazio...

Nonostante le premesse non siano delle migliori e la produzione sia poco più che amatoriale, Transformer riesce a divertire e può essere un'ora e mezza corredata di qualche risata, ma senza dimenticare qualche sporadico calo di interesse e di attenzione.

Del film è anche disponibile un'edizione speciale in DVD, distribuita direttamente dal regista al modico prezzo di 9.99$, con un'aggiunta di scene inizialmente scartate  e autografata.

lunedì 4 ottobre 2010

Chuck Parello: Ed Gein, il macellaio di Plainfield

Gli "appassionati" di serial killer sapranno sicuramente di chi stiamo parlando; per gli altri basti sapere che la vicenda di Ed Gein, un pacifico campagnolo della provincia americana, è stata al centro della cronaca verso la fine del 1957 in quanto venne alla luce che il suddetto personaggio non solo aveva commesso un paio di omicidi, ma nella sua casa la polizia scoprì tutto un assortimento di macabri quanto bizzarri manufatti fatti con resti umani - fra cui anche una travestimento da donna nuda fatto con la pelle di una delle sue vittime - che lo stesso Gein si era procurato profanando le tombe dei cimiteri del posto o mutilando i corpi delle due donne che aveva ucciso lui stesso. Successivamente emerse che questo comportamento era dovuto a un disturbo schizofrenico di cui soffriva la già fragile mente malata di Gein, che era stata plagiata e condotta ben oltre il limite della follia da una madre fanatica religiosa (e con delle idee follemente ortodosse sulla sessualità), la cui morte ha segnato l'inizio dell'attività criminale del figlio. La vicenda diede uno scossone non da poco alla sorridente e ottimista (e pure ipocrita, se vogliamo) società americana degli anni '50, e uscirono in seguito almeno tre classici del cinema horror più o meno ispirati a questa storia: Psycho, Non aprite quella porta e Il silenzio degli innocenti; a questa vanno aggiunti Deranged e due film, intitolati entrambi Ed Gein, uno del 2000 e un'altro del 2007, che sono la trasposizione vera e propria della vicenda.

Questa è la recensione del film del 2000, che pur avendo trovato un'ampia distribuzione si colloca nell'ambito delle produzioni indipendenti. Il fatto di narrare esplicitamente la vicenda di Ed Gein è un po' un azzardo, dato che se con un personaggio di fantasia ad esso ispirato l'autore può muoversi liberamente, qui invece si è vincolati alla necessità di essere fedeli ai fatti realmente accaduti (o perlomeno una certa verosimiglianza nei confronti di essi); per quanto poco però una certa rielaborazione personale è richiesta dato che nessuno a parte lo stesso Ed Gein sapeva cosa gli frullava per la testa, e quindi fare un film che mostra il tutto dal suo punto di vista è un'ulteriore sfida. Ora dire che questo obiettivo sia stato più o meno raggiunto è difficile dirlo, dato che il regista ha scelto da un lato di non prendersi troppo la libertà di approfondire la psicologia del personaggio ma dall'altro ha compiuto qualche scelta stilistica abbastanza "coraggiosa": due esempi di ciò sono rispettivamente il fatto che gli omicidi commessi da Ed sono rappresentati come qualcosa che lui è costretto dalle fantomatiche apparizioni di sua madre, e una brevissima scena che mostra Gein in sogno che legge un libro sul nazismo in compagnia di una gnocca nuda ornata di simboli nazisti. Insomma, è tutto abbastanza semplificato, se non proprio - in alcuni momenti - ridotto allo stereotipo che gran parte del precedente cinema (e tv) ci ha insegnato a proposito di pavidi omuncoli che di notte si trasformano in menti criminali.
Alla fin fine comunque per un film di finzione forse non è necessaria un'analisi approfondita, perciò le scelte che ha fatto il regista in tal senso possono essere giudicate in maniera alquanto arbitraria; per quel che mi riguarda, nella sua semplicità il film riassume abbastanza bene il succo della vicenda, ovvero che questo "mostro" in realtà era la vittima di quacosa - sua madre - che pur non avendo commesso omicidi o cose del genere col suo fanatismo era molto più mostruosa di lui. Per il resto, il film mi è sembrato costruito bene, la vicenda non annoia ed è apprezzabile la scelta di partire col racconto "in medias res" evocando tramite flashback il passato del protagonista, interpretato da un attore (Steven Railsback) che, a mio giudizio, se la cava bene.


