L'equipaggio di un'astronave precipitata, un pianeta da scoprire e insidie nascoste dietro ogni angolo. Una manciata di dinosauri monocromatici e animati in stop motion e qualche ragno di proporzioni bibliche sono i temibili pericoli che i nostri dovranno affrontare in una strenua lotta per la sopravvivenza.
Una nave spaziale, non ci è dato sapere per quale motivo, è in avaria e l' equipaggio si salva miracolosamente prima della sua esplosione salendo a bordo di una scialuppa di salvataggio, la quale viene attirata dalla gravità di un pianeta sconosciuto e al di fuori di qualsiasi rotta che sia mai stata battuta dall'uomo. In pochi minuti la ritroviamo infatti in un lago ad affondare lentamente mentre i suoi occupanti a nuoto cercano di raggiungere la riva.
Fortunatamente non ci sono morti nell'impatto e l'atmosfera sembra identica a quella terrestre, ma ben presto i primi problemi inizieranno ad insorgere, a partire dalla radio dimenticata nella nave affondata con relativa donna sbranata da un simil-coccodrillo mentre cerca di andare a recuperarla.
L'avventura degli (ormai) otto, inizia quindi nel peggiore dei modi, proseguendo tra fughe da enormi mostri preistorici, litigi e lotte per il comando del gruppo, uomini e donne baffuti, fucili laser di plastica ai quali i dinosauri sono del tutto immuni e il continuo dilemma: insediarsi sul pianeta e cercare di avviare una nuova civiltà o continuare a nascondersi e sperare di essere portati in salvo da una improbabile spedizione di soccorso?
Ci troviamo davanti a una produzione che certamente non verrà ricordata per l'impiego di importanti effetti speciali o per l'elaborazione della trama, né soprattutto per una profonda caratterizzazione dei personaggi.
Ma allora, per cosa dovremmo ricordare “Il pianeta dei dinosauri”?
Forse per il fatto che nello stesso anno, il 1979, è uscito nelle sale un vero capolavoro, Alien, e così su due piedi vien da domandarsi come sia possibile che a differenza di pochi mesi possano aver visto la luce due prodotti così diversi qualitativamente parlando (pur ovviamente rimanendo all'interno dello stesso genere).
Potremmo quindi bollare come totale fallimento il lavoro di James K. Shea, famoso per non aver avuto più di altri 2 ruoli (e anche piuttosto marginali) in campo cinematografico oltre a questa pellicola da lui diretta e prodotta, se non fosse che è facile rimanere affascinati da questo lavoro proprio per la sua scarsa qualità, lo script a tratti delirante (vedere per credere la “trappola” tesa al tirannosauro verso la fine o la possente palizzata costruita per contenere gli assalti delle temibili bestie che abitano la superficie) e le battute insensate pronunciate da mediocri attori che se non altro paiono convinti dei loro ruoli.
avevo pensato la stessa cosa guardandolo, è un film del 79 ma se uno non lo sa vien molto da pensare che sia un film degli anni 50-60... comunque oltre agli effetti speciali antiquati ci son tutti gli elementi per una gran bella trashata, compresi i look dei personaggi, dal baffone alla sua assistente tettona con la tutina stile discodance
RispondiEliminainfatti, secondo me le tutine sono il punto cardine e vitale di questo film, insieme ai fucili laser che si rivelano inspiegabilmente del tutto inutili!
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