Ecco la nuova grande sfida della settimana: vedere A Serbian Film e recensirlo, come se quell'ora e mezza non fosse abbastanza per farmi chiudere lo stomaco. Quindi ora devo stare qui a ripensare a quelle scene, riesaminarne ogni fotogramma, soprattutto quelli più truculenti e violenti, non solo nelle immagini in sé ma nei contenuti.
Milos è un ex porno attore serbo, molto apprezzato in patria, se non addirittura il più grande interprete di film hot che abbia mai calpestato suolo balcanico. Ma tutto ciò che vuole ora dalla vita è continuare a vivere la sua vita in tranquillità e serenità con la sua famiglia. È proprio la famiglia il punto cardine attorno al quale gira tutto il film, sia nel bene che nel male e il regista è bravo nel farlo capire allo spettatore nella prima metà della pellicola, tramite scene semplici ma efficaci.
Ma la vita non è sempre tutta rose e fiori e con il miraggio di poter uscire da una situazione disagiata a causa di problemi economici, Milos accetterà un lavoro che puzza di losco ma per il quale gli viene proposta una cifra che lo sistemerebbe a vita. Vukmir, ricco produttore interessato alle sue capacità e suo grande estimatore, insisterà parecchio prima di riuscire a portarlo nel suo cast, come protagonista di una pellicola che fin da subito apparirà malata e dai risvolti molto più cruenti di quelli che si sarebbe aspettato.
Inutile dire che dopo pochi giorni dall'inizio delle riprese, Milos non ci sta più e rifiuta di proseguire, ma una volta entrato nella tana del serpente, uscire non è una scelta che si può fare.
In un'escalation di tensione, terrore, violenza e morte il nostro protagonista si ritrova a non sapere più cosa gli è successo, dovendo ripercorrere passo dopo passo una strada che l'ha portato oltre ogni limite immaginabile.
A far da contorno alle scene già di per sé violente e raccapriccianti, l'ottima colonna sonora di Sky Wikluh, musicista famoso in Serbia e già noti al pubblico balcanico sono anche gli attori protagonisti, Srdjan Todorovic (Milos) e Sergej Trifunovic (Vukmir), impeccabili nelle loro interpretazioni, come del resto tutti i figuranti che hanno preso parte alle riprese.
Nonostante la prima parte della pellicola scorra via abbastanza facilmente e durante la visione ci si chiede dove stia l'orrore di cui parlano tutti in proposito a questo film, questa non serve altro che da introduzione, serve a prepararci al peggio, ma in modo fin troppo sereno, non abituandoci poco a poco all'inevitabile; non c'è pietà per lo spettatore, come non ce n'è per il protagonista e così insieme, all'improvviso, si viene catapultati in un vortice di sesso, depravazione, violenza, abilmente orchestrato da Vukmir (nel film) e da Spasojevic (dietro la macchina da presa). Si viene a creare in questo modo un parallelo tra spettatore-protagonista e regista-aguzzino, quasi a voler indicare i "dirigenti" come dei mostri, senza scrupoli nei confronti chi non può far altro che subire e stare a guardare, proprio come nella realtà serba, dove la politica attanaglia i cittadini e questi sono costretti a subirne le prepotenze.
Nonostante la prima parte della pellicola scorra via abbastanza facilmente e durante la visione ci si chiede dove stia l'orrore di cui parlano tutti in proposito a questo film, questa non serve altro che da introduzione, serve a prepararci al peggio, ma in modo fin troppo sereno, non abituandoci poco a poco all'inevitabile; non c'è pietà per lo spettatore, come non ce n'è per il protagonista e così insieme, all'improvviso, si viene catapultati in un vortice di sesso, depravazione, violenza, abilmente orchestrato da Vukmir (nel film) e da Spasojevic (dietro la macchina da presa). Si viene a creare in questo modo un parallelo tra spettatore-protagonista e regista-aguzzino, quasi a voler indicare i "dirigenti" come dei mostri, senza scrupoli nei confronti chi non può far altro che subire e stare a guardare, proprio come nella realtà serba, dove la politica attanaglia i cittadini e questi sono costretti a subirne le prepotenze.
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