Inoltre è apprezzabile il fatto che non si sia voluto fare un film splatter (come invece è stato fatto, se ho ben capito, col film del 2007), bensì qualcosa che si concentrasse soprattutto sul racconto dei fatti della vita di Ed Gein. Perciò direi che questo è un film più che guardabile, pur nella sua modestia.

sabato 11 settembre 2010

Samuel Bayer: A Nightmare On Elm Street

Ero curioso di vedere questo remake, l'ennesimo negli ultimi anni che ripropone il classico splatter-horror anni '80.
La trama la conoscete tutti: Freddy Krueger importuna negli incubi le sue vittime, portandole all'insonnia per poi brutalmente ucciderle nel sonno profondo; se muori nel sonno muori anche nella realtà.
Bayer riprende Elm Street ai giorni nostri e Freddy Krueger non è più impersonato dal celebre Robert Englund, ma da Jackie Earle Haley, assolutamente a proprio agio nel vestire i panni del ben più famoso Robert, ovvero maglione a strice verdi/rosse, cappello e guanto con lame sulle dita.
La trama differisce leggermente da quella di Wes Craven, l'obbiettivo di questo film è di rilanciare il franchise, quindi è più appropriato parlare di un reboot.

Come ogni splatter che si rispetti ci sono scene prevedibili e "ridicole" che strappano qualche sorriso, ma è dovuto anche al personaggio di Freddy che non si risparmia, nei dialoghi con le vittime, un lessico poco forbito ("Hey stronzone" disse a Jason in Freddy Vs Jason, ndr).
Ciò che mi ha colpito positivamente sono gli effetti speciali, visivi insomma. Bayer ha saputo sfruttare bene la tecnologia per dare quel tocco di precisione e rendere meglio le scene d'azione (ad esempio la scena del letto), ma non pensate che la storia e l'atmosfera in generale ne abbia risentito, l'essenza dell'incubo più famoso c'è e a particolari non ha nulla da togliere all'originale.
Riguardo Krueger devo ammettere che mi è piaciuto, le caratteristiche son rimaste inalterate, tranne il viso che è letteralmente una via di mezzo tra l'ustione di massimo grado e il mutilamento, facendo sembrare il nostro Freddy quasi un alieno.
Wes Craven (il regista del primo Nightmare) ha ammesso che si tratta del film che avrebbe voluto girare e come se lo immaginava dovesse essere, quindi direi che non è un buco nell'acqua.

Non è possibile fare un paragone tra questo e il film del 1984, sono due cose ben distinte. L'originale aveva un tocco anni '80 del tutto personale, l'atmosfera assolutamente unica. Però questo nuovo film riprende in chiave moderna l'intera sceneggiatura originale, personalizzandola solo per un particolare: Freddy è un pedofilo.
Molti sono rimasti scioccati nel vederlo sotto questo ruolo, ebbene era così che è stata concepita la sua figura, un giardiniere pedofilo di un asilo.

Ve la ricordate la scena finale di Nightmare? Beh, godetevi quella di A Nightmare On Elm Street, assolutamente d'impatto.

