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giovedì 17 gennaio 2013

Lana e Andy Wachowski, Tom Tykwer: Cloud Atlas


Sei storie ambientate in sei differenti periodi storici, sei temi differenti raccontati in esse e l'unico aspetto che le accomuna sono gli attori che le recitano ed un certo pensiero di fondo ricorrente.
Un progetto cinematografico tratto dall'omonimo libro di David Mitchell, un film ambizioso pieno di enormi potenzialità, ma che purtroppo non collimano al meglio e non fanno di Cloud Atlas il capolavoro che sarebbe potuto essere.

Facciamo un pò di chiarezza, per coloro che non vogliono andare a vederlo alla cieca ed avere confusione durante le quasi 3 ore di film.

Alla regia ci sono i fratelli Wachowski (Matrix) e il regista tedesco Tom Tykwer (Lola Corre) che si sono spartiti l'unità di ripresa dei sei episodi nel seguente modo.

I fratelli Wachowski hanno diretto 3 episodi:

  • Il Viaggio nel Pacifico di Adam Ewing (1849): racconta di un giovane avvocato (Adam Ewing appunto, impersonato da Jim Sturgess) dell'alta borghesia statunitense che si reca a Chatham Islands nel Sud della Nuova Zelanda per concludere un contratto a nome del suocero. I due temi di questa storia sono la discriminazione razziale e l'abolizione della schiavitù.
  • La Preghiera di Sonmi 451 (2144): si svolge a Neo Seul (Corea del Sud) in un futuro distopico e totalitarista dove il clone Sonmi 451 (impersonata da una brava Bae Doona) viene liberata da un gruppo di ribelli che vedono in lei la salvezza e la rinascita dei valori. Temi portanti di questo episodio sono i poteri sempre più forti delle multinazionali, l'insostenibilità economica e la produzione massiccia di carne per l'alimentazione umana.
  • La Storia di Zachry nelle Isole Hawaii in una dimensione post-Apocalittica (2312): qui siamo invece in un futuro che è regredito ad uno stato primitivo che idolatra la dea Sonmi e vede Tom Hanks impersonare il pastore Zachry che deve vedersela dai cannibali Kona (il cui capo è un Hugh Grant irriconoscibile) e da un demone che gli "suggerisce" cattive idee (un grande Hugo Weaving). In questa storia l'argomento principale è l'organizzazione religiosa ed il culto.

Il regista tedesco Tom Tykwer ha diretto invece questi altri 3 episodi:

  • Lettere da Zedelghem (1936): il protagonista è un giovane musicista gay di nome Robert Frobisher (Ben Wishhaw) che, in forma epistolare, racconta al suo compagno di Cambridge Rufus Sixsmith del suo soggiorno a Zedelghem, vicino ad Edinburgo, in compagnia del celebre ed anziano musicista Vyvyan Ayris (uno straordinario Jim Broadbent). Qui viene trattato il tema della discriminazione omofoba.
  • Half-Lives, il primo caso di Luisa Rey (1972): La protagonista di questo racconto è Luisa Rey (Halle Barry), una giovane giornalista che, durante una sua inchiesta circa la sicurezza di una centrale nucleare vicino a San Francisco, si troverà invischiata in una brutta situazione perchè in possesso di alcune informazioni confidenziali. Conoscerà anche un anziano Rufus Sixsmith e verrà a sapere delle lettere che Robert Frobisher gli spedita mentre si trovava in Scozia. Il tema portante è il potere delle compagnie energetiche.
  • L'orribile impiccio del signor Cavendish (2012): un anziano editore (Jim Broadbent) viene ricattato dai fratelli di uno scrittore/criminale (Tom Hanks) e chiede aiuto a suo fratello (Hugh Grant) che lo spedisce in ospizio. Qui dovrà vedersela con una stronzissima infermiera (Hugo Weaving, fantastico) e trovare un modo per fuggire da quella "prigione". Questo episodio, seppur caratterizzato da una notevole vena comica, è incentrato sulla senilità e sul becero modo della società di trattare gli anziani.

