Vi avverto subito che qui siamo di fronte a un film che, almeno per me, è stata una piacevole sorpresa, forse anche per la sua particolarità: se infatti di solito i film dedicati all'Irlanda trattano della rivolta che a inizio '900 portarò all'indipendenza del paese (Il magnifico irlandese, Michael Collins), oppure ne offrono un'immagine folkloristica e pittoresca (La storia di Agnes Browne, Circle of Friends), per non parlare dei film dedicati al problema dell'Irlanda del Nord (Bloody sunday, Breakfast on Pluto), qui siamo di fronte invece a un intreccio di vicende quotidiane ambientate nella Dublino dei giorni nostri, che s'intrecciano fra loro: un teppista alla perenne ricerca di guai, un paio di sfaticati commessi di supermercato uno dei quali lasciato dalla fidanzata per un direttore di banca di mezza età, un poliziotto dalla mano un po' troppo pesante; i primi tre organizzano una rapina ai danni del direttore di banca, ma le cose - grazie anche all'intervento del rude poliziotto, protagonista proprio in quegli attimi di un documentario sul crimine - prenderanno una piega un po' grottesca.
Va detto che gli attori protagonisti sono irlandesi che già da qualche tempo hanno sfondato a Hollywood: Colin Farrell Colm Meaney e Cillian Murphy, che se la cavano benissimo in questa vicenda che riesce a mantenere in equilibrio ambizioni di rappresentazione della realtà quotidiana dublinese e trovate e personaggi, per quanto verosimili, ai limiti del surreale, come l'insopportabile bambino che tirando sassi contro il parabrezza dei veicoli in corsa è la causa di quasi tutte le disgrazie del film. Il regista è americano ma la sua abilità e la particolarità dell'ambientazione fanno sì che ne esca un film a base di ironia molto british (anche se sarebbe più giusto dire irish), che senza peccare di ambizione non deluderà l'amante del genere (che però ha già visto tutti i film dello stesso genere ma ambientati immancabilmente nella provincia statunitense).
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