Voto: 7+


lunedì 30 agosto 2010

Patrick Lussier: San Valentino di Sangue

Remake de Il Giorno di San Valentino (1981) e per quanto mi riguardo si tratta di uno slasher movie di tutto rispetto.
Siamo ad Harmony, una tranquilla cittadina di minatori che lavorano presso la Hanniger Mining Company, ma un giorno il tunnel 5 crolla e vi rimangono intrappolati alcuni operai. All'arrivo dei soccorsi si scopre che quasi tutti, tranne Harry Warden (unico sopravvissuto anche se caduto in coma irreversibile) e Tom Hanniger (figlio del direttore della miniera), sono stati uccisi a colpi di piccone; i sospetti cadono su Harry mentre Tom è stato l'artefice dell'esplosione dimenticandosi innavertitamente di chiudere le bocche di metano.
Ad un anno di distanza dall'incidente (il giorno di San Valentino) Harry Warden si risveglia dal coma completamente cambiato uccidendo chiunque gli si pari davanti. La stessa notte alcuni ragazzi stanno facendo una festa presso il tunnel 5 e all'arrivo di Harry inizierà la strage. Solo 4 ragazzi sopravviveranno, tra cui Tom Hanniger; la polizia riuscirà comunque ad uccidere Harry un attimo prima che scenda nelle profondità della miniera.

Passano dieci anni dalla strage di quella notte e Tom torna ad Harmony per questioni burocratiche, nel frattempo la sua ex ragazza Sarah si è sposata con Axel, uno dei superstiti di quella notte e ora sceriffo della città.
Durante i festeggiamenti di San Valentino ricompare una figura vestita da minatore che inizia a mietere vittime, allora Sarah, Tom e Axel inizieranno a rivivere i tremendi ricordi di dieci anni prima, temendo che Harry Warden possa esser ritornato per completare il lavoro.

Niente di speciale la trama, dopotutto si tratta di uno slasher movie e per di più è un remake. Vorrei però sottolineare alcuni aspetti più che positivi del film:

- Gli attori protagonisti molto bravi ad impersonare i rispettivi personaggi
- Le scene splatter fatte molto bene e con dovizia di particolari
- I colpi di scena (intesi come spoiler) non mancano affatto
- Per fortuna poche scene di nudo o sesso (fatte bene però)

Questi sono quattro elementi essenziali per evitare che il film scada inesorabilmente nello scontato puro. Fortunatamente così non è stato e quindi promuovo il film più che volentieri.
A differenza degli altri mostri sacri del genere (leggi Venerdi 13 ed Halloween) il protagonista non è passivo o macchinoso, le azioni sono dinamiche invece e "realistiche", l'assassino è umano e non una copia di Michael Myers o Jason Voorhees.

Siamo di fronte ad un horror/thriller direi, in un panorama odierno in cui i remake si sprecano questo San Valentino di Sangue meritatamente si aggiudica la corona del meno scontato come trama ed evoluzione della stessa.

Voto: 7/8

giovedì 26 agosto 2010

Adam Green: Hatchet

Siamo di fronte ad un'ora e sedici minuti di cazzate.

Questo Hatchet entra di diritto in quel filone di film slasher adolescenziali di cui non se ne sente il bisogno.
Negli anni '80 avevamo Venerdì 13, Nightmare e Non Aprite Quella Porta; ora ci dobbiamo subire i vari remake di questi e qualche misero tentativo di "originalità" che va sotto il nome di Jeepers Creepers et simili. Il vero problema di questo Hatchet non sta tanto nella trama, in cui un gruppo di ragazzi decide di fare un tour in una palude teatro di misteriosi omicidi, ma bensì il palese plagio di Venerdi 13.
Ok, l'elemento "adolescenti ingenui che vogliono visitare un luogo pericoloso" potrebbe anche starci nonostante sia stato già visto e rivisto. Soffermiamoci un attimo all'ambientazione del film e al killer in questione: una palude di notte, una leggenda che racconta di un ragazzo deriso dai suoi coetanei per i difetti fisici/mentali e vittima di uno scherzo la notte di Halloween, il padre del ragazzo che per errore lo colpisce in testa con un'accetta.
Il ragazzo/mostro in questione ricalca spudoratamente il Jason Voorhes del primo capitolo della fortuna saga, ma in questo film si ha l'impressione che il tutto avvenga molto velocemente; dal momento in cui il killer compare per la prima volta non c'è un attimo di tregua per gli sfortunati ragazzi.
Il mostro è un ragazzo decisamente deforme dotato di una forza fuori dal comune che si serve di un'accetta per uccidere i malcapitati, ma non solo! Si serve anche della sua forza per strappargli le braccia, il busto, la testa e chi più ne ha più ne metta.
Le scene splatter si sprecano per tutta la durata del film, esaltando qualsiasi effetto speciale che richieda sangue a spruzzo e legamenti sradicati dalle giunture.
Il finale è qualcosa di assolutamente scontato e pietoso.