Durante il film vedrete che i numerosi componenti del cast andranno ad impersonare anche 3 o 4 personaggi diversi, in ognuno dei sei periodi storici. Questa secondo me la punta di diamante del film, perchè ci mostra quanto certi attori siano versatili (sapientemente camuffati), uno su tutti: Tom Hanks.
Cloud Atlas si pone l'obbiettivo, oltre che di trattare questi delicati argomenti, di legarli l'uno con l'altro secondo un pensiero new age, governato da termini quali il destino, la reincarnazione e i numerosi déjà-vu che colpiscono i vari personaggi all'improvviso come fossero frammenti di una vita precedente. I vari episodi non hanno tutti lo stesso pathos e vengono narrati in modo segmentato, non lineare, perciò magari non sarà del tutto facile seguirne il decorso, accorgersi dei dettagli e prestare attenzione ai dialoghi (per niente banali). Gli episodi più riusciti sono "l'orribile impiccio del signor Cavendish" e "la preghiera di Sonmi".
Purtroppo il film, per quanto spettacolare, profondo e recitato con stile; trasmette una sensazione di incompiutezza. Insomma, il cerchio non si chiude a dovere e ogni episodio risulta troppo distaccato dagli altri, nonostante la volontà di legarli l'uno con l'altro sotto il segno del destino e delle conseguenze che si ripercuotono nei secoli toccando varie persone, le cui esistenza teoricamente intrecciate tra loro da eventi passati.

In ogni caso il film va visto, magari più di una volta e la lettura del libro è caldamente consigliata dal sottoscritto. Concludo aggiungendo che Cloud Atlas, forte di un budget di 100 milioni di dollari, non è una produzione hollywoodiana, ma bensì tedesca ed indipendente.

Voto: 7


mercoledì 16 gennaio 2013

Quentin Tarantino: Django Unchained

Tarantino è tornato. Dopo il più che buono Inglourious Basterds, ora ci propone il vecchio west nella sua personale versione, che ogni tanto strizza l'occhio verso i spaghetti-western da lui tanto ammirati, ma non pensate nemmeno lontanamente che abbia voluto emularli. Era da Kill Bill vol. I che non mi esaltava così tanto un suo film. Spettacolare e bastardo, i dialoghi forse non sono all'altezza di Pulp Fiction ed è forse un bene, perché così riusciamo ad apprezzare in toto un film che altrimenti sarebbe stato valido solo per 2-3 scene, mentre la restante parte fungeva da contorno opaco. Quentin si avvale di un gruppetto di attori di assoluto spessore e fama: l'ottimo Christoph Waltz che, abbandonate le vesti di generale SS del precedente film tarantiniano, impersona un particolare dentista tedesco che a tratti, nella prima parte del film, toglie i riflettori al protagonista Jamie Foxx (Waltz candidato ai premi oscar 2013 come attore non protagonista). Un Leonardo di Caprio nella parte del cattivo che, a sorpresa, gli riesce piuttosto bene e ce ne da prova in una scena topica del film. Samuel L. Jackson irriconoscibile nel ruolo del "maggiordomo-mentore" di colore del latifondista e schiavista Calvin Candie (Leonardo di Caprio), impersonando meravigliosamente lo stereotipo del vecchio nero, e stronzissimo, che ha sposato di buon grado la compagnia dei padroni bianchi e quindi di detestare e insultare i suoi simili (memorabile). Infine Jamie Foxx che non mi ha convinto molto, non per demerito suo, ma bensì perché è stato sovrastato dagli altri elementi presenti nel film. E a proposito di questo, una nota speciale alla colonna sonora è d'obbligo. Oltre ai vari omaggi di Tarantino verso le canzoni che hanno reso celebri i film di Django impersonati da Franco Nero (bella la scena del suo cameo) e pure il tema di Lo Chiamavano Trinità, non si può rimanere impassibili quando partono le prime note di "100 Black Coffins" di Rick Ross... una canzone hip-hop?!? Si, ma per quanto non c'entri nulla col film, si adatta maledettamente bene alla scena del film che la sorregge. Infine "Who Did That To You" di John Legend è sublime, una canzone che accosteremo per sempre a questo Django di Tarantino.
Inutile raccontarvi la trama, vi basti guardare il trailer per farvi l'idea, ma attenzione; come spesso accade questi filmati non rendono giustizia al film in sè, nella sua totalità, perciò guardatelo con riserva.

