Siamo nel profondo sud degli Stati Uniti d'America, in una pacifica e tranquilla cittadina, lontana dalle preoccupazioni e dalla frenesia delle grandi città. Preoccupazioni diverse invece stanno arrivando, portate dal vento, un vento malefico (secondo gli scienziati "un campo magnetico") proveniente dallo spazio che trasforma i cittadini in terribili mostri succhiasangue; da qui il titolo originale "Blood Suckers from Outer Space".
In questo contesto vediamo intrecciarsi le vicende di un ragazzo e la appena conosciuta amante, il fratello di questo e i suoi colleghi scienziati e del Generale Sanders e del suo assistente. I primi, impegnati a cercare di sopravvivere all'invasione di mostri, gli altri, impegnati ognuno a proprio modo a cercare di sventare la minaccia venuta dallo spazio...
Nonostante le premesse non siano delle migliori e la produzione sia poco più che amatoriale, Transformer riesce a divertire e può essere un'ora e mezza corredata di qualche risata, ma senza dimenticare qualche sporadico calo di interesse e di attenzione.
Del film è anche disponibile un'edizione speciale in DVD, distribuita direttamente dal regista al modico prezzo di 9.99$, con un'aggiunta di scene inizialmente scartate e autografata.
domenica 17 ottobre 2010
venerdì 15 ottobre 2010
Ritorna Ritorno al Futuro!
Edward McHenry: Jackboots on Whitehall
Mi sono interessato al film non appena ho visto il trailer: un film fatto con i pupazzi – praticamente un Team America all’inglese con delle Barbie e delle versioni deformi di Big Jim – e ambientato nel 1940 durante un’ipotetica invasione della Gran Bretagna da parte dell’esercito nazista, che arriva a Londra dal sottosuolo tramite carri armati con trivella posticcia; in aiuto del primo ministro Churchill arriva un ragazzo delle campagne inglesi del Kent (“interpretato” da Ewan McGregor), scartato dall’esercito perché ha le mani troppo grosse; assieme ad un manipolo di persone di varia natura si attesteranno sul vallo di Adriano, ma se la caveranno soltanto grazie all’aiuto di Braveheart…
Premetto subito che il film è abbastanza modesto: a me è piaciuto e mi sono divertito parecchio a guardarlo, ma non è niente di particolarmente brillante. La comicità deriva, come può essere prevedibile, sia dal fatto che il film è interpratato integralmente da bambole dalle movenze alquanto goffe sia da tutta la satira sui vari personaggi storici tirati in ballo durante il film: Winston Churchill è mostrato in tutta la sua caricaturabilità, sia come personaggio d’omone tutto d’un pezzo che come tratti fisici esteriori quali l’onnipresente sigarone e il Tommy gun in mano, mentre Hitler dà il megio di sé indossando gli abiti della regina e fra i suoi sgherri è esilarante Goebbels, che con il suo sguardo bloccato in una smorfia idiota con la bocca spalancata fa la parte dello scemo del gruppo. Altrettanto sono tirati in ballo con intenti satirici gli stereotipi razziali dei popoli coinvolti, così abbiamo un pilota americano che fa tutte le tipiche assurdità degli eroi di guerra dei film americani (irresistibile il fatto che è irriducibilmente convinto che l’esercito nazista tedesco siano i comunisti russi), soldati indiani con tanto di barba e turbante rimasti gli unici a difendere Churchill, l’elettricista polacco, il pescatore playboy francese, gli scozzesi dipinti come un popolo di selvaggi primitivi a metà strada fra dei metallari e dei cannibali in kilt… insomma, è evidente che si tratta di un film ad uso e consumo locale della Gran Bretagna, e proprio per questo penso che difficilmente lo vedremo distribuito in Italia; ma se vi può interessare vedere qualcosa di diverso dal solito lo consiglio vivamente, il divertimento non manca di certo.
martedì 12 ottobre 2010
J.J. Abrams: Star Trek
Devo dire innanzitutto che mi dispiace che abbiano deciso di interrompere definitivamente i film della vecchia linea, sicuramente ha influito su questa decisione il fatto che l’ultimo film precedente – La nemesi – è stato l’incasso più basso di sempre di un film di Star Trek, mettiamoci pure la recente moda hollywoodiana di reboottare qualsiasi film/telefilm del passato per sfruttare in maniera ipercommerciale qualsiasi franchise esistente e siamo a posto, Jean-Luc Picard e il suo equipaggio sono pronti per la pensione.