Per fortuna il regista si rifarà con il discreto Frozen quattro anni più tardi, ma fidatevi: questo Hatchet è veramente inguardabile.

Voto: 4

venerdì 20 agosto 2010

Srdjan Spasojevic: A Serbian Film (Srpski Film)

Ecco la nuova grande sfida della settimana: vedere A Serbian Film e recensirlo, come se quell'ora e mezza non fosse abbastanza per farmi chiudere lo stomaco. Quindi ora devo stare qui a ripensare a quelle scene, riesaminarne ogni fotogramma, soprattutto quelli più truculenti e violenti, non solo nelle immagini in sé ma nei contenuti.

Milos è un ex porno attore serbo, molto apprezzato in patria, se non addirittura il più grande interprete di film hot che abbia mai calpestato suolo balcanico. Ma tutto ciò che vuole ora dalla vita è continuare a vivere la sua vita in tranquillità e serenità con la sua famiglia. È proprio la famiglia il punto cardine attorno al quale gira tutto il film, sia nel bene che nel male e il regista è bravo nel farlo capire allo spettatore nella prima metà della pellicola, tramite scene semplici ma efficaci.

Ma la vita non è sempre tutta rose e fiori e con il miraggio di poter uscire da una situazione disagiata a causa di problemi economici, Milos accetterà un lavoro che puzza di losco ma per il quale gli viene proposta una cifra che lo sistemerebbe a vita. Vukmir, ricco produttore interessato alle sue capacità e suo grande estimatore, insisterà parecchio prima di riuscire a portarlo nel suo cast, come protagonista di una pellicola che fin da subito apparirà malata e dai risvolti molto più cruenti di quelli che si sarebbe aspettato.

Inutile dire che dopo pochi giorni dall'inizio delle riprese, Milos non ci sta più e rifiuta di proseguire, ma una volta entrato nella tana del serpente, uscire non è una scelta che si può fare.
In un'escalation di tensione, terrore, violenza e morte il nostro protagonista si ritrova a non sapere più cosa gli è successo, dovendo ripercorrere passo dopo passo una strada che l'ha portato oltre ogni limite immaginabile.


A far da contorno alle scene già di per sé violente e raccapriccianti, l'ottima colonna sonora di Sky Wikluh, musicista famoso in Serbia e già noti al pubblico balcanico sono anche gli attori protagonisti, Srdjan Todorovic (Milos) e Sergej Trifunovic (Vukmir), impeccabili nelle loro interpretazioni, come del resto tutti i figuranti che hanno preso parte alle riprese.

Nonostante la prima parte della pellicola scorra via abbastanza facilmente e durante la visione ci si chiede dove stia l'orrore di cui parlano tutti in proposito a questo film, questa non serve altro che da introduzione, serve a prepararci al peggio, ma in modo fin troppo sereno, non abituandoci poco a poco all'inevitabile; non c'è pietà per lo spettatore, come non ce n'è per il protagonista e così insieme, all'improvviso, si viene catapultati in un vortice di sesso, depravazione, violenza, abilmente orchestrato da Vukmir (nel film) e da Spasojevic (dietro la macchina da presa). Si viene a creare in questo modo un parallelo tra spettatore-protagonista e regista-aguzzino, quasi a voler indicare i "dirigenti" come dei mostri, senza scrupoli nei confronti chi non può far altro che subire e stare a guardare, proprio come nella realtà serba, dove la politica attanaglia i cittadini e questi sono costretti a subirne le prepotenze.

giovedì 12 agosto 2010

Rob Green: The Bunker

Seconda guerra mondiale: un gruppo di militari nazisti riesce a prendere riparo in un bunker tedesco dopo essere caduto in agguato ad opera di soldati nemici, ma a soccorrerli non troveranno ciò che li aspettava... soltanto un vecchio pazzo e un ragazzo giovane e inesperto sono rimasti al suo interno,  in attesa di rinforzi.
Ma non sono rinforzi quelli che sono arrivati e al loro seguito non ci sono semplici uomini...