Se vi è piaciuto Il Grinta dei fratelli Coen e apprezzate la regia di Tarantino, non resterete delusi. Se invece siete fans sfegatati degli spaghetti western ed in particolare del Django originale, vedete di non partire prevenuti e godetevi semplicemente il vecchio West alla Tarantino, apprezzandone la musica e le scene d'azione. Ne vale la pena.

Voto: 8


giovedì 17 novembre 2011

Tarsem Singh: Immortals

Dai produttori di 300... Immortals! Un film praticamente identico a 300 ma con lievissime differenze nella trama!


Non nutrivo grandi aspettative nei confronti di questo film, forse perché non sono un ammiratore del regista (The Cell e The Fall) o per la sfiducia che provo da un po' di tempo nei confronti degli scrittori alle -seppur quasi- prime armi (Charley Parlapanides e Vlas Parlapanides), come era capitato nel caso di Predators. Ciò che probabilmente ha incuriosito gran parte degli spettatori è stata la sbandierata produzione, la medesima di 300, con il quale infatti questo Immortals ha un bel po' in comune.

Trama: il giovane Teseo vuole vendicarsi contro Iperione (un più che mai truce Mikcey Rourke) , Re conquistatore che gli ha distrutto il villaggio e ucciso la madre. Nel provarci, si troverà a dover guidare i greci nella lotta contro quest'ultimo, intenzionato a liberare i titani, acerrimi nemici degli Dei dell'Olimpo.

Tra un grido di vendetta, un amoreggiamento e qualche incursione di Dei desiderosi di dare una mano (nonostante l'assoluta contrarietà di Zeus ad intervenire negli affari degli umani), la corsa contro il tempo di Teseo per salvare quel che resta del mondo ellenico si fa sempre più frenetica e gli orrori della malvagità di Iperione si fanno sempre più pressanti. Ma con l'aiuto dell'oracolo (Freida Pinto) riuscirà ad andare fino in fondo alla questione.

Nulla da eccepire dal punto di vista tecnico, di qualità molto elevata come ci ha del resto abituato il cinema di Hollywood, ma non si può non storcere almeno un po' il naso di fronte alla storia poco originale se non addirittura a tratti banale o prevedibile. Al regista, Tarsem Singh,va riconosciuta una spiccata abilità nell'uso della macchina da presa, soprattutto nei grandi spazi aperti e non è necessario essere critici esperti per notare il tocco dei produttori di 300, soprattutto negli stili di combattimento e nelle coreografie.

Risulta forse troncato il finale, come spesso capita troppo sbrigativo, ma nell'insieme è godibile e si lascia guardare senza problemi, senza lasciare questioni poco chiare o irrisolte ma, sempre per rimanere fedeli alla tradizione, lasciando aperta la possibilità di un seguito.

mercoledì 20 aprile 2011

Neil Burger: Limitless


Due fattori mi hanno convinto ad andarlo a vedere: il trailer decisamente interessante e le recensioni più che positive che ho letto.

La sinossi del film è abbastanza semplice: Eddy Morra (Bradley Cooper) è uno scrittore non troppo capace che vive una vita trasandata, ha un brevissimo e fallimentare matrimonio alle spalle e di recente è stato scaricato dalla fidanzata che non riesce più a sopportare il suo stile di vita fatto di consumo smodato di sigarette e alcol. La sua vita inizia a cambiare radicalmente dopo aver assunto un farmaco capace di ampliare le proprie capacità cognitive, permettendone l'uso al 100%. Ovviamente una simile frenetica attività cerebrale comporta degli effetti collaterali devastanti e contemporaneamente Eddy dovrà vedersela con loschi individui interessati allo stesso farmaco, riuscirà a cavarsela?