Ma veniamo alla pellicola in questione, iniziando dicendo che pensavo peggio. Il film è evidentemente superiore alla media delle schifezze da multisala, e ne sono rimasto positivamente colpito specialmente (ma forse anche per questo) perché sono partito a guardarlo con delle aspettative alquanto basse e invece si è rivelato qualcosa di abbastanza valido. Però i difetti non mancano, e non sono neppure piccoli, a cominciare dal cattivo, un minatore romulano (per la cronaca, i romulani sono i cattivi per eccellenza di Star Trek) venuto dal futuro a bordo di un’astronave stratosferica incolpando lo Spock del suo tempo di aver distrutto la sua gente, e tornato nel passato per vendicarsi; ora a parte il fatto che anche il cattivo del film immediatamente precedente era un romulano (ma questo non ha molta importanza, dato che come dicevamo sopra il reboot è dovuto proprio al fatto di cambiare target, passando dalla nicchia di fan al grande pubblico) e che il personaggio è quanto di meno originale si sia mai visto in un film di fantascienza… ma come fa un minatore a permettersi un’astronave di proporzioni bibliche?!? Il film è pieno di approssimazioni grossolane e ingenuità di tal fatta, del tipo: navi stellari con un equipaggio composto totalmente di pivellini alla prima esperienza (a un certo punto il nuovo Pavel Chekov – che parla come una badante russa – dice di avere 17 anni!), ma che sono già abilissimi in qualsiasi cosa, dal buttarsi col paracadute dallo spazio al combattimento corpo a corpo con energumeni grossi il quadruplo di loro su una piattaforma sospesa nel vuoto; a proposito, dovete sapere che scherma e ninjutsu sono la stessa cosa, anche perché sappiamo bene che tutti i giapponesi sono campioni di arti marziali. Poi ovviamente c’è tutto l’assortimento di pianeti e astronavi e qualsiasi altro oggetto tridimensionale che esplodono, macchine che volano nel burrone (scena che ha rotto parecchio le palle ai tempi dell’uscita del trailer), incontri troppo fortuiti necessari allo svolgimento della trama, cose che sembrano appartenere più all’universo di Star Wars che a quello di Star Trek: la bettola dove fare a botte con la gente, il poliziotto-robot a bordo della moto fluttuante, l’inutilissimo mostro sul pianeta ghiacciato.
Per non parlare di come la scusa del viaggio nel tempo fatto dal romulano che crea una nuova linea temporale, pur essendo interessante, appare proprio come una scusetta da poco per poter rimaneggiare tutto l’universo di Star Trek a piacimento, visto che comunque i cambiamenti vanno ben oltre questo…
In ogni caso devo dire che questa sequela di difetti per fortuna è controbilanciata dal fatto che il film si presenta bene, e devo dire che dal punto di vista del conoscitore della saga di Star Trek riesce ad essere pure abbastanza fedele a questo universo fantascientifico (senza dubbio contribuisce non poco a questo la presenza nel cast di Leonard Nimoy, il vecchio e originale Spock). Perciò che dire, nonostante l’evidente proposito di trasformare Star Trek in una commercialata il film riesce comunque ad essere un buon prodotto anche andando oltre questo discorso; non me la sento di promuovere a pieni voti questo reboot, ma una possibilità gliela voglio senz’altro dare, in attesa del sequel.