Ciò che li aspetta nel bunker, nascosto nei cunicoli che si snodano sotto di esso, non è un avversario come i soliti, non è ciò che sono abituati ad affrontare e non sarà facile sbarazzarsene.

Nascondere i ricordi, eliminarli totalmente da sé, soprattutto quando si sono commessi atti deplorevoli, è difficile, se non impossibile e lo stesso vale sia da vivi che da morti. Un morto non dimentica tanto facilmente e ugualmente accade per molti morti, sepolti in una fossa comune, cadaveri accatastati come fossero rifiuti, risvegliati dal loro sonno eterno durante la costruzione di un tunnel e in cerca di vendetta.

Gli incubi non si possono cancellare, ti perseguitano, ti consumano, fino alla morte in alcuni casi, è questo è uno di quelli, in cui i protagonisti non possono, non riescono, e forse nemmeno vogliono lasciarsi alle spalle una parte scomoda di passato, che li ha trasformati in mostri, allontanandoli dalla loro natura umana talmente tanto da portarli a combattere tra loro, fino al più tragico degli epiloghi.

Nonostante una buona idea, un po' tra Deathwatch e Outpost, il film si trascina con lentezza ed è difficile mantenere alta l'attenzione, se non fosse per i continui cambi di colore, dal buio pesto ad improvvisi flashback tinti di un giallo che mette a dura prova le retine e, all'interno dei tunnel sotto il bunker, le torce dei militari che non smettono per un secondo di puntare dritte verso la telecamere. Ottimi espedienti per mantenere sveglio lo spettatore, o per privarlo di qualche diottria.

mercoledì 11 agosto 2010

David Schmoeller: La Mano Assassina

Se riuscite a leggere, nell'immagine a fianco, noterete, sotto il disegno della temibile mano assassina una scritta che recita: "Entrerete in un posto peggiore dell'inferno". Dopo aver visto il film mi chiedo ancora di cosa si stia parlando. D'accordo, il film è un po' povero di ambientazioni, l'azione (per così dire) si svolge tutta in 3 stanze, due corridoi e un giardino, ma nessuno di questi mi sembra così terribile come posto. Anche i sotterranei del bordello, che dovrebbero essere luogo di riti di magia nera, non sono così lugubri come uno se li aspetterebbe.

Ebbene, dove sta il terrore? Non è di casa qui, non nella villa presentata come terribile luogo di perdizione, né altrove e la recitazione non può in alcun modo risollevare la situazione, non solo per la mediocrità degli attori, ma anche per la risibilità dei personaggi e dei dialoghi.

Inutile dire che l'alta spettacolarità non esiste,
per non parlare dell'incredibile suspance...
Ritornando sul tema copertine e scritte: nella parte interna della copertina della VHS, ci sono i dettagli del film, come nome del regista, interpreti, trama e così via e come ultima informazione, quello che potete vedere qui sulla destra:

La pellicola non è particolarmente noiosa, nonostante sia lontano anni luce dall'essere un bel film, e la storia scritta in collaborazione con Charles Band (Laserblast, Troll) non regala grandi emozioni.

Consigliato a chi voglia rivivere le emozioni dei film pseudo orrorifici degli anni '90 (ma che per qualità visiva ricorda molto lavori di 10 anni prima) e che non si tira indietro quando si tratta di sbadigliare.

mercoledì 4 agosto 2010

Jean Rollin: Violenza ad una Vergine nella Terra dei Morti Viventi


Jean Rollin, cui tiravano pomidori in Francia ad ogni visione dei suoi film si conferma come maestro del Filmbrutto regalandoci quasi 80 minuti di pellicola dei quali 20 buoni sono solo di un' immagine fotografica del castello in cui è stato girato il film, con sottofondo psichedelico(molto in voga in quegli anni)