Il film si sviluppa a livello di trama come un fanta thriller con sfumature ironiche, il tema della dipendenza da farmaci non viene approfondita particolarmente, se non gli effetti che causa durante il periodo di astinenza. Invece a livello visivo il film fa un largo uso di effetti speciali, come sovrapposizioni di immagini che mostrano i numerosi possibili scenari che il protagonista "vede" grazie al farmaco che potenzia le sinapsi.

Durante la visione del film siamo bombardati da tantissime scene, piccoli tasselli che costituiscono una trama abbastanza scontata, a mio avviso è stato deludente il rapporto tra Eddy Morra e il magnate dell'energia Van Loon (Robert de Niro), il quale si serve di Eddy per sviluppare accordi di fusione tra società per acquisire il monopolio nel settore energetico.
Di per sè il film non ha un vero e proprio finale, l'intera architettura si basa su gli effetti positivi e negativi indotti dall'uso di farmaci, intorno a questo assunto si sviluppa una trama classica che lo spettatore segue, sperando in qualche colpo di scena o finale ad effetto.

Posso concludere affermando che il film ha delle potenzialità e spunti non da poco conto, anzi. Il vero problema è la trama e la sua struttura, troppo superficiale e che non risponde a certi dubbi che in modo naturale e univoco sorgono nello spettatore, lasciando quindi alcune perplessità di fondo.

Voto: 7

venerdì 15 ottobre 2010

Ritorna Ritorno al Futuro!


Lo so, è notizia ormai di qualche giorno fa, ma non ho avuto tempo di parlarne... ho da poco rivisto la trilogia di Ritorno al Futuro e nel giro di poche settimane, scopro che in occasione del venticinquennale dall'uscita del primo episodio, questo verrà proiettato nelle sale italiane in una speciale edizione rimasterizata. Le date sono 27 e 28 ottobre, il luogo: qualsiasi cinema del nostro paese.

sabato 11 settembre 2010

Samuel Bayer: A Nightmare On Elm Street

Ero curioso di vedere questo remake, l'ennesimo negli ultimi anni che ripropone il classico splatter-horror anni '80.
La trama la conoscete tutti: Freddy Krueger importuna negli incubi le sue vittime, portandole all'insonnia per poi brutalmente ucciderle nel sonno profondo; se muori nel sonno muori anche nella realtà.
Bayer riprende Elm Street ai giorni nostri e Freddy Krueger non è più impersonato dal celebre Robert Englund, ma da Jackie Earle Haley, assolutamente a proprio agio nel vestire i panni del ben più famoso Robert, ovvero maglione a strice verdi/rosse, cappello e guanto con lame sulle dita.
La trama differisce leggermente da quella di Wes Craven, l'obbiettivo di questo film è di rilanciare il franchise, quindi è più appropriato parlare di un reboot.

Come ogni splatter che si rispetti ci sono scene prevedibili e "ridicole" che strappano qualche sorriso, ma è dovuto anche al personaggio di Freddy che non si risparmia, nei dialoghi con le vittime, un lessico poco forbito ("Hey stronzone" disse a Jason in Freddy Vs Jason, ndr).
Ciò che mi ha colpito positivamente sono gli effetti speciali, visivi insomma. Bayer ha saputo sfruttare bene la tecnologia per dare quel tocco di precisione e rendere meglio le scene d'azione (ad esempio la scena del letto), ma non pensate che la storia e l'atmosfera in generale ne abbia risentito, l'essenza dell'incubo più famoso c'è e a particolari non ha nulla da togliere all'originale.
Riguardo Krueger devo ammettere che mi è piaciuto, le caratteristiche son rimaste inalterate, tranne il viso che è letteralmente una via di mezzo tra l'ustione di massimo grado e il mutilamento, facendo sembrare il nostro Freddy quasi un alieno.
Wes Craven (il regista del primo Nightmare) ha ammesso che si tratta del film che avrebbe voluto girare e come se lo immaginava dovesse essere, quindi direi che non è un buco nell'acqua.