Ma veniamo alla pellicola in questione, iniziando dicendo che pensavo peggio. Il film è evidentemente superiore alla media delle schifezze da multisala, e ne sono rimasto positivamente colpito specialmente (ma forse anche per questo) perché sono partito a guardarlo con delle aspettative alquanto basse e invece si è rivelato qualcosa di abbastanza valido. Però i difetti non mancano, e non sono neppure piccoli, a cominciare dal cattivo, un minatore romulano (per la cronaca, i romulani sono i cattivi per eccellenza di Star Trek) venuto dal futuro a bordo di un’astronave stratosferica incolpando lo Spock del suo tempo di aver distrutto la sua gente, e tornato nel passato per vendicarsi; ora a parte il fatto che anche il cattivo del film immediatamente precedente era un romulano (ma questo non ha molta importanza, dato che come dicevamo sopra il reboot è dovuto proprio al fatto di cambiare target, passando dalla nicchia di fan al grande pubblico) e che il personaggio è quanto di meno originale si sia mai visto in un film di fantascienza… ma come fa un minatore a permettersi un’astronave di proporzioni bibliche?!? Il film è pieno di approssimazioni grossolane e ingenuità di tal fatta, del tipo: navi stellari con un equipaggio composto totalmente di pivellini alla prima esperienza (a un certo punto il nuovo Pavel Chekov – che parla come una badante russa – dice di avere 17 anni!), ma che sono già abilissimi in qualsiasi cosa, dal buttarsi col paracadute dallo spazio al combattimento corpo a corpo con energumeni grossi il quadruplo di loro su una piattaforma sospesa nel vuoto; a proposito, dovete sapere che scherma e ninjutsu sono la stessa cosa, anche perché sappiamo bene che tutti i giapponesi sono campioni di arti marziali. Poi ovviamente c’è tutto l’assortimento di pianeti e astronavi e qualsiasi altro oggetto tridimensionale che esplodono, macchine che volano nel burrone (scena che ha rotto parecchio le palle ai tempi dell’uscita del trailer), incontri troppo fortuiti necessari allo svolgimento della trama, cose che sembrano appartenere più all’universo di Star Wars che a quello di Star Trek: la bettola dove fare a botte con la gente, il poliziotto-robot a bordo della moto fluttuante, l’inutilissimo mostro sul pianeta ghiacciato.
Per non parlare di come la scusa del viaggio nel tempo fatto dal romulano che crea una nuova linea temporale, pur essendo interessante, appare proprio come una scusetta da poco per poter rimaneggiare tutto l’universo di Star Trek a piacimento, visto che comunque i cambiamenti vanno ben oltre questo…
In ogni caso devo dire che questa sequela di difetti per fortuna è controbilanciata dal fatto che il film si presenta bene, e devo dire che dal punto di vista del conoscitore della saga di Star Trek riesce ad essere pure abbastanza fedele a questo universo fantascientifico (senza dubbio contribuisce non poco a questo la presenza nel cast di Leonard Nimoy, il vecchio e originale Spock). Perciò che dire, nonostante l’evidente proposito di trasformare Star Trek in una commercialata il film riesce comunque ad essere un buon prodotto anche andando oltre questo discorso; non me la sento di promuovere a pieni voti questo reboot, ma una possibilità gliela voglio senz’altro dare, in attesa del sequel.
venerdì 8 ottobre 2010
Robert Zemeckis: Ritorno al Futuro - Trilogia
Doc e Marty al primo test della Delorean |
Nella prima parte Marty finisce 30 anni indietro nel tempo, nel 1955, dove conosce i suoi genitori ancora giovani e deve fare il possibile per farli innamorare, pena la sua scomparsa.
Una volta tornato ai suoi giorni, però, Doc torna nel secondo episodio per portare Marty nel futuro, perché i suoi figli e tutti i suoi discendenti corrono un grave pericolo... Anche qui dopo mille peripezie tutto si concluderà per il meglio, ma non è ancora finita. Nella terza e ultima parte, Marty dovrebbe distruggere la macchina del tempo dopo che Doc è finito nel Far West, ma scopre della sua morte e decide di andare a salvarlo.