LA TRAMA

Julien e Duran, freschi sposi in viaggio di nozze, decidono di fare una visita al castello dei due cugini di lei.
Nonostante l'annunciata prematura scomparsa dei due proprietari, gli sposini decidono di passare qualche notte nel maniero, accolti da due ancelle quantomai provocanti...Fin dalla prima notte (in cui lei magistralmente evita i fervori del marito ritenendosi addolorata per la perdita dai due cugini (che ad ogni modo non vede/sente da quando era bambina) ci si accorge che qualcosa non va... i cugini sembrano vivi, parlano (punto a favore del film la recitazione dei due, che come degli allucinati Qui Quo e Qua si alternano nei discorsi, concludendo vicendevolmente le frasi), si nutrono, e appaiono quantomai "strani" a Duran (mentre per la cugina sono semplicemente troppo intelligenti per essere compresi)

Il film procede con una lentezza esasperante ricco di colpi di scena: Apparizioni (magistrale la "vampira" che invece di uscire da una bara allo scoccare di mezzanotte appare da un orologio a pendolo, praticamente pressurizzata li dentro...) sabba notturni (nei quali la sposina sembra preferire lesbopomiciate alla normalità della vita di coppia (come poi darle torto...il problema è che il marito rimane sempre in bianco^__^') nonchè fughe roccambolesche (non vi anticipo il finale perchè è da capolavoro del cinema, ma la semplicità con cui lo sposino riesce a risolvere la situazione sottraendo Duran dalle grinfie dei cugini è tutta da scoprire).


Il tutto arricchito da una buona dose di:
- lesbopomiciate assolutamente inutili e casuali (d'altronde c'è forse bisogno di un motivo?);
- cambi di scena improvvisi e ingiustificati (leggi sopra);
- castello;
- sangue (poco e fatto male).
Da annoverare nei libri del Dams quella che io amo chiamare la "scena della Colomba" (passeggiando per il giardino del castello, gli sposini sentono un rumore...Julian senza battere ciglio né cambiare espressione estrae una pistola, meno di un secondo per tirare il grilletto contro l'ignoto, per poi scoprire che si trattava di una semplice colomba bianca (che peraltro risulterà molto appetitosa all'illibata sposa).

Altra chicca si rivela nella custodia del dvd italiano: a lato si legge chiaramente il titolo:
Violenza ad vergine nella terra dei morti viventi... almeno scegliete uno stile di scrittura che faccia stare tutto il titolo, no?
peraltro davvero azzeccato... non ci sono violenze e non ci sono morti viventi... il titolo originale, i fremiti dei vampiri, sembra un po' più accettabile, benchè a mio avviso non sia proprio soddisfacente


Voto? inclassificabile! Per un amante del genere è una perla da non perdere, per tutti gli altri lasciate stare!

lunedì 26 luglio 2010

Tom Six: The Human Centipede

In due parole: grottesco e angosciante.

Piuttosto semplice ma terrificante, inizia come tanti altri film horror con un'atmosfera distesa e rilassata per passare in breve tempo ad una moderata tensione che ben presto diventa una strizzata di palle che non si sente spesso.

Due belle e giovani ragazze americane sono in viaggio in Europa e mentre si trovano in Germania la loro auto si ferma in mezzo ad un bosco mentre stanno andando in un night club. Purtroppo per loro la nottata (né il resto della vacanza) proseguirà nel modo sperato.
In cerca di aiuto, Lindsay e Jenny, troveranno la casa del Dottor Heiter (Dieter Laser) che non si farà pregare due volte per farle entrare e sedarle, per farle diventare due dei tre pezzi necessari per il suo esperimento.

Ciò che il bizzarro chirurgo vuole creare è una sorta di tripletta di gemelli siamesi, uniti l'uno all'altro attraverso l'apparato digerente, ovvero bocca-ano. Difficile, a mio avviso, immaginare qualcosa di più disgustoso che il risvegliarsi da un'anestesia e ritrovarsi attaccati ad altre due persone (nel peggiore dei casi, essendo nella parte del pezzo centrale).