Non è possibile fare un paragone tra questo e il film del 1984, sono due cose ben distinte. L'originale aveva un tocco anni '80 del tutto personale, l'atmosfera assolutamente unica. Però questo nuovo film riprende in chiave moderna l'intera sceneggiatura originale, personalizzandola solo per un particolare: Freddy è un pedofilo.
Molti sono rimasti scioccati nel vederlo sotto questo ruolo, ebbene era così che è stata concepita la sua figura, un giardiniere pedofilo di un asilo.

Ve la ricordate la scena finale di Nightmare? Beh, godetevi quella di A Nightmare On Elm Street, assolutamente d'impatto.

Voto: 7+


sabato 4 settembre 2010

Sylvester Stallone: I Mercenari - The Expendables

Arrivo al cinema con largo anticipo, l'attesa è durata mesi ma gli ultimi minuti sono i più insopportabili.
Ingresso in sala alle 22.00; sono le 21.57, io ci provo comunque; respinto, aspetterò.
Alle 22.03 sono al mio posto, passano i minuti, interminabili. Scorrono numerosi spot, qualche trailer; stringo il bracciolo della poltrona, sono teso e impaziente.

Un'eternità di tempo più tardi, finalmente parte il film tanto atteso. Stallone torna per dirigere se stesso e una manciata dei migliori attori di film d'azione con una sceneggiatura scritta da lui. E chi, un po' stoltamente, dovesse dubitare delle sue capacità di regista e scrittore rispondo con: Rocky, la serie scritta interamente da lui (e diretti tutti tranne il primo), Rambo, Over the Top e Cliffhanger anche questi scritti dallo stesso.
Chiuso questo piccolo inciso, torniamo al film vero e proprio.

Esplosioni, sparatorie, scazzottamenti, ancora esplosioni;
un filo di trama per giustificare l'abuso di polvere da sparo,
questo è The Expendables
Fin dai primi minuti non ci si spreca con inutili chiacchiere, subito azione, subito sparatorie, uccisioni, pirati (somali?) vengono sterminati dal nostro manipolo di mercenari, poco propensi a trattare ma anzi impazienti di fare fuoco su qualsiasi cosa si muova. Un inizio che serve solo a mostrare uno screzio tra Ying (Jet Li) e Gunner (Dolph Lundgren), che culmina con la decisione di Barney (Stallone) di allontanare quest'ultimo dal gruppo perché "Non posso fidarmi di te", dice.
Sin dai primi momenti quindi entriamo nel vivo, senza troppo perdersi in chiacchiere (che comunque per tutta la durata del film saranno ridotte all'osso, per favorirne la parte più profondamente maschia) e per lanciarsi a capofitto nell'avventura. O quasi. No, un attimo, prima i mercenari devono essere ingaggiati da Mr Church (Bruce Willis) per un lavoro impossibile e POI partiranno. Peccato che al vecchio Bruce sia stato relegata una particina di soli 2-3 minuti, ma ancor di più che per l'ancor più vecchio Arnold Schwarznegger sia bastato molto meno per uscire di scena (ma la scena rimane comunque pregna di machismo e potrebbe, da sola, valere il prezzo del biglietto).

La missione impossibile che dovranno svolgere i nostri consiste nel ribaltare un governo dittatoriale insidiatosi sull'isola di Vilena, nel Golfo del Messico con l'aiuto (e soprattutto il sostegno economico) di un narcotrafficante americano.
Dopo un primo sopralluogo per prendere atto della situazione locale, sembra che la missione debba essere annullata, perché ritenuta addirittura da loro, impossibile.
Ma c'è una bella sfilza di "ma" che non anticiperò per non rovinare la sorpresa a chi fosse desideroso di guardare il film. Fatto sta che dopo la prima visita all'isola, terminata con un'incursione aerea da parte di Barney e Lee (Jason Statham) che fanno fuori un bel po' di militari locali, i nostri decidono di tornare e fare terra bruciata di ciò che era la base del Generale Garza (David Zayas, noto ai più per la parte di Angel nella serie tv Dexter).