Marty al ballo della scuola dei suoi genitori |
Il viaggio nel tempo, infatti, non è così semplice e in caso si interagisca con persone o cose di altri tempi si finisce per cambiare il corso della storia (cosa che in Ritorno al Futuro accade svariate volte), dando vita a veri e propri paradossi, sempre spiegati abilmente da Doc ma non sempre troppo chiari ad un primo ascolto.
La trilogia è ben bilanciata dal punto di vista dei personaggi, con l'eccentricità e follia di Doc, la spregiudicatezza e testardaggine di Marty e l'arroganza dei vari Biff / Griff / Muford "Cane Pazzo" Tannen (i "cattivi", sempre interpretati da Thomas S. Wilson) e in generale si respira (com'è giusto che sia) aria di anni '80 ad ogni inquadratura e ad ogni battuta.
Si tratta, nel complesso, di un'opera ben studiata e che si merita la fama che ha, fatta di un misto tra azione, commedia, fantascienza e anche un pizzico d'amore e dalle tinte a tratti drammatiche. Un bel pastone di tutto quello che potete immaginare o volere da un film o meglio, da una trilogia, fatta eccezione per dinosauri e spade laser.
lunedì 4 ottobre 2010
Chuck Parello: Ed Gein, il macellaio di Plainfield
Gli "appassionati" di serial killer sapranno sicuramente di chi stiamo parlando; per gli altri basti sapere che la vicenda di Ed Gein, un pacifico campagnolo della provincia americana, è stata al centro della cronaca verso la fine del 1957 in quanto venne alla luce che il suddetto personaggio non solo aveva commesso un paio di omicidi, ma nella sua casa la polizia scoprì tutto un assortimento di macabri quanto bizzarri manufatti fatti con resti umani - fra cui anche una travestimento da donna nuda fatto con la pelle di una delle sue vittime - che lo stesso Gein si era procurato profanando le tombe dei cimiteri del posto o mutilando i corpi delle due donne che aveva ucciso lui stesso. Successivamente emerse che questo comportamento era dovuto a un disturbo schizofrenico di cui soffriva la già fragile mente malata di Gein, che era stata plagiata e condotta ben oltre il limite della follia da una madre fanatica religiosa (e con delle idee follemente ortodosse sulla sessualità), la cui morte ha segnato l'inizio dell'attività criminale del figlio. La vicenda diede uno scossone non da poco alla sorridente e ottimista (e pure ipocrita, se vogliamo) società americana degli anni '50, e uscirono in seguito almeno tre classici del cinema horror più o meno ispirati a questa storia: Psycho, Non aprite quella porta e Il silenzio degli innocenti; a questa vanno aggiunti Deranged e due film, intitolati entrambi Ed Gein, uno del 2000 e un'altro del 2007, che sono la trasposizione vera e propria della vicenda.
Questa è la recensione del film del 2000, che pur avendo trovato un'ampia distribuzione si colloca nell'ambito delle produzioni indipendenti. Il fatto di narrare esplicitamente la vicenda di Ed Gein è un po' un azzardo, dato che se con un personaggio di fantasia ad esso ispirato l'autore può muoversi liberamente, qui invece si è vincolati alla necessità di essere fedeli ai fatti realmente accaduti (o perlomeno una certa verosimiglianza nei confronti di essi); per quanto poco però una certa rielaborazione personale è richiesta dato che nessuno a parte lo stesso Ed Gein sapeva cosa gli frullava per la testa, e quindi fare un film che mostra il tutto dal suo punto di vista è un'ulteriore sfida. Ora dire che questo obiettivo sia stato più o meno raggiunto è difficile dirlo, dato che il regista ha scelto da un lato di non prendersi troppo la libertà di approfondire la psicologia del personaggio ma dall'altro ha compiuto qualche scelta stilistica abbastanza "coraggiosa": due esempi di ciò sono rispettivamente il fatto che gli omicidi commessi da Ed sono rappresentati come qualcosa che lui è costretto dalle fantomatiche apparizioni di sua madre, e una brevissima scena che mostra Gein in sogno che legge un libro sul nazismo in compagnia di una gnocca nuda ornata di simboli nazisti. Insomma, è tutto abbastanza semplificato, se non proprio - in alcuni momenti - ridotto allo stereotipo che gran parte del precedente cinema (e tv) ci ha insegnato a proposito di pavidi omuncoli che di notte si trasformano in menti criminali.
