Probabilmente la cosa più ambiziosa (negli intenti) fatta da Van Damme: un film su sé stesso. Non occorre essere a conoscenza dei retroscena privati della vita del GianClaudio per rendersi conto che la sua caduta in disgrazia è iniziata da tempo, già solo guardando il fatto che dopo un periodo di notorietà hollywoodiana negli anni '80-'90 egli ha subito lo stesso destino di altri suoi simili (vedi Ciccio Seagal) declassati all'action-movie di serie b o alle produzioni direct-to-video... comunque tutto questo per dire che non solo la carriera, ma anche la vita di Van Damme ha subito momenti poco piacevoli fra droga, divorzi, figli da contendersi e così via. E infatti il film prende le mosse proprio da questa situazione, con Van Damme in difficoltà anche economiche che se ne torna al suo paese natale in Belgio per andare alla posta a chiedere un prestito, solo che nell'ufficio postale in cui va è in corso una rapina e i ladri colgono al volo l'occasione facendo credere alla polizia che il capobanda sia Van Damme in persona...
Gli ingredienti per un buon film ci sono, e per la prima metà del film emergono anche abbastanza bene: il montaggio che incrocia presentando in modo non cronologico gli eventi fa un buon effetto e dimostra l'abilità del regista, e anche vari elementi come i contrasti fra i rapinatori, la sovrapposizione antitetica fra Van Damme attore e Van Damme personaggio e cose così non sono niente male... ma c'è qualcosa che non va. Il film infatti da un certo punto in poi inizia una parabola discendente, e tocca il suo punto più basso in una sequenza con telecamera fissa su Van Damme che inizia un monologo-confessione su di lui e tutti i suoi problemi, con tanto di momenti piagnucolosi. Ora non vorrei sembrare indelicato, dato che immagino che Van Damme ci abbia messo tutto sé stesso e la sua voglia di raccontarsi come il più fragile degli esseri umani in contrapposizione al suo personaggio cinematografico macho e senza timore alcuno, però cinematograficamente tutto questo, così come è stato presentato, non funziona proprio tanto bene, e pecca di protagonismo. E si arriva a un finale superpessimistico fatto a costo di creare consistenti buchi nella trama... insomma, le premesse buone c'erano (personalmente mi hanno fatto pensare molto a Quel pomeriggio di un giorno da cani), ma forse ci voleva un pelino minuscolo di autoironia che non facesse scadere il film in un compiaciuto piangisteo dai risvolti involontariamente comici. Comunque, devo dire che in fondo in fondo ho apprezzato il tentativo (basta che non ci siano ulteriori sviluppi in tal senso).
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