Non volendomi dilungare troppo ho omesso ogni singola esplosione, sparatoria o combattimento, di cui il film è pregno a tal punto da mettere i dialoghi in quinta posizione, addirittura dopo lo sfoggio del pene (in senso figurato) e grazie ai quali si torna a respirare un po' l'aria degli anni '80, da molti agognata.

Per una volta, finalmente, dopo aver storto il naso in diverse occasioni (vorrei ricordare Predators e Scontro tra Titani) sono uscito dal cinema soddisfatto, con il sorriso e ancora un po' gasato per la quantità di testosterone che sprizzava dallo schermo. E fortuna che ero in una delle ultime file, mi avrebbero fatto la doccia se fossi stato più avanti.

Ma, ma, ma, purtroppo ci sono dei ma (speravate che fosse finita eh?).

1. Premesso che SEMPRE un film doppiato perde molto rispetto all'originale e che sono pochi i doppiatori veramente bravi ed in grado di dare una voce soddisfacente ai personaggi che interpretano, c'è una persona, un doppiatore in particolare, che a mio avviso (ma non solo a sentire le opinioni), che dovrebbe essere lasciata senza lavoro. Lo so, è brutto da dire, soprattutto in tempi come questi, ma non posso, non posso e non voglio credere (nonostante l'abbia sentito con le mie orecchie) che Jet Li sia stato doppiato da Mino Caprio. E ve lo devo dire io chi è? Il doppiatore di Peter Griffin. Vi pare possibile guardare un film in cui Jet Li ha la voce di Peter Griffin? A me no. Eppure ho anche cercato il cinema in cui, ogni tanto, è disponibile la cuffia per l'audio originale. Ed ho pianto.
2. La regia è un po' confusionaria, potrebbe non piacere a più di qualcuno, ma personalmente mi ritengo soddisfatto, film d'azione senza telecamere che sbattono a destra e sinistra all'impazzata non hanno lo stesso gusto.
3. Forse ci sono troppi protagonisti. Sarà vero che il cast è stellare (e sono il primo che si è dovuto cambiare le mutande quando l'ha letto) ma proprio a voler mettere troppa carne al fuoco si rischia di trovarsi davanti troppi personaggi che non possono essere caratterizzati a dovere, ma ancora una volta, chissenefrega, ci sono le esplosioni!

mercoledì 1 settembre 2010

Harald Zwart: The Karate Kid

Ci sarebbe molto di che discutere in proposito di questo autodichiaratosi remake (come del resto sta succedendo troppo spesso) ma che con il film originale c'entra poco o nulla. Sarà mica una scusa per non essere criticati per il fatto di aver rubato l'idea da qualcun'altro e aver successo con idee non proprie? Se così fosse vorrei sottolineare che a mio avviso un'accusa di plagio è meno importante di quella d'aver rovinato un bel film. Ma ognuno è libero di pensarla diversamente.

Sì, lui picchia tutti in una scena, l'unica per cui
valga la pena vedere il film.

Cosa ci troviamo davanti allora quando decidiamo di guardare The Karate Kid edizione 2010?
Avete pensato al karate?

Vi sbagliate.

Ci sarà un motivo se è stato ribattezzato (giustamente) Kung Fu Kid (e per esser un pignolo praticante di arti marziali lo trasformerei in Wushu Kid, che forse suona anche meglio). Ebbene sì, la presenza di Jackie Chan come insegnante e il fatto che il film sia ambientato in Cina sono degli indizi non da poco per accorgersi che di karate non si parla affatto. Personalmente, si tratta anche dell'unico motivo che mi ha spinto a vedere il film.