Alla fin fine comunque per un film di finzione forse non è necessaria un'analisi approfondita, perciò le scelte che ha fatto il regista in tal senso possono essere giudicate in maniera alquanto arbitraria; per quel che mi riguarda, nella sua semplicità il film riassume abbastanza bene il succo della vicenda, ovvero che questo "mostro" in realtà era la vittima di quacosa - sua madre - che pur non avendo commesso omicidi o cose del genere col suo fanatismo era molto più mostruosa di lui. Per il resto, il film mi è sembrato costruito bene, la vicenda non annoia ed è apprezzabile la scelta di partire col racconto "in medias res" evocando tramite flashback il passato del protagonista, interpretato da un attore (Steven Railsback) che, a mio giudizio, se la cava bene.
Inoltre è apprezzabile il fatto che non si sia voluto fare un film splatter (come invece è stato fatto, se ho ben capito, col film del 2007), bensì qualcosa che si concentrasse soprattutto sul racconto dei fatti della vita di Ed Gein. Perciò direi che questo è un film più che guardabile, pur nella sua modestia.
Questa è la recensione del film del 2000, che pur avendo trovato un'ampia distribuzione si colloca nell'ambito delle produzioni indipendenti. Il fatto di narrare esplicitamente la vicenda di Ed Gein è un po' un azzardo, dato che se con un personaggio di fantasia ad esso ispirato l'autore può muoversi liberamente, qui invece si è vincolati alla necessità di essere fedeli ai fatti realmente accaduti (o perlomeno una certa verosimiglianza nei confronti di essi); per quanto poco però una certa rielaborazione personale è richiesta dato che nessuno a parte lo stesso Ed Gein sapeva cosa gli frullava per la testa, e quindi fare un film che mostra il tutto dal suo punto di vista è un'ulteriore sfida. Ora dire che questo obiettivo sia stato più o meno raggiunto è difficile dirlo, dato che il regista ha scelto da un lato di non prendersi troppo la libertà di approfondire la psicologia del personaggio ma dall'altro ha compiuto qualche scelta stilistica abbastanza "coraggiosa": due esempi di ciò sono rispettivamente il fatto che gli omicidi commessi da Ed sono rappresentati come qualcosa che lui è costretto dalle fantomatiche apparizioni di sua madre, e una brevissima scena che mostra Gein in sogno che legge un libro sul nazismo in compagnia di una gnocca nuda ornata di simboli nazisti. Insomma, è tutto abbastanza semplificato, se non proprio - in alcuni momenti - ridotto allo stereotipo che gran parte del precedente cinema (e tv) ci ha insegnato a proposito di pavidi omuncoli che di notte si trasformano in menti criminali.
Alla fin fine comunque per un film di finzione forse non è necessaria un'analisi approfondita, perciò le scelte che ha fatto il regista in tal senso possono essere giudicate in maniera alquanto arbitraria; per quel che mi riguarda, nella sua semplicità il film riassume abbastanza bene il succo della vicenda, ovvero che questo "mostro" in realtà era la vittima di quacosa - sua madre - che pur non avendo commesso omicidi o cose del genere col suo fanatismo era molto più mostruosa di lui. Per il resto, il film mi è sembrato costruito bene, la vicenda non annoia ed è apprezzabile la scelta di partire col racconto "in medias res" evocando tramite flashback il passato del protagonista, interpretato da un attore (Steven Railsback) che, a mio giudizio, se la cava bene.
Inoltre è apprezzabile il fatto che non si sia voluto fare un film splatter (come invece è stato fatto, se ho ben capito, col film del 2007), bensì qualcosa che si concentrasse soprattutto sul racconto dei fatti della vita di Ed Gein. Perciò direi che questo è un film più che guardabile, pur nella sua modestia.
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