Zorro è un personaggio che ha avuto varie trasposizioni fra gli anni '60 e '70, in piena epoca spaghetti western, anche nel nostro paese, spesso e volentieri in modi fantasiosi quali la sua collocazione all'interno di uno scenario da far west vero e proprio (E continuavano a chiamarlo figlio di..., con Fabio Testi), crossover dal sapore un po' trash (Zorro contro Maciste) e parodie (I nipoti di Zorro, con Ciccio e Franco). Si capisce, il più delle volte si tratta di film abbastanza a basso costo, ma il film di cui parliamo in questa recensione si discosta leggermente da questa tradizione dato che, nelle intenzioni, probabilmente voleva essere qualcosa di un po' più ambizioso, per vari motivi: visivamente il film è molto curato, fra costumi e locations di alto livello; il fatto di affidare la parte dell'eroico protagonista a un divo, Alain Delon, allora sulla cresta dell'onda; la regia in mano a un comprovato maestro del cinema d'avventura, Duccio Tessari, creatore del Ringo interpretato da Giuliano Gemma.
Per quanto riguarda la trama, si discosta da quella che già conosciamo tutti quanti per alcuni dettagli, legati per lo più al fatto che il film non è ambientato nella tradizionale California bensì in Nuova Aragona (Sudamerica), dove il nostro sopraggiunge per sostituire il defunto governatore locale, suo amico e assassinato poco prima della partenza, e per combattere il malvagio colonnello Huerta, che di fatto spadroneggia a suo piacimento nella colonia spagnola. Per il resto, il film ovviamente deve molto alla celebre serie televisiva americana prodotta dalla Disney, con Guy Williams, tanto che qui ritroviamo alcuni personaggi, fra cui il servo muto Bernardo e un sergente Garcia praticamente identico all'originale. Nonostante tutti i buoni propositi, però, va detto che il film non è all'altezza delle aspettative: di fronte a un film su Zorro ci si aspettere un ritmo sostenuto, ma la pellicola non è orchestrata come si deve e ci si ritrova di fronte a svariate scene di effettiva azione ma non valorizzate a dovere in quanto circondate da momenti di noia, e il culmine arriva con un interminabile duello finale, di cui non arriva mai la fine. Altri due difetti sono la caratterizzazione un po' troppo sopra le righe di alcuni personaggi macchiettistici, come l'ufficiale tedesco o la zia acida di Don Diego o lo stesso Don Diego (più che un damerino, qui ridotto ad autentica checca), e la colonna sonora dei fratelli De Angelis, senz'altro più adatta a una scazzottata con Bud Spencer e Terence Hill che a un film cappa e spada.
In conclusione, devo dire che nonostante il film non sia niente di particolarmente brutto e io sia un ammiratore di regista e protagonista di questo film, non mi sento di consigliare questa pellicola a nessuno in particolare, se non proprio ai fan dell'eroe mascherato che vogliano togliersi la curiosità di vedere l'ennesima trasposizione.
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