La procedura con cui i tre (il primo in fila è un giapponese che non parla altro che la sua lingua madre) vengono uniti è dettagliatamente descritta dal medico prima di iniziare l'operazione, davanti agli sguardi terrorizzati delle vittime, ma viene mostrata solo a tratti, senza troppa dovizia di particolari.
Una volta portato a termine il lavoro, il Dr. Heiter cercerà di addestrare la sua creatura affinché gli ubbidisca, ma incontrerà notevoli difficoltà dovute al forte carattere di Katsuro che non ha intenzione di farsi sottomettere.

Il Dr. Heiter è semplicemente pazzo e ne dà dimostrazione continuamente, con i suoi scatti d'ira e la sua perversione deviata per il lavoro che svolge, mai sazio e costantemente desideroso di superare il limite e Dieter Laser lo interpreta magnificamente.
Altrettanto adatti ai loro ruoli sono le tre vittime, Ashley C. Williams, Ashlynn Yennie e Akihiro Kitamura che riescono a trasmettere alla perfezione il senso di terrore e angoscia cercato dal regista e scrittore Tom Six.
Interessante il simbolismo della nazionalità dei personaggi, il malvagio tedesco che tiene sotto torchio America e Giappone e compie controversi esperimenti proprio come gli scienziati nazisti, il tutto molto sentito dallo stesso autore della pellicola di nazionalità olandese.

Piuttosto disturbato e disturbante nei contenuti (il cui punto a favore è sicuramente l'originalità), si tiene in piedi grazie alla tensione psicologica essenziale per non farlo risultare noioso perché eccessivamente lento, ma senza lasciare in secondo piano l'aspetto puramente visivo, altrettanto fondamentale per la buona riuscita dell'intero film.

lunedì 14 giugno 2010

Glenn McQuaid: I Sell the Dead



L'esordio del giovane Glenn McQuaid alla macchina da presa, ad ora inedito in Italia, convince e diverte, senza aver nulla da invidiare ai prodotti di numerosi altri registi affermati, proponendo un film che ha dentro di tutto un po', dagli alieni ai vampiri passando per gli zombi, tenuti assieme da una simpatica coppia di profanatori di tombe che per portare a casa la pagnotta dissotterrano cadaveri da vendere ad uno scienziato che - ovviamente - non ha tutte le rotelle a posto.
Nella loro ricerca di corpi sempre più freschi e meglio conservati, verranno ostacolati da una "banda" rivale formata da persone senza scrupoli, pronte a tutto pur di ottenere una posizione di monopolio del settore.

Tra incontri spiacevoli con non-morti o con umani che li vogliono tali, quindi, i due finiscono incastrati in un gioco di potere che li porta alla detenzione con annessa condanna a morte.
Ed è infatti dentro la cella che inizia il racconto del giovane Arthur Blake, interrogato da un prete curioso di conoscere la sua storia...

sabato 12 giugno 2010

Oren Peli: Paranormal Activity

Avete già visto The Blair Witch Project? Bene, questo Pranormal Activity non ha niente in più da offrire, se non una qualità video leggermente superiore.
Certo, lo confronto con una produzione di oltre 10 anni fa e che nemmeno ha inventato niente, nonostante entrambi siano stati acclamati dal pubblico come capolavori rivoluzionatori del cinema internazionale. E stranamente accade ogni volta che esce un film registrato con una handcam, lasciandomi sempre stupito (come non citare [Rec] e Cloverfield?)

Come ormai siamo stati abituati dalle grandi produzioni hollywoodiane, il film si sviluppa poco, partendo da premesse potenzialmente interessanti, ma senza offrire assolutamente alcun spunto o creando situazioni degne di nota. Punto a favore, però, il non essere una grande produzione hollywoodiana, ma un film poco più che amatoriale, degno quindi se non altro di aver eguagliato i Grandi, investendo poco.
Ma può essere veramente un vanto questo? Cosa dovremmo dire di un giovane scrittore e regista alle prime armi che prende a piene mani da film di successo (più o meno meritatamente) per farne un prodotto mediocre, che non apporta niente di nuovo se non degli effetti speciali (per quanto pochi ce ne siano) tutto sommato ben fatti?

