... ai registi e ai film che vi hanno resi famosi.
Quanti ce ne sono, in giro per il mondo, di attori poco riconoscenti che rinnegano il proprio passato? Non mi è dato saperlo, ma ogni tanto se ne trova qualcuno e non fa piacere vedere pagine e pagine del passato cancellate con tanta facilità.
Ma ci sono eventi nella vita di alcune persone, che non sono così facili da nascondere, non possono essere semplicemente depennati perché hanno lasciato una macchia talmente scura da non poter fare niente per eliminarla.
Qui parliamo in particolare di due persone, due donne per la precisione, che non fiere di sfoggiare opere di culto tra i loro primissimi lavori, preferiscono far finta che non sia mai accaduto.
La prima è la Coralina Cataldi Tassoni del tanto discusso Il Bosco 1 che dopo aver raggiunto il successo (principalmente per i suoi lavori con Dario Argento) ha ben deciso di rinnegare il lavoro svolto con Marfori, dimostrando assoluto disprezzo per un'opera che ha raggiunto un più che discreto successo.
Anna Kanakis, che ha di recente scritto anche un libro, afferma nel suo sito ufficiale di aver esordito nel 'O re di Luigi Magni, dimenticando forse di esser già stata (con ruoli più o meno di spicco) in 2019 - Dopo la Caduta di New York (Sergio Martino), Occhio, Malocchio, Prezzemolo e Finocchio (Sergio Martino), Attila Flagello di Dio (Franco Castellano e Giuseppe Moccia), I nuovi Barbari (Enzo G. Castellari) ed altri.
Fortunatamente c'è anche chi si redime e tra questi Luca Barbareschi, che in un primo momento non dava peso a Cannibal Holocaust, ma dopo dopo esser venuto a conoscenza delle lamentele dei fan per la sua omissione, ha cambiato idea, inserendolo nel suo sito ufficiale. Nell'intervista presente nell'edizione speciale del dvd, si scusa, affermando che nemmeno ricordava di aver recitato in quel film e promettendo di rimediare, come ha fatto.
Non è una prerogativa delle star dover svolgere dei lavori di cui non si va fieri, prima di raggiungere un certo livello di abilità nel proprio lavoro, ma perché lasciarci alle spalle esperienze che ci hanno formato? Non è forse un pregio, un vanto sapere di aver iniziato nel piccolo ed esser riusciti a trasformarlo in qualcosa di grande?
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