Un riassunto della trama:
bambino di colore (Jaden Smith, il figlio di Will) con madre di colore si trasferisce in Cina per lavoro. Di lei, non di lui, mica sono sfruttatori, lui va a scuola e lì conosce una ragazzina che gli piace molto, ma viene picchiato dai bulletti che le girano attorno. Ovviamente cinesi, qui il razzismo è di casa.
Ecco come NON tenere un guardia.
Lui stufo di essere maltrattato scopre per caso che il custode dello stabile dove vive è nientemeno che Jackie Chan che nell'unica scena valida del film picchia i ragazzini cattivi e gli spacca i maroni finché questo non accetta di insegnarli il kung fu.
A questo punto inizia il noioso e poco credibile allenamento, ispirato ovviamente all'originale The Karate Kid che in un mese porterà Dre (questo il nome del protagonista) sul ring del torneo di legnate locale in cui si scontrerà con i cattivi e vissero felici e contenti.

Evitatelo.

domenica 18 luglio 2010

Nimród Antal: Predators

Soldati, assassini, mafiosi, pazzi maniaci e chi più ne ha più ne metta, precipitano improvvisamente e senza aver memoria di cosa sia accaduto, in quella che sembra essere una foresta sudamericana in cui qualcosa gli darà la caccia, per puro divertimento, per il piacere di uccidere e di manifestare la propria superiorità.
L'essere più combattivo dell'universo (secondo solo al cast di The Expendables) è tornato in azione, per fare quello che sa fare meglio: divertirsi. E stavolta lo farà a scapito di un gruppo di esperti combattenti provenienti da diverse parti del mondo, uno più temibile dell'altro.



Finita la breve anticipazione, passiamo ai motivi per vedere o non vedere Predators:

1. La trama
Semplice e poco sviluppata: No.

L'idea non è male a mio avviso e spunti potenzialmente interessanti non mancano (come il personaggio interpretato da Laurence Fishburne) ma non vengono sfruttati a dovere e lasciano con l'amaro in bocca, tanto che vien quasi da pensare che la versione vista al cinema sia stata tagliata per risparmiare tempo, togliendo parti di storia che altrimenti avrebbero portato il film su binari positivi.

2. I personaggi
Pieni di luoghi comuni e per niente caratterizzati: No.

Il punto focale in questo caso è indubbiamente Adrien Brody. Molte domande sorgono spontanee nel vederlo interpretare un militare senza scrupoli e senza anima:
1) perché lui?
2) perché?
3) no, veramente, perché?


Royce, il personaggio che interpreta, risulta fin dal primo minuto fastidioso e saccente, di quelli che sanno tutto di tutti e sono fighi perché ammazzano le persone. Ma l'aspetto peggiore è senza ombra di dubbio il suo continuare a raccontarci, durante lo svolgimento del film, cosa sta accadendo e cosa sta per accadere, come se lo spettatore fosse scemo (e avendo speso dei soldi per vedere questo film al cinema mi vien quasi il dubbio che abbia ragione) e non fosse in grado di capire cosa sta accadendo. Ma almeno non dirci cosa stai andando a fare, che rovini la sorpresa!

Nel complesso i protagonisti sono semplicemente delle pedine messe in una foresta (esattamente come li vedono i predator e in un certo senso può anche andar bene così) ma allo spettatore questo non basta, c'è bisogno di interazione, dialoghi brillanti e soprattutto un briciolo di psicologia dei personaggi che invece di rimanere stupefatti e shoccati quando si rendono conto di esser prede di cacciatori alieni su un pianeta sconosciuto, continuano la loro passeggiata armi in mano come se nulla fosse.
Inutile dire che manca tutto ciò.

3. L'ambientazione
Ben curata e adatta alla situazione: Sì.

Gli ambienti sono realistici e curati, le riprese colgono sempre i paesaggi dalla migliore angolazione senza far trasparire l'uso di artificiosità o effetti speciali (ben fatto il cielo in cui si vedono pianeti e soli che li fanno rendere conto di non essere sulla terra).

4. I Predator
Pur essendo ben fatti non rispecchiano appieno quelli originali: Nì.

Assolutamente niente da ridire dal punto di vista tecnico, dei trucchi e dei costumi dei predator, molto ben fatti in tutti e tre le varianti proposte. Ma proprio qui nascono i dubbi... nel film compaiono tre predator con diverse maschere e ci si aspetta che posseggano diverse abilità. Ma non è così. Non viene palesata nessuna differenza oltre a quella dell'aspetto e personalmente ci sono rimasto un po' male, speravo in un più azione dovuta al dover usare le diverse abilità dei protagonisti per sconfiggere i tre alieni in modi diversi. Il tentativo di farlo c'è, si intravede ma non viene a galla, si risolve in un avanzamento a tappe in stile videogioco, che di questi tempi nel cinema abbonda e (a mio avviso) annoia.


Ulteriore dettaglio da esaminare, che potrebbe inizialmente passare inosservato, è la tipica azione compiuta dai predator quando sanno di non poter sconfiggere il proprio nemico: farsi esplodere. Perché qui non accade?

5. Il finale
Indigesto: Assolutamente NO.
SPOILER ALERT!


SPOILER ALERT!

Nonostante il colpo di scena nelle battute finali, in cui Edwin (Topher Grace) rivela la sua vera identità di assassino con la contemporanea presunta morte di Royce faccia sperare in un finale originale e inaspettato, ci ritroviamo invece di fronte alla solita porcheria dell'eroe inizialmente burbero e scontroso che alla fine si rivela dal cuore d'oro e torna a salvare la bella Isabelle (Alice Braga) ormai preda del pazzo omicida e fa fuori prima l'uno e poi si avventa contro l'altro, il predator, arrivando sul punto di essere sopraffatto ma si salva grazie all'aiuto della ragazza con la quale rimarrà infine confinato sul pianeta, mentre altri disgraziati vengono paracadutati a terra...



Nel complesso: deludente e sviluppato male. Questo è il tipo di film di cui vorrei vedere un remake, per vedere la stessa trama ma in un film fatto bene.

sabato 24 aprile 2010

Louis Leterrier: Scontro tra Titani

Ammetto le mie colpe innanzi a te, Mio Signore!

Già, perché mai come in questo momento mi sono sentito più in colpa dopo aver visto un film... e volete sapere perché? Perché ho visto chi sono gli sceneggiatori e il regista e forse avrei potuto risparmiare 4€ (lo so, ho pagato poco il cinema, ma avrebbero dovuto pagarmi loro per assistere a questo scempio) e un po' di tempo, magari per spenderlo a vedere un bel film.

Sarò didascalico.
Punti a favore: buone aspettative perché l'originale era un gran bel film; c'è quell'attore che ultimamente sta facendo tanto successo perché ha un bel faccino, un bel fisico e fa il duro che ci piace tanto.
Ma soprattutto: i trailer (in lingua originale) sono una figatona.
>>Mi dicono di sottolineare che c'è anche Polly il kraken, ma vabbè io non sono un grande fan<<

Tutto il resto:
Il film non si avvicina neanche all'originale, stravolgendone la storia, sopprimendo personaggi e facendomi quasi piangere; insomma, quando si fanno i remake si sfrutta il successo di un bel film per farne un'accozzaglia di corse e combattimenti per attirare allocchi (eccomi, sono il primo) al cinema.
E poi, perché da qualche anno "film d'azione" è sinonimo di "trama banale o del tutto assente"?
Ma punto fondamentale, per comprendere il perenne peggioramento del cinema internazionale (diciamo pure americano), è il voler sempre più fare del protagonista il figo per eccellenza, quello che tutto può e sempre vincerà, contro tutti, magari anche sparando qualche battutina a volte inopportuna.
Deve essere quindi scaltro, forte, simpatico e ovviamente in cerca di vendetta perché qualcuno gli ha ucciso qualche parente, amico, l'amata eccetera eccetera.
Tanto alla fine vince, ma lo si sa dall'inizio, vent'anni fa almeno facevano finta di farci venire il dubbio.
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