Ma vediamo di cosa parla.
Una giovane coppia convive da poco, lui compra una videocamera e scopriamo che lei è sin da piccola perseguitata da una presenza che col passare dei giorni si farà sempre più fastidiosa ed insistente.
Ciò che vuole questa presenza è il corpo di Katie e non se ne andrà finché non l'avrà ottenuto.
La grande trovata del suo fidanzato, Micah, è di mettere la videocamera nuova su un treppiede davanti al letto in modo da poter vedere tutto ciò che accade durante la notte. Ovviamente ciò che vede lo spettatore è soltanto quanto ripreso dalla videocamera del protagonista, che quindi non se ne allontanerà mai e con il suo fare spavaldo andrà in giro per la casa incitando il presunto demone a farsi vedere.

I personaggi non sono molto ben delineati e l'unico elemento che tiene in piedi la baracca sono i due attori, abbastanza bravi da rendere la situazione, a tratti, quasi credibile, ma non realistica a sufficienza da ottenere l'effetto sperato di terrore e angoscia.

lunedì 7 giugno 2010

Le case dei morti

House of the Dead I & II


Che la filmografia tratta dai videogiochi sia costellata di scempi e faccia venir voglia di fare una strage di sceneggiatori e registi è cosa nota. E soprattutto se tra questi andiamo a porre la nostra attenzione su tal Uwe Boll, uno specialista di questo settore, con svariate pellicole alle spalle, una più vergognosa dell'altra e anche stavolta non è stato da meno, con quella porcata di House of the Dead, tratto dall'omonimo shooter da sala giochi che (serve dirlo?) sicuramente non spiccava per la trama. Difficile quindi immaginare un film tratto da un videogioco senza trama? Eppure Super Mario Bros era già stato fatto.
Quel che è sicuro, quindi, è che sicuramente in questo House of the Dead il punto forte non è la storia: dei ragazzi si reano su un'isola deserta per partecipare ad un rave party, ma degli imprevisti li fanno ritardare e arriveranno a festa finita, terminata con un massacro. In realtà ci vorrà un po' prima che questi si rendano conto dell'accaduto, perché i partecipanti al rave non sono propriamente stati uccisi... si faranno invece presto vivi (per modo di dire),  sotto forma di zombi, attaccandoli e cercando di cibarsene.
Parte a questo punto il classico survival-teen-horror-movie nel corso del quale si scoprirà che la maledizione della Isla de la Muerte è iniziata nel 1400 per opera di un sacedote spagnolo pazzo, che in cerca dell'immortalità condannò l'intera isola ad un macabro destino.
Gli effetti speciali non sono granché, ma c'era da aspettarselo, mentre ciò che più fa storcere il naso, aggrottare le sopracciglia e accapponare la pelle sono le scene tratte dal videogioco stesso, inserite veramente a cazzo durante gli scontri con gli zombi. Orripilante oltremodo.
Alla carneficina sopravviveranno solo un ragazzo e una ragazza, non senza aver contratto però il morbo.

Il secondo capitolo, uscito in Italia con il titolo Cacciatori di Zombie, è fortunatamente più scorrevole, ma non meno banale.
Dal ritorno dei due sopravvissuti della Isla de la Muerte, il contagio si è diffuso in un college americano, dove venivano condotti degli esperimenti sulla ragazza, ormai trasformata in cadavere ambulante.
Una squadra di scienziati e militari viene inviata nell'istituto infestato da morti viventi per trovare lo zombie "di generazione zero" nel cui sangue si ritiene essere presente il segreto per lo sviluppo di un vaccino.
Mancano totalmente spunti interessanti in questo film, la cui unica attrattiva sono zombi e sangue, con un'esagerazione di tette e culi e bislacche teorie sull'evoluzione; infatti secondo i nostri scienziati in missione gli zombi si sarebbero evoluti modificando la dentatura per poter mordere le loro armature in kevlar. Bizzarro.
Insomma anche qui il finale ci fa storcere un po' il naso, ma del resto non si poteva sperare in qualcosa di meglio, sin dalle prime battute.

Sconsiglio assolutamente entrambi i capitoli, a meno che non siate come me dei masochisti o cultori dello zombie movie a caccia del film più